Quel che abbiamo grazie alla civiltà cristiana
Che cosa sarebbe il mondo senza il cristianesimo e la civiltà che esso ha generato? A questa domanda è stato risposto più volte e in modo esauriente, ma la memoria è forse la cosa più labile che esista, anche perché è la più facilmente inquinabile.
Perciò, stancamente, ricordiamo com’era il mondo prima di Cristo e, visto che ci siamo, diamo un’occhiata a quelle parti di mondo in cui Cristo non c’è. Il mondo non cristiano, sia ateo, sia buddista, sia induista o musulmano, colpisce per la sua staticità. Più «integrale» è, e più è fermo a millenni fa. Tanto per dirne una, le zone in cui vige la sharìa vivono ancora nel VII secolo, e non hanno intenzione di prenderne le distanze, anzi. Della civiltà cristiana hanno preso i ritrovati tecnologici ma il resto lo rifiutano, vivendo una vita tutto sommato difficile: hai la macchina ma se sei donna non puoi guidarla. In Africa, dove i missionari cristiani non hanno attecchito, la stregoneria e le più truci superstizioni tengono banco, fino all’omicidio degli albini, dei “vampiri”, perfino dei calvi. Un’esistenza schizofrenica la si registra in quei luoghi dell’Asia dove Cristo è bandito, ma non la televisione. I Paesi ancora comunisti non hanno rifiutato la civiltà cristiana, anzi, le sono debitori di Marx, che è uno dei frutti ottocenteschi delle eresie laiche postgiacobine. E perfino i jihadisti sono debitori al giacobinismo del «terrore», e ai protestanti americani del «fondamentalismo». Prima di Cristo l’umanità era (non) equamente divisa tra liberi e schiavi, con i secondi che facevano da bestia da soma o da trastullo ai primi. Era sempre stato così e tutti, perfino il grande Aristotele, ritenevano che fosse giusto così. Le donne erano proprietà del padre e del marito poi. Comprate e vendute, oggetto di contrattazione, spose-bambine non avevano neanche il diritto al nome proprio: i pur civilissimi romani davano alle figlie, quasi sempre uniche, il nome generico della gens; se la gens era l’Ottavia, la figlia si chiamava Ottavia, se era la Giulia, si chiamava Giulia. L’aborto era normale e riconosciuto legalmente. L’aborto selettivo, a danno delle femmine, pure. Tutte cose, è vero, tornate in auge alla grande, ma oggi almeno qualcuno se ne indigna, prima era pacifico. I malati? Durante la peste di Alessandria, riportano le cronache, i pagani si stupivano del fatto che i cristiani assistevano gli appestati e se ne prendevano cura. I cristiani organizzavano la loro «carità» ed ecco gli ospedali. Il rifiuto dell’aborto portò alla primavera demografica dopo che l’Impero romano era morto proprio di denatalità. Le prime martiri cristiane vennero uccise perché avevano osato rivendicare, rifiutando le nozze imposte, le loro personalità e libertà. I secoli cristianissimi ebbero una pletora di regine, cioè la più alta carica dello stato. Per i romani la donna era buona a una sola cosa: «domo mansit, lanam fecit» (rimase a casa a filare la lana), così si leggeva sulle tombe delle matrone, ed era un elogio sperticato. Inventare qualcosa di tecnologico? E perché? C’erano gli schiavi. Insomma, grazie alla Buona Novella l’umanità fiorì, ed è alla civiltà cristiana che dobbiamo le nostre case riscaldate, l’abbondanza di cibo e beni, i diritti. Ora, ecco un Dizionario elementare della civiltà cattolica. Scoperte. Conquiste, Traguardi (a cura di G. Barra, M. A. Iannaccone, M. Respinti, ed. Istituto di Apologetica, pp. 545, €. 25) da consultare e da tenere tra le opere più care della nostra biblioteca. Impossibile da riassumere qui, ma c’è proprio tutto, voce per voce. Anche il sottoscritto vi ha lavorato compilando la voce relativa a Pio XII e alla riconoscenza che per lui ebbero tutti gli ebrei salvati dalla Chiesa al tempo del nazismo. Potete chiederlo anche a info@iltimone.org. Non perdetevelo.
Rino Camilleri
fonte
lanuovabq.it