“Napoleone unico”, pièce vuota di Alfredo Saccoccio
Per questi “virtuosi del fiato” cui manca funo la grancassa vittorughiana e il bacio della rima, Napoleone, o “Napoglione”, come diceva Madama Madre e sapientemente ripeteva la signora Mercedes Brignone, è una bazza.
Triste destino essere stati “tre volte nella polvere, tre volte sull’altare, e finire tra le mani di “monsieur” Paul Raynal. Ma buffa anche la sorte dell’attore, che si maschera da Napoleone, si mette la patacca della Legion d’onore sul costato, si fa la virgola sulla fronte e i calamari sotto gli occhi . e, d’un tratto, si ricorda che si chiama Renzo Ricci!
La commedia è un mattone vuoto , dovuto a quel re del pompierismo che si chiamava Paul Raynal Il titolo di questa “pièce” si impone da sè e richiede un’interpretazione sua propria. L’intenzione non ci è sfuggita di escludere, per mezzo di quell’”unico”, ogni altro eventuale Napoleone. Però in quella determinazionre si ravvisano pure propositi più miti e financo commerciali, simili a quelli per i quali Wagner chiamava sua moglie “die Einzige” e Unica, del pari, si è nominata una fabbrica di cioccolatini.
Sciccherie si questo genere Victor-Marie Hugo le pigliava dall’altro verso e, tacendo del primo, chiamava il terzo “Napoléon le petit”.
L’arte preferisce l’effetto indiretto.
Nell’atto primo, Napoleone, in vestaglia e pantofoline rosse, fa meno figura di capitano che di energumeno, cui una buona dose di sedobròl riuscirebbe di gran profitto, sempre quando la fondazione della casa Riche non fosse posteriore al 18 brumaio.
Nell’atto secondo, Napoleone, vestito di una pelliccia di gigione, ci assicura, per mezzo di Madama Madre che, per far cessare definitivamente le guerre, basterebbe che “lui avesse un figlio£”.
Nell’atto terzo, Napoleone, vestito da stampa dell’epoca, con il fracchettino verde e i calzoni bianchi, ci comunica, tramite Giuseppina, che, mentre il mondo lo crefdeva immerso a Vienna in gravi faccende strategiche e diplomatiche, lui fecondava illegittimamente una donna, sempre con il fine “di far cessare le guerre”.
Il senso del ridicolo non è tra le più spiccate qualità del signor Paul Raynal.
La fine corona l’opera.
Invitato da Giuseppina a “coucher avec”, per l’ultima volta, Napoleone, dopo breve ma straziante alternativa, preferisce parafrasare il “Beethoven” di Lionello Balestrieri e, a questo fine, si pone davanti a un tavolino “stile impero” e si riduce a “maschera nuda”:
Cara Giuseppina! Che peccato il suo invito vada sprecato, con tanti begli appetiti sparsi in platea!
Alfredo Saccoccio