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OSSERVAZIONI SULLE MEMORIE DELLA VITA DEL CARDINALE D. FABRIZIO RUFFO DI BARONELLO PER L’IMPRESA DEL 1799 IN NAPOLI DA LUI INTRAPRESA

Posted by on Apr 17, 2020

OSSERVAZIONI SULLE MEMORIE DELLA VITA DEL CARDINALE D. FABRIZIO RUFFO DI BARONELLO PER L’IMPRESA DEL 1799 IN NAPOLI DA LUI INTRAPRESA

L’Epoca del 1799 non ha avuto finora uno storico imparziale, e l’imparzialità è difficile trovarsi, anche per mancanza di conoscenze. Troppo recenti sono le passioni per poter sperare che la vera storia di quel tempo sia descritta con fedeltà. ll famiggerato Carlo Botta che viveva lontano dal Regno di Napoli, fu sovente ingannato dall’altrui relazioni, e non di rado indotto in errore, che il suo splendido stile non basta certamente a scusare. Cuoco e Colletta di frequente avventati. L’abate Sacchinelli che non ha guari ha pubblicate le memorie della vita del Cardinale Ruffo ha preso a confutare questi tutori, ma non va egli medesimo esente da ogni rimprovero, e non sempre i fatti furono posti da lui nel vero lor lume. Persuasi noi che la storia difficilmente si possa scrivere da contemporanei, e che la sola e più proficua cura di questi sia di tramandare ai posteri la nuda memoria degli avvenimenti accorsi, acciocché la generazione seguente faccia contrarii nel corpo dell’istoria, abbiam voluto notare gli eri ori di fatto trattati nel lavoro dello abbate Sacchinelli, e far uso del medesimo diritto che egli avea nel rilevare gli sbagli di Botta, Cuoco e Colletta, ed ancor noi fummo testimoni de’ fatti di cui parleremo, dividendo il nostro discorso in parecchie osservazioni sulle accennate memorie biografiche del Cardinal Ruffo, e subirò volontieri le correzioni che si potranno fare, se saranno veridiche.

PAGINA 46 DELLE MEMORIE SULLA VITA DEL CARDINALE, OVE SI PARLA DELLA MORTE DEL DUCA DI SASSONIA.

OSSERVAZIONE PRIMA.

Non fu vera la morte del Maresciallo di Sassonia al servizio di Napoli con una cannonata provveduta da Civita Castellana. Ecco H racconto del Colonnello Castellano;ora Comandante Militare della provincia di Salerno, in una sua lettera che si conserva. Esso Colonnello si ritrovava nella colonna di Sassonia forte di 13000 uomini nella Campagna del 98.

Ai 4 Dicembre (dice la lettera) defilava la colonna per il bosco di Fallari, ove la Troppa Francese erasi nascosta. Fu attaccata la coda della colonna di Sassonia, il quale per incoraggire la sua truppa si riporta tanto oltre, che oltrepassata la linea de’ cannoni che stavano sotto gli ordini di Castellano ch’era nell’Artiglieria, là medesima per non ucciderlo dovette rimaner muta, e fu allora che Sassonia ricevette una ferita con palladi carabiua, e cadde a terra. Fu portato via all’istante dai suoi Soldati, ed indi andiede Sassonia a Palermo, ove era già il Re. Egli poi fu ucciso in duello da un Russo dopo molti anni, colla pistola eseguito.

OSSERVAZIONE SECONDA.

Partita la Corte da Napoli si lasciò dal Re per suo Vicario Generale D. Francesco Pignatelli di Strongoli suo Generale. Tra la Città di Napoli composta da Eletti e Deputati di Città, si venne a contesa per motivo di giurisdizioni, onde formare una Milizia Urbana.

L’autore delle memorie porla in succinto la materia de’ disturbi. Il dibattimento non fu indifferente poiché la Città fece cinque u sei rappresentanze al Vicario, che furono stampate a’ 9 Gennaro 1399 con le firme degli Eletti e Deputati di allora, alle quali mai rispose Pignatelli, per cui la Città deliberò di mandarci una Deputazione che fu ricevuta dal Vicario con alto stile.

OSSERVAZIONE TERZA

Il Vicario Pignatelli, entrato il Generale Francese Championnet pel Regno, gli mandò per trattare un armistizio, il Principe di Migliano, ed il Duca del Gesso come plenipotenziarj. Questi due Signori della Corte del Re (mono disgraziati al ritorno delle armi del Re nel Regno, perché l’armistizio da loro fatto non fu riconosciuto da Sua Maestà: ma essi non furono in caso di mostrare le facoltà ricevute all’oggetto dal Vicario, poiché assicurò un giorno l’attual Principe di Migliano Loffredo, che il Vicario Pignatelli si fece dare da detti due Signori le facoltà che avea date loro. L’armistizio fu fatto a Sparavisi, una posta avanti di Capoa, proveniente da Roma. Si vegga la p. 58 ove si parla della fuga di Pignatelli da Napoli pel quale andato a Palermo non gli fu permesso di entrare in Città che all’anno susseguente 11 di lui nome nelle Calabrie non eia dimenticato nel 99 per le cose fatte dopo il terremoto dell’ultima Calabria.

PAGINA 68, OVE SI PARLA DEL GENERALE CHAMPIONNET

OSSERVAZIONE QUARTA.

Si deve sapere che in quel tempo ne’ siti Reali di Ville, vi erano. Intendenti per amministrarle. A Capodimonte vi era per Intendente il Marchese Malaspina padre dell’attuale.

Championnet col suo Stato Maggiore andiede a posare in Capodimonte nella casa dell’Intendente. Qui eransi rifugiate varie persone per togliersi dall’Anarchia di Napoli, e tra esse la Duchessa di Grotolella Berio, parente, anzi nipote del sopradetto Marchese Malaspina. Championnet pubblicamente disse, son rimasto meravigliato della resistenza che per due giorni e più ha fatto il popolo di Napoli, se più oltre durava era deciso di battere la ritirata.

Il popolo di Napoli per l’affezione del Re diè il medesimo esempio che assai prima dato avevano gli Ungari dedicandosi per la difesa pro Rege nostro Maria Teresiae contro gli assalti di tutt l’Europa.

All’Intendente di Capodimonte si fece in seguilo il carico d’aver permesso ai Francesi d’entrare nelle cacce del Re nel Bosco di Capodimonte; quando la Regina Carolina disse ciò al figlio del Marchese Malaspina, egli si mise a ridere, e rispose, non è bastato al Re col suo esercito d’impedire l’ingresso de’  Francesi nel Regno, e riusciva a mio padre d’impedirli l’ingresso nel bosco di Capodimonte?

SUL DISPACCIO DEL 27 GENNAJO 1799 AL MARCHESE MALASPINA, ALLA IMMEDIAZIONE DEL CARDINALE.

OSSERVAZIONE QUINTA.

Intorno a ciò è necessario di entrare in qualche particola ri ili.. 11 Cardinal Ruffo ch’era Intendente del sito Reale di Caserta, e S. Leucio nel Gennajo 1799, venne in Palermo col suo Fratello P. Francesco Ruffo Capitano ritirato dall’abolizione del Reggimento delle Guardie Italiane nel 1788. In questo medesimo Reggimento aveva cominciato a servire l’attuale Marchese Malaspina nella sua primissima età da Cadetto. Malaspina non conosceva il Cardinale che di vista, abbenché si dica nell’indicato dispaccio che il Cardinal Ruffo ne avvanzasse la premura. Il dispaccio si conserva ancora; ma l’affare è ben diverso. Malaspina era Ajutante Reale del Vice Re di Sicilia, allora Principe di Luzzi, il quale gli confidò quanto siegue.

11 Principe vedendo l’affare del Regno in mal partito, propose al Re di fortificare le Calabrie per uop vedersi i Francesi in Sicilia, e propose di scriversi in Napoli, che passasse in Calabria il Marchese di Fuscaldo Spinelli; il quale da poco tempo era stato fatto Visitatore di quelle Proviucie: ciò fu avanti che il Cardinale giungesse in Palermo; e siccome l’invio a Fuscaldo di delta commissione era senza mezzi, egli si portò dal Vicario-Generale Pignatelli per sapere che cosa doveva farsi, ma il Vicario Pignatelli gli rispose che nulla ne sapeva. In questo frattempo capitò il Cardinale Ruffo in Palermo col suo Fratello D. Francesco. Si vuole che significato alla Regina l’arrivo di Ruffo, e che erasi su di lui fissato lo sguardo per mandarlo in Calabria, e la Regina rispondesse «è ben difficile che altro fuorché un mallo s’ingolfi senza mezzi nelle Calabrie, essendo già i Francesi nel Regno». Si pretende altresì che il Cardinale, saputa la proposizione della Regina, rispondesse«il matto è trovato, e sono io medesimo; e perciò si può fare un tal tentativo. Egli è facile il supporre che Ruffo cercasse gente, danaro, e qualche Uffiziale per far sollevare le Calabrie contro i Francesi ma non ebbe che soli 3000m ducati, e non gli fu data niuna Truppa per non isguarnire di forze la Sicilia: per qualche Uffiziale è probabile che Luzzi stesso mettesse in vista il suo Ajutante Reale Marchese Malaspina, giacche poco dopo giunto il Cardinale, il Principe di Luzzi disse a Malaspina che il Cardinale lo cercava. Indi la mattina susseguente l’Ajutante Reale videsi visitato dai Principe di Bel monte Pignatelli, che con altri della Corte era passalo in Sicilia col Re, il quale gli disse che il Cardinale dovei passare in Calabria e che il Generale Acton lo voleva. Essendo andato Malaspina da S. E. Acton, questi gli tenue qualche discorso da far capire ciò che da lui si voleva, ma senza spie, tarlo, per cui l’Ajutante Reale sentendo da Acton che il Re non forza va niuno in questa critica circostanza, gli domandò se era il piacere del Re che fusse egli passato in Calabria con Sua Eminenza;ed avendogli il Generale detto un sì, Malaspina rispose, eccomi pronto, ma solamente metto in vista di V. E. che mi ritrovo da nove anni Capitano, o con la Campagna di Tolone del 1793 fetta col Reggimento Fanteria Re ove servivo, per cui domandò in grazia alita graduazione, anche per essere il destino significante. Il Generale Acton rispose, il Cardinale ha tutte le facoltà, se la senta con esso. Ecco la risposta del Cardinale a Malaspina: «Oh bella, essi che sono Militari ne sanno meno di me che sono Ecclesiastico! se io vi avessi preso con me dovrei io pensare a voi, ma mandandovi il Re con Dispaccio alla mia immediazione, è il Re che deve fare, e non io». Tale risposta del Cardinale è un’altra prova che non fu esso che domandò Malaspina, poiché non lo conosceva da vicino. Giunto in Messina il porporato e Malaspina con l’Abate D Lorenzo Sparziani, Segretario e confidente di Sua Eminenza, il Brigadiere D. Nicola Macedonio Comandante Militare in Reggio di Calabria, che non mise l’albero della libertà, né ubbidì agli ordini del Governo provvisorio di Napoli, mandò il suo Maggiore della Piazza a Messina per sollecitare il Cardinale a passare in Calabria, ove gli avrebbe somministralo tutto quello che avrebbe potuto in armi, gente, ed altri. Gli urti istessi furono fatti dal Signor D. Angelo Fiore impiegalo in Calabria nel politico, e dal Signor D. Francesco Carbone, allora nelle Milizie Provinciali, senza insigne di Uffiziale, ambidue venuti a Messina.

