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Pierre de Coubertin e il miracolo greco di Alfredo Saccoccio

Posted by on Nov 7, 2017

Pierre de Coubertin e il miracolo greco di Alfredo Saccoccio

Il lunedì 6 aprile 1896, alle tre ore ed un quarto, la famiglia reale ha fatto il suo ingresso nello stadio Panathénaico. Accalcata sui gradini di marmo bianco del Pentelico, la folla emozionata ha chiesto il bis alla cantata di Spyridan Samaras, sulle parole del poeta Costis Palamas. La tromba squilla: Francis Lane (Stati Uniti) vince, in 12 secondi e 1/5, la prima serie dei 100 metri piani.

Se alcuni hanno potuto dubitare, fino agli ultimi momenti, di una preparazione riuscita per un avvenimento divenuto planetario, non occorre dimenticare un primo “miracolo greco”, quello dell’eccezionale riuscita di quei primi Giochi del 1896. Chi, in realtà, in quella fine del XIX secolo avrebbe immaginato che un’improbabile manifestazione, che riuniva i concorrenti delle diverse attività sportive in voga, avrebbe radunato fino a 60.000 spettatori quotidiani? Questo successo indiscutibile ed inatteso deriva dalla convergenza degli sforzi e della serietà degli ellenici con la visione internazionale di un giovane francese, a cui essi diedero realtà in un breve termine di tempo. La prescienza di un francese visionario, unita al fervore degli ateniesi, aveva permesso l’organizzazione dei primi Giochi olimpici moderni.

Il 25 novembre 1892, di sera, nell’anfiteatro della Sorbona, un oratore di 29 anni, dava una conferenza su “Gli esercizi fisici nel mondo moderno”, in occasione del V anniversario dell’Unione delle società francesi degli sport atletici. Egli chiede allora ad un auditorio abbastanza sbalordito di aiutarlo a “perseguire e a realizzare, su una base conforme alle condizioni della vita moderna, questa opera grandiosa e benefica: il ristabilimento dei Giochi olimpici”.

La generosità di Evangelis Zappas (1800-1865), patriota greco che aveva fatto fortuna in Romania, permise di fondare, nel 1858, “Olympia”. Questa esposizione nazionale d’industria, agricoltura e belle arti comportava un programma di atletica. Celebrata a quattro riprese, nel 1859, 1870, 1875 e 1888-1889, “Olympia” consentì di forgiare un’esperienza, la cui gestazione dei Giochi del 1896 ne avrebbe largamente beneficiato.

Ottobre 1859: in presenza della famiglia reale, il programma sportivo (corsa, disco, salto) si svolge nel cuore di Atene. Il 16 novembre 1870: sono quasi 30.000 sulle pendici dello stadio Panathenaico di Licurgo ed Erode Attico. Il programma si diversifica con l’aggiunta del salto con l’asta, della lotta della corda, lotta, ma anche tiro, canottaggio e nuoto. Maggio 1875: al di fuori dei premi in contanti inizialmente, si assegnano medagle d’oro, d’argento e di bronzo e si crea un diploma.

Nel 1888, al termine di una lunga interruzione, il Zappeion è edificato ed inaugurato in presenza di Costantinos Zappas, cugino ed esecutore testamentario del mecenate. Aggiornate al maggio 1889, le competizioni di atletica sono salvate grazie all’energia di Ioannis Phokianos, che ha fondato, nel 1882, la prima scuola pubblica di ginnastica e che le organizza nel suo “ginnasio centrale”, insufficiente tuttavia per far fronte all’affluenza.

Phokianos, che scomparirà prematuramente nel 1896, alcune settimane dopo il successo olimpico, ha recitato un altro ruolo, determinante. Il 10 febbraio 1891 egli ha fondato il Panellinios Gymnastikos Syllogos. E’ a questa società che si rivolge de Coubertin, su consiglio dell’amico Charles Waldstein, direttore della Scuola americana di archeologia di Atene, per una presenza al Congresso del 1894, a Parigi, ed è il Panellios che designa, in suo nome, un certo Demetrios Vikelas.

“Niente nella Storia antica mi aveva reso più sognatore di Olimpia”. Questa frase del capitolo X di “Una campagna di ventuno anni (1909)” contraddice l’idea di una costruzione mentale stabilita a posteriori dal de Coubertin. “Imbevuto d’ellenismo” sin dalla sua frequenza scolastica, all’esternato gesuita Saint-Ignace, a Parigi, è sin dal 1887, che egli evocava la gloria della “polvere olimpica”.

Si sa che la preparazione e il felice svolgimento del Congresso internazionale, tenutosi alla Sorbona dal 16 al 23 giugno 1894, sono l’opera di Pierre de Coubertin, che dà vita, nello stesso tempo, al progetto formulato nel novembre del 1892. Vi sono adottati: il principio del ristabilimento dei Giochi, il carattere moderno defli sport da scegliere e la loro coesistenza, la periodicità quadriennale, la circolazione “nelle grandi capitali del mondo”, la designazione di un Comitato internazionale dei Giochi olimpici.

