RIVISTAECONOMICA-AMMINISTRATIVA DEI BANCHI E DELLE SUCCURSALI ALLA BANCA NAZIONALE
È generalmente noto quale sia l’importanza del Credito, per tutto ciò che ha rapporto al più ampio sviluppo della pubblica ricchezza in un paese: e di più, come esso acquisti maggiore importanza quando si presenta sotto la forma di credito organizzato, nel quale ultimo consiste essenzialmente ciò che dicesi Banca, sotto qualsivoglia forma o natura si presenti, vale dire di Banca industriale, agraria, commerciale e simili. L’importanza quindi di tali istituzioni è inutile ripetere. Resterebbe però a vedere se l’aumentare il numero di esse avesse un vantaggio notevole.
Ora è indubitato che moltiplicandosi il numero di tali istituzioni, lungi di arrecare, per effetto della concorrenza che ne conseguita, il menomo danno alle medesime, se ne accresce virtualmente la potenza, mediante lo stabilimento dei conti correnti che ne derivano, ed aprendo una via molto più ampia, più facile e più sicura alla circolazione dei capitali. — Infatti, lo scopo essenziale del credito, e specialmente del eredito organizzato, è quello di costituire un mezzo di più facile, di più pronto e di meno costoso trasporto del numerario da una parte ad un’altra: è l’economia, in una parola, che si effettua di transito ne’ movimenti a cui danno luogo la circolazione della moneta e le varie specie di transazioni commerciali. — Il primo passo che le società civili dovettero fare nelle loro comunicazioni e transazioni commerciali dovette necessariamente essere molto penoso e molto costoso: il cambio doveva essere eseguito in natura, vale a dire derrate contro derrate, servizi contro servizi, ed a vicenda derrate contro servizi. — Perfezionandosi le società, i metalli preziosi furono messi quali intermedi, perché con ciò costituivano un mezzo potentissimo di facilitazione al cambio, al commercio: ma il progresso industriale e commerciale doveva viemaggiormente perfezionare gl’istrumenti di cambio; nella stessa guisa che perfezionava gl’istrumenti necessari al transito, cioè non solo le vie di comunicazione, che da semplici viottoli scoscesi e tracciati appena,sono giunte oramai alle ferrovie che economizzano tanto di pena, di fatica e di tempo, ma quanto pure i mezzi di trasporti, che dal dorso dell’uomo, dello schiavo, passò gradatamente a quello dell’animale, indi al carro, e finalmente alla locomotiva.
Così il cambio, questa base primitiva della ricchezza sociale, doveva subire necessariamente molte modificazioni, e progredire se non altro parallelamente.
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— E se dal cambio in natura si è giunto al sistema bancario del credito, e vi è stato immenso progresso, il passare a moltiplicare il numero e l’estensione delle istituzioni di credito è già per se stesso un progresso non meno importante e significativo, come quello che moltiplicando le parti ne aumenta la forza risultante, nella stessa guisa che si mostra in Meccanica: la riunione di piccole forze in un punto producono tanto maggiore la risultante, per quanto sarebbero tutte le forze concorrenti inefficaci ed inutili se agissero isolatamente ed indipendentemente.
D’altra parte considerando che l’ufficio della Banca è quello, essenzialmente parlando, di cambiare credito contro credito, si rende manifesto che moltiplicando il numero delle Banche si facilita immensamente tale specie di cambio, mettendosi in relazione ed in maggiori punti di contatto un paese con un altro, sotto il rapporto commerciale ed industriale. — E quindi l’aversi stabilito finora sedi differenti e diverse succursali della Banca Nazionale tutte tra loro in comunicazione, è stato certamente un provvedimento salutare e benefico, ampliandosi con ciò solo, e senza aumentarne materialmente il numero delle Banche nel regno.
Qui cade acconcio il riflettere che la forma speciale della nostra Banca si presta facilmente alla moltiplicazione, mediante le succursali, senza dar luogo a rovinosa concorrenza, come avviene in America. Conciossiaché, le Banche americane, essendo in grandissimo numero, atteso la loro forma, se non sono causa, sono almeno occasioni prossime di quelle crisi finanziere a cui il commercio transattantico è così di frequente soggetto. — L’emissione di biglietti moltiplicando tre, quattro e spesso fino a dieci volte il valore nominale del fondo capitale delle Banche, benché sia un gran mezzo di credito, pure dà luogo facilmente allo sviluppo delle crisi finanziere, allorché per istantanei eventi il timor panico assale il commercio — giacché in tale condizione si trova che il capitale nominale è maggiore dell’effettivo, ed il danaro metallico non giunge a soddisfare la domanda resa pressante dal timore.