L’autore della vita del Cardinale non fu dal principio della spedizione stante che fu preso in Monteleone nella Segreteria del curio porporato a’  primi giorni di Marzo del 1799: per questo motivo non ha riferito se non le cose che gli furono dette intorno a ciò ch’era avvenuto prima di Marzo. D. Francesco Ruffo non volle muoversi da Palermo, stando io casa della Contessa d’Isnello sua sorella, e disse a Malaspina «Voi siete iq caso diverso, per essere in attività di servizio, ma io che sono ritirato, dovrei esser mallo d’ingolfarmi nel Regno di Napoli, ove si manda mio fratello senza mezzi per farlo fucilare, se vien preso, e cogli altri che porta essendo già invaso il Regno da Francesi, e demogrizzato lo stato in più parti».

PAGINA 99. DELLE MEMORIE

OSSERVAZIONE SESTA

In della pagina l’autore delle memorie narra le persone che sbarcarono in Calabria alla Catona col Cardinale, indica il Marchese Malaspina Tenente del Re, lo che dovette essere sbaglio di penna, o di conoscenza stante che le funzioni di Tenente del Re sono fisse nelle piazze d’armi.

Dice di più che D. Angelo di Fiore, e Carbone fecero ritrovare da 300 persone armate, de’ Feudi delle Famiglie Ruffo Scilla, e Bagnara. Cicche si sà dall’Ajutante Reale si è che furono radunate le Squadre Baronali de’ detti Feudi, e che il Governatore di Reggio, Macedonio, mandò anche Saldati del dissipato Esercito del 98, e tra questi vi venne il Maggiore de Vera. Essendosi unito questo con Malaspina, si cominciò con la gente che vi era alla Sunta del Pezzo ove si sbascò, e si alloggiò nella casa Baraccate del Duca di Baranello e colà si formarono delle Compagnie. Di questa gente il Cardinale ne fece a voce Ispettore il Marchese Malaspina; ed i rapporti fatti al medesimo dal Colonnello de Settis de’ 2 Marzo in Monteleone, portano la forza a 45 uomini, fe tali rapporti tuttavia esistono. De Settis di quel Corpo detto Reali Calabresi formato in miniatura di Reggi mento, ne fu fatto Colonnello, stante ch’era Temente Colonnello delle Milizie della Provincia.

PAGINA 95 DOVE PARLA DI PALMI E MILETO COMINCIA L’ART. Tutti gli uomini di ogni condizione ecc.

OSSERVAZIONE SETTIMA

Ai 14 o 15 Febbrajo verso notte inoltrata, si giunse a Mileto, ove era Vescovo Monsignor Minutolo della casa di Qinosa.

Si ebbe durante la giornata una marcia faticosa per la poca artiglieria che aveva seco il Cardinale, stante le cattive strade.

L’autore della vita del porporato porta 20000m uomini armati che si ritrovarono in Mileto. Certo che la piazza di Mileto che è più grande del Largo del Castello, era piena di gente che. aspettava l’arrivo del Cardinale, e fautore delle memorie dice ch’era tutta questa gente provveduta di sussistenze per più giorni. Bisogna credere che l’autore ne avesse avuti i documenti, poiché asserisce che questa gente era di tutto provveduti. Ciò che vi è di certo si è che la mattina susseguente all’arrivo del Cardinale, essa di tutta quasi questa massa se ne disfece, mandandola in varj luoghi, giacché neanche avea mezzi il Cardinale per mantenere tanta moltitudine presso di lui. Col mezzo del Vescovo Minutolo si riuscì ad avere Monteleone ch’era in democrazia, con una capitolazione.

PAGINA 110, E 111, OVE VI È NOTA SOTTO IL FOGLIO,

ALLA FINE PORTA L’AUTORE, CHE IL CARDINALE NON PASSÒ IN COSENZA.

OSSERVAZIONE OTTAVA.

l’Ajutante del Cardinale si ricorda essere stato in Cosenza, ed una lettera del porporato lo attesta, come si vedrà in prosieguo, e vi era allora per Preside il Tenente Colonnello Carabba.

PAGINA 113: ALL’ULTIMO DI DETTA PAGINA PARLA L’AUTORE DELLE MEMORIE DELL’ARRESTO AL PIZZO DEL GENERALE NASELLI, ED ALLA FINE DEL PERIODO, PAGINA 114 DICE CHE FU MANDATO A MESSINA ACCOMPAGNATO DALL’AJUTANTE MARCHESE MALASPINA, IL QUALE NON FREQUENTANDO I PRETI DELLA SEGRETERIA DEL CARDINALE PER NON ESSERVI ALCUN RAPPORTO D’AMICIZIA CON ESSI, E PERCIÒ NON POTEVANO NIENTE CONOSCERE DI QUANTO ORDINAVASI ALL’AJUTANTE REALE.

OSSERVAZIONE NONA.

Giammai l’Ajutante del porporato ebbe questa commissione, la quale non fu per Naselli, ma per tre Uffiziali che arrestò, come sarà dimostrato. Intanto neanche è vero che Naselli venne arrestato al Pizzo, ma verso la fine delle Calabrie. Si va a narrare l’arrivo di Naselli al Pizzo, che partito da Napoli, ove fu disarmata la sua Truppa provveniente da Livorno, dove nella Campagna del 98 era stato destinato con una colonna, sbarcò in Calabria al Pizzo, poche miglia distante da Monteleone con il Brigadiere Cusani, Trentacapilli e qualche altro, e qualche di loro domestico.

Essendo andato l’Ajutante del Cardinale appena giorno (ed allora si era in Marzo) a prendere gli ordini per la marcia, o altro, trovò il Marchese Cusani nella stanza avanti quella da detto del porporato, il quale aveva preso alloggio nella casa baraccata di Monteleone, poiché, dopo il terremoto del 1783, tutta quest’ultima Calabria avea case di legno con intonaco. Cusani vedendo Malaspina che conosceva, alla richiesta di sorpresa di vederlo in Calabria, gli raccontò, che partito da Napoli con Naselli, avendo saputo al Pizzo, ove aveano preso terra, che il Cardinal Ruffo era come Vicario del Re nel Regno, avea creduto dovere di mandare ad ossequiarlo, ed offrirsi, se avea bisogno di loro, trovandosi Militari. Riferito ciò al Cardinale, la di lui prima parola fu, che cosa son venuti qui a fare? e che non sanno che l’uniforme è inviso in testa de’  Calabresi? ma avendo inteso che l’oggetto era per solo rispetto, vestito che fu, fece entrare Cusani con Malaspina. Il dialogo tenuto dal Cardinale con Cusani, fu il seguente. Disse il porporato a Cusani, perché il General Naselli non era accorso a sostenere la colonna del General Sassonia attaccata vicino Civita Castellana? Rispose Cusani, che un Generale subalterno non poteva lasciare il suo posto, se non riceveva ordine superiore) e poi da Livorno ove era la Truppa di Naselli alla colonna di Sassonia, la distanza non eta piccola. Indi il Cardinale aggiunse, perché avea fatto disarmare la sua Truppa nell’arrivo in Napoli?, e Cusani rispose, che un Uffiziale di terra non comanda in mare, per cui, d’ordine del Comandante la Squadra, la Truppa fu sbarcata in Napoli e dal popolo fu disarmata, stante gli ordini del Vicario Pignatelli che volse il popolo armato.

Non avendo che rispondere a queste ragioni il Cardinale, l’ingiunse di subito partire per la Sicilia senza trattenersi nelle Calabrie: né Naselli e sua comitiva fu arrestato al Pizzo, ma altrove come a suo luogo si dirà

PAGINA 113 DOVE SI CITA LA CITTÀ DI CATANZARO DEMOCRATIZZATA, PER CUI DICE CHE

IL PRESIDE WINSPEARE FUGGÌ A MESSINA.

