San Vincenzo a Volturno Ricostruzione protoromanica tra fine X e metà XI secolo ma prima distruzione Araba
L’incendio arabo del 10 Ottobre 881
L’assalto arabo toccò certamente il complesso delle officine e l’area di fronte a San Vincenzo Maggiore. Le cucine e il refettorio, così come l’ambiente attiguo alla corte a giardino sono pesantemente danneggiati durante l’incendio, nel corso del quale tutte le parti lignee (tetti, tramezzi, pali di sostegno) vengono distrutte dalle fiamme.
Anche la basilica di San Vincenzo Maggiore dovette subire danni a causa di questo tragico evento, pur se le ricostruzioni successive ne cancellarono ogni traccia, ragion per cui è difficile valutarne l’impatto. La comunità si trasferisce a Capua, ove spesso gli abati continueranno a soggiornare nel X e nell’XI secolo.
Il processo di ricostruzione dell’abbazia avviene lentamente, e si può dire che esso sia stato seriamente attivato oltre cento anni dopo le distruzioni dell’881.
La scelta, in un primo momento, sembra essere stata quella di concentrarsi sulla ricostruzione integrale della chiesa maggiore. Gli scavi hanno rivelato che le strutture della basilica furono praticamente riedificate ex-novo per quasi tutta la metà orientale dell’edificio, mentre la parte occidentale dovette essere radicalmente restaurata. L’entità dei lavori non ha però modificato significativamente lo schema planimetrico dell’edificio. Ingenti furono invece le modifiche operate nella parte antistante la facciata.
La costruzione di un atrio, forse prevista, ma mai portata a termine nell’originario progetto del IX secolo, fu avviata e conclusa in breve tempo, contestualmente alla ricostruzione della chiesa, negli anni a cavallo fra X e XI secolo, sotto l’abate Giovanni IV, posto alla guida dalla comunità dall’imperatore Ottone III.
Fu realizzato un atrio quadriporticato (una struttura detta in latino medievale paradisus), preceduto da una rampa monumentale, inglobando in parte alcune strutture di IX secolo.
Avancorpo della basilica di San Vincenzo Maggiore
La chiesa abbaziale, che nel IX secolo era soprattutto utilizzata per le esigenze interne della comunità, si apre per fungere da cattedrale de facto delle popolazioni insediate nei villaggi incastellati fondati in quegli stessi decenni nell’Alta Valle del Volturno. All’interno del paradisus viene realizzata un’area di sepoltura per la parte della comunità monastica che viveva a San Vincenzo al Volturno.
Pochi decenni dopo la costruzione dell’atrio, intorno al 1030, sotto l’abate Ilario (1011-1044) nuovi cambiamenti interessano il San Vincenzo Maggiore. Si completa la chiesa con un nuovo ciclo di decorazioni pittoriche, ma soprattutto si erige, di fronte alla sua facciata – e quindi rimodellando completamente il lato ovest dell’atrio – una grande struttura composta da tre torri, culminante con una torre campanaria posta in posizione centrale, alta più della chiesa stessa, e quindi presumibilmente circa 25 metri. Questo tipo di costruzione, detta in latino triturrium e in tedesco westbau, aveva la funzione di monumentalizzare la facciata. Strutture come questa, di tradizione tipicamente tedesca, vengono edificate, nello stesso periodo di tempo, anche a Farfa, Subiaco e Montecassino.
Tavola ricostruttiva dell’abbazia di Montecassino alla fine dell’XI secolo
Possono essere datati all’XI secolo, sulla base delle sequenze ceramiche, alcuni edifici raggruppati a nord e a sud della grande basilica. Tra quelli a sud, sicuramente un chiostro, circondato ad est e ad ovest da due ampi ambienti di pianta rettangolare, uno dei quali – quello ad ovest – decorato da un pavimento in mosaico ed opus sectile, potrebbe essere tentativamente riconosciuto come una sala capitolare, mentre l’altro essere il cellarium monastico. Queste ultime costruzioni sono attribuite dal Chronicon Vulturnense all’abate Giovanni V, che regge l’abbazia fra il 1050 e il 1070 circa.
Costruzione del S. Vincenzo Nuovo (fine XI – inizi XII secolo)
Il trasferimento del monastero sulla riva destra del Volturno, avvenuto tra la fine dell’XI e gli inizi del XII secolo, determinò la progressiva e completa demolizione, nell’arco di una generazione, di tutti gli antichi edifici per recuperare materiale costruttivo.
Il nuovo monastero fu concepito come un complesso fortificato dal momento che era protetto su tre lati da un muro di cinta di protezione, eccezion fatta per il lato Est che guardava la scarpata sul Volturno.
La chiesa, consacrata nel 1115 era preceduta da un atrio a quadriportico e affiancata dalle fabbriche monastiche, attualmente scomparse.
Alessandro Luciano
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