San Bertario di Montecassino Abate e martire
Nobile di stirpe longobarda, Bertario visitò Montecassino e ne fu tanto impressionato che rimase come monaco. Divenne abate nell’856, succedendo al suo maestro Bassacio. Era tempo di incursioni saracene e allora fece fortificare l’abbazia, che ebbe anche, tra molte difficoltà e per un certo tempo, la protezione dell’imperatore Ludovico II. Con Bertario, uomo di lettere (promosse studi non solo sacri, ma anche di grammatica e medicina) il monastero si consolidò. Bonificò la vallata e fondò Eulogimenopoli (città di san Benedetto) poi divenuta San Germano e oggi Cassino. Fu ucciso dai saraceni con alcuni monaci nell’883. Riposa nell’abbazia. (Avvenire)
Di nobile origine e probabilmente di stirpe longobarda, ancora giovane si recò in pellegrinaggio a Montecassino al tempo dell’abate Bassacio e qui, colpito dalla vita austera e orante dei monaci, volle rimanere come monaco.
La scelta fece di lui un ‘uomo completo’ dedito alla preghiera e al lavoro, nel suo caso intellettuale, vissuti in gioia e serenità secondo la Regola di s. Benedetto. Nell’856 successe a Bassacio di cui era stato discepolo ed imitatore fedele, specie nel coltivare gli studi, divenendo così il 19° successore del santo fondatore, patriarca del monachesimo occidentale.
Il suo governo abbaziale avvenne in un periodo oltremodo critico a causa delle incursioni dei saraceni, che già da una decina d’anni, imperversavano sulle coste e all’interno dell’Italia Meridionale; nell’846 avevano già distrutto il monastero di s. Maria in Cingla, nei pressi di Alife, dipendente da Montecassino, provenienti da Benevento.
Ma essi avevano raggiunto nelle vicinanze anche l’abbazia, provenienti dall’altro lato cioè dalle vicinanze di Roma, dopo essere giunti via mare da Palermo e dopo che per la via Appia si erano spinti nella valle del Liri, mettendo a sacco Fondi e Gaeta, da lì si spinsero a saccheggiare i monasteri di S. Andrea e S. Apollinare, tutto ciò avveniva con Bassacio abate; poi con l’aiuto divino e con l’apparire nelle acque di Gaeta della flotta napoletana, essi furono costretti per quella volta a ritornare in Africa.
Bassacio e l’abate di S. Vincenzo al Volturno, Giacomo chiesero a più riprese l’intervento dell’imperatore Lotario, ma solo nell’852 arrivò nell’Italia Meridionale Ludovico II, figlio di Lotario, ma questi quasi subito se ne ripartì per l’ostilità trovata dai longobardi di Capua e dai principi feudatari.
Allora Bertario fece per prima cosa fortificare l’abbazia munendola di muraglioni e torri e quando poi fra l’856 e l’873, Ludovico II condusse varie spedizioni contro i saraceni, egli l’accolse più volte, insieme all’imperatrice Engelberga, favorendo in ogni modo la sua impresa e adoperandosi affinché i principi del meridione si alleassero in una Lega; nel portare avanti quest’opera di mediazione, venne a trovarsi in contrasto politico con il papa Giovanni VIII, il quale però poco prima della sua morte, gli rilasciò un ampio diploma di esenzione e privilegi che costituirono l’organizzazione del patrimonio del monastero a cui Bertario si era anche dedicato.
Bonificò la vallata sottostante, fondando la città che chiamò Eulogimenopoli (cioè città di s. Benedetto) poi chiamata S. Germano, l’odierna Cassino. Promosse gli studi sacri e profani scrivendo egli stesso testi di grammatica, di medicina, di prosa e versi, in parte giunti fino a noi.
Abbellì la chiesa abbaziale con preziosi arredi sacri e fondò a Teano un monastero femminile; ebbe autonomia decisionale non dipendente dalla giurisdizione del vescovo locale; ma tanto fervore di opere e di intenti non ebbero fortuna, perché ripartito Ludovico II nell’873, i saraceni ripresero a fare scorrerie nelle campagne e cittadine sia della Campania che del Lazio, nell’882 una di queste bande annidata nell’Appennino sannitico, distrusse l’abbazia di S. Vincenzo al Volturno, facendo strage di monaci e il 4 settembre 883 presero di sorpresa anche l’abbazia di Montecassino devastandola.
Bertario ed i monaci scampati al massacro, si rifugiarono nella città ai piedi del monte, nel monastero di S. Salvatore; alcune settimane dopo i saraceni ritornarono e mentre la maggioranza dei monaci sotto la guida di Angelario priore del monastero, si rifugiavano a Teano, Bertario e un gruppo di religiosi furono ammazzati davanti all’altare, era il 22 ottobre dell’883.
Il corpo dell’abate martire fu in seguito trasportato a Montecassino e nel 1486 trasferito nella chiesa abbaziale, davanti alle tombe di s. Benedetto e santa Scolastica; nel 1514 gli venne dedicata una cappella in suo onore con il corpo sotto l’altare.
Svariati artisti l’hanno raffigurato durante i secoli, su tele che poi sfortunatamente sono andate perse nell’ultima distruzione dell’abbazia avvenuta nella II Guerra Mondiale.
Culto confermato da papa Benedetto XIII il 26 agosto 1727, festa il 22 ottobre.
Antonio Borrelli
fonte