PACE DI CALTABELLOTTA, 1302
Famosa pace tra Federico II d’Aragona e Carlo di Valois, firmata il 19 aprile 1302 nel feudo, appunto, di Caltabellotta, ora in provincia di Agrigento. Con essa si poneva fine alla guerra tra aragone si e Angioini, scoppiata alla morte di Federico II e alla di scesa deglio Angioini in Italia. Carlo d’Angiò, grazie all’appoggio papale, si era infatti stabilito nel sud dell’Italia e aveva eliminato tutti i funzionari al servizio degli Svevi. Ma il suo governo non aveva portato alcun giovamento ai siciliani, che rimpiangevano la politica degli Svevi, aperti alle innovazioni. Verso gli Angioini c’era una forma di intolleranza da parte della popolazione locale, che era sottoposta a un forte fiscalismo per mantenere i regnanti francesi. Accanto alla popolazione palermitana c’era anche l’aristocrazia locale, alleata agli Aragonesi di Spagna e avversa alla dominazione angioina. Gli Aragonesi avevano interesse per la loro politica mediterranea a mettere le mani sull’isola e nella persona di Pietro d’Aragona, che aveva sposato Costanza, figlia di Manfredi, da cui gli discendeva il diritto alla corona, stipularono con gli Angioini la pace di Caltabellotta. Secondo gli accordi la Sicilia andava agli Aragonesi, nella persona di re Federico, mentre il Napoletano restava agli Angioini. Con gli Aragonesi (cui dal papa fu infeudata anche la Sardegna) il potere restò fondato comunque sulla collaborazione della vecchia feudalità locale siciliana, i baroni, senza ridare spazio alle autonomie comunali. La pace di Caltabellotta segna la frantumazione del sud d’Italia in due aree separate e un arretramento rispetto alla politica di unificazione di Federico II di Svevia. Le stesse condizioni economiche dell’area meridionale peggiorano sul piano dello sfruttamento del suolo: si ritorna al pascolo estensivo e al disboscamento, che tanta parte avrà nel regresso economico dell’isola.