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“NEOBORB” E DINTORNI di LUCIO CASTRESE SCHIANO

Posted by on Gen 22, 2021

“NEOBORB” E DINTORNI di LUCIO CASTRESE SCHIANO

     Nel corso del proprio sviluppo storico ogni lingua subisce delle modificazioni, arricchendosi di volta in volta di nuovi termini – i neologismi – che, accettati ed usati dai componenti della comunità, finiscono per essere acquisiti nel proprio patrimonio.

Fedele a questa legge, anche l’italiano si è arricchito recentemente di un nuovo termine – un neologismo, appunto: “neoborb”, regalato alla nostra lingua da Federico Palmieri, dottorando dell’Università “Aldo Moro” di Bari (intervistato da Michela Ponzani su RAI STORIA il 1° gennaio 2021)  che, insieme ad altri due colleghi (Christopher Calefati e Antonella Fiorio), ha scandagliato il mondo del web per riconfermare, della vicenda risorgimentale, la vulgata che si tramandano di generazione in generazione tutti quelli che hanno deciso di investigare e narrare la storia dal punto di vista dei vincitori. L’intervento non ha aggiunto nulla a quanto già di dominio pubblico, perché, data la parola al solo Palmieri, l’intervista si è ridotta ad un soliloquio, dove l’intervistato, in assenza di contraddittorio, ha avuto la più ampia libertà di parola. In tal modo, di una metaforica moneta, non ha consentito di poterne analizzare entrambe le facce. E ciò in contraddizione con quanto da lui stesso sostenuto, che, cioè, la ricerca che stava portando avanti con il citato gruppo di lavoro riteneva necessario affrontare i fenomeni mediatici del revisionismo “analizzandoli con il rigore della metodologia storica”. Dichiarazione di intenti  subito disattesa, però, perché il Palmieri fin dalle prime battute fa delle affermazioni che fanno capire subito quale sarà il registro dell’intervento, accusando i revisionisti di “lettura distorta del processo unitario”, di “falsa narrazione della storia democratica”, di “presunte stragi”, ma senza citare anche un sol documento a sostegno delle sue affermazioni, che in questo modo acquistano il sapore di dogma ed escludono ogni possibilità di contestazione. Il rigore metodologico, infatti, imporrebbe di non rifiutare il confronto con chi – magari con documenti alla mano – non condivide certi criteri di analisi o le conclusioni derivanti da tali criteri, né di escludere la necessità di prendere in considerazione qualunque documento che archivi pubblici o raccolte private possono offrire all’attenzione degli storici. L’atteggiamento di chiusura nei riguardi di posizioni diverse l’ho colto in più di una affermazione. E sono rimasto profondamente colpito dal fatto che proprio persone che si sentono investite del sacro ruolo di diffondere la conoscenza non prestino attenzione ad elementi di tale importanza.

     Ma veniamo ai fatti.

     Estate 2017. Con oltre 10.000 firme,il Movimento 5 Stelle presenta al Consiglio Regionale della Puglia una mozione per il riconoscimento di una <<Giornata della Memoria per le vittime meridionali dell’unità d’Italia>>.Apriti cielo! Subito il mondo accademico e l’AIPH (Associazione Italiana di Public Hystory) insorgono definendo l’iniziativa “inutile”, “un’idea infelice” che “intacca la legittimazione della memoria pubblica nazionale”e che alimenta “mitologie e retoriche” che trasformano “ la storia in un seguito di ricorrenze”.

     Una semplice richiesta per commemorare i propri caduti, per ricordare, alla fine, una sconfitta e non certo per celebrare una vittoria, ha subito costituito uno scandalo da contrastare immediatamente. Come si vedrà, termini come “retorica”, “mitologia”, “vittimismo”, “nostalgia” si incontreranno ad ogni intervista, ad ogni apparizione pubblica e costituiranno la lezione che  intendono continuare a portare avanti  tutti i formatori di opinione e quegli accademici che dall’ unità d’Italia detengono il potere dell’informazione. Quando la storia, completato il proprio corso, lascia le sue tracce di progresso o di distruzione nelle società interessate dal suo svolgimento, i fatti e le cause che li hanno generati vengono  analizzati e raccolti per essere lasciati in eredità alle generazioni future. Questa analisi e la successiva registrazione – inutile negarlo –  risentiranno di tutti i difetti che caratterizzano la nostra specie. Ora, se esse venissero condotte alla stregua di un fenomeno fisico o di  una reazione chimica – processi che escludono ogni coinvolgimento sentimentale – alla fine dovrebbero risultare  coincidenti.  Invece  vengono riportate in maniera diversa sia che a descriverle sia il vincitore sia che a registrarle siano i vinti. L’ elemento umano è talmente condizionante che molto spesso, per un medesimo argomento, si ha una visione diversa anche all’interno di uno stesso schieramento. Per questo è necessario un confronto dialettico, perché, come efficacemente sostenuto da “un giovane napoletano orgoglioso di esserlo”(Emilio Caserta “ Lettera di un giovane napoletano a Corrado Augias dopo la triste affermazione a Quante storie) <<Se io sono senza un braccio devo sapere se è stato per un incidente o per una malformazione congenita: come posso non domandarmi il motivo per cui sono senza un braccio facendo finta di nulla? E’ chiaro che quell’incidente o quella malformazione sono la mia storia, il mio passato, causa spesso del mio presente>>. Invece, per la storia corrente, io non ho il diritto di chiedere o di chiedermi perché sono senza un braccio, e se riesco a trovare un documento che possa farmi sapere come ciò sia avvenuto, o il documento è falso o io gli sto dando un’interpretazione distorta!

