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Mille anni fa, la battaglia tra Normanni e Longobardi per il possesso della Valcomino

Posted by on Mar 18, 2023

Mille anni fa, la battaglia tra Normanni e Longobardi per il possesso della Valcomino

Tra la fine del 1022 e il 1023, si consumò in Valle di Comino un sanguinoso scontro tra l’esercito normanno dell’Imperatore germanico e quello longobardo, fedele al Conte di Sora, per il possesso della Valle di Comino. La vicenda è narrata nella “Storia dei Normanni” scritta, in francese antico, nel XIII secolo da tale Amato di Montecassino.

n quegli anni, infatti, l’imperatore Enrico II aveva assegnato ai tre nipoti di Melo, ricco e potente signore barese che aveva combattuto contro i Bizantini per limitarne l’espansione e per riaffermare il primato normanno sui principati longobardi, la terra chiamata “Comino” e il castello di pertinenza, ovvero il maniero che sorgeva a Gallinaro.

I tre nuovi signori di Comino, che si chiamavano Stefano, Melo e Pietro, inviarono Tristano, poi Conte di Montepeloso, a capo di un drappello di soldati normanni a prendere possesso di quelle terre che erano, in quell’epoca, sotto il dominio del Conte di Sora, Raniero.

Amato parla di 44 soldati che irruppero nel Castello di Gallinaro, terrorizzando tutti quelli che abitavano nelle vicinanze. Pietro, figlio di Raniero, però, non voleva cedere quelle terre e, allora, mise assieme un bell’esercito per fronteggiare la milizia dell’imperatore. Le parti ingaggiarono una sanguinosa battaglia, nelle valli tra Gallinaro, Alvito e San Donato. I combattimenti, però, videro restare sul terreno migliaia di soldati dello schieramento sorano, mentre – dice Amato – pochi perirono dalla parte normanna.

La vittoria normanna fu salutata con entusiasmo – a quel punto più per convenienza e strategia che per altro – anche dal Conte di Sora, che consegnò le terre di Comino ai nipoti di Melo.

Amato di Montecassino, nella sua Storia dei Normanni, racconta che la decisione di donare la Valle di Comino a Stefano, Melo e Pietro fu presa dall’Imperatore dopo la miracolosa guarigione avuta per intercessione di San Benedetto, proprio nell’Abbazia di Montecassino.

Nel 1022, infatti, l’imperatore Enrico II, dopo l’assedio della fortezza di Troia, nelle Puglie, dove era giunto per bloccare l’espansione dei Bizantini e ristabilire la sovranità germanica, si recò a Montecassino per favorire la nomina dell’abate Teobaldo.

Lì, nel monastero fondato da San Benedetto, l’Imperatore accusò un forte dolore ad un fianco, più forte – racconta la cronaca di Amato – di quanto generalmente ne soffriva. Amato racconta che l’Imperatore avrebbe espresso, in tale frangente, la volontà di portare via con sé quel che restava delle spoglie di San Benedetto (altri storici affermano invece che l’Imperatore non voleva portare via i resti del Santo, ma avesse invece espresso dubbi sull’autenticità degli stessi). Ad ogni modo, tutti concordano nel riferire che, dopo di ciò, l’imperatore si addormentò e sognò il Santo, che lo faceva desistere dai sui intenti o dubbi e che, per dimostrargli di essere davvero San Benedetto, lo guarì dal male al fianco apponendo un segno di croce con il pastorale sul lato dolente.
L’avvenuta guarigione miracolosa è riferita da diversi autori, che citano i numerosi testimoni che appresero dell’evento.
Dopo tale episodio, ad Enrico II tornò in mente la promessa che tre anni prima, nel 1020, aveva fatto a Melo da Bari, che aveva combattuto a capo dei soldati normanni contro i bizantini, e che lui aveva nominato duca di Puglia. Melo, però, non era riuscito a prendere possesso di quelle terre, perché era morto poco dopo la nomina. Così, volle risarcire i suoi nipoti con il dono della Valcomino.

Cesidio Vano

fonte

https://www.tg24.info/mille-anni-fa-la-battaglia-tra-normanni-e-longobardi-per-il-possesso-della-valcomino/

1 Comment

  1. Insomma l’aldilà esiste… meglio tenerne conto!… speriamo che succeda qualcosa anche grazie a Francesco, ultimo sfortunato re… sarebbe un bel segnale, per lui e per noi…caterina

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