Rubano la nostra storia
Ero appena un bambino quando la buonanima di mio padre (che aveva appena la V elementare, ma che valeva piú di un laureato di oggi… ) mi conduceva al Museo di S. Martino. Era fiero di indicarmi i segni della memoria storica di una Napoli capitale, le testimonianze di una città resa piú bella dalla dinastia borbonica.
Ho ancora negli occhi e nel cuore quella stupenda serie di modellini di navi borboniche, i soldatini del “nostro” esercito, i ricordi del Petito … gli abiti vescovili del Ruffo, le armi, i gradi… Dove sono finite queste testimonianze di una Napoli “grande” che richiamava i piú bei nomi della cultura e dell’arte europea? Chi ha deciso di distruggere la nostra memoria storica? E perché? Chi deve spiegarcelo tace … Ed allora è lecito il sospetto che “pochi” abbiano tramato nell’ombra per allontanare da S. Martino ciò che potesse alimentare l’orgoglio di discendere da una nazione napoletana che, proprio sotto i “Borbone“, testimoniò la sua grandezza, ergendosi a difesa della cattolicità messa in pericolo dalle idee pseudolegalitarie provenienti d’oltralpe.
Mettere negli scantinati o allontanare da S. Martino ciò di cui eravamo orgogliosi? Vorrei una risposta da chi tace …
Alberigo Olivieri, Napoli
A questa lettera, tratta da Il Mattino di Napoli, senza commento, vogliamo noi dare una risposta. Immaginiamo, però, che questo lettore sappia chi sono questi “personaggi” che compiono tali sabotaggi al nostro glorioso passato. Questo non è che uno dei tanti episodi che, in quest’ultimo periodo di riscoperta della nostra magnifica storia, si stanno verificando. Il fatto, se da una parte fa chiaramente capire che “quelli” hanno paura che piano piano la verità stia venendo a galla, da un’altra parte ci indica che la “presenza” di questi luridi traditori è inserpata dappertutto ovunque sia situato un benché minimo centro di potere. Ma la battaglia non è persa in partenza, è necessario tuttavia che ognuno di noi non resti inerte davanti a queste vicende, proprio come ha fatto lei, caro Alberigo, è necessario cioè che noi “veri meridionali” non ne perdoniamo una, che è una, di queste vili azioni, soltanto cosí riusciremo a difenderci con efficacia. Se stiamo sempre zitti, come pecoroni, non facciamo che fare il loro gioco e il nostro suicidio.
fonte