NISIDA, TRA MITO E STORIA
Mentre la Storia passa indifferente per alcuni luoghi , quasi come se questi ultimi non esistessero, altri luoghi, invece, di questa Storia, ne vivono intensamente tutti i momenti legando il proprio nome ad ognuno di essi.
E’ quanto si è verificato per Nisida il cui nome , prima che dalla Storia, è stato immortalato dal Mito.
L’isola, infatti, essendo parte integrante del territorio comprendente la piana di Coroglio, la collina di Posillipo e tutta la zona dei Campi Flegrei, ha cominciato a far parlare di sé fin dalla notte dei tempi. Geologicamente essa non è uno sperone di roccia distaccatosi dalla vicinissima collina di Posillipo, come potrebbe indurre erroneamente a pensare lo scoglio del Chiuppino posto proprio tra la collina di Posillipo e Nisida, bensì è la parte emersa di un vulcano della vicina spiaggia di Coroglio con un’estensione di 30 ettari circa, una circonferenza di 2 km ed un’altezza di 109 metri sul livello del mare. Non molto grande, perciò, tanto che , più che un’ isola, potrebbe essere definita uno scoglio. Eppure pochi scogli possono vantarsi, come il nostro, di essere stati oggetto di miti, leggende e storie dai tempi più antichi, per arrivare senza soluzione di continuità fino ai nostri giorni.
Nisida, proprio come una pietra preziosa, si trova incastonata nell’area dei Campi Flegrei, luogo in cui gli antichi collocarono l’ingresso del regno dei morti, l’ antro della Sibilla, l’isola delle capre, l’isola di Scheria (Ischia), lo scoglio delle Sirene … Se la sua estensione fosse proporzionale alla fama di cui è stata da sempre circondato , l’isolotto dovrebbe estendersi quanto un continente.
Ora, poiché per il luogo di cui ci stiamo occupando la Storia , e successivamente la fama, sono state precedute dal Mito , prenderemo le mosse proprio da quest’ultimo.
Partiamo da un riferimento letterario-mitologico databile tra l’VIII ed il VII secolo a. C. cioè dalla descrizione di un luogo contenuta nei versi dal 116 al 141 del Canto IX dell’Odissea (I grandi classici latini e greci Ed. BUR pagg.259-260).
Si stende al fianco di un porto, alla terra
dei Ciclopi né presso né lungi, un’isola piana,
bruna di selve; ivi capre selvatiche vivono
infinite, né passo umano le agita …
essa infeconda non è, ma pronta sarebbe
a produrre ogni sorta di frutta a suo tempo …
E c’è un porto di agevole ormeggio, dove superflue
sono le funi, né servono pietre per ancora
alle navi né corde a fermarle alla riva:
ma basta approdarvi e là rimanere
finché non ritorni nel cuore la voglia
del mare e propizi soffino i venti.
Nella precisione circa la descrizione di tali luoghi,Victor Bérard, mettendoci la faccia ed il nome, è convinto che Omero abbia voluto cantare non solo il modesto scoglio di Nisida , ma anche il suo porto, Porto Paone, che poi altro non è se non il cratere del vulcano inabissatosi a seguito del bradisismo che ha da sempre interessato l’area. [1]
Non abbiamo né elementi né interesse ad aggiungere all’ancora aperta questione omerica altri motivi di discussione, ma abbiamo riportato la notizia per dimostrare che quanto detto a proposito del modesto scoglio di Nisida non è un’affermazione priva di fondamento e che di esso si parlava già da parecchi secoli prima dell’ era cristiana.
E l’isolotto, confermando quanto sostenuto da G. Infusino (Vd. citazione a pag. 5), doveva avere veramente qualcosa di speciale, per non aver mai smesso di essere presente in tutti i momenti della storia. Tralasciando i riferimenti contenuti nell’ Odissea, ai quali ognuno è libero di credere oppure no, di Nisida, di alcune sue caratteristiche e particolarità troviamo notizie negli scritti di Cicerone, Seneca, Plinio, Stazio, Marziale, Lucano, Ateneo, Virgilio, tra gli antichi. Di Nisida si continua a parlare senza interruzione in età medioevale (Beda il Venerabile nella sua Historia Ecclesiastica Gentis Anglorum, tramanda : “ …Erat autem monasterio Nisidiano, quod est non longe a Neapoli Campaniae …”), nel Trecento (Boccaccio); in età arcadica (Pontano: Ecloghe, ”Lepidina”), (Sannazzaro: Ecloga Duodecima dell’ Arcadia ; Bernardino Rota, Giovan Battista del Tufo; (Tansillo : Il podere) ; A. Perucci (seconda metà del ‘600); Giulio Genoino (Viaggio poetico pe’ Campi Flegrei, 1813); il poeta tedesco W. P. Walbliger; Cervantes, Benedetto Croce, Alessandro Dumas, V. Pascale (Descrizione storico-topografico-fisica delle isole del Regno di Napoli); Modestino (Della dimora di Torquato Tasso in Napoli – 1861); Massimo D’Ayala (I nostri morti di Napoli e Sicilia, statistica politica – Napoli 1860; Jessie White Mario, fino ai nostri giorni.