Ma perché la nostra Banca Nazionale possa avere quello sviluppo che merita nelle Provincie Meridionali è d’uopo che gli antichi Banchi venghino o soppressi o trasformati, imperocché per loro natura sono queste istituzioni che pochissimi servizi possono arrecare alla circolazione. — Nella forma speciale de’ Banchi Napoletani, che si assomigliano a quelli di Amburgo, la circolazione, benché rappresentata da carta, come sono le fedi di credito, le polizze notate fedi, le cambiali, ecc., pure è essenzialmente metallica: poiché il capitale in circolazione corrisponde esattamente a quello in deposito.
I novelli Banchi e le nuove Casse di sconto fondate in Bari, in Chieti ed in Reggio nel 1859 sono stati perfettamente stabiliti sul modello del Banco di Napoli.
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Noi per esaminare il valore dei detti Banchi ci serviremo di quello che ne riferisce il Galanti circa la storia di essi. Secondo questo accreditato autore, il Banco delle due Sicilie è uno dei più antichi di Europa: poiché in Napoli cominciarono a stabilirsi dei Banchi fin dal 1511, tempo in cui i negozianti Fiorentini e Genovesi vi accorrevano sia nello scopo di depositare la moneta, e quindi preservarla dalla consunzione, risultante dal troppo uso, o dalla malafede che ne alterava il fino, sia nello scopo di mantenere un capitale investito per la pegnorazione delle derrate.
Ora siccome i primi fondatori di tali Banchi furono privati negozianti, è evidente che tanto la moneta metallica, quanto le derrate messe in pegnorazione dovevano rendere un profitto molto considerevole ai banchieri. — Così si trovarono pure istallate simili istituzioni in Venezia, in Genova ed in Amsterdam.
Vedutosi i vantaggi che risultavano dal sottrarsi i depositi bancari dalla cassa di private persone, fu indi a poco stabilito il pubblico deposito in un pubblico Banco. Ed ecco quale è la serie cronologica de’ Banchi pubblici in Napoli:
1575 — Banco di A. G. P. e della Pietà per la pegnorazione;
1589 — Banco del Popolo;
1591 — Banco dello Spirito Santo;
1596 — Banco di S. Eligio;
1597 — Banco di S. Giacomo;
1600 — Banco de’ Poveri;
1640 — Banco del SS. Salvatore;
1816 — Banco delle Due Sicilie, che riunì tutti i diversi Banchi già esistenti, ed aprì le categorie dello Sconto, quasi Banca di circolazione;
1858 — Banco e Cassa di sconto in Bari, che è una parte del Banco delle Due Sicilie, senza avere il carattere di succursale; 1860 — Banco e Cassa di sconto in Chieti ed in Reggio.
Dalle cose riferite con facilità si argomenta che quei diversi Banchi hanno un medesimo carattere, quello cioè di essere essenzialmente Banchi di deposito, e di servire quindi unicamente, e nel tempo stesso gratuitamente, il pubblico nella circolazione metallica. — Sotto questo lato considerando le cose, è evidente che qualche utilità abbia prodotta la fondazione recente dei Banchi di Bari, di Chieti e di Reggio: giacché una somma metallica può percorrere l’abolito regno da una estremità all’altra, perché le fedi di credito si prestano con una immensa facilità, non pagandosi nessun diritto o interesse qualsiasi: laonde l’unica difficoltà che poteasi incontrare era quella che le fedi di credito, per potersi estinguere, avessero dovuto di necessità ritornare nei Banchi di Napoli da dove erano uscite: ma a ciò vi si è sopperito colla istallazione dei tre nuovi
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Banchi summentovati, e con lo stabilire la comunicazioni tra i Banchi che si trovano nelle provincie al di qua, con quelli delle provincie al di là del Faro. Infatti essendosi in tal guisa moltiplicati, diciam così, gli sbocchi alle fedi di credito, con maggiore facilità esse percorrono ora quelle provincie da una parte ad un’altra, ed il Commercio specialmente ne ha dovuto risentire qualche vantaggio.
