RISPOSTA DI MASSIMO FELICE ABBATE A FRANCESCO
Il riferimento polemico a Feltri stroppea un pariamento che dalle lacrime di Odisseo ci aveva condotto, via Alsazia e via Posillipo, ben oltre l’Olimpo. Peccato perché contenuti e forma sono impeccabili. Anzi la scrittura è scorrevole, incalzante e piacevole
Francesco
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Carissimo Francesco,
innanzitutto, e di vivo cuore, assai ti ringrazio per i copiosi complimenti che mi hai pubblicamente elargito. Forse un po’ troppo copiosi: forse avevi nelle orecchie “Popolo di tammurriata” di Eugenio nella versione riarrangiata da Sonia e Francesca e dal resto della sua band (Ezio prima di tutti! che se no qua scoppia una nuova guerra di Troia)?
Poi circa “lo stroppiamiento del pariamiento (!)” perdonami ma qui non sono assolutamente d’accordo perchè, vengo subito alla conclusione, evidentemente pariando, “chi è causa del suo mal…..”. Mi spiego, da uso mio, prolissamente.
1) questo mio scritto, come da sottotitolo (“Parte II”) è il seguito di altro mio (“SULLE LINGUE E SUI DIALETTI”), posted sul blog 10/6/20, quindi logicamente concatenato al primo
2) il primo mi è stato ispirato da un articolo di Erminio (Di Biase), da questi elaborato, fondando su pareri di autorevolissimi accademici.
3) ritengo sia dato ormai acquisito che, anche causa colonizzazione culturale, il peggior nemico di Neapolis sia qualche esponente dello stesso popolo napoletano; non sto parlando di delinquenza organizzata , sto parlando di una ben più grande piramide di cui (ahimè) camorra & co. sono solo megalitici blocchi, su cui autorevolissimi “stranieri” sguazzano divenendo, causa la loro autorevolezza e visibilità “patana”, la punta di un assai nefasto iceberg! Contro questo iceberg (di nuovo ahimè!) a nulla valgono la vita, l’esempio ed (ahimè, e siamo a tre!) la morte di altrettanto (molto di più!) autorevolissimi personaggi; mi riferisco a Paolo Borsellino, Giovanni Falcone e prima di loro a Rocco Chinnici col suo famoso discorso “prima di occuparci della mafia…….”). Sono stato chiaro?
4) amo Napoli ( ” ‘a mamma meija”) e TUTTO il popolo napulitano (rectius duosiciliano, vespri inclusi: ” ‘e frate e ‘e sore meije”);
5) sono stato oggetto anch’io di colonizzazione culturale (con buona pace dell’art. 9 Cost. It.), da cui grazie alle dritte di un mio carissimo amico (F.M.) mi sono faticosamente affrancato, facendo la piacevolissima conoscenza di Pasquale Ruocco e di Ferdinando Russo (non solo nella versione lazzara di ” ‘o pirito” ma anche in quella coltissima e storicamente documentata di ” ‘O surdato ’e Gaeta” e ” ‘O luciano d’ ‘o rre”). E tuttavia il mio preferito, non solo per le canzonette, resta, come tu ben sai, Salvatore Di Giacomo. A tal proposito vogliamo parlare di Storia della Letteratura napulitana magari anche con la buonanima di don Ciccio, che nacque a Morra, sulle montagne della verde Irpinia?
6) è assolutamente faticoso, checché ne dica il vate Eugenio (per es. “Balla la nuova italia”), affrancarsi definitivamente dalla colonizzazione culturale.
7) nel frattempo, io che sono mediterraneo, brigante, cristiano e cattolico, quindi vivo con un imperativo categorico kantiano (cfr. Aristotele, “De Politica”; cfr. Gesù Cristo e Spirito Santo “Atti degli Apostoli”) che si chiama CONDIVISIONE, cerco faticosissimamente (sto ancora studiando, 50 anni non li cancelli in 10 anni!) di condividere con l’universo creato quanto siamo (noi duosiciliani!) oggettivamente BELLI.
8) durante la pandemia da Covid (di cui tutti in italia stiamo ancora pagando il fio, benché alcuni solo per colpa di altri) se ne arriva “bello, bello” (evidentemente è un modi dire!) questo autorevolissimo sig. Feltri Vittorio, che se ne esce con la sua famosa etichettatura, salvo poi a precisarla e/o rettificarla.
9) al suddetto io vorrei solo segnalare, ma probabilmente lui già lo sa, che:
9/a) i suoi antenati appartengono a quelle stesse genti celtico/galliche che Giulio Cesare definiva, come gli alsaziani, barbari;
9/b) quando i suoi antenati vivevano sugli alberi, i nostri (anche i tuoi, carissimo Francesco!) erano già…… ricchioni (cfr. Luciano De Crescenzo);
9/c) la fortuna economica sua e della sua gente è storicamente fondata sui furti perpetrati da don “Peppino mezzarecchia” con “vittorioammanuella”; io, personalmente, non chiedo la restituzione del maltolto ma che almeno CI lasciasse in pace. ‘E troppo?
10) E chest’è!
Con affetto
brigante Martummè
P.S. Nun me ne fotte d’ ‘o rre burbone ma d’ ‘a Storia (chella overa, no chella buciarda ca ce hanno’mparato int’ ‘e libbre d’ ‘a scola) si!
Massimo Felice Abbate