OSSERVAZIONE DECIMA.

Il Preside Winspeare fu veduto dall’Ajutante del Cardinale alla punta del Pezzo in Calabria, da dove seguì il medesimo sino ed in un certo punto, ed essendosi negato all’invito di sua Eminenza di restare colla Truppa, per esser egli Militare del Genio, il Vicario con Timore gli rispose ohe chi vestiva uniforme Militare in circostanze straordinarie dovea prestarsi, e se ne disfece rimandandolo a Catanzaro, già sottomessa, ed in dove era Preside. Alla punta del Pezzo si rimase molti giorni, poiché si dovette vestire la Truppa con arbace fatto venire da Messina.

PAGINA 134 9 OVE SI PÒRTA DELL’ARRIVO AI 27 MARZO 1799 DI D. FRANCESCO RUFFO ALL’ARMATA

DEL CARDINALE SUO FRATELLO.

OSSERVAZIONE DECIMA PRIMA.

A quel l’epoca il porporato avea già allontanato da esso il suo Aiutante Reale, colla commissione di condurre a Messina al Generale Danero tre Uffiziali arrestati, ed ecco l’ordine che si conserva di mano propria del Cardinale.

Da quest’ordine si vede che fu sbaglio di scrivere dall’autore della vita del porporato, che l’Ajutante ebbe in consegna il Generale Naselli per condurlo a Messina.

Copia

Pizzo 6 Marzo 1799.

Signor Aiutante Maggiore Reale Marchese Malaspina.

Immediatamente ricevuto il presente; arresterà in nome di Sua Maestà gli Uffiziali Signor Capitano D. N. N. il Tenente D N. N. ed il Tenente D. N. N., li farà imbarcare immediatamente sopra il Feluccone di guardia, benché non si possa per ora partire, fa reo doli guardare a vista dalla Truppa sciolta, e da 4 uomini di Truppa regolare (ch’era il Reggimento che comandava de Settis, cominciato a formarsi alla punta del Pezzo) quando sarà buontempo li trasporterà in persona a Messina, consegnandoli al Signor General Danero, che li terrà a disposizione di S. M. che darà gli ordini direttamente riguardante il loro destino. Fatta la consegna de’ suddetti Uffiziali, sene tornerà dove mi troverò, a riprendere le sue funzioni di Ajutante Reale—F. Card. Ruffo Vicario Gen.

Le rispettive consegne devono sempre essere vita, perenta.

Qui fini Malaspina di essere Ispettore, giacché D. Francesco Ruffo fu fatto Ispettor Generale, ed assunse ogni autorità, come dal Decitelo del Cardinale, pag. 134

La Regina disse a D. Francesco Ruffo nel partire, che ben faceva ad andare dal fratello per servire il Re, giacché si toglieva la macchia di non aver voluto partire dal principio, come sta detto nella nota quinta (ciò lo stesso D. Francesco lo disse). Era intesa valuta tra i due fratelli, bisogna di certo supporla, che se la spedizione del Cardinale nelle Calabrie, ove promosse la controrivoluzione, avesse avuto il suo effetto, l’avrebbe chiamato presso di lui, e da quest’epoca più che mai cominciarono i dissapori dell’Ajutante col Vicario, tanto che Malaspina dalli premessi fatti, che si vedranno toccati con lettera dell’Ajutante a Sua Eminenza, cominciò a dubitare che il Cardinale lo supponesse mandalo presso di lui per osservare la di lui condotta.

Il tempo era (auto cattivo, che dové trattenersi nella spiaggia del Pizzo in una casetta con i suoi tre prigionieri, la piccola sua Truppa con un basso Uffiziale di nome Stancanelli, che fu poi fatto Uffizi a le, e due persone di servizio. Durante tal dimora, l’Ajutante Reale si vidde un giorno circondata la casa da una turba di paesani che domandavano consegnati a loro i tre prigionieri Uffiziali, minacciando, non consegnandoli di metter fuoco alla casa, in questo incontro, il Marchese Malaspina mandò ad avvertirne del trambusto, il Cavaliere D. Francesco Alcala Governatore del Pizzo pel signor Duca dell’Infantado Spagnuolo, il quale essendo in quel luogo da più anni avea influenza su quella popolazione, che seppe calmarla. Partito in fine dal Pizzo col Felucone, e colla sua Truppa, che per il tempo dovette rifugiarsi a Tropea, ed in quel tragitto incontrò D. Francesco Ruffo che andava a raggiungere suo fratello. Durante la permanenza a Tropea per aspettare il tempo a partire si presentò un giorno una Deputazione di gente del Villaggio di Pergalia (non distante da Tropea) per aver l’ordine dell’Ajutante del Cardinale suonare le campane, armare la popolazione realista di Pergalia, e dare addosso al Partito Repubblicano, che avea messo l’albero della Libertà nel paese. Si scusò l’Ajutante di dare un tale ordine senza la verifica di quanto asserivano, per cui andava a dirigersi al Governatore di Tropea per dar la forza quando fosse stato vero il folto, ma il fallo non si trovò vero, poiché Pergalia non aveva albero, che si fingeva per poter saccheggiare il paese, autorizzandolo un ordine. In fine, miglioralo il tempo, si portò il Felucone con i presi a Messina, poiché dal porporato fu vietato di fare il viaggio per terra. Danero che comandava in Messina, non volle dar pratica dall’Ajutante del Cardinale, né ricevere i suoi tre prigionieri, per motivo, che niente il Vicario del Regno gli avea scritto, giacché avea posto interdetto la Sicilia colla Calabria per un legno giunto d’Alessandria con sospetto di peste, che si trovava in sorveglianza: l’Ajutante Malaspina si trasferì a Scilla, e pose nel Castello di Scilla i tre Ufficiali, e quindi diede parte al Cardinale. Mentre si trovava in Scilla vide giungere una barca di gente armata proveniente dalla fine meridionale di Calabria, stante il Principe di Motta Bagnara accerta, che Naselli, e sua comitiva, fu arrestata alla Catena, osia Punta del Pezzo nella casa di Baro nello, ove appunto restò il Cardinale quando sbarcò in Calabria ai primi di Febbrajo onde non fu al Pizzo arrestalo Naselli secondo narra l’autore delle memorie storiche del Porporato.

Si seppe subito a Scilla l’arrivo di Naselli, e suoi: tutto il popolo accorse attorno ad una spezieria ov’era stato posto con guardie a vista.

Il General Naselli ch’era amico de’ genitori di Malaspina, sapendo che ivi si ritrovava, lo mandò a chiamare per avere la di lui assistenza: Malaspina, volle prima leggere dal capo della massa che avea arrestato il Generale, e la stia comitiva, l’ordine di sua Eminenza:; ed era il medesimo così concepito per quanto si rammenta. Van circolando per cotesto litorale del Mediterraneo varj Uffiziali, ed uno anziano che dice essere il General Naselli, ma questi non può essere, avendomi promesso di passare subito in Sicilia, ma anche quando lo fusse, lei lo arresti cogli altri, lo metta sotto buona custodia, è me ne dia parte. Naselli disse all’Ajutante del Porporato, che il General Danero non avea voluto dargli pratica, ed esso non voleva mettersi nel lazzaretto. Il Marchese Malaspina lo fece passare nel Castello di Scilla con guardia alla porti dello stesso ma non già. con sentinella a vista nella di lui stanza da letto; dal Generale fece subito scrivere al Cardinale dell’avvenuto, e fu Obbligato a partire dà Calabria, ed Andare nel Lazzaretto di Messina. L’Ajutante Malaspina, avendo dato parte al Vicariò del Regno Eminentissimo, che si trovava in Scilla, perché non ammesso in Messina per bori Averlo S. Eminenza munito di lettera pel Signor Generale Danero, e la risposta del Porporato fu la seguente. E qui Cominciano le corrispondenze dolorose col Porporato, le lettere pungenti sorto sempre di mano del Signor Abate Sparziani, che mai l’Ajutante avea curato. Avanti della prima lettera di Sparziani, ve ne fu una scritta dall’Ajutante al Cardinale dal Pizzo, ed ecco la risposta del medesimo non impulita, perché scritta da altro Prete della segreteria del Vicario Generale che aveva vari Segretarj.

Copia delle lettere originali di S. Eminenza di risposta dirette dall’Ajutante


ECCELLENZA


Va molto bene di aver fermati li 13 Granatieri che si sono qui ricevuti dalla compagnia di Soriano, de’  quali però, solo tre han voluto rimanere. Comprendo che la vostra partenza sia divenuta per mancanza del tempo, che sperò che sarà per accomodarsi. Intanto è lodevole il vostro zelo per la vigilante cura presasi in cotesta residenza. Mi denota la persona siasi veduta, ma non avete dato l’ordine che fosse posto in arresto, e col Solito effetto mi dico Borgia 12 Marzo 1799 al Pizzo Marchese Malaspina Divotissimo servo F. Cardinal Ruffo, Vicario Generale.

L’arresto della persona di cui si parla nella lettera del Cardinale non si potè eseguire giacche non era più la stessa in Pulistina, quando si supponeva che vi fusse, ed era stata veduta molti giorni avanti.

Eccola prima lettera del Sig. Abbate Sparziani, di riscontro alla gita in Messina, ritardala dal tempo, di che avea scritto l’Ajutante.


ECCELLENZA


Mi maraviglio che V. E. non sia ancora a Messina, e si vede che i suoi prigionieri non amano il clima di Sicilia. La ringrazio della notizia che mi da del legno Francese che han preso, e scriva subito a Messina che veggano se oltre i fucili, vi è cosa che possa farmi utilità sia qualche piccolo cannone, o buona petriera. Intanto, con parzialissima stima mi confermo.

