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PITAGORA E LA SICILIA

Posted by on Mar 11, 2018

PITAGORA E LA SICILIA

Il VI secolo a.C. fu un periodo di tempo nel quale “nell’Ecumene” del mondo antico erano in vita contemporaneamente cinque saggi illuminati: l’iranico Zarathustra, l’ebreo Deutero Isaia, l’indiano Buddha, il cinese Confucio e l’ellenico Pitagora; ma è improbabile che due qualsiasi di essi si siano incontrati, e perfino che uno di loro sia stato a conoscenza di altri.

Il periodo attraversato dalle loro vite è stato definito da Karl Jaspers “l’epoca-asse”, cioè l’epoca che ha costituito il perno su cui ha ruotato la storia dell’Uomo. Toynbee ha scritto che “la loro comparsa sulla terra ha rappresentato effettivamente una svolta, nel senso che loro hanno continuato ad influenzare l’umanità fino ad oggi”.


E’ stupefacente notare in particolare che Pitagora in Occidente e Buddha in Oriente, affermarono la dottrina della reincarnazione come cammino di purificazione verso Dio.

L’uomo imparava che il fine ultimo della sua vita era l’identificazione col Primo Principio, generatore dell’Universo.

In Occidente, Pitagora, non lascò nulla di scritto. Il suo insegnamento pervenne a noi per via indiretta. I suoi seguaci lo considerano quasi un dio. Eraclide, discepolo di Platone, disse che un giorno in Sicilia il mago nordico Abaris, riconobbe in Pitagora il dio dell’invisibile “tempio fra le nubi”, gli si prostò dinanzi in ginocchio alla presenza degli ignari discepoli ed il nume sorridendo gli mostrò a sua volta il simbolo della coscia d’oro a conferma del riconoscimento.

Di Pitagora si sa che nel 529, cacciato dal tiranno Policrate, approdò a Crotone dove fondò una comunità pitagorica.

La Confraternita ebbe un grande successo ed in breve tempo si estese in tutta la Magna Grecia. Essa era divisa in tre categorie di discepoli: i Matematici (o filosofi contemplativi del Numero-Idea), i Nomoleti (o filosofi attivi che dirigevano le strutture socio-politiche delle varie sette) ed i Politici (che non avevano ancora raggiunto una sufficiente purezza interiore).

Giunse intorno al 450 a Siracusa, Filolao da Crotone, che era fuggito assieme ad altri per una serie di guerre e di persecuzioni contro i pitagorici che venivano condannati al rogo.

Filolao, pare abbia venduto i libri segreti della dottrina pitagorica al tiranno Dionigi, il quale sembra li abbia ceduti a Platone.

A giudizio dei suoi contemporanei, i Dialoghi di Platone hanno assorbito il pitagorismo in gran parte. Il “macrocosmo”, il “microcosmo”, il mondo delle idee e quello illusorio della realtà, la metampsicosi o la trasmigrazione delle anime, la possibilità di ridurre a numero tutto ciò che vive nello Spazio e nel Tempo, sono verità occulte della scuola pitagorica.

In Platone, l’affermazione dell’immortalità dell’anima, pare sia stata mutuata dal pensiero pitagorico, che nella scoperta della Tetrakis e della sezione aurea abbia aperto un segno divino, insieme al pentagramma che era il segno di riconoscimento della setta, col quale i discepoli potevano ascoltare l’insegnamento del Maestro, sino alla suprema rivelazione della sua immortalità come realtà segreta e divina.

Con la venuta dei Greci la Sicilia fu impregnata di Pitagorismo e penso che con la fondazione delle colonie greche la Sicilia entri nella storia del mondo civile.

Fu proprio nel periodo greco che la Sicilia, per un breve periodo della sua storia, ebbe modo di rifulgere nella civiltà mediterranea.


E’ bene ricordare a volo d’uccello, Corace e Tisia di Siracusa per avere trovato le regole dell’arte oratoria;


Caronda di Catania, che fu il creatore di un “corpus legis” citato da Aristotele e adottato in lontane città del Mediterraneo; Gorgia da Lentini che fu tra i sofisti considerato per l’eloquenza e a cui Platone intitolò un suo Dialogo, come uno dei fondatori della speculazione filosofica; Stesicoro d’Himera, grande poeta del suo tempo e Aristosseno da Selinunteinventore del giambo; né possiamo non sottolineare Teocrito da Siracusa, cui si ispirarono le bucoliche di Virgilio, né Mosco da Siracusa, che fu preso a modello da Catullo.

Nelle scienze, Archimede ed il filosofo Empedocle furono due punti di riferimento della cultura del tempo.

fonte

blog. sicilia tra storia e mito

 

 

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