     Il Palmieri, ad un certo punto dell’intervista, afferma che i movimenti e le associazioni di matrice sudista e/o reazionaria (tutti accomunati sotto il neologismo da lui coniato), ruotano intorno ad una visione nostalgica e “perciò” mitica del Regno delle Due Sicilie. Già su questa affermazione si possono fare diverse osservazioni cominciando da quella semplice congiunzione conclusiva “perciò”. La prima, a mio modesto avviso, è questa: Non ritengo che, una visione, perché nostalgica, debba approdare  necessariamente al mito. Analizzando i termini “nostalgia/nostalgico” e “mito/mitico”, non riesco a spiegarmi come la nostalgia di qualcosa debba costringere a modificare la realtà e, per trovare consolazione, spingere a mitizzare fatti, luoghi e persone. “Nostalgia” , infatti, (almeno per quello che riportano i dizionari) non è altro che la sofferenza prodotta dalla lontananza da un luogo dove risiedono i felici ricordi del nostro passato, dove albergano oggetti a noi cari e verso cui aneliamo tornare. Ma questi luoghi e questi oggetti, per generare una sofferenza per un agognato “ri – torno”, debbono necessariamente presupporre, in primis, che siano luoghi o persone reali, e poi che noi ci si sia allontanati da essi almeno una prima volta, altrimenti non si può parlare di “ritorno”. Io, infatti, non posso ri – tornare in un luogo da cui non sono partito una prima volta. E a questo punto mi è venuta subito alla mente la figura di Ulisse, nei confronti del quale trovo difficoltà a concludere che Itaca, Penelope, Telemaco, dal momento che erano per lui  causa di “nostalgia”, fossero un “mito” creato dalla sua fantasia e non già luoghi e persone reali: la propria patria, la propria moglie, il proprio figlio.

     La seconda osservazione è questa: Si continua a parlare di “senso comune” “negativo” relativamente alla  distorta visione della storia dei revisionisti e lo si addebita come colpa ai “neoborb”. Ma a ben considerare questa colpa, se è tale quando è riferita ai primi, forse – senza se – lo è proprio per chi muove certe critiche ed usa termini ad effetto (difetto che poi imputa agli altri) per ridicolizzare la controparte. Chiarito, infatti, il significato di nostalgia, vorrei sapere in che modo meridionalisti, identitari, revisionisti, neoborbonici e simili possano essere definiti “nostalgici” se non sono mai vissuti in un’epoca lontana da loro più di in secolo e mezzo; non hanno mai conosciuto alcun appartenente alla dinastia regnante all’epoca e non sono stati sudditi di un Regno o essersene allontanati e verso cui anelerebbero ritornare. Come possono rimpiangere persone e luoghi che non hanno mai conosciuto? E questo è un altro difetto che caratterizza gli storici, i divulgatori e i formatori di opinione di cui sopra, cioè che solo quello che dicono loro è la verità, mentre quello che dicono gli altri è “mito”, “vaniloqui per eruditi”, mostrando in ciò nessun rispetto per la parte avversa e non consentendo un confronto che, solo, potrebbe risultare utile per una visione condivisa della storia.

     Altra affermazione del Palmieri, ricavata dall’esplorazione del mondo del web: Se “il pressante e aggressivo shitposting non dovesse dare i risultati sperati, i simpatizzanti di tali movimenti o associazioni vengono invitati al boicottaggio, con l’invito a non acquistare il giornale (1), a non sfogliare la guida (2) e a favorire l’acquisto di prodotti meridionali (3).

1 – Si allude probabilmente all’invito a non acquistare il quotidiano LIBERO dopo che il suo direttore il 24 novembre 2017 aveva titolato SOLDI AL SUD RAPINATO IL NORD e più avanti TOLGONO SOLDI AL NORD PER DARLI AL SUD, smentito poi dalle analisi fatte dai vari istituti di statistica e di analisi economica (CENSIS e EURISPES) che ognuno potrà andare a consultare. In altra sede (Rete 4, ospite di Mario Giordano a FUORI DAL CORO) aveva fatto le seguenti affermazioni:<< … Perché dovremmo andare in Campania? A fare cosa, i parcheggiatori abusivi? … in Campania molta gente è nutrita di un sentimento di invidia e di rabbia nei confronti della Lombardia, perché subisce una sorte di complesso di inferiorità. Io non credo ai complessi di inferiorità. Non credo ai complessi di inferiorità, credo che in molti casi i meridionali siano inferiori>>. Scusate, c’è da gridare allo scandalo se movimenti identitari o associazioni di “matrice sudista” invitano i propri simpatizzanti a boicottare chi nutre tali pregiudizi nei loro confronti?