Di V. E. — Cottone 29 Marzo 1799 — Devotissimo Servo — F. Cardinal Ruffo Vicario Generale.

S. E. Sig. Marchese Malaspina Tropea.

Si scrisse al General Danero dall’Ajutante di S. Eminenza per avere i rassegni di ciò che si cercava, cd ecco la risposta cavala dall’originale che si conserva, che fu rimessa al Porporato.


Illustrissimo Sig. Sig. Padrone Collentissimo

Rispondendo al pregevole foglio di V. S. Illustrima de’ 8 stante, sono a dirle che a tutte le lettere che enuncia ho dato corso.

Il bastimento poi che a dato fondo in coteste acque fu fatto qui trasportare, trovasi in contumacia; finita la medesima si faràa inventario di tutto ciò che esiste al Bordo di legno, cd io in allora mi farò un dovere secondare le premute di Sua Eminenza. Con sentimenti intanto della più costante stima ho il vantaggio ripetermi di V. S. Illustrissima —Messina 9 Aprile 1799.

Devotissimo Servo Obbligatissimo Giovanni Danero.

Sig. Marchese Malaspina Scilla.

Non contento della lettera scritta a Danero il Marchese Malaspina Ajutantesi diresse anche al Sig. Principe della Scaletta che aveva un comando Militare a Messina, ed ecco la Copia della di lui risposta.


ECCELLENZA


Riveritissimo Sig. Marchese

Arrivatami la sua gentilissima de’  8 corrente tantosto mi sono abbacchio con questo Sig. Generale Danero per disporre quanto si Conviene per l’accerto del Servizio di Sua Eminenza il Cardinal Ruffo; e siccome il Bastimento Francese di cui mi previene trovasi in contumacia, così finita questa si assicuri che si farà il tutto. Con quest’occasione mi esibisco ad ogni suo Comandò e riverirla mi raffermo D. V. E. —Messina g aprile 1799.

S. E. Sig. Marchese Malaspina, Scilla

Seconda lettera del Grazioso Abbate Sparziani

Copia

ECCELLENZA


Ho ricevuta la lettera di V. È. in data 27 dello scaduto, dalla quale ò inteso il di lei ritorno a Scilla per non essere stato ammesso a prattica in Messina.

Faccia pertanto mettere i presi (siccome si era già fatto) con buona guardia in cotesto Castello di Scilla, e vita per vita ed aspetti giacche a forza di scuse non ha voluto portare i presi a Messina, e aspetti dico che si riapra la Comunicazione colla Calabria e con distinta stima sono D. V. E.

Devotissimo Servo F. Cardinal Ruffo Vicario Generale.

Cotrone 1 Aprile 1799 S. Marchese Filippo Malaspina Ajutante Reale Scilla.

A questa seconda lettera del Sig. Sparziani non potè farsi ammeno di scrivere risentitamente al Vicario, e siccome se ne conservò il borro, si trascrive la stessa.


EMINENZA

La di lei lettera del primo Aprile mi costringe di rompere finalmente il silenzio, non che l’altra del 29 Marzo, e dare sfogo a quei Sentimenti di onore che ho sempre gelosamente coltivati, e ne’ quali mi vedo da più tempo dall’Eminenza Vostra sommamente ferito. Io ho ubbidito alla cieca all’incarico che mi ha dato di con’ durre i presi a Messina (commissione, mi permetta di dirlo, ch’era più fatta per ogni altro Uffiziale, che al carattere mio di suo Ajutante Reale, ma questa mia sommissione mi costa ora là pena, ed dolore di vedermi trattato da bugiardo colla frase della sua lettera) giacche a forza di scuse non ha voluto portare i presi in Messina. Io non sono stato mai avvezzo a mentire, e questi sono stati i sentimenti dell’educazione che ho ricevuta, del resto Vostra Eminenza può prendete informazione ne’ luoghi ove io sono stato trattenuto a motivo del tempo, quale barca in quel tempo sia partita per Messina, cosa non ho fatto con i padroni de’ Feluconi per partire dal Pizzo (stante ai 12 Marzo era l’Ajutante ancora nella Spiaggia) e se non è vero che costretto per il tempo di ritornare a Tropea dopo esservi partitole finalmente per solecitare profittai del suo Catacais, siccome gli ho scritto.

Vostra Eminenza mi ha fatto Fon ore di avermi seco, e mio malgrado devo confessare che non ho che amarezza dal momento che siamo in Calabria. L’affare de’ cannoni, ed in pubblico mortificalo: in Monteleone egualmente in pubblico fui ripreso per aver io messo per la sua guardia attorno il suo alloggio una Compagnia di Reggitani (che il Cardinale aveva per gente equivoca )percui chiamai il suo Ajulaute Mazza (poiché il Cardinale ne aveva falli varj) ed innanzi al medesimo chiamata la gente si verificò che non erano di Reggio i Soldati. Alla spiaggia di Gioja dove sì diresse Vostra Eminenza all’improvviso, marciando verso il destino della sua Truppa, che a tutta scappata mi mandò, onde farla ritornare, e portarla a Gioja. Giunto che vi fui con la Truppa, feci lare piedi arme, e feci dispensare del vino a’Soldati che fu motivo per Vostra Eminenza di strapazzarmi avanti la Truppa per aver ciò ordinato senza sua intelligenza.

Queste cagioni della mia dolorosa istoria non disgiunte da altre, che io non rammento a Vostra Eminenza per passare a pregarla di discendere un momento sino a me, per pesare tutta l’estenzione del mio profondo dolore. Per un istante lasci il suo carattere di Vicario Generale, e di Cardinale, e come D. Fabrizio Ruffo in confidenza, ed apertamente mi dica se fusse mai pentito di avermi portato seco, perché in questo caso vi è un ripiego a prendere, col quale così io potrei avere il bene di continuare a potermi dire di Vostra Eminenza Servo ec. — Marchese Malaspina.


Copia ecc.

Ecco la terza lettera di Sparziani de’ 16 Aprile da Cosenza 1799 da delta lettera si rileva, che il Cardinale fu in Cosenza, mentre male informato Fautore della vita del Porporato, o non era con esso, dice non esservi il Porporato mai stato in Cosenza.

Nella nota della pag. 111 scrive, che il Cardinale non fu mai in Cosenza, mentre da Colletta e Botta si portano i saccheggi, e gl’iucendj eseguiti in quella città dal porporato, circostanza che non ha mai intesa quando l’Ajutante passò per Cosenza.


Copia

della lettera di Sparziani in risposta a quella di lagnanze dell’Ajutante più urtante delle antecedenti, e terza di lui lettera.


Signor Marchese Riveretissimo

io non ho dato gli ordini ch’Ella non sia ricevuta a Messina (ma si doveva dare quello per farmi ricevere da Danero) anzi mi sono lagnato col caro di lei Danero (con cui Malaspina non aveva avuto mai rapporto avanti il 99, perché non abbia voluto riceverla assieme con gli Uffiziali, e non si capisce perché usare la parola caro) mentre la comunicazione era interdetta con la Calabria per il legno sospetto di peste, onde questa lagnanza non era applicabile. Dò ordine a D. Luigi Carbone di somministrarle venti once per la paga de’ soldati (D. Luigi Carbone era in Scilla, ed è di Scilla).

Ella si lagna di me, né so che risponderle: ha ragione. Io sono poco simulatore, ma la sua condotta in molte occasioni è stata al quanto equivoca, e le sue conoscenze, ed amicizie potrebbero essere più sicure (ed in appresso si dirà quali erano le conoscenze) l’esecuzioni degli ordini non le riesce mai, e queste sono cose pubbliche, se dunque i dispiaceri sono anche pubblici, non può lagnarsene.

Sono con distinta stima ed osservanza, suo — Cosenza 16 Aprile 1799 — Vostro Servo vero F. Cardinal Ruffo Vicario Generale S. E. Signor Marchese D. Filippo Malaspina Ajutante Reale nella Sanità di Messina.

Ecco altra lettera di Sua Eminenza non scritta dal Sig. Sparziani, ma da altro Segretario tra i vaqche ne aveva, per cui lo stile è umano


Quarta lettera Copia

ECCELLENZA


Credo che per equivoco dica Bandiera Francese per quel legno che aveva dei Generi che a me bisognavano.

Ho piacere che porti a Messina gli Uffiziali.

Avrebbe fatto bene a significarmi quanto sia pei durarne la contumacia di osservazione e mi resto offerendomi—D. V. E. —Tarsia li 19 Aprile 1799—Devotissimo Servo F. Cardinal Ruffo Vicario Generale S. E. Sig. Marchese Malaspina Scilla Quinta lettera del Cardinale, ed è del Signor Sparziani (di peccatore pentito).


Copia

ECCELLENZA


Ho ricevuto il pregievolissimo foglio di V. E. in data 20 del corrente. Spero che finalmente potrà rimettere i prigionieri in cotesta Piazza di Messina ritornare presso di me. Intanto con distinta osservanza mi rassegno. — D. V. E. Policoro 29 Aprile 1799— Devotissimo Servitore F. Cardinal Ruffo Vicario Generale — 21 S. E. Sig. Marchese Filippo Malaspina Ajutante Reale Scilla

Sesta lettera del Cardinale ma non scritta dal Sig. Abbate Sparziani,


ECCELLENZA

Copia

Spero che presto sia per accordarsi la prattica da queste parti, anzi devo credere che sia di già aperta la comunicazione, ed allora potrà finire la di lei incombenza e venire a raggiungermi. E con dupla la dovuta stima e propensione resto dicendomi

Matera 6 Maggio 1799

Devotissimo Servidore Fabrizio Cardinal Ruffo Vicario Generale

A. S. E. Il Sig. Marchese Malaspina

Settima ed ultima lettera del Calcinale


ECCELLENZA


Copia

Fattomi carico di quanto colla sua de’  7 corrente mi dice, prevengo V. E. che potrà consegnare gli Uffiziali presi a D. Luigi Carbone (ch’era di Scilla) a cui dirà di farli detenere cautamente finché si apri la comunicazione con Messina, quando dovrà rimetterli al loro destino; e quindi venga a raggiungermi. Ed in tale aspettativa costantemente mi raffermo.

