PIETRO BROYA CONTE DI CASERTA Vita del Cavaliere che giunse con Carlo d’Angiò
PREFAZIONE
Il 26 febbraio 1266 è una data epocale per la storia d’Europa, e quindi del mondo. Le vicende legate alla sconfitta di Manfredi “presso a Benevento” travalicano la questione del cambiamento dinastico sul trono del Regno di Napoli: la morte del “figlio d’amore” di Federico II e l’ascesa al trono del Conte d’Angiò, confermata due anni dopo a Tagliacozzo modificano radicalmente gli assetti geopolitici, usando una parola oggi diventa corrente, se non di moda.
Se immaginiamo per un momento cosa sarebbe potuto succedere in caso di vittoria degli Svevi – a Benevento o, in subordine, a Tagliacozzo – dovremmo immaginare a uno Stato, quello meridionale, fortemente saldo nelle mani di un monarca (Manfredi) strettamente legato all’Imperatore (Corradino) o direttamente nelle mani di quest’ultimo (nell’ipotesi di una sconfitta ghibellina a Benevento seguita da una vittoria a Tagliacozzo).
Il che avrebbe voluto dire una penisola italiana per circa due terzi direttamente o indirettamente controllata dagli Hohenstaufen, legata alla Germania in un asse politico che avrebbe – siamo nel campo delle mere ipotesi ucroniche (per usare un altro termine in uso più recente che ha soppiantato la più tradizionale fantapolitica o fantastoria) – presumibilmente schiacciato i vari Comuni e prefigurato l’antesignano di una Europa unita con oltre sette secoli di anticipo e su ben altre basi che quelle meramente economicistiche dell’attuale, invertebrata (o forse sarebbe più corretto dire invertita), Comunità Europea.
Tutto ciò, naturalmente, se osserviamo lo scontro del 1266 dal punto di vista dei ghibellini.
Poniamoci, invece, da quello del campo opposto, dalla parte dei guelfi. E facciamo lo sforzo di giudicare gli eventi senza usare il metro di giudizio dell’uomo nostro contemporaneo, bensì di quello dei contemporanei di Manfredi di Svevia e di Carlo d’Angiò tecnicamente si potrebbe parlare di idola temporis, affiancando questo ulteriore eidolon ai quattro canonici individuati da Francesco Bacone nel suo Novum Organon (1620): idola specus, tribus, fori, theatri – lasciando da parte la distorsione derivante dallo storicismo materialista di matrice marxiana, che vorrebbe Carlo disceso dalla Francia semplicemente per lasciare una Contea in cambio di un Regno. (…)
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Gianandrea de Antonellis
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