Se ora si facesse l’obbiezione che la moltiplicazione delle Banche facilita la possibilità delle crisi finanziere, si vedrebbe di leggieri che questo avvenimento non avrebbe e non potrebbe aver luogo
— tostoché, com’è noto, i Banchi di deposito esclusivo non possono essere giammai in fallo — non può darsi fallimento: essendo piuttosto un luogo o vogliam dire una Cassa pubblica, dove il deposito è garantito dal Governo e gratuitamente, anziché una speculazione di credito.
Ma si aggiunga che, oltre allo avere stabiliti i suddetti Banchi, vi è stato la fondazione delle Casse di sconto tanto in Bari che in Chieti ed in Reggio. — Lo scopo di queste diverse Casse è perfettamente quello della Cassa di sconto di Napoli, il cui capitale primitivo fu dal R. Tesoro anticipato: esso consiste specialmente nello scontare le seguenti categorie:
1° Cambiali ed ogni altro effetto commerciale garantito da due firme oltre di quella direttamente interessata;
2° I boni della Tesoreria;
3° Anticipazione di soldi agl’impiegati;
4° Imprestiti contro garanzia di rendite iscritte sul Gran Libro, sia del 5 che del 4 per 100;
5° Imprestiti contro pegni di oggetti preziosi od altro;
6° Imprestiti ai negozianti contro pegnorazione di derrate depositate in dogana e finanche non sdaziate.
La Cassa di sconto adunque serve più direttamente il Commercio, come si vede, mentre il Banco serve più direttamente i privati. — L’avere dunque, oltre della Cassa di sconto di Napoli, anche altre tre analoghe in diversi punti quasi equidistanti, ed altri due in Palermo ed in Messina, è stato certamente un aiuto al Commercio. — Le Casse di sconto di Napoli, di Palermo, di Messina, di Reggio, di Bari, e di Chieti debbono scontare a vicenda le cambiali e tutti gli effetti commerciali delle diverse piazze: così come i diversi Banchi delle summenzionate città debbono a vicenda cambiare esigere e pagare le varie fedi di credito vicendevolmente. — In tal guisa il Commercio ha trovato facilitazioni, essendosi ravvicinati punti così lontani. — Ma queste Casse sono limitate nelle loro facoltà dalla quantità del deposito: imperciocché, non avendo altro capitale per iscontare che il denaro depositato dai privati, avviene che,
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a seconda l’aumento o la diminuzione del deposito, aumenta o diminuisce la facoltà di scontare gli effetti commerciali, e però non potrebbero giammai servire a quello sviluppo del commercio ch’è da attendersi dalla unificazione d’Italia.
Il mezzo fittizio che sostiene la circolazione di quelle carte bancarie è l’obbligo Imposto a tutte le Casse di Corte del Regno ed a tutte le Casse pubbliche in generale di accettare i pagamenti in polizze di Banco ed in fedi di credito
Ma quello che maggiormente li sostiene si è il monopolio che godono quei Banchi della così detta girata con condizioni, che aveva ed ha tuttora forza di contratto passato davanti a notaio pubblico, essendo stato generalizzato presso tutti i Banchi provinciali con rendersi i pandettarj delle Casse di Corte responsabili di quelle che si cambiano con girate condizionate; è certamente un grave privilegio che quella istituzione gode a scapito del dritto comune e a danno evidente delle finanze.
Su tal proposito noi osserveremo che in ciò i Banchi Napoletani hanno una caratteristica tutta propria, tutta speciale, e crediamo non errare se diciamo essere unici in Europa. — Infatti, i pagamenti che si fanno per Banco con girate sono garentiti dal Governo, come i pagamenti fatti quasi anticipazioni di un contratto lo sono parimenti. Il Banco, in tali casi, è precisamente considerato come un pubblico notaio, che registra e rende validi questi diversi atti: non potendosi cambiare una fede di credito o una polizza se non con la sottoscrizione d’un nome conosciuto dal Banco.
