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Nella Bisaccia: Cicerone

Posted by on Lug 7, 2020

Nella Bisaccia: Cicerone

Tra gli strumenti di un cammino vi è la bisaccia, una borsa con cui poter portare il piccolo necessario; non certo il pasto che i pellegrini chiedevano e chiedono agli ostelli, ma qualche semplice e piccolo boccone per sostenere il passo. Fuor di metafora, ne Il Cammino dei Tre Sentieri la “Bisaccia”  è un insegnamento della sapienza naturale con cui poter sostenere il passo dell’esistenza e confermare la scelta della bellezza della Verità Cattolica. (72)

(72)

Preferisco, perbacco, sbagliare con Platone che avere ragione con costoro (i pitagorici)

Cicerone (106-43 a.C) – Tuscolane

Dio e la dimensione dell’eternità sono evidenze razionali, nel senso che si può essere certi della loro esistenza.

Infatti, se si può dimostrare l’esistenza di Dio, non è affatto possibile dimostrare che Dio non esista.

Provate a chiedere ad un ateo: “Dimostrami che Dio non esiste“… non ci riuscirà.

D’altronde l’ateismo teorico è solo un atto di fede; per giunta un atto di fede nell’illogicità.

Ma, oltre questo, c’è un’altra evidenza; ed è il fatto che da un punto di vista “esistenziale” Dio e la dimensione dell’eterno sono le uniche possibilità affinché l’uomo possa essere davvero felice.

Affermare il contrario è una grande sciocchezza.

Solo Dio e l’eterno rendono possibile leggere la vita all’insegna di un progetto, di un senso e di una compagnia.

Senza Dio e l’eterno, la vita è solo un incidente di percorso… per poi dover constatare impietosamente di essere stati “gettati” casualmente nel mondo.

Cicerone nelle sue parole fa riferimento ad una possibilità su cui non siamo d’accordo, ovvero la possibilità di sbagliare (…preferisco sbagliare…); ma dice però una cosa vera. E cioè che un conto è scegliere Platone, altro i Pitagorici.

Andiamo al di là della disputa puramente filosofica. Scegliere Platone voleva dire scegliere il logos, ma soprattutto la tensione verso l’Alto. E’ vero che anche Pitagora parla di ordine, ma in lui è nascosta la tensione verso l’Alto.

Da qui l’affermazione di Cicerone: preferisco sbagliare con Platone, piuttosto…

Perché?

Perché l’uomo, senza il Divino, non è se stesso.

Perché la terra, senza il Cielo, non è se stessa.

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