D. V. E. Altamura 18 Maggio 1799 — Devotissmo Servo F. Cardinal Ruffo Vicario Generale.

Sig. Cavaliere D. Filippo Malaspina Scilla.

Dallo stile diverso delle lettere del Porporato si rileva ch’è da supporre che nella folla delle di lui occupazioni poco si occupava di leggere le risposte delle lettere dell’Ajutante e vi apponeva la firma senza leggerne il contenuto.

Non mancando l’Ajutante del Vicario di urtare Sig. General Danero per consegnare i presi in Messina n’ebbe la seguente lettera.


Copia

Illustrissimo Sig. Sig. Padrone Collentissimo

Per quanto le circostanze di questo Lazzaretto mi han permesso alla fine mi è riuscito d’arbitrare d’una stanza. Ella dunque è disposta agli ordini di V. S. Illustrissima onde poter promoldalmente situare i tre Uffiziali presi; ed ecco soddisfalle le di lei brame, purché ella si compiaccia che i tre presi suddetti siano custoditi da 23 una Guardia che dovrà lasciare mentre io qui non ho forza per far custodie i medesimi in detto luogo.

La priego quindi di rimanere in questa intelligenza dietro il suo riverito foglio de 6 stante, mentre pien di stima sono per sempre Di V. S Illustrissima—Messina 9 Maggio 1799 Divotissimo Obbligatissimo Servo Giovanni Danero.

Sig. Marchese Malaspina Scilla.

Il detto Marchese non volle assumersi la responsabilità di lasciare parte della Truppa che aveva alla custodia de’  presi, senza di lui, né volle diminuir geme in pregiudizio del Cardinale portandone di meno quando ritornava presso il Porporato, al quale dando parte della risposta di Danero ne venne in risulta la lettera dei 18 Maggio data da Altamura indietro segnata dal Cardinale.

Il fatto si fu che in detto frattempo di proposte e risposte, si diede prattica, ed i presi Uffiziali furono consegnati in Messina riscuotendone dal General Danero un ricivo della consegna di essi, ed il Marchese Malaspina si mise in viaggio per terra con la sua Truppa per raggiungere il Cardinale.

PAGINA 155, CAPITOLO IX. AVVENIMENTI IN BASILICATA

E NELLE PUGLIE.

OSSERVAZIONE DECIMASECONDA.

Si entra in qualche dettaglio su detto articolo per chiarire la finta persona passata per il Principe Ereditario di Napoli, poiché in un libro che di recente è comparso si porta tutt’altro, che quello che in fatti fu credutoli Principe Ereditario, mentre in tal libro però vi sono narrale circostanze ben esagerate, e non documentate. Vi erano varj Corsi in Napoli al soldo degl’inglesi. Essi vedendo che Napoli era per essere occupato dai Francesi, s’imbarcarono, e varj di essi furono ajutati dall’Arcivescovo di Taranto Monsignor Capecelatro da cui fecero capo per farli passare in Sicilia, e ciò sta narrato da Monsignore al Marchese Malaspina. Un certo Bouquechampe e de Cesare, della comitiva Corsa, rimasero a Brindisi, de Cesare passava per il Principe di Sassonia, ed altro di quella Comitiva fu preso per il Principe Ereditario. Questa illusione giovò molto alla causa del Re. De Cesare andiede via da Brindisi dove si era rifuggiate, che poi rimase al servizio di Napoli, e fu fatto Brigadiere, giacché si pose alla testa di un corpo di masse. (1 compagno Bouquechampe cadde io mano de’  Francesi.

PAGINA 180, OVE SI DICE CHE IN POGGIO URSINO

RAGGIUNSE L’ARMATA IL MARCHESE MALASPINA.

OSSERVAZIONE DECIMATERZA

Con effetto in tal luogo l’Ajutante Malaspina raggiunse il Vicario Generale Cardinale in Maggio. Gli consegnò il ricevo del General Danero della consegna de’ tre presi Uffiziali, ed indi domandò a Sua Eminenza qual erano le sue amicizie in Calabria, ove non era mai stato, che potevano essere più sicure, come scriveva con altre frasi pungenti della lettera de’ Aprile da Cosenza. A questo il Cardinale l’indicò la conoscenza del Brigadiere D. Nicola Macedonio Governatore della Piazza di Reggio.

Allora rispose l’Ajutante, compatisco Vostra Eminenza perché è stato sempre a Roma, ma deve sapete Vostra Eminenza che dalla prima mia eia ho veduto in casa mia D. Nicola Macedonio, perché molto amico de miei genitori, e ne può domandale a suo Fratello D. Francesco. D. Nicola Macedonio, come sta detto, sollecitò il Cardinale a passare in Calabria, e venne ad ossequiare il porporato due volte alla punta del Pezzo ove si sbarcò; ed in quella circostanza abbracciò con cordiali modi Malaspina. D. Nicola Macedonio fu tolto dall’impiego per rapporto fatto a Palermo alla Corte dal Cardinale; varie cose furono dette al Cardinale, massime, credo da Fiore, e da Carbone, contro Macedonio, passato sempre in Napoli per uomo di onore. Egli si portò in Palermo ov’era la Corte, stante che gli vennero assegnali 120 ducati al mese di soldo; se Risserò stati veri i carichi dati tra’  quali si vuole esser egli sordo, non avrebbe avuto 120 ducati il mese. Mentre il Marchese Malaspina era Sedia con i tre prigionieri, ricevette da Reggio una lettera dal Signor brigadiere Macedonio, colla quale gli palesava la di lui sorpresa, nel vedersi in quelle circostanze senza saperne il motivo, tolto d’impiegp che desiderava saperlo da Malaspina., che. non potè appagare, non sapendone niente anch’esso. Ciò che vi è di positivo si è, che Macedonio mentre era il Cardinale alla punta, del Pezzo gli somministrò quanto potè dargli in quell’epoca terribile, e lo prova la seguente origina) lettera di Macedonio che coi altre del General Danero, il Cardinale passava al suo Ajutante per essere di oggetti militari.


Copia dal suo originale.

ECCELLENZA EMINENTISSIMA.


Con pregiatissimo foglio di questa data V. E. Eminentissima si è degnata accusarmi il ricivo dello stato attuale della forza effetti va, e mi dice che non ha ricevuta la opta delle Truppe che devono costà venire, che eseguissi la rimessa delle cose ordinate, non valendo il dire, che nol permise il tempo cattivo. In risposta sono a rassegnare a V. E. Eminentissima, che oltre di quella Truppa annotata nello stato ce gli umiliai, non se ne trova qui altra, la quale nemmeno basta pel necessario servizio di questa Piazza, 0 per la custodia di tanti presi che sono in questo quartiere. Se crede poi per Truppa quelli volontarj Cacciatori, ed altri snidati fuggiti dal campo, le fo presente che questi non si trovano qui, ma dispersi ne’ loro rispettivi paesi, e per averli, bisogna che V. E. Eminentissima facci uso della sua Autorità, e venendone glie l’invierò subito. Riguardo alle cose che mi ordinò si trovan pronte sin da jeri. E qui non vi è altro mezzo di rimetterle che per mare, non trovandosi qui vetture (sulle quali anche crederei non potersi trasportare) perché si renderebbero dell’intuito inservibili sicché, per non attrassare il vantaggio, non ostante il tempo continuasse cattivo, ho fatto varar la barca, e credo che a quest’ora sia arrivata, mettendo l’E. V. Eminentissima nell’intelligenza che quelle cose che non si possono all’istante eseguire, nasce da impossibilità fisica, non già che io omettessi attenzione, zelo e fatica per adempire a quanto mi viene da V. E. Eminentissima ordinato, e se mai co panda che le mandassi quella Truppa che si trova qui, eseguirò quanto mi ordinerà. In risposta poi a quanto mi ha incaricato con altro foglio de’  9 del corrente, affinché questa Università somministri prontamente 60 paglioni, ed altrettante coverte, e rimetterle colla barca qui spedila, vengo a rappresentarle, che avendo comunicato tali ordini a questi Snidaci per l’esecuzione, i medesimi mi Riferirono, che non si trovano in questa Città pagliacci e coverto per uso di affitto, menoché se si volessero prendere colla forza quelle de’  particolari abitanti di questa Città, e vicine contrade, il che non stimaron fare senza un particolar comando, onde io fattomi carico delle premere dell’E. Eminentissima, ho stimato prendere tutt’i paglioni e le coverte che teneva il Commissionato dell’Assentista di Messina che lasciava per uso di questa guarnigione, che sono numero 34 paglioni e 16 coverte, e le invio colla barca che qui ha spedita, non essendovi altro mezzo d’onde poterne procurare altri, potendo V. E Eminentissima per il dippiù fare capo, qualora stima, dallAssentista Generale di Messina. E pieno del solito ossequio, costantemente m’inchino.

