Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

PUCCI CIPRIANI RI-VISITA LA NAPOLI DELLA TRADIZIONE

Posted by on Lug 24, 2020

PUCCI CIPRIANI RI-VISITA LA NAPOLI DELLA TRADIZIONE

Dedico questo mio “pezzo” alla ND Alessandra Petrucciani, Direttore del Blog “In Tua Justitia” e a Salvatore De Simone, ambedue a Napoli, a nostra insaputa, in pellegrinaggio devoto, per rendere omaggio al Miracolo del Sangue di San Gennaro.

Agli amici (Alberto Ammirati, Filippo Balugani e Daniel Vata) di una piccola delegazione della “Comunione Tradizionale” – con la quale scendemmo a Napoli, per assistere devotamente al Miracolo del Sangue di San Gennaro e per rendere, poi, omaggio ai Sovrani del glorioso Regno delle Due Sicilie – che, durante il viaggio, mi domandavano lumi sulla città, conoscendo già le idee e la buona predisposizione di quei giovani, risposi che, oltre a conoscere la storia della città e del glorioso Regno Duosiciliano, bisognava cercare di comprendere Napoli, di viverla più che di guardarla e giudicarla…tenendo conto che oramai tutto il mondo si va omologando, un livellamento “giacobino”, dal basso, per cui ovunque senti la solita musica barbarica e assordante o i motivetti negroidi, mangi ai Mc Donald, frequenti le degradanti discoteche che ti timbrano la mano o il braccio, come contromarca, allo stesso modo che nei macelli comunali si timbrano i pezzi di carne di manzo  e di maiale, vesti i soliti jeans strappati e porti i piercing, ti fai (si fanno) i soliti volgari tatuaggi, metti l’orecchino…simboli distintivi, quest’ultimi, un tempo, della malavita. Demonizzata la sigaretta ed esaltata la “canna”, demonizzato il bicchier di vino ed esaltata la coca (parlo della droga e non della bevanda)….Le città si sta svuotando di quella che era la popolazione, come dire che si va dissanguando, che perde la sua linfa vitale: le vecchie abitazioni del centro storico vengono vendute e trasformate, dai “nuovi padroni”, in Bed & Breakfast, stanze con prima colazione che alimentano un turismo di massa fatto di persone che non potranno mai apprezzare questa città. I Tribunali, le Facoltà Universitarie, le librerie vengono portate nelle periferie e i “grandi magazzini” hanno ormai ucciso il piccolo negozio che dava vita alle strade; i giovani, e non soltanto i giovani, emigrano…un’ emigrazione che iniziò – per non fermarsi più – dopo l’invasione e l’occupazione piemontese, allorché milioni di persone, con le loro povere cose, partirono per “Terre lontane”, un fenomeno sconosciuto fino allora in quel Meridione benedetto da Dio… un tempo si vendevano le cartoline, con il Vesuvio e il suo pennacchio di fumo davanti al pino, ma oggi le cartoline sono armai scomparse – le comprano solo i collezionisti, come il sottoscritto – sostituite dai “messaggini” e dalle foto inviate su WhatsApp. Sulle numerosissime bancherelle dei mercati – caratteristici (un tempo,) – come quello della Duchesca, trionfano le “cineserie”, tanto che Ciro, con il suo negozio di abbigliamento, all’angolo tra piazza Garibaldi (ahi, ahi!) e il Rettifilo, ha messo in vetrina un vistoso cartello : “Qui non si vendono “strunzate” cinesi”,quelle troppe cineserie che invadono anche molti – non tutti – negozi di San Gregorio Armeno dove si vendono le statuine, fatte a mano, per il presepe, insieme ai personaggi famosi : Salvini , che ho acquistato a 10 euro , e Di Maio, a sette, e dove resiste ancora il mito di Maradona che però costa solo cinque euro, pallone compreso.Eccoci dunque, nuovamente a Napoli, in quella Napoli amata dalla Tradizione, odiata, bistrattata, calunniata dai “giacobini”, eredi dei “paglietta” e dei “pennaruli” , tutti della stirpe del partito del “Leccaculismo Italico” che, ora, seguono il mondialismo massonico…dopo il crollo del Comunismo (che resiste ancora, in attesa di fare un Parco delle Rimembranze, in alcuni paesi dell’Etruria…compreso il mio).Prendete un Renato Fucini, che non è certo Dante, ma un pedissequo impiegato dello “Stato Liberale” (faceva l’Ispettore scolastico nella “sua” pettegola Toscanina che aveva rinnegato il paterno Granduca Leopoldo, “I’ Babbo”, per abbracciare il verbo francese di Vittorio Emanuele, quello con i capelli tinti, dall’aspetto bovino, figlio di un macellaio di San Frediano, in Firenze. Un “bozzettista”, certo colorito il