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Muti: «Napoli non riesce a valorizzare il suo immenso patrimonio»

Posted by on Set 18, 2020

Muti: «Napoli non riesce a valorizzare il suo immenso patrimonio»

Il maestro parlerà del suo libro a Capri. «Il mondo conosce solo la violenza di questa città e non le sue eccellenze»

«Purtroppo il mondo non conosce le eccellenze della cultura napoletana. La nostra straordinaria tradizione è meno celebre rispetto agli aspetti negativi e violenti della città. Io vorrei davvero che questo cambiasse». È un appello accorato quello di Riccardo Muti, che domani sarà a Capri per presentare all’hotel Caesar Augustus il suo nuovo libro «L’infinito tra le note. Il mio viaggio nella musica» edito da Solferino (appuntamento ore 19.30, all’incontro partecipa Francesco Canessa). Anche dell’isola azzurra il musicista tesse le lodi con passione: «Capri è un gioiello completo, porterò se possibile i miei nipotini nella Grotta Azzurra, ma vorrei illustrare loro anche la storia dell’isola, dall’epoca romana fino ai tempi in cui ospitò gli esuli della rivoluzione russa».

Maestro, farà tappa anche a Napoli?
«Non credo stavolta di riuscire, ma vorrei tanto mostrare ai miei nipoti la zona del centro, il liceo che ho frequentato, il Conservatorio e tante altre straordinarie testimonianze di storia».

Nel 2017 lei partecipò come curatore alla mostra «Carta bianca» a Capodimonte, altro luogo di meraviglie…
«Sì, scelsi di far esporre in una sala buia La crocefissione di Masaccio. Una bellissima occasione creata da Sylvain Bellenger, il cui lavoro a Napoli ha portato frutti importanti. Oltre a avere grandi capacità, il direttore del museo è un gran signore: oggi abbiamo bisogno di esempi simili di civiltà intellettuale, specie mentre in tivù sentiamo dire bianco oggi e nero domani dalle stesse persone».

Altro esempio di eccellenza che lei loda spesso è il San Carlo.
«Sono onorato di tornarci anche quest’anno con la Chicago Orchestra e poi con quella del San Carlo, che ho trovato in ottima forma quando ho diretto Così fan tutte . Devo dire che dobbiamo ringraziare Rosanna Purchia per quello che ha fatto. Spero proprio sia riconfermata alla guida del Massimo napoletano o che almeno resti nell’ambito del consiglio di amministrazione. Ecco, il San Carlo è tra le realtà poco propagandate all’estero. Il punto è che a Napoli non ci si mette altrettanta energia nel parlare delle cose belle quanto nel riferire della negatività».

Prego, Maestro, lo faccia lei: la sua è una voce illustre.
«Ecco, penso, ai Girolamini, alle istituzioni che ho già nominato — il Conservatorio con la sua Biblioteca, San Carlo — e poi la Biblioteca Nazionale, San Domenico Maggiore, la Cappella Sansevero… Tutte realtà che andrebbero coordinate, messe in rete, ma non in maniera posticcia, azzeccate col francobollo… Penso a una cosa seria, grande, come al Lincoln Center di New York. Invece prevale la cupio dissolvi e vengono dimenticate le menti illuminate della città».

Per esempio?
«Della Purchia ho detto e pure di Bellenger. Ma basti pensare a Roberto De Simone, una delle menti più strepitose di Napoli, al quale non è mai stato dato un vero teatro né la possibilità di formare i giovani».

Proprio De Simone ha segnalato più volte i problemi di acustica del San Carlo dopo la ristrutturazione. Lei che ne pensa?
«In realtà non li ho rilevati, ma comunque si tratta di un problema trascurabile. Quel che conta è che il teatro sia utilizzato al meglio sul piano culturale».

Secondo lei si potrebbero candidare alla sovrintendenza figure di rilievo internazionale?
«Non so, ma spero di sì, se non resterà la Purchia. Bellenger ha scelto Napoli. Ci vuole qualcuno che come lui sappia comprendere lo spirito napoletano, fatto di grande filosofia ma anche di ironia, uno spirito che parte da Vico e arriva a Totò. Ci vuole qualcuno che sappia valorizzare la nostra tradizione musicale, su cui il San Carlo deve puntare in primis. Senza diventare vetrina per sfilate di moda o matrimoni. So che c’è bisogno di fondi, ma mi piacerebbe molto che arrivassero da sponsor, imprenditori, oltre che dagli enti pubblici, piuttosto che dover ospitare sfilate o altro».

Il suo libro racconta il suo rapporto con la musica: è per tutti o per gli addetti ai lavori?
«L’ho scritto per tutti, in maniera semplice, cercando di lasciare ai giovani qualche idea da sviluppare. Il problema è il futuro. In Italia mancano i teatri, mancano le orchestre. I politici ignoranti ci hanno fatto dimenticare il nostro grande passato».

Mirella Armiero

fonte

https://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/cronaca/19_agosto_29/muti-napoli-non-riesce-valorizzare-suo-immenso-patrimonio-e6e91ff8-ca2f-11e9-9e60-0552fa9127a0.shtml

1 Comment

  1. Grazie Maestro per le tue parole. Napoli ha bisogno di Ambasciatori positivi; quelli negativi si impongono da se e sono amplificati dai media.

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