Senza estendersi in considerazioni bancarie ulteriormente, noi limiteremo la nostra attenzione ad osservare le seguenti cose, che emergono quali conseguenze dalla natura speciale di queste istituzioni e dallo averne estesa l’applicazione agli altri tre gruppi di provincie dell’ex-regno continentale (1). In primo luogo è da osservare quale sia l’influenza che la diffusione delle succursali alla Banca Nazionale eserciterà sull’imprestito usurarlo: in secondo luogo è pure da considerarsi che l’interesse retribuito alle antiche Casse è eminentemente tenue e bassissimo, in confronto anche dell’interesse commerciale voluto dalle antiche leggi: ed infine la latitudine che lasciavasi a’ privati speculatori, per effetto della natura stessa di quei Banchi, di costituire Banche generali e speciali su di qualunque oggetto che potesse essere del dominio del credito, e potesse essere di pubblica utilità, senza nessuna specie di privilegio o di monopolio, come si ravvisa nelle Banche di parecchi Stati di Europa.
In quanto al primo quesito, cioè sulla salutare influenza che l’aumento delle Banche succursali produrrà sensibilmente sulla diminuzione dell’usura,
(1) Si è detto il gruppo di provincie, giacché il Banco di Chieti serve per tutti i tre Abruzzi, quello di Bari per le tre Puglie, quello di Reggio per le tre Calabrie.
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non v’è certo nessun dubbio — dappoiché il Commercio, come è noto, si fonda sostanzialmente su di un continuo movimento di valori, che vengono in un certo modo rappresentati dalla moneta, e quindi la circolazione della moneta è il principale sostegno del Commercio. In tale movimento del numerario avviene ordinariamente, e quasi come un fatto inerente alla stessa pratica commerciale, per effetto dell’investimento di capitali, la momentanea mancanza di moneta — onde si rende necessario ed indispensabile l’imprestito anche temporaneo di essa. — In generale il commercio e l’industria di qualunque natura si effettuano mediante la collocazione di capitali, i quali non trovandosi mai tanto sufficienti da far fronte allo sviluppo delle intraprese, devono di necessità essere suppliti dal credito, da questo potentissimo mezzo che caratterizza specialmente il progresso economico de’ tempi moderni. Il credito dunque fomenta gl’imprestiti: ed allorché questi non possono farsi da pubbliche Casse, ne emerge l’imprestito usurano, che si nasconde sotto il velo illusorio dell’imprestito a mutuo degli antichi giurisperiti.
La forza o vogliam dire l’altezza dell’interesse usurarlo è determinata, come tutti gli altri fenomeni economici delle società, dalla domanda e à&WoJ’erta. Maggiore è la domanda di capitali, più grande è l’altezza dell’interesse: minore si è l’offerta, più grande si è l’interesse. — Al contrario se la domanda è piccola, l’interesse è basso, come se l’offerta è grande, l’interesse parimenti è basso. — Cosicché l’interesse è in ragione diretta della domanda e dell’inversa dell’offerta, per esprimerci con una formola matematica. — Laonde l’usura è fomentata da un lato dalla poca possidenza di capitali, e quindi dal gran bisogno che se ne ha di essi, da un altro lato: ed al contrario l’usura è attenuata dal poco bisogno di capitali da una parte, e dall’abbondanza di essi da un’altra parte. Questo, sotto il riguardo della cosa veduta dal lato puramente economico, e non considerando l’elemento morale della quistione, che pur vi entra in qualche parte.
Per provvedere adunque economicamente a ridurre l’interesse usurano ad un interesse mite, che vogliam dire un interesse legale, non vi è mezzo più efficace di quello di aumentare la possibilità della circolazione de’ capitali, e per essa delle istituzioni di credito. — Giacché l’effetto di questo provvedimento, benché non agisca direttamente sull’usura, pure è efficacissimo, come quello che toglie via di mezzo il bisogno che si ha dell’imprestito usurano: ed una volta distrutto o diminuito questo bisogno, i capitali usurari, anche volendolo, non trovano sbocco, e l’interesse deve di necessita disbassarsi e mettersi a livello delle contrattazioni comuni e commerciali.
