QUANTI ME NE PUOI MANDARE?
Il 12 settembre 1860 Vittorio Emanuele scrive una lettera a Garibaldi, che da appena cinque giorni ha occupato Napoli.
Cinque giorni sono sufficienti per scoprire le carte e per cominciare ad arraffare tutto. Infatti, è ugualmente del 12 settembre il Decreto dittatoriale n. 33 con il quale vengono confiscati, tra gli altri, persino i beni personali di Francesco II, che non saranno mai più restituiti.
Nella lettera si legge la sfacciata richiesta di Vittorio Emanuele a Garibaldi di uomini e mezzi per le sue guerre: “quante e quali delle vecchie truppe napolitane io posso disporre per l’Italia settentrionale e quanto materiale da guerra potrebbe mandarmi con quelle”.
I napolitani devono subito essere sbattuti al fronte al Nord per combattere guerre che neppure gli appartengono: quanti me ne puoi mandare?
Ripeto, sono passati appena cinque giorni dall’occupazione di Napoli: denaro e carne da macello sono le sole cose che veramente contano per i conquistatori.
Antonio Lomabardi
– La lettera di Vittorio Emanuele II. Questo documento fu pubblicato per primo nel 1911 da Giacomo Emilio Curatulo, medico e docente universitario di Marsala, senatore del Regno d’Italia dal 1934 al 1943. Curatulo era talmente affascinato dalla figura di Garibaldi che non solo si dedicò alla ricerca di cimeli garibaldini, ma arrivò a chiamare il figlio “Pietro Guglielmo Garibaldi”.