2 – Anche qui la guida non viene citata, ma è da ritenere che si voglia alludere a ITALIA DEL SUD E ISOLE edita da Feltrinelli. Stesso discorso fatto per LIBERO.  Si può mai invitare i meridionali all’acquisto di una guida turistica che raccomanda:<< Non fermatevi tra Napoli e Caserta, è tutto dominato dalla camorra?>>

3 – Si tratta dell’iniziativa  denominata COMPRA SUD, caldeggiata dai movimenti e dalle associazioni di cui sopra. Strano, però, che la perizia mostrata dall’intervistato nella ricerca e nella successiva analisi dei contenuti presenti sul web  non gli abbia fatto notare l’ ORGOGLIOSAMENTE LIGURE di quel prodotto da forno di un’azienda della provincia di Savona e quei tanti altri “Orgogliosamente liguri” per reclamizzare altri prodotti e altre attività della regione. Perché un ligure (con tutto il rispetto per il loro sentito senso di appartenenza) può andare orgoglioso della propria identità e un meridionale no?

      E poi insistono sul fatto che c’è un pezzo d’Italia (il Sud) che fa fatica a riconoscersi in una comune identità nazionale! Ci vuole un coraggio!

     Altre affermazioni hanno riguardato l’attendibilità delle pubblicazioni dei revisionisti, identitari, neoborbonici e simili. Secondo l’intervistato esse sono inaffidabili, perché prodotti di fantasia, non suffragati da ricerche documentali. Come se un De Crescenzo, un Di Fiore, un Di Rienzo, un Gangemi, un Salera, un Del Boca, un De Biase, una Bianchini Braglia,  un Farnerari, un Fasanella, un Riccardi fossero tutti scolaretti delle elementari alle prese col loro primo sillabario. Le ricerche archivistiche di costoro, quando non vengono ostacolate, sono così scrupolose che manca solo che dicano pure con quanti nodi e con quanti giri di spago sono legati i faldoni consultati. C’è un testo della Bianchini Braglia in cui le pagine delle note relative alle fonti documentali ed archivistiche consultate superano addirittura quelle del testo.

     Altra colpa che viene addebitata ai “neoborb” è quella della comunicazione iconografica con cui, sfruttando le potenzialità delle immagini, si consegue l’effetto di suscitare reazioni negli utenti. Ovviamente anche per quest’altra affermazione non si fa alcun riferimento ai fotomontaggi scandalosi con il viso della regina Maria Sofia sul corpo nudo di una prostituta (rea confessa) messi in circolazione dai sedicenti detentori della verità, che non sono da annoverare tra la comunicazione iconografica ad effetto!  Questa la fanno solo i revisionisti, gli identitari, i meridionalisti, i “neoborb” insomma.

In conclusione:

Se un meridionale chiede di poter commemorare i propri morti, subito si grida allo scandalo.

Se denuncia la proditoria invasione  e distruzione della propria terra, contrabbandata per disinteressata risposta ad uno straziante “grido di dolore”, subito lo si etichetta come piagnone e lagnoso.

Se insiste sull’arretratezza della propria terra rispetto al resto di quella che ormai dovrebbe essere la patria comune con gli stessi diritti e le stesse occasioni uguali per tutti, è solo colpa sua, perché, essendo “inferiore”, non è capace di trovare una soluzione ai suoi problemi.

Se lamenta la documentata distrazione delle risorse destinate al suo sviluppo in favore di quella parte della nazione dove c’è di tutto e di più, è tacciato di invidia.

Se tenta – non di “riappropriarsi” perché non li ha mai posseduti –  ma di conoscere il proprio passato, e quindi le proprie origini, le proprie radici, la propria storia, viene definito “nostalgico” e “perciò” bisognoso di rifugiarsi nel mondo del mito.

     Purtroppo, un tal modo di procedere, di interpretare la storia ed anche la democrazia non consente di analizzare anche l’ altra faccia della medaglia; nega – in nome della libertà di espressione, dell’unità e della democrazia – che una parte della società civile  possa commemorare i propri caduti e, così facendo, non ritiene degni né di memoria né di dignità coloro che sono caduti per difendere la propria patria, la propria cultura, la propria famiglia.

    Ma, per dirla col Davis, non è che tutti questi appunti fatti ai “neoborb” sono stati “inventati” dagli “artefici dell’unificazione per coprire i loro fallimenti”?

 Castrese Lucio Schiano

1 Comment

  1. Certo che e’ triste avere un Barbero in casa!…isolatelo se ci riuscite!!!…perche’ e’ di simili geni che si serve la controstoria. caterina ossi

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