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Michele Pezza, detto “Fra’ Diavolo”, e i suoi dieci fratelli e sorelle

Posted by on Lug 11, 2020

Michele Pezza, detto “Fra’ Diavolo”, e i suoi dieci fratelli e sorelle

Francesco Pezza  sposa, in prime nozze,  Arcangela Matrullo, che  possedeva, come si rileva in un certificato catastale, un podere a vigneto e uliveto, a Santo Stefano. I Pezza avevano otto mule e sei cavalli, con cui Francesco esercitava il mestiere di vetturale. Egli aveva anche l’uso di un frantoio, come appare da una ricevuta rilasciata per l’affitto di alcuni locali adibiti a montano, dove venivano molite le olive.

L’olio prodotto era venduto, per un quinto, al monastero di S. Martino, delle monache benedettine, il resto  a don Prospero De Fabritiis, ad Eleuterio Agresti, a Francesco Sotis, al barone de Felice, di Roccaguglielma, l’odierna Esperia,nel feudo di Campello, e ad altri.

   Cinque furono i figli maschi di Francesco Pezza: i gemelli Giuseppe Antonio e Vincenzo Luca (15/10/1762),Michele  Arcangelo Pasquale, detto “Fra’ Diavolo” (7/04/1771), Giovanni Nicola (26/02/1774), Angelo Antonio (22/07/1782).Cinque furono anche le figlie: Maria Teresa Loreta (12/09/1757), Maria Saveria Giuseppa (17/01/1766), Francesca Erasma Marianna (28/08/1768), Maria Anna Zaccaria (6/02/1776), Regina Maria Civita (24/04/1978). Nel secondo matrimonio, essendogli morta la consorte, Francesco sposa Giacinta Pennacchia, da cui ebbe Arcangela.                

   Giuseppe Antonio Pezza combatté al fianco di Michele nella campagna sanfedista del 1799 e nella campagna di Roma, dello stesso anno. Egli era ufficiale dello Stato Maggiore. Fu nominato, nel febbraio del 1800, Primo Maggiore dell’esercito del reame di Napoli e poi, al tempo della seconda invasione francese, con Real Dispaccio del principe Luigi d’Assia,Philippstadt, del febbraio 1806, veniva promosso “Comandante di uno degli abboliti (sic) Corpi Franchi che si organizzarono in tempo dell’assedio della Real Piazza di Gaeta”. Giuseppe Antonio aveva servito   sotto gli ordini dello stesso principe “esercitando con zelo ed attività la sua carica, come comandante del 2° corpo franco, costituito con i galeotti delle carceri delle Isole Ponziane. L’ammiraglio inglese Sidney Smith, la cui flotta presidiava la marina tirrenica, accoglieva spesso a bordo della sua nave Giuseppe Antonio e Vincenzo Luca Pezza, rilasciando loro lusinghieri attestati a sua firma. Egli li elogiava per i numerosi fatti d’arme (Amantea, Sapri, Palinuro, Licosa), tra il maggio e l’agosto del 1806, nei quali avevano dimostrato prove di valore, di coraggio e di fedeltà.

   La sovrana Maria Carolina  accolse Giuseppe Antonio alla corte di Palermo con molta cortesia e lo premiò variamente. Con Dispaccio Reale del 5 luglio 1809, Giuseppe Antonio ottenne “lo impiego di Tenente Colonnello, e Comandante dell’abbolito (sic) Corpo dei Cacciatori del Mare”. Il dispaccio  è firmato, in data 4 maggio 1813, da Luigi Phliippstadt, principe d’Assia, Capitano Generale dei Reali Eserciti di S. M. il Re delle due Sicilie e Presidente del Supremo Consiglio di Guerra.

   Vincenzo Luca combatté al fianco del fratello Michele nel 1798, al fortino di  S.Andrea (preso dai franco-polacchi per il tradimento di un contadino, pratico dei posti, che si offrì agli stessi come guida portandoli oltre la gola) e nella campagna per la riconquista di Roma. Egli nell’esercito ricopriva il grado di capitano aggiunto allo Stato Maggiore. Il già citato principe Philippstadt, comandante della piazzaforte di Gaeta, ricorreva spesso al maggiore Vincenzo Luca, che nell’assedio francese di Gaeta, nel marzo del 1806, fece una sortita mettendo in fuga un reparto di assedianti e riuscendo ad impadronirsi di 50 vacche, che servivano al sostentamento delle truppe francesi. Vincenzo Luca le riporta alla piazzaforte ricevendo dal principe d’Assia un solenne encomio. Egli partecipa poi alla campagna di Calabria, imbarcato, insieme con i fratelli Giuseppe Antonio e Giovanni Nicola, rispettivamente maggiore e capitano, sulla “polacca inglese”, al comando dell’altro fratello Michele. Con la “ legione della vendetta” Vincenzo Luca partecipa alla presa di Amantea, poi all’occupazione di Carolei e di Lago facendo insorgere Figline Vegliaturo e Cellara. Concluse la campagna calabrese con la battaglia di Maida, dove gli inglesi del generale Stuart colsero una sfolgorante vittoria a spese dei francesi del Reynier.  Lo Stuart, però, pago della vittoria, riporta i suoi seimila uomini in Sicilia, lasciando agli insorti calabresi il compito di sbrigarsela da soli con i transalpini, molti dei quali reduci da Gaeta.. Con decreto del 24 novembre 1816, Vincenzo Luca viene nominato Secondo Maggiore della Real Piazza di Gaeta. Fu anche decorato di medaglia di bronzo, istituita il 9 agosto 1816, a favore di coloro che avevano dato “non dubbie prove di fedeltà e di attaccamento al trono”.

   Giovanni Nicola partecipa, con il grado di capitano aggiunto, alla campagna di Roma del 1799, tra le fila delle truppe comandate dal fratello Michele.  

Alfredo Saccoccio    

1 Comment

  1. Alcuni anni fa fu organizzato un convegno rievocativo in quella che era stata la cappella di un ospedale di Napoli. C’era Di Biase che ne fu il promotore e un discendente della famiglia Pezza… sotto il pavimento vi erano stati posti i resti di Fra Diavolo. Qualche anno fa seppi che quel luogo era stato oggetto di una trasformazione, e chi lo sa se sono stati spostati o sono spariti… a volte succede! caterina ossi

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