Di V. E. Eminentissima — Reggio io Febbraro 1799

P. S. Si compiaccia V. E. Eminentissima riceversi in questa l’originale lettera del Sindaco per rimanere pienamente intesa. Con questa occasione l’invio un individuo Tamburro del Reggimento Beai Borbone odia sua cassa corrispondente a tenore degli ordini datimi. — Dev.mo obbl.mo Servo vero osseq. Nicola Macedonio.

S. E. Eminentissima Sig. Cardinale D. Fabrizio Ruffo. Vicaria generale del Regno — Pezzo.

Alla punta del Pezzo Sua Eminenza si trattenne varj giorni, stante che avanti di marciare dentro le Calabrie, dovette fornirsi di gente vestita, facendo venir da Messina dell’arbace, e munizioni da guerra, ed agli 11 Febbraro si era ancora al Pezzo, come seguano le lettere del General Danero dirette alla punta del Pezzo% che sono in mano dell’Ajutante del porporato, il quale anche procurò di far togliere Danero dal comando della Piazza di Messina, caricando di essere Generale mal circondalo ma non gli riuscì: del resto il Cardinale D. Fabrizio Ruffo era per altro uomo umano, ma ambiziosissimo della sua Gloria ed Autorità, di carattere sospettoso, ed indipendente nelle sue opinioni, e niuno ne sapeva più di lui, mentre sopra lutto metteva la lingua. Il suo fratello D. Francesco aveva però nel carattere quel veleno che mancava al Fratello, ma tutti e due impetuosi. Il Cardinale dotato di vedute, proggettista circa di pubblica economia amministrativa, e da persone di Caserta viene asserito, che avea posta l’Vmministrazione di quel Real sito di cui ne fu Intendente, e di S. Leucio in uno aspetto utilissimo, che prima di esso quell’Amministrazione non aveva, e dotato della finezza della Corte Pontificia.

PAGINA 188, UVE SI DICE LO SBARCO DE RUSSI IN MANFREDONIA.

OSSERVAZIONE DECIMA QUARTA.

I Russi raggiunsero il Cardinale in Bovino, o per meglio dire a Monte Calvello, comandati dal Tenente Colonnello Belli, e portati dal Ministro Diplomatico che faceva le funzioni di Commissario Generale Signor Cavaliere D. Antonio Micheroux, provvedenti da Corfù, con essi poi vi furono un centinaio di Turchi, poiché la Porta Ottomana si era proposta di assistere il Re di Napoli. Il corpo Russo non arrivava a 500 soldati su i primi tempi, e ciò si può asserire dal Marchese Malaspina ch’ebbe la cura de’ medesimi alla partenza del Ministro Micheroux per trattare a Firenze col Generale Murat una pace colla Corte dì Napoli. In Ariano di Puglia giunse il Tenente Colonnello D. Scipione La Marra da Palermo, con lettera della Regina con due compagnie di Soldati di Fanteria, e portò una bandiera ricamata dalle Reali Principesse, pel Reggimento detto di poi Reali Calabresi, quello appunto cominciato a formarsi alla punta del Pezzo, p. Scipione La Marra fu fatto Colonnello per la lettera portala della Regina, e morì poi Brigadiere in Napoli, ma con cattiva riputazione.

Verso l’ultimo si metteranno i dispacci delle funzioni di cui fu incaricato il Marchese Malaspina entrate in Napoli il Cardinale.

PAGINA 197, OVE SI DICE AVVENIMENTI DE’ 13 E 14 GIUGNO 1799

OSSERVAZIONE DECIMAQUINTA.

Siccome nell’attacco di Napoli si parla di Pane di Grano di cognome Gualtiere, è d’uopo far conoscere un’azione generosa di quell’uomo, il quale liberò dalla morte e dalle sevizie l’Autore di varie opere d’ingegno, e di stile encomiato, chiamato Paul Louis Courrier, il quale in tempo della seconda invasione de’ Francesi in Napoli, trovandosi in Calabria Courrier cadde in mano di una banda chiamata allora da’ Francesi di Briganti, di cui Pane di Grano n’era capo. Fu dal Courrier dunque raccontato, che lo volevano straziare. perché francese, pia Pane di Grano non alieno alla umanità, fece tanto, che persuase i compagni di lasciare a lui la cura di seviziarlo, e misero in carcere il Courrier, purché per una spedizione dovette Pane di Grano e la Banda partire. Pane di Grano pella notte si presenta a Paul Louis Courrier, aprendo il luogo ove era chiuso, e gli dice, io ho mostrato più accanimento contro di appunto per salvarti; ti lascio aperta la porta, e fuggi.

PAGINA 204 NELLA QUALE SI DICE DALL’AUTORE DELLE MEMORIE ALLA FINE DELLA PAGINA, CH’ERA SÌ GRANDE IL CARICO DI PROVVISIONE DI BOCCA DELLA COLONNA DEL CARDINALE, CHE LA LINEA ERA COSÌ ESTESA, CHE LA FRONTE DE’ CARRI DI PROVVISIONE ERA VICINO PORTICI, E LA CODA DELLE CARRETTE NON ANCORA ERA USCITA DA NOLA, DA DOVE SI PARTÌ PER VENIRE ATTACCAR NAPOLI.

OSSERVAZIONE DECIMASESTA.

Sembra alquanto esagerato quanto su di ciò narra Fautore delle memorie della vita del Porporato, giacché essendo colla Segreteria del Cardmale non poteva essere in tutti i luoghi per osservare la lunga estenzione di carri, tranne la ci costanza di essere salilo su di qualche altura, e di vedere co’ cannocchiali la lunghezza della linea descritta sì estesa. Un armata di 20000m Uomini avrebbe potuto guarnire con Truppa quel lungo carriaggio di carri, di animali da tiro con uomini sopra, e così tentare d’ingolfarsi in un paese nemico, come si doveva in quell’epoca riguardare Portici vicino alla Capitale, mentre il Porporato non avea forse abbondanti per difendere da attacchi detto lungo carriaggio; tantopiù che si dovea temere di una colonna comandata da Schipani de’ Schipani, del Duca dì Diana, il quale antico militare, ci attaccò alla Favorita, e posti Vicini il dì 14 Giugno, onde per guardare que’ siti, condursi al ponte della Maddalena ove vi fu Fazione il giorno 13 Giugno, guardare con truppa il carriaggio, dell’Armata vi voleva altra forza che quella che portò il Vicario Generale, per dividerla in tante partite.

Si prosiegue dall’Autore delle memorie l’esposizione dell’azione del 13 di Giugno, e del Campo ai Granili fortificato con Truppa ma non sì deve credere con le regole dettarle.

Chi non vi fu crederà per la brillante descrizione che ne fa l’autore, che tutto fosse messo in opera e in regola d’arte, e come un Armata operando militarmente. Tranne i Russi, e pochissima troppa di linea che si portava, tutto il resto si può dir francamente massa, e da Massa agiva, stante né anche nna sentinella si trovava nei giorni successivi ai 13 Giugno, che guardassero i cannoni del campo, ed abbenché vengono nominate Compagnie di Cacciatori, e Cavalleria, Treno di Artiglieria, non esistevano così regolale che su la carta le forme descritte.

Tutta la forza che attaccò Napoli, compresi i Russi, e poca truppa di linea, con li corpi di Masse, non muti lava ad 8000m uomini) e appena si arrivava a 7000m. senza unita, senza disciplina ognuno aggendo da sé, tranne le poche truppe regolari, massime i Russi. L’attacco al Ponte della Maddalena non fu lungo.

Il dippiù delle masse delle provincie vicine alla capitale come la gente di Nunziante, di Sciarpa, della Provincia di Salerno, non che altri non si trovarono all’attacco di Napoli, ma vi piombarono dopo la resa della Capitale per partecipare del Bottino. Il numero di esse in compagnie, sitrova descritto nei tre libri in quarto voluminosi, che per ordine furono depositati da Malaspina all’Archivio della Guerra.

Il Generale Wirtz antico uffiziale de’  Reggimenti Esteri al servizio di Napoli, che comandava i Patriotti; ferito al Ponte della Maddalena, si ritirò con i medesimi, e la Civica Repubblicana di quell’epoca parte nel Castello Nuovo, dove comandava Wirtz, e parte in altri siti ed il fuoco di Caracciolo da Mare, contro le armi del Re fu altresì cessato.

PAGINA 210. OVE SI PARLA DEL COLONNELLO CARBONE 

OSSERVAZIONE DECIMASETTIMA.

Quanto dice di Carbone l’autore delle memorie ne dovette avere i ragguagli dall’istesso Carbone, poiché l’autore delle memorie non poteva esservi presente, né in tutti i sili. Per altro non so uniformarmi che il Colonnello de Settis che comandava il Reggimento Beai Calabria, tollerasse che altri si mettesse alla testa del di lui Reggimento nell’attacco al Ponte della Maddalena come sta narrato. Il Colonnello Carbone pervenuto a Colonnello, perché fatto dal Cardinale; ed indi confermato dal Re, si disse ch’ebbe anche per i suoi Servizj in quella impresa, una rendita in beni fondi di annui 500 ducati. Esso nella ma rei a dalla Punta del Pezzo a Napoli, se non si equivoca, ebbe anche dal Cardinale l’incarico del pagamento giornaliero delle masse. Il Porporato protesse Carbone non solo pe’ di lui servizj, ma per una parziale deferenza per la famiglia Carbone di Scilla, giacché vi eia entrata in quella casa una Spuria Ruffo di quelle varie che vi erano in que’ luoghi.

PAGINA 212 OVE SI DICE ERA CIRCA UN ORA DI NOTTE.

OSSERVAZIONE DECIMOTTAVA.

