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S. Pietro Infine. Mai fidarsi delle lapidi delle Taverne…

Posted by on Dic 5, 2017

S. Pietro Infine. Mai fidarsi delle lapidi delle Taverne…

Sulla Taverna di San Cataldo e sull’Epigrafe stiamo conducendo una battaglia da tempo senza riuscire a cavarne un ragno dal buco eppure, il dibattito su quello che c’è scritto è acceso e dopo aver pubblicato il bellissimo articolo di Maurizio Zambardi pubblichiamo il punto di vista di Franco Valente inviatomi da Paolo Vacca. A questo punto la domanda mi sorge spontanea ma se c’è tutta questa energia quando si parla di San Cataldo come mai la suddetta Epigrafe si trova ancora in queste condizioni?

Claudio Saltarelli

Domenico Caiazza prima e Maurizio Zambardi dopo si sono occupati di una taverna di S. Pietro Infine divenuta famosa per aver ospitato Francesco I di Borbone in occasione di una sua venuta a Venafro per una battuta di caccia del 1824.
Sulla presenza di Francesco I a Venafro avrò occasione di tornare, ma ora mi interessa la lapide che Giuseppe Spallieri, proprietario della Taverna, fece applicare sul portale per ricordare l’avvenimento.
Spallieri, in un impeto filo-borbonico, tiene a dire che in quel luogo era passato anche Carlo di Borbone:

VBI IMMORTALIS MEMORIAE [AVV]S
HOSTE AD VELITRAS PROFLIGATO REDIENS
MENSE APRILI AN. MDCCXXXIV ALIQVANDIVS CONSTITIT
DIGNAM IN QV[A]M ET IPSE DIV[ER]TERET
ET SE QVIETE AC MENSA TANTISPER RE[C…]ERET.

Ma c’è qualcosa che non mi convince.
Zambardi si affida alla traduzione del mio amico e compagno di studi liceali Egidio Cappello che interpreta così la frase:
“dove l’avo d’immortale memoria, ritornando nel mese di aprile del 1734, dopo aver sconfitto il nemico a Velletri, si fermò per un po’ di tempo per riprendere le forze col riposo e la tavola”.
Orbene nel marzo del 1734 l’esercito spagnolo comandato da Montmar (con il vicecomandante Francesco di Castropignano) già aveva superato Aquino e S. Germano, mentre Carlo (che allora aveva solo 17 anni) stava comodamente al sicuro a Civita Castellana.
L’esercito austriaco ai primi di aprile se ne fuggì in Puglia e fu semplicemente inseguito dall’esercito borbonico, sicché Carlo di Borbone fu accolto prima a Maddaloni e poi a Napoli.
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Dunque nell’aprile del 1734 Carlo di Borbone è sicuramente passato per S. Pietro Infine, ma non tornava da una battaglia di Velletri.
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In realtà Carlo partecipò personalmente a una famosa battaglia di Velletri, ma era l’agosto del 1744. Una battaglia che determinò il trionfo di Francesco di Castropignano che era divenuto intanto capitano dell’esercito borbonico.
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In conclusione la lapide, se è stata tradotta correttamente, contiene due errori.
Il primo relativo alla data della battaglia di Velletri che è il 1744 e non il 1734.
Il secondo relativo al mese in cui Carlo di Borbone sarebbe passato per S. Pietro Infine tornando da Velletri, che era agosto e non aprile.

Franco Valente

1 Comment

  1. In merito all’epigrafe di San Cataldo di San Pietro Infine va precisato che certamente va rivista la traduzione dal latino, ma la lapide è originale. Carlo di Borbone passò per San Pietro Infine nell’aprile del 1734, quando da “Piedimonte San Germano, sotto Monte Casino” avanzava lungo la Casilina, chiamata anche “via Napolitana”, per fare il suo ingresso in Napoli. E fu proprio in quell’occasione che dovette sostare alla Taverna San Cataldo, come riportato nell’epigrafe. Probabilmente la citazione della vittoria di Velletri, del 1744, fu inserita per glorificare il vincitore Carlo di Borbone. Cfr. articolo “L’entrata di Carlo III in Napoli dal libro RUM MOLH di Pier Tulip”.

    Maurizio Zambardi

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