Questo mezzo, essenzialmente economico, di distruggere o almeno di diminuire in massima parte gli effetti disastrosi dell’usura,
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che consiste nel creare e nel promuovere le istituzioni di credito e nel generalizzarle, è attivo, energico e potentissimo. La legge è inefficace ed impotente dove il dolo può facilmente nascondersi, o dove esso è impossibile ad essere conosciuto. Esso è salutare, perché gli effetti dell’usura sul commercio sono dannosissimi e rovinosi. Gli usurai, profittando della necessità e del bisogno assoluto, innalzano ad un’altezza favolosa l’interesse, in guisa che l’onesto guadagno che un negoziante può ottenere e può sperare, viene quasi totalmente assorbito da essi, che armati della forza delle leggi e sotto l’egida del mutuo, sono inesorabili nel rimborsare interessi e capitali, comunque il Commercio talvolta portasse che l’uno e l’altro non fossero raggiunti. Cosicché avviene necessariamente la rovina del negoziante, e per esso la diffidenza e lo sgomento per il commercio, e quindi un gravissimo colpo alla pubblica ricchezza ed alla generale prosperità, che si fondano sostanzialmente su di questa base generale ed universale (1).
La fondazione delle Casse di sconto e dei Banchi nelle provincie è dunque da considerarsi sotto questo riguardo come un provvedimento inefficace ed inutile: mentre la generalizzazione delle succursali della Banca vi provvederebbe ampiamente. E tanto più che l’usura, questa piaga cancrenosa delle società civili, trova nello sviluppo del credito un nemico potente ed una valida concorrenza. — Infatti, tutti coloro che non appartengono alla categoria commerciale sarebbero perfettamente esposti all’arbitrio di pochi possidenti capitalisti, che esagerando l’altezza dell’interesse divengono usurai: ora le Casse di sconto e i Banchi, benché scontino tutti gli effetti commerciali, imprestando danaro anche dietro pegnorazione, su di mercanzie, su di rendite, su di oggetti preziosi, di panni, ecc., siccome di sopra si è dimostrato, pure hanno poca o nessuna attività, mancando loro il principio reale del credito, ch’è la circolazione.
Il sistema bancario di deposito ha un vantaggio; quello cioè che non essendo soggetto alle crisi finanziere per la natura sua propria, non altera il prezzo dell’interesse in nessuna circostanza. — Mentre in Francia, per esempio, nel 1857, tempo in cui la crisi infieriva, lo sconto delle cambiali e d’ogni altro effetto commerciale si vide risalire al di là del 10 per 100: ed in Inghilterra al 12 per 100, cifre che benissimo si assimilano agli interessi usurari. Infatti secondo la legge del 1807 in Francia, tuttora vigente, il maximum d’interesse legale è stabilito al 6 per 100 tanto per gl’imprestiti privati
(1) Sul finire del 1859 in Londra si è pubblicato un nuovo trattato elementare di Economia politica di un valente economista, sig. Henry Dunwing Maclcod: Being a new system of Political Economy, founded on the Doctrine of Exchange, che maestrevolmente si fonda sulle dottrine del Cambio, ch’è il genere la cui prima specie è il Commercio
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quanto per quelli che si contrattano tra negozianti e Case di commercio o bancarie, e tra queste e lo stesso governo. — Intanto nel periodo di tempo che la crisi finanziera infieriva si è veduto il fatto contraddittorio e mostruoso, cioè che nonostante l’esistenza della precitata legge il governo dovere tollerare che la Banca avesse innalzato il prezzo dell’interesse ad un’altezza usuraria. La sensazione che questo fatto produsse che luogo a serie riflessioni per parte di quel Corpo legislativo, che propose adottarsi, come dalla scienza è voluto, l’abolizione del prezzo legale dell’interesse.
Coi Banchi di deposito tali inconvenienti non si possono verificare. Parrebbe, da quanto abbiamo detto, che noi propugnassimo le Banche di deposito in luogo delle Banche di circolazione, e volessimo quelle rappresentare unicamente utili e queste dannose od inutili, sol perché queste vadano soggette all’influenza delle frequenti crisi che flagellano il commercio. Lungi dal pensare in tal modo a questo riguardo, noi stimiamo immensamente utili le Banche di circolazione, e di poca
0 nessuna utilità i Banchi di deposito: poiché quelle sono unicamente le rappresentanti del credito in generale, e sono di grandissimo soccorso alla pubblica ricchezza delle nazioni. Ma in materia bancaria sono da distinguersi i seguenti principali quesiti: 1° debbono le Banche di circolazione essere di dominio esclusivamente privato, o affidarsi all’amministrazione governativa? —2° Le Banche di circolazione tanto governative che private debbano godere di privilegi e monopoli a danno di altre? — Le Banche di circolazione propriamente dette sono quelle costituite per azioni emesse da società anonime specialmente, ed il loro scopo è quello di guadagnare, mediante i diversi titoli di credito, un profitto risultante non già dal capitale effettivo che si trova investito nella Banca, ma da quello doppio, triplo, finanche decuplo, risultante dal giro del numerario e dal credito. — Cosicché, se la Banca realmente da ciascuno non percepisse altro che il 3, o il 4 per 100 d’interesse, il dividendo degli azionisti non è mai minore del 30 o del 40 per 100. — Il mantenimento dunque d’una Banca di circolazione è per sua natura d’un interesse puramente privato, e quindi un governo non potrebbe sostenerlo da una parte con profitto, da un’altra parte senza togliere questo sbocco all’attività de’ privati ed a quella de’ capitali. — Al contrario, allorché si tratta di Banchi di deposito, come sono in Napoli, è evidente che l’azione governativa non solo è necessaria ma è assolutamente indispensabile, come quella che deve tutelare e custodire il deposito affidato dai privati.