Il racconto dell’Autore Signor Abate Sacchinelli p?r il salto in aria del Forte di Vigliena non distante dalla fabbrica detta de’ Granili. Il Cardinale si ritrovò rimpetto a Vigliena quando accadde l’espulsione, e disse, chi ha coraggio vada a vedere ciò che e accaduto. L’Ajutante Reale si spiccò entro il Forte di Vigliena in parte dirupato, e fu seguito dal suo Cameriere Fiamengo, giovine di assai coraggio, pel quale colpito il Cardinale nella marcia della spedizione gli offerì una piazza di Capitano, che il cameriere rifiutò ma ebbe poi una piccola pensione dal Re assegnata su i Fondi che si diedero dal Re al Capo Massa Sciarpa della provincia di Salerno. Egli si chiamava D. Cesare Colin, già morto ed ha lasciati dei figli; non si trovò tutto il Fortino Vigliena saltalo in aria come si riferisce, ma una porzione di esso, ed imbarazzalo di pietre sopra pietre, ove si portò morto il Tenente Colonnello D. Francesco Rapini che attaccò il Fortino, Tenente Colonnello fatto dall Cardinale ma un vero coraggioso Lazzarone Ciarlone.

Nella pagina 214 poi si descrive l’attacco fatto dalla Colonna di Schipani il 14 Giugno che avea servito, credo, nell’Artiglieria del Re, cugino come si è dello di Schipani, de’ Schipani Duca di Diana.

Il commendatore D. Francesco Ruffo, che il Cardinale destinò con masse, e poca Truppa a Portici per guardarci le spalle ai granili al Ponte della Maddalena, essendo attaccato i suoi Avamposti dalla colonna di Schipani, e battuti; mandò dal Cardinale suo fratello due volle a domandare rinforzo. Vi furono mandati i Russi e con i medesimi altra gente. L’operazione fu decisa singolarmente dalla Truppa Russa che sbaragliò la Colonna di Schipani, ne prese l’Artiglieria stante la vista di quella Truppa Estera che ai credette dal nemico maggiore il numero, ed il non aver prese Mejchan Comandante de’ Francesi in Sant’Elmo, alcun impegno in quell’affare decise della riuscita dell’impresa di Napoli.

La Colonna di Schipani si vuole che fusse forte di 1000 uomini, e tutti quasi antichi soldati. Schipani venne preso, e subì la morte.

I Russi furono per tutto di un grande ajuto, giacche è Truppa che. il Re di Prussia Federico II. nell’istoria della sua guerra di 7 anni, parlando de’  Moscoviti, dice, mi riesce più facile di ucciderli, che di farli andare indietro. Senza l’ajuto del popolo per altro mosso forai da mani occulte, ed a vendetta contro il partito rivoluzionario che fu suo nemico per facilitare l’entrata di Championnet, e sua armata io Napoli; per cui il popolo Napolitano fece quella opposizione descritta: non assicurerei che Napoli fusse stato acquistato dal Cardinale colle forze piccole che avea, senza il concorso di tante circostanze favorevoli, e massime del concorso della numerosa popolazione della Capitale contro de’ Francesi.

L’Ajutante del Cardinale quando nell’Aprile del 1800 fece una corsa in Palermo, volendo S. M. la Regina raccontata l’entrata in Napoli, e varie altre circostanze di quell’epoca, disse alla fine, vuol sapere V. M. la verità, Napoli ha preso Napoli, perche senza l’ajuto dell’immenso popolo, l’impresa era dubbia assai.

PAGINA 230, OVE SI DICE OPERAZIONE DA 15 A 24 GIUGNO.

OSSERVAZIONE DECIMANONA.

Alla pagina 131 si racconta il fatto della mattina del 15 Giugno il quale fu il seguente, e ne fu testimonio l’Ajutante del porporato Marchese Malaspina che si trovava a cavallo dove avvenne. Il Cardmale abitava nell’ultima punta dell’ultimo casamento avanti a’ Granili ora proseguito da altre fabbriche. Al l’altra punta del casamento vi è una Chiesetta. Il Cardinale sortiva dalla stessa; s’imbatte con una banda di popolo armato che trascinava nel sito dove alloggiava il Cardinale varj patriotti, o così detti, che già erano stati svisati e feriti dal popolo: al vedere Sua Eminenza questo spettacolo infelice, si mise esso ad ammonire li feroci di tale sevizia, ma appena finito egli di parlare, sotto i suoi occhi li fucilarono e non già come sta scritto dall’autore delle memorie che fu ubbidito nell’istante, e che poi dopo pochi momenti li fucilarono: Il Cardinale a tale eccesso commesso sotto i suoi occhi, si ritirò subito mettendosi le mani avanti il viso.

PAGINA 268, OVE SI PARLA DELLA MATTINA DE 10 LUGLIO 1799, GIUNTO IL RE NELLA RADA DI NAPOLI.

OSSERVAZIONE VENTESIMA.

Racconta l’Autore della vita del porporato, che mentre il Re era sul Vascello Inglese il Fulminante comandato dall’Ammiraglio Nelson, vidde col cannocchiale che una bomba tirata dalla batteria che servivano gli Artiglieri Russi, spezzò l’asta della bandiera Francese in S. Elmo. Ecco poi ciò che asserisce il colonnello D. Giuseppe Castellano, ora Comandante Militare della Provincia di Salerno, in una sua letterario ero con una batteria da me costruita nel silo nominato Due Porte nell’assedio di S. Elmo, e Tasta Repubblicana spezzata in S. Elmo lo fu dalla mia batteria.

Il Re dava fondo nella rada di Napoli, ed ordinò al Duca d’Ascoli ch’era con lui, come vi era il Generale Acton, sentendo le grida della gente accostata al Vascello ripa, viva il Re, e del Comandante Castellano per l’asta della bandiera spezzata, ordinò ad Ascoli d’informarsi chi era Castellano, ed avverato il fatto ordinò al di lui Ajutante Conte Luch Ventimiglia, di scrivermi, dimostrandomi il gradimento del Re, ed incaricandomi di andare all’assedio della Piazza di Capua, appena terminala l’operazione di S. Elmo che fu reso gli 11 Luglio 1799, ed indi mi recai all’assedio di Capua che alla 2.a parallella si rese, ed entrai a prendere la consegna dell’Artiglieria, poiché nel corpo di Artiglieria io aveva fervilo, e mi diressi alla casa di Friozzi in Capila, óve abitava il General Francese Girardon, che si negò di riconoscermi, stante che non riconosceva che i plenipotenziari inglesi e Russi, co’ quali avea capitolato. In fine dopo un lungo dialogo ben forte con Girardon senza buon fine, Castellano disse, che di nuovo sortiva dalla Piazza per ripigliare in nome del Re che non voleva riconoscere, le ostilità contro la Piazza. Nell’andar via dalla casa del Generale fui fermato da una comica chiamata la Morriché donna di piacere del Girardon, la quale mi disse di attendere, che mi avrebbe portato l’ordine pel Colonnello di Artiglieria per darmi la consegna. Se di ciò non si è fatta menzione da Sua Eminenza, io devo dire che io mai vidi il Cardinale, giacche all’assedio di S. Elmo i miei rapporti erano diretti al Tenente Generale Duca della Salandra che comandava l’assedio, né conoscevo, che di veduta i preti della Segreteria di Sua Eminenza, perché non ci volli avere rapporto…

PAGINA 293 OVE SI PARLA DELLA CAPITOLAZIONE DI S. ELMO

OSSERVAZIONE VENTUNESIMA.

Tra quelli che firmarono la capitolazione di S. Elmo Vi fu il Duca di Salandra che avea il coniando dell’assedio, ed ove Malaspina andava ogni mattina a prenderne i rapporti. Una mattina il General Salandra disse a Malaspina che avesse detto al Cardinale eh’ era avvicinato da persone equivoche. Il Marchese Malaspina stimò di dirlo al Fratello del Cardinale che faceva da direttore della Guerra. D. Francesco Ruffo commissionò Malaspina di dire a Salandra l’indomani in di lui nome che le di lui circostanze non erano felici, e che si fusse passata la mano per la Coscienza Salandra nel momento rimase, ma ripigliatesi disse che mi provino e documentino ciò che di me si dice nel tempo della Republica Napoletana.

Ciò che vi è di positivo che il Re avea destinato, che il Cardinale l’avesse fatto fare da Capitan Generale nel giungere in Napoli, ma mentre che aveva un tal Comandò Salandra fu tolto, ed ebbe ordine di andare a comandare la piazza di Trapani in Sicilia maneggiatosi Salandra ottenne avanti di andare a Trapani, di essere dal Re in Palermo, ove rimase poi per Comandante delle armi Calandra presentatosi sul Vascello ov’era S. Maestà, chi fu presente notò, che il Re non gli fece alcuna grata accoglienza.

PAGINA 272 OVE SI DICE APPENA S. ELMO VENNE CONSEGNATO.

OSSERVAZIONE VENTIDUESIMA

Il Cardinale dopo la resa di essa, si portò alla Chiesa del Carmine, ove fu solennizzato un Tedeum ed indi passò in Napoli alla casa di Bagnara al Mercatello, e poi accomodato il Palazzo Reale che fu saccheggiato, passò ad abitare a’  Palazzo.

Il suo fratello ceduto S. Elmo, si prese da ciò motivo per mandarlo a Palermo per toglierlo da vicino il fratello Cardinale, che tornò in Napoli, che quando vi fu Cassaro mandato per Luogotenente del Regno dopo la partenza del Porporato. per il Conciavo per il nuovo Papa per la morie di Pio VI. e la di lui partenza da Napoli ili al 4 di Novembre dopo una festa magnifica da esso data per il nome della Regina Carolina.