Fucini, ma non esaltante, che nel suo “Napoli ad occhio nudo” dimostra non solo di non aver capito nulla del Sud e della sua storia ma rimastica i soliti luoghi comuni, triti e ritriti, in quel suo scritto saccente (proprio dell’Ispettore scolastico dell’Italietta) pieno di prosopopea, il tutto innaffiato da un razzismo che, oggi, gli sarebbe costato il posto se rivolto a un africano. Scrive il bozzettista : “…di patria, d’Italia, di nazionalità non occorre parlarne . Essi sono i napoletani e basta, e il resto degli italiani, dal lato nord sono i piemontesi , dal lato sud, cafoni e niente altro;  ma del rimanente , neppur per il loro arido nido sentono nobile affezione, non hanno altra aspirazione che il godimento tranquillo delle loro miserie. Lasciateli sventolarsi nel loro fango e date loro chiocciole e maccheroni a poco prezzo, non chiederanno mai quale forma di governo regga il loro paese…” Poi il nostro Fucini (Neri Tanfucio per gli amici) continua a parlare esprimendo tutto il suo pensiero lombrosiano: un trattato di fisiognomica per microcefali, degno del Conte De Gobineau…davvero originale per chi diceva (e c’è anche chi lo dice oggi)di aver “liberato” le “plebi meridionali” da “secolare tirannia”. Ecco un’altra perla di Neri Tanfucio :“Generalmente brutta popolazione (napoletana n.p.c) pallida ed emaciata. Donne orrende con cipiglio causato dal sole che loro donerebbe se non avessero delle fisionomie assolutamente deformi(…)indole imprevidente della popolazione che spende tutto; la festa poi fanno la scialata….”Ma lasciamo correre. Discesi dal treno, ci gustiamo, come in un rito perenne, il primo caffè della giornata al “Mexico”…una crema: “Tre caffè dolci e uno amaro,basso…” prendiamo posto in un albergo di Corso Novara, vicino alla Ferrovia, e poi ci incamminiamo verso il centro e, in questo quartiere, ormai arabizzato, come ho già descritto in un altro “pezzo” su Napoli, facciamo tappa – ci pensavo durante il viaggio – da “Lauri” quella che da sempre io definisco “la migliore pasticceria di Napoli dove si mangiano delle deliziose sfogliatelle…calde, appena sfornate…e si beve un buon caffè…”Quarant’anni fa abitavo lì, in via Bologna, e la mattina, prima di prendere la “Vesuviana”, per andare a Censi dell’Arco dove insegnavo, mi recavo, alternativamente, a prendere il caffè, da Lauri o al Mexico…dietro al banco c’è un giovane di poco più di trent’anni e io- non rendendomi conto del tempo passato – dopo avergli fatto i complimenti per le sfogliatelle, domando notizie di una bella ragazza bionda che amava i gatti (mi raccontava del suo siamese) e che pensavo di rivedere dietro al banco. “Ah, ve la ricordate?” – mi risponde il giovane – “Era, anzi è la mia mamma” …..stiamo andando al Duomo : oggi è il 19 settembre, e si scioglierà il Sangue di San Gennaro…ne sono certo. Non è certo, invece, Daniel che teme non avvenga il miracolo e che questo sia segno di gravi calamità. Prima di andarsene il proprietario della “Pasticceria Lauri” ci offre il caffè – è un tratto della signorilità napoletana – e alla mia domanda di quanto tempo occorra per raggiungere piazza Duomo, a piedi, risponde : “Venti minuti….” poi, guardando i tre giovani che sono con me e ammiccando: “…per loro anche meno…” . Come a volermi ricordare i quarant’anni trascorsi e, forse, il “Memento mori!”.Ci incamminiamo a passo veloce – dopo una capatina alla “Duchesca”, dove fo rifornimento di occhiali – e sento il “fiatone” e i quarant’anni trascorsi…ma sento anche il tempo passato dallo scorso anno…e che mi pare un secolo…

“Dalle vene generose / spicciò il sangue; accorta mano / lo raccolse e lo nascose / alla patria lo serbò.”…………………………………….“Quando brontola il Vulcano / quando un morbo rio s’avanza / quando freme l’uragano / quando i campi isterilir / nel tuo sangue è la speranza / di men torbido avvenir.”

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1 Comment

  1. Ricordo i tempi di quando Ero un giovane studente pendolare presso la Federico 2°. Non potevo permettermi spesso il Caffè Mexico. Più spesso il Caffè del Porto a via San Nicola alla Dogana! Ritorno spesso a Napoli con moglie e figlie. Sono luoghi che portano allegria e nostalgia, ma che tanto mi hanni insegnato anche sulla cultura di strada!

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