In secondo luogo è da considerarsi che le Banche di circolazione, come quelle di Parigi e di Londra e simili, per avere prestati alcuni servigi allo Stato godono della facoltà esclusiva di emettere biglietti al latore. Vale a dire che godono il privilegio di essere sole banche di circolazione.
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Questo è certamente un danno che si arreca allo sviluppo spontaneo della pubblica attività commerciale, inceppandosi i mezzi secondo cui potrebbe effettuirsi ed ampliarsi. La concorrenza di diverse Banche di circolazione produrrebbe evidentemente un ribasso sensibile d’interesse, maggiori facilitazioni al commercio: e maggior numero d’individui sarebbe collocato in questa intrapresa, la quale da una parte mettendo in moto maggiori capitali, fomenta maggiormente l’industria, da un altro lato occupa più braccia al lavoro.
Né le Banche di circolazione, di puro interesse privato, e senza privilegi di sorta, sono per se stesse causa delle crisi commerciali.— Sono i crediti imprudentemente accordati ed esageratamente, che danno luogo alle crisi, e spesso anche l’eccessiva abbondanza di speculazioni, e non già l’emissione indefinita di biglietti: giacché quest’ultima è semplicemente relativa alla circolazione, mentre il credito esagerato appartiene al capitale: fin dal momento in cui il capitalista mette in commercio più di quello che possiede, compra per più di quello che può pagare, investe in collocazioni fisse più di quello che potrebbe, vi è la probabilità, se non la certezza, del fallimento: e quando ciò è praticato generalmente le crisi scoppiano quasi istantaneamente per cause spesso frivolissime. — I biglietti di Banca emessi non possono essere causa di questa stravagante mania dj commerciare: ma bensì è la smodata passione del guadagno che spinge il commercio ad intraprese in cui il capitale supposto supera grandemente quello che realmente si possiede, nella fiducia di ottenere un reddito tale da coprire non solo il capitale effettivamente investito, ma anche quello fittizio, creato momentaneamente dal credito (1).
Dalle cose rapportate risulta che noi riteniamo essere le Banche di circolazione importantissime: esse debbono appartenere ad una sfera d’azione di privati, com’è la nostra Banca nazionale, ma non debbono godere di privilegio esclusivo, e debbansi estendere le succursali in tutte le provincie laddove l’interesse proprio vi spinga la Banca Nazionale.
I Banchi di deposito che nelle provincie meridionali ancor sussistono appartenendo al Governo possono cessare dal far concorrenza ai privati colla Cassa di Sconto, e però dovrebbero rimanere quello che erano anteriormente, cioè semplici Banchi di deposito e pegnorazione. — Dovrebbesi togliere la facoltà dello sconto; facoltà che essendo per la natura stessa di quei Banchi limitatissima, non può servire al commercio, ed invece serve a quelli stessi che l’amministrano, i quali unicamente ne fruiscono i vantaggi. X. Y.
(1) Il Presidente degli Stati Uniti d’America accusava le 1400 banche che si trovano in quei Stati, con amplissime facoltà di emettere biglietti, quali cause occasionali che agevolano l’esecuzione d’intraprese che altrimenti non avrebbero luogo. Ma non già perché avvengono delle crisi bisogna distruggere le Banche: sarebbe questo un insolito modo di ragionare.
fonte
https://www.eleaml.org/sud/banchi/banchi_1862_rivista_nazionale_diritto_economia_statistica_succursali_banca_nazionale_2012.html