Sul conio Di Francesco Ruffo racconta l’autore della vita alla pag. 29, che il Cardinale volesse far proclamare Redi Napoli D. Francesco suo fratello; questa fu una diceria cosi frivola, che non induceva osservazione, né dovevasi, credo, valutare per cui, dopo la resa di S. Elmo, come ostaggio fu mandalo a Palermo dice l’autore delle memorie pag 260.

Egli ebbe 3000m ducati di pensione annui, fu da Capitano ritiralo, fallo Colonnello, ma credo onorario, e Maggiordomo di settimana. L’Aiutante Marchese Malaspina dopo partito da Napoli il Cardinale, con patente de’ 3o Decembre 1799, fu fatto Tenente Colonnello di Fanteria e con 6oo ducati annui di pensione, ed ai 2 Maggio del 1800 quando ritornò in Palermo fuori di promozione, fu fatto Gentiluomo di Camera di Esercizio e gli rimase il soldo di Ajutante Reale.

Il Cardinale ebbe una rendita del Re, con beni della casa del Principe della Riccia, con una Badia, ed in perpetuo, che si disse ammontare a 20000m. ducati annui, poi assai ridotta in tempo de’ Francesi del 1806, dalla Commissione Feudale, fu fatto Consigliere di Stato, ed ebbe uno de’ primi Ordini di Russia. La di lui Sorella Contessa di Snella, fu fatta Cameriera Maggiore della Principessa Ereditaria, ed il Principe della Molta Bagnata, Nipote, fu fatto nell’epoca dal 1799, con le grazie date al Cardinale, Gentiluomo di Camera di Esercizio. Ad onta di tutto questo, persona accanto del Re Francesco ha veduto l’ordine che il Re Francesco teneva per l’arresto del Cardinale, ma Nelson che l’ebbe non trovò motivo di dare esecuzione a tal ordine, ed il Principe del Cassaro confidò a Malaspina, che per disposizione del Re passò all’immediazione del nuovo Luogotenente Principe del Cassero con gl’incarichi, che già aveva de’ Russi, Truppe, e masse che durarono finché Malaspina ripartì per Palermo, che fu in Aprile del 1800; confidò al medesimo, che nel Consiglio di Stato in Palermo fu proposto di chiamar il Cardinale in Sicilia a dar conto della di lui impresa; poiché se gli era ingiunto ancora, di non marciare in Napoli se non giungeva la Truppa che venne da Sicilia col Maresciallo Acton ed il Generale Brocardi, per cui prese Napoli non con forze sufficienti, e obbligalo perciò a far quella capitolazione che non si volle riconoscere da Nelson Comandante della Squadra Inglese che venne in Napoli per mancanza di forza; questa circostanza sembra perciò più al caso figari co fallo al Cardinale, il voler proclamare Re di Napoli il suo fratello D. Francesco. La Regina fu quella che si oppose, per quanto diceva il Principe del Cassero, di chiamarsi il Cardinale a dar conto della disimpegnata commessione, dicendo dopo un servizio di tal sorte bisogna perdonare al Cardinale ogni svista, mentre facendo diversamente, compariremo in faccia del mondo bene ingrati, ed in altre occasioni non troveremo chi si presterà a nostro vantaggio, Certo che il Generale Acton non credo che fosse amico del Cardinale, ed all’Ajutante Malaspina il Sig. Canonico Vitale che fu presso del Cardinale nella Segreteria del fratello, ha detto, che avendole scritto Acton quando vide che le Calabrie si sottomettevano al Re che voleva mandarle alla sua mediazione un suo nipote, il Porporato rispose, V. E. non lo faccia, giacché il nome di Acton è male appreso nel Regno di Napoli. La franchezza del carattere del Cardinal Fabrizio Ruffo fa credere verissimo tale risposta, tanto che nell’istoria della vita si porta dall’Autore una lettera di Sua Eminenza al Re, ove metteva in dubbio la fedeltà del Ministro Acton per carte ritrovate presso il Tesoriere Marchese Tacconi, di cui si parla molto dall’autore, tanto quanto Tacconi fu in Messina non che poi in Calabria.

Per il dippiù l’Autore si riporta alla narrazione delle memorie dell’Abate Sacchinelli per lasciarne ad altri l’osservazione, anche delle dette osservazioni scritte, come sta detto nel proemio per schiarire alcuni fatti, e circostanze avvenute, mentre un dettagliato racconto che l’autore di tal epoca non ha creduto pubblicare, per i documenti che vi sono; ma non fa di meno di soggiungere, chi scrive, che l’Abate Sparziani fornito di maligna scaltrezza, si presentò a Roma al Marchese Malaspina ov’egli era andato dopo aver adempito agli ordini del Re di fare col comandante dell’Armata Francese che occupò il Regno ne’ principj del 1806: una capitolazione, di unita al Duca di Campochiaro de’ Forti della Capitale, e Piazze del Regno di Napoli. Fu l’andata in Roma di Malaspina alla fine dell’anno 1806 per, un passaporto domandato a Giuseppe Bonaparte allora Principe allorché entrò in Napoli.

Sparziani che allora era in Roma impiegato nella Corte Pontificia di Pio VII;fu ricevuto da Malaspina come meritava la sua condotta, e non si vidde più, stante la pessima accoglienza ricevuta.

E qui si trascrivono i Dispacci delle funzioni di cui fu incaricato il Marchese Malaspina per la tenuta di economia dell’Armata, si rileva dai detti dispacci dopo l’entrata in Napoli del Cardinale che avvenne dopo la resa di S. Elmo come sta detto.


Copia ecc.

Ad oggetto, che gli Ospedali degl’incurabili di S. Giacomo, e dell’Annunciala possono conseguire prontamente l’importo delle giornate di Ospedalita, ho disposto; che a tutti gl’individui della Truppa a massi, e di altri Corpi, che conseguiscano il Presidi venticinque grana il giorno si ritengano tredici grana il giorno pel tempo, che sì mantengono. Infermi in qualcheduno de’ delti Ospedali, che il Brigadiere D. Emmanuele Carrillo incaricato di tutto ciò, che concerne la buona assistenza de’  malati negli Ospedali medesimi; rimetta ogni sera a V. S. Illustrissima il rapporto dei Soldati Infermi individuando chiaramente l’ospedale, in cui trovansi. e il Reggimento al quale appartengono; onde sia di sua regola nel dover vistare i rispettivi piedilista; e che in ogni mese ciascheduno di detti Ospcdali produca la nota delle giornale d’Ospidalità, che deve conseguire per disporsene il corrispondente pagamento del Corpo. Le partecipo intanto a V. S. Illusi. ma per l’adempimento di sua parte Napoli io Luglio 1799 — Firmato Fabrizio Cardinale Ruffo

Signor Marchese Malaspina.

Lettera


Copia

Eccellenza–Coerentemente alle determinazioni di Sua Eminenza il Cardinal Ruffo, ho l’onore di significarle, qualmente avrà V. E. per l’avvenire l’incarico di sopraintendere alla special cura del Corpo de’ Russi — E perche l’E. V. rimanga sollevata dal pensiero de’ piccoli oggetti, relativi ai loro mantenimento, ho incaricato di questi il Signor Capitano D. Sebastiano Pousset, il quale fu già da me proposto ad una tale incombenza in occasione degli Assedj di Sant’Elmo, e di Capua, e che dovrà intendersela con Lei, e darle conto di tutto—Ho l’onore di essere co’ sentimenti della considerazione più distinta—Napoli 6 Agosto 1799—Obbl.mo Servitor vero Firmalo II Cavaliere Antonio Micheroux — Di V. E. Sig. Marchese Malaspina Napoli.

Ho l’onoro di essere co’ sentimenti della considerazione più distinta.

Napoli 6 Agosto 1799.

D. V. E.

Dev.mo ed Obbl.mo Servo vero.
Il Cav: Amomo Macherolx.

Copia ecc.

Vuole il Re che sino a quando non si possano stabilire i metodi regolari, e prescritti dalle Reali Ordinanze, e le particolari Sovrane risoluzioni circa i pagamenti della Truppa, e l’economia del l’esercito, continui V. S. Illustrissima nella commissione incaricatogli, e tanto lodevolmente da Lei finora dissimpegnata, di vistare i pagamenti delle Reali Truppe, sì regolari, Moscovite, che in massa; nell’intelligenza di essersi spediti gli ordini al Tesoriere Versa ce, acciò in vista de’ Stati delle mentovate Truppe corroborati colla sola firma di V. E. Illustrissima, paghi le somme chg le saranno ordinale, ai rispettivi Quartier-Mastri per le Truppe Regolari, ed alla Contadoria per le Truppe a massa. La Real Segreteria di Stato, e Guerra nel Real nome lo partecipa a V. S. Illustrissima per l’adempimento di sua parte — Palazzo 3i Agosto 1799—Firmato Ferdinando Logerot Direttore della Guerra—Sig. Marchese Malaspina.


Copia ec.

Comanda il Re, che durante l’assenza del Cavaliere Micheroux Ministro Plenipotenziario, e Commissario Generale, sia V. S. IH. incaricata della successiva cura delle Truppe Russe, che rimangono ai Servizio Militate di questa Capitale, la Reai Segreteria di Stato, e Guerra glielo partecipa per suo governo, e adempimento— Palazzo 24 Dicembre 1799—Firmato Ferdinando Logerot—Sig. Marchese Malaspina Aiutante Reale.

fonte https://www.eleaml.org/ne/stampa2s/1837_Osservazioni_memorie_vita_cardinale_Ruffo_2019.html

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