Però, se esso non riunisce che venti stranieri al fianco di una sessantina di francesi, Vikelas si rivelò prendervi un posto subito essenziale. Quell’ “uomo di lettere molto distinto” (nato nel 1835), agiato, abitante a Parigi, si vede affidare la presidenza di una delle due commissioni del Conngresso, quella “dei Giochi olimpici”. E se, quando nell’euforia ambientale si fissa sin dal 1896 (e non all’Esposizione universale di Parigi del 1900) la data dei primi Giochi “rinnovati”, il processo verbale di seduta del 19 giugno 1894 stipula che è ben de Coubertin che, piuttosto che Londra, “propone di prendere Atene”. Egli diviene naturalmente il primo presidente del Comitato internazionale, il cui embrione (de Coubertin segretario generale, Ernest Callot tesoriere) funziona sin dall’indomani del congresso di rue de Babylone.

La partita era lungi dall’essere vinta. Il 5 ottobre Vikelas, che ha già incontrato il primo ministro Charilaos Tricoupis, il quale gli ha partecipato la grave situazione finanziaria del Paese, scrive a de Coubertin: “E’ assolutamente necessario che veniate qui.” Quando questi sbarca al Pireo, agli inizi di novembre 1894, Vikelas ha appena perso la moglie ed ha dovuto rientrare a Parigi. Con efficacia, de Coubertin capovolge la situazione, convincendo l’opinione pubblica e il principe ereditario, reggente del reame, di ridare un impulso decisivo ai preparativi.

Mentre gli organizzatori greci, impegnati nel compito di mettere in piedi un incontro sportivo internazionale, attendono enormemente de Coubertin, questi, che sposa la protestante Marie Rothan, il 12 marzo 1895, si tiene sempre per l’ispiratore, avente il senso di moltiplicare i passi e i contatti in favore dei Giochi. Da ciò una evidente delusione manifestata dai membri più attivi del comitato ellenico, che ha messo in cammino i molteplici meccanismi necessari e trovato le fonti di finanziamento.

Il lunedì 25 marzo 1896, l’indomani della Pasqua ortodossa e giorno di festa nazionale che commemora gli inizi della guerra del 1821, secondo il calendario greco, ossia il 6 aprile nel calendario gregoriano, lo stadio può accogliere il debutto dell’avventura olimpica dei tempi moderni. In questo giorno esce la serie di timbri autorizzati dalla legge del 16 marzo, che garantiscono 400.000 dracme agli organizzatori.

Sono state prese tutte le disposizioni, ivi compresa l’edizione di regolamenti e di programmi. Lo Zappeion accoglierà la scherma, mentre il velodromo del nuovo Falero il ciclismo su pista (due siti dove i francesi conosceranno le loro prime vittorie), Kallithea, stands benedetti dal clero, il tiro, la baia di Zea ( al Pireo) il nuoto. Il cerimoniale sarà in piazza e il 29 marzo/10 aprile è un’emozione indimenticabile vissuta dagli spettatori, quando “vestito di bianco, abbronzato dal sole e tutto ricoperto di polvere”, mentre la bandiera bianca dalla croce azzurra sale già sull’albero, appare al limitare dell’ultima linea destra il laureato della “maratona”, prova inventata dal filologo francese Michel Bréal nel settembre del 1894, Spiridon Louis.

L’opinione pubblica e la stampa sono ormai unanimi nel desiderare che in avvenire Atene divenga “il campo stabile e permanente dei Giochi olimpici”. de Coubertin si trova allora isolato e in una posizione difficile. Egli decide di basarsi sull’ultima delle sette riunioni tenute dal 4 al 14 aprile dai sette membri del Comitato internazionale dei Giochi olimpici presenti ad Atene, presieduto da Vikelas. E’ così che egli è stato unanimamente ammesso che “Non era desiderabile che i Giochi appartengano esclusivamente ad un Paese” e che, su questo punto, il Comitato non poteva ad ogni modo derogare dalla decisione del Congresso di Parigi del 1894. L’indomani, 15 aprile, lo stesso giorno della consegna delle ricompense, succedente, ipso facto, a Vikelas come presidente del Comitato internazionale, de Coubertin prende il rischio di indirizzare al re una lettera “pubblica” in cui conferma implicitamente che i prossimi Giochi olimpici avranno luogo a Parigi.

Dopo anni incerti, verrà il tempo della concordia. Una volta dietro di lui la presidenza attiva del CIO (1925), nel corso di una fine di vita sempre pià solitaria, l’amicizia e l’omaggio della Grecia e dei Greci si manifesteranno a frequenti riprese e gli saranno dei più fedeli. Pierre de Coubertin scompare il 2 settembre 1937 e il 26 marzo 1938, secondo il suo voto, il suo cuore sarà portato in una colonna di marmo bianco, ad Olimpia, ritrovando la Grecia per sempre.

 

Alfredo Saccoccio

 

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