Alta Terra di Lavoro

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Luciano Salera l’umiltà dei grandi!!

Posted by on Ago 1, 2016

Luciano Salera l’umiltà dei grandi!!

quando parlo con persone del nostro ambiente, come tutti gli ambienti del resto ripeto tutti gli ambienti, chi parla bene di uno chi parla male di un altro chi ama questo e chi detesta quello, ma quando si parla di Luciano Salera tutti alzano le mani e nessuno ha una posizione contraria e quando ci permette di pubblicare suoi pensieri capisco perché. Siamo gli ultimi arrivati non abbiamo nessun palmares da presentare eppure quando si approccia con noi Luciano, lui ci autorizza a chiamarlo così, si comporta come se noi fossimo dei giganti e lui un nano mentre è decisamente il contrario. Questo comportamento appartiene solo ai grandi e non aggiungo altro ma aggiungo solo due righe che mi scrisse un anno fa, quando il blog non sapevamo nemmeno cosa fosse e ringrazio la prof.ssa maria scerrato per averci dato questa idea, che riporto integralmente che non so perché in questo periodo mi viene voglia di dedicare ai tifosi apolidi juventini della nazione napolitana che gli schifano a torino e pure nel regno.

Caro Claudio,

 

il bell’articolo di ”Identità insorgenti” su Anne Carrot che dopo 4 anni di Napoli non vorrebbe andar più via tanto ne è rimasta affascinata, invaghita addirittura, spiega meglio di qualsiasi altro intervento di illustri sociologhi stralunati, famosi letterati super eccitati, chiarissimi cattedratici deliranti e simili “bighelloni” vagabondi le ragioni per le quali Napoli ed i napoletani sono invisi alla stragrande maggioranza degli italiani (con buona percentuale di meridionali inclusa). Fra poco diremo chiaramente il perché per ora ci limitiamo, per i tanti che non lo dovessero sapere, a spiegare, in breve, chi è Anne Carrot cui dedichiamo queste poche righe. Anne Carrot, francese della Bretagna, dirigente di una industria aerospaziale, dopo quattro anni a Napoli alla vigilia del suo ritorno a Parigi traccia una testimonianza appassionata, un bilancio, dei quattro anni vissuti in questa nostra città: “Non sopporto chi parla male di questo posto, mi ha affascinata subito. Napoli, una città che è la vita “.

Informato di queste dichiarazione pubbliche rese dalla francese alla stampa, il sindaco de Magistris  riuscì a rintracciarla e ad invitarla in Comune per prendere cosa, se non un ottimo caffè?

Nel corso dell’incontro  Anne Carrot ha continuato l’elogio alla città affermando: “Napoli ? Da viverci tutta la vita, assaggiandola poco a poco come si sorseggia un buon vino. Una città che ti arricchisce dentro e che mi ha dato tantissimo“. E continua: “Napoli è una città che ti prende. Amarla o meno dipende dalla tua personalità, dal tuo carattere. Mi ha affascinata da subito quando sono arrivata per la sua storia e per la sua architettura. Una guida francese mi ha fatto visitare dei luoghi poco noti e mi ha consegnato così’ le chiavi della città. Certo, è una città che divide, che non lascia indifferenti. Ma per capirla bisogna conoscerla a fondo, con la sua filosofia di vita, con i suoi riti. Per esempio il rito del caffè, bevuto insieme. Si prende il caffè, poi ci si apre, si parla … è bella anche la vita in famiglia qui da voi“.

Infine al giornalista intervistatore che le chiede  se avesse trovato  solo tutto bello e niente di brutto ad esempio sui problemi del quotidiano, la pulizia, la sicurezza i trasporti ? Risponde: “In questi quattro anni sono stata in tanti posti, anche quelli dove i turisti non vanno. Alla Sanità, per esempio. Non ho mai avuto problemi. Certo, ci sono andata senza gioielli addosso. Ma questo vale per tutte le città del mondo. Solo, in certe zone, vedendomi, mi chiedevano se mi ero persa“.

Questo il pensiero di Anne Carrot dato spontaneamente e non a seguito di munifiche sponsorizzazioni … o ricompense certo non a titolo gratuito!

Abbiamo, poco prima, interrotto il nostro “pensiero” su Napoli  ed ora lo concludiamo affermando non la nostra convinzione, si badi bene, ma una realtà consolidata: Ci odiano  e ci disprezzano perché sono letteralmente macerati dall’invidia. Eh, si, caro Claudio! È l’invidia che li fotte!

Vedi le stesse dichiarazioni novembrine di quel “cicisbeo” di Andrea Agnelli secondo il quale il razzismo è da debellare  ma se esercitato  ai danni dei meridionali diventa  cultura … oltre ad esserne una ulteriore dimostrazione è anche conferma (qualora ce ne fosse bisogno) delle limitate capacità intellettive di questo più che modesto (tranne che per i soldi) individuo!

Vedi quel che sta accadendo a Roma con servizi e foto sui giornali di mezzo mondo sulla “monnezza capitale” che va ad aggiungersi a tutti gli altri disastri capitolini viene, in mala fede, al fine di meglio illustrare lo sbigottimento, lo stupore e lo smarrimento dei turisti, viene   abbinato alle quasi due ore (che poi sono state molto meno) dello “sciopero” di Pompei (v/ stampa luglio 2015) che, poi, sciopero non era ma una Assemblea dei lavoratori addetti.

Certo i turisti sono rimasti sotto il sole in fiduciosa attesa, ma è pur vero che questi custodi (o altro tipo di lavoratori non lo so) vantano un po’ di mensilità di stipendio arretrate ma questo nessuno l’ha detto! Questi “cristiani” dove vanno a mangiare? A casa di Franceschini, ministro dei beni, delle attività culturali e del turismo?

Ci commuoviamo per i migranti (che gettano il cibo per la strada perché non di loro gradimento) mentre i nostri lavoratori possono morire di fame insieme alle loro famiglie?

Un caro abbraccio, Luciano.

1 Comment

  1. Bellissimo questo flash su Luciano Salera, uno dei grandi storici dei nostri tempi.E bello anche il commento su Napoli della Carrot e come è vero!Io ci ho vissuto solo 8 anni, poi dovetti partire per il lavoro di mio marito, ma posso dire che piangemmo, e non mi sono mai annoiata neanche un secondo.Napoli è viva le altre città sono musei all’aperto morti e sepolti e abitate da persone tutte uguali e che fanno tutte meccanicamente le stesse cose.Io sono fiorentina, mio marito era bolognese ma Napoli è odiata solo dai mediocri incolti,per noi è patria di adozione!A Napoli perfino le vestigia del passato sono vive come fatte oggi.

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