Nel frattempo provateci anche voi!
La memoria cancellata emerge dal passato grazie alla passione di tanti meridionali che pongono il loro tempo e le loro energie per sentirsi uomini e non dei quaquaraqua. E solo chi riconosce il proprio passato riacquista la dignità: gli altri sono destinati ad essere servi dei padroni di turno.
Ringraziamo l’amico FDV, un giovane dell’agro nocerino-sarnese che partito dall’amore per una squadra di calcio, è approdato all’amore per la propria terra, quella che una volta apparteneva al Regno delle Due Sicilie, un regno che la “modernità” sabauda ha spazzato via togliendo ai suoi nove milioni di abitanti tutto ciò che essi possedevano.
Anche la memoria di se stessi come popolo.
La storia la scrivono i vincitori, che poi si prodigano non solo per occultare le ragioni dei vinti, ma anche per cancellare il ricordo della dominazione. E’ sempre stato così, in ogni epoca e a tutte le latitudini.
Più gravi sono i crimini commessi, più si lavora di “fantasia”, per negare o minimizzare i propri crimini. Basti pensare che qualche conquistadores mise in dubbio la natura umana degli amerindi.
Le Due Sicilie sono state invase e stuprate prima dalla famelica armata brancaleone del nizzardo, poi dall’esercito sabaudo, infine da tutti i governi che da allora si autodefiniscono ‘italiani’, con la collaborazione di alcuni nativi, avanzi di galera, quali letteralmente erano Liborio Romano, Giovanni Nicotera e Francesco Crispi, la stessa cosa continua fino ai giorni nostri.
La Gran Bretagna, la nazione che ha ridotto in schiavitù mezzo mondo, alla fame l’Africa e sterminato gli aborigeni in Australia, per giustificare la futura aggressione al Regno delle Due Sicilie, demonizzò il governo di Napoli.
La stessa cosa dovettero fare il governo sabaudo e i liberali meridionali, che definire traditori è poco!
La caratteristica principale dei vari governi italiani, che si sono succeduti in quasi 150 anni di storia ingloriosa, è stata l’ipocrisia, di conseguenza certi scheletri sono rimasti ermeticamente chiusi negli armadi della vergogna nazionale.
Ma negli ultimi anni si sono costituiti vari movimenti culturali e politici, che insieme formano un ‘movimento di liberazione’ delle Due Sicilie, niente e nessuno li potrà fermare, perché grazie al loro lavoro, siamo in grado di ascoltare la Storia, che da ogni angolo della nostra Patria ci tramanda la verità nuda e cruda. Inoltre i sindaci, da quando sono eletti direttamente dalla cittadinanza, stanno finalmente cominciando a valorizzare tutti i beni di interesse storico-culturale presenti nella propria città. Così anche uno non particolarmente esperto di storia come me, è in grado di captare le residue testimonianze del Regno perduto.
Attualmente faccio il pendolare tra Nocera e Scafati.
Partenza dalla stazione di Nocera Inferiore, nella quale ci sono due lapidi, una immensa, maestosa, oserei dire “epica”; l’altra piccolina, insignificante come se fosse stata apposta proprio perché era necessario farlo, ma se ne sarebbe fatto volentieri a meno.
Ecco le lapidi.
Roba che se la vede Ciampi si “sballa” e gli danno la cittadinanza onoraria pure a Nocera, se non si offende… per le ‘troppe’ lapidi che ricordano i borbone!!!
Questa, invece, sembra la lapide di un cimitero. Nemmeno un accenno allo Stato che portò la ferrovia a Nocera.
Ma la lapide che puzza di morte, sangue, lacrime, odio e disperazione è la prima, infatti essa cita un Olocausto, uno dei tanti subiti dal mio Popolo. Dell’altra, dell’evento che ricorda la nascita della prima ferrovia a Nocera, si mettono scuorno, eppure essa ricorda una grande conquista di civiltà. Ma la ferrovia fu voluta dai Borbone, i monarchi più crudeli d’Europa, ma in base a quali documenti li definiamo tali? Non si sa, è un dogma, beati coloro che non si faranno troppe domande, perché di essi è il… Regno d’Italia !
E mentre immagino le scene di giubilo che ci furono a Nocera nel 1844 (a proposito il centenario non è stato ricordato perchè si mettevano troppe scuorno o perché l’Italia era ancora in guerra?) e quelle di disperazione del 1944, rese ancora più cupe dalla vuota retorica, vuota, anzi piena come le bare degli ‘eroici militari’, che accompagnarono la posa della lapide, il treno è arrivato a Scafati.
Entro nella splendida Villa Comunale e leggo che: “nella prima metà dell’ottocento l’industriale svizzero GG Meyer ne utilizzò la superficie come campo di robbia per la produzione del colorante naturale usate nelle sue tintorie. Successivamente fu trasformato in un vero giardino privato.”
Uscito dalla villa, noto un cartello con tutti i monumenti di Scafati, tra i quali spicca un “polverificio borbonico”, secolo XIX. Chiedo informazioni a un uomo sui settanta, che mi dice: ”E’ abbandonato, se ne cade a pezzi, però adesso lo stanno ristrutturando”.
Leggo su internet che il polverificio fu chiuso negli anni ’90, “a causa delle proteste dei cittadini del luogo per le continue esplosioni, che decimavano gli operai”.
Dunque, in 5 minuti ho “scoperto” che Scafati circa un secolo e mezzo fa aveva due fabbriche, che poi chiusero grazie alla filantropia del re galantuomo e del re buono, perché come canta Pino Daniele “lavorando meno, si rischia anche meno di morire!”
Per colpa dei Borbone (sempre loro!) avvenivano tante morti bianche, poi a partire alla saggia politica dei liberali savoiardi, siamo arrivati ai grandi successi dei giorni nostri… la morte bianca è un ricordo, per tantissimi l’ULTIMO !
Avanzo un centinaio di metri verso la statale 18 e sorpresa, ecco in cosa mi imbatto
Mi avvicino per leggere o quanto meno decifrare
Quello che miracolosamente non è stato distrutto dalla mano iconoclastica dell’homo “a-sapiens”, rischia di scomparire a causa del tempo.
Coraggio Sindaco, faccia ristrutturare questo monumento, se ne freghi di tutte le strumentalizzazioni, lei deve dar conto anche alle generazioni future. In ogni caso la lapide ci dice chiaramente che Ferdinando II provvide ad aggiustare un argine del fiume Sarno.
Inutile dire che nei nostri giorni in tutta la valle del Sarno quando piove un po’ più del solito, straripano tutti i corsi d’acqua siano essi fiumi, torrenti o fogne a cielo aperto, a volte ‘straripano’ pure le montagne. Dicevo che si mettono scuorno dell’antico Regno, ma qui se c’è qualcuno che si deve mettere scuorno, questi è Ferdinando II e di noi, per la cura che riserviamo alla sua terra.
Assorto in questi pensieri sono ritornato a casa. Prima o poi troverò altre pietre da ascoltare, nel frattempo provateci anche voi !
dal
Principato Citeriore
fonte https://www.eleaml.org/sud/borbone/scafati_borbone.html
ricordo Scafati per esserci stata in più occasioni accompagnando Gianni Salemi….e l’importante testimonianza resa con l’intitolazione di un nuovo plesso scolastico a Ferdinando II… dalla scuola una partenza! come una pietra miliare per il recupero di un grande passato. caterina ossi