E’ molto probabile che Nisida non sia stata una residenza occasionale di alcuni personaggi della storia romana. Ciò è testimoniato dalle due serie di piloni che costituivano il vecchio porto romano, dal lato rivolto verso la terraferma, ritrovati dall’architetto Giuliano De Fazio nel 1832 durante i lavori per la costruzione del porto di Nisida. Se quest’ultima, infatti, avesse costituito un approdo temporaneo, le serie di piloni ritrovati dal De Fazio(e che lo stesso voleva ricalcare) non troverebbero ragionevole spiegazione. Dalle Epistole di Cicerone sappiamo che qui sono vissuti M. Giunio Bruto, cui l’isola appartenne, e la moglie Porzia (figlia di Catone Uticense , che appresa la morte del marito, si suicidò ingoiando dei carboni ardenti, visto che nessuno le aveva voluto dare una spada per porre fine alla propria esistenza). Qui hanno trascorso parte del loro tempo lo stesso Cicerone, Plinio e tanti altri personaggi della storia e della letteratura antiche. Qui, nel XVII secolo, il comodo e nascosto approdo di Porto Paone consentì all’ affittuario Giambattista Di Gennaro di raccogliere e smerciare i bottini che i pirati gli portavano . Qui, durante il cosiddetto Decennio francese, Gioacchino Murat destinò l’ isola a luogo di caccia. Qui , nel 1851, dall’ incontro del Gladstone con il Pironti, nacquero i due falsi storici – le due lettere a lord Aberdeen – che tanto scalpore suscitarono nell’intera Europa, fino a portare alla caduta del Regno delle Due Sicilie. E qui, guarda caso, una giornalista inglese (J. W. Mario) ed uno scrittore francese stipendiato da Garibaldi con i soldi presi alle banche del Regno delle Due Sicilie (A. Dumas) ebbero modo di dire :
“… Insomma, reclusi e galeotti, imputati e condannati, stanno tanto bene nelle case di pena e nei bagni di Napoli, da scommettere che, se oggi si vuotassero le carceri e le galere … tutti commetterebbero qualche reato lieve o grave per tornare ai comodi, agli agi e al piacevole lavoro, così bene ricompensato, così gratamente alternato con le passeggiate, coi riposi e con ogni ben d’Iddio … “ (J. W. Mario)
“ … perché voi non dubitiate della simpatia che ho per voi, vi do la facoltà di domandare, a nome mio, tre cose al Governo dell’isola : la prima, il permesso di leggere il mio giornale nelle ore di riposo e perciò do ordine che ne siano inviate a Nisida tre copie : una pel Governatore e due per voi. La seconda, che mi si permetta di farvi regalo d’una piccola biblioteca di una cinquantina di volumi, scelti tra i migliori storici, filosofi, pubblicisti, anche poeti, italiani. La terza , che mi si dia il permesso di fondare, finché durerà l’Indipendente, un premio di cinque franchi, da dividere ogni domenica tra i cinque detenuti di Nisida, che si saranno meglio condotti nel corso della settimana”.
All’anima della negazione di Dio eretta a sistema di governo ! Magari tali trattamenti fossero stati riservati ai soldati borbonici finiti nel lager savoiardo di Fenestrelle!
Come si vede, quindi, Nisida è stata veramente una star nella storia della penisola italica in generale e del territorio flegreo in particolare. Nessuna epoca della Storia ha avuto il proprio svolgimento senza che, direttamente, non fosse interessata anche Nisida.
Sul suo suolo ho scorrazzato per anni anch’io, perché, amico di scuola e compagno di alcuni figli di impiegati e funzionari del Ministero di Grazia e Giustizia, avevo ottenuto di poter accedere ad una zona nella quale probabilmente non mi sarebbe mai stato consentito di entrare (nonostante figlio di quella terra) se non si fosse verificata la fortunosa circostanza citata. Ciò mi permette di riportare una notizia che non tutti i resoconti su Nisida registrano. Scendendo dal punto più alto dell’isola verso Porto Paone, avendo di fronte Capo Miseno, Procida e Ischia, sul lato sinistro del porto, fino a poco prima degli anni ’60 del 1900, ricordo di aver più volte notato una tomba che custodiva (o aveva custodito, non sono in grado di precisare) le spoglie del Generale Nicola Bellomo .[2]
[1] Victor Bérard (Morez 1864 – Parigi 1931). Scrittore e viaggiatore francese, tentò una brillante e discussa ricostruzione degli itinerari e delle tappe del leggendario viaggio di Ulisse : Les Phèniciens et l’Odysséè in due volumi; curò un’edizione del poema omerico : L’Odyssée “poésie homerique”. (da Enciclopedia Treccani)
[2] Nicola Bellomo (Bari 2 febbraio 1881 – Nisida 11 settembre 1945). Generale italiano. Accusato di crimini di guerra e fucilato dagli inglesi, nel 1951 fu decorato dalla Repubblica Italiana con la Medaglia d’argento al Valor Militare. Su di lui fu montato un altro falso storico dai monarchici e da Badoglio, perché il Bellomo rappresentava una minaccia sia per il re che per Badoglio stesso, in quanto rivelava al mondo lo squallore del loro tradimento. (Sull’argomento confronta Ruggero Zangrandi “ L’Italia tradita” Mursia Milano 1971; Ivan Palermo “Il caso Bellomo” su Storia Illustrata, 1970; Eugenio Di Rienzo “Lo strano caso di Bellomo, eroe fucilato dagli Alleati”, Peter Tompkins “Italy Betrayed”, Simon & Schuster, New York 1966).(da Wikipedia).
Castrese Lucio Schiano