Alta Terra di Lavoro

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“Settentrionali” e “Meridionali”, ovvero due modi di essere italiani

Posted by on Feb 21, 2021

“Settentrionali” e “Meridionali”, ovvero due modi di essere italiani

Se qualcuno avesse ancora dei dubbi sulle disuguaglianze tuttora esistenti tra “settentrionali” e “meridionali” e che l’intero Sud (come acutamente aveva visto il compianto Nicola Zitara) non è altro che una colonia e il mercato di consumo del Nord, non ha che da fermare la propria attenzione su queste due ultime notizie nelle quali, senza pretestuosità, non si può fare a meno di notare un continuo insistere da parte di certuni a che, in tutte le sue espressioni, la vita degli italiani scorra su due binari diversi.

     Una notizia di stampa, riportata da due fonti diverse (1 – 2) riguarda la neoassessora alla Sanità Lombarda, Letizia Moratti, la quale, appena nominata, per rimarcare la differenza fra le due Italie, ha chiesto al Governo di assegnare i vaccini anche in base al PIL. <<La scelta di favorire i ricchi anche per la salute – continua il primo comunicato – e quindi il Nord a discapito del Sud, è quella adottata dai governi italiani di turno più o meno da un secolo e mezzo>>. Si prega di prestare attenzione all’ultima parte della frase: da un secolo e mezzo.

     Un’altra notizia (3) riguarda il professor Guido Tabellini, già rettore della Bocconi, che, sul quotidiano Il Foglio, sostiene << … Per tornare a crescere ( bisogna) investire nei settori e nelle aree geografiche che sono all’ avanguardia e che sono già più integrate nell’economia mondiale, facilitare la crescita delle imprese, indirizzare le risorse dove sono più produttive. Tutto ciò non è indolore. Le politiche più efficaci per avvicinare l’Italia all’Europa sono anche quelle che aumentano la distanza tra Milano e Napoli, tra aree avanzate e arretrate del Paese …>> .  

     E’ ovvio precisare che quando si parla di Napoli si intende tutto il Meridione, e le affermazioni appena citate vanno ad aggiungersi all’esclusione di poeti e scrittori meridionali dai libri di testo per l’ultimo anno delle scuole superiori proposto dalla Gelmini quando era al Ministero della Pubblica Istruzione; al “comandamento” di Bombrini; agli apprezzamenti sui meridionali di Luigi Carlo Farini, di Massimo D’Azeglio, di Nino Bixio, di Stefano Castagnola e di tanti altri “fratelli”.

     Ora, se oggi sappiamo che questo modo di considerare il Meridione e i meridionali esiste dal primo giorno in cui fu detto che l’Italia era diventata ormai “una” (cioè più o meno da un secolo e mezzo) ,e che da allora esso non ha subito cambiamenti di rotta, perché le funzioni assegnate agli “allineati”sono diventate cariche dinastiche trasmissibili agli eredi, questo lo si deve proprio a quelle associazioni e a quei ricercatori “non accademici”, ai quali viene reso difficile varcare la soglia dei templi in cui viene custodita la memoria, e che, non appena cercano di far prendere un po’ di aria e un po’ di luce ai “panni sporchi dei Mille” (4) e dei loro epigoni vengono osteggiati e messi in ridicolo, tanto che stentano a trovare credito  anche presso le persone a favore delle quali essi profondono il loro impegno. Celare la verità, per le ineffabili vergogne che hanno portato a fare di tanti staterelli un’ unica nazione è stato un compito che si sono assunto, tra gli altri, anche coloro che, avendo mangiato fino al giorno prima, allo stesso tavolo del Borbone, da “napolitani”, il giorno dopo sono diventati “piemontisti”, poi, a seguire, sono diventati “trasformisti”, comunisti, fascisti, monarchici, democristiani, lasciando la carica – divenuta ormai ereditaria – ad eredi diretti o ad epigoni fedeli, i quali, avendo occupato radio, televisione, stampa, editoria, università, hanno dato voce a chi condivideva le loro idee su quello che doveva essere divulgato e sul come; rendendo difficile l’accesso agli stessi mezzi di divulgazione alla parte “fuori del sistema”.

     “Celare la verità” non è  una frase priva di fondamento e usata a sproposito a cui si è ricorso per attirare l’attenzione. E’ una precisa disposizione regia che veniva impartita a coloro ai quali veniva affidata la “custodia della memoria epurata”, di cui parleremo più avanti.

    Nulla da obiettare per le radio, le televisioni private e le case editrici che sono libere di appoggiarsi e di fare da cassa di risonanza a chi garantisce loro la sopravvivenza. Ma  recriminare contro televisione pubblica e giornali, che sopravvivono con il contributo di tutti i cittadini, e, quindi, anche dei meridionali è d’obbligo.

      E’ come andare al ristorante insieme ad amici e sedersi a due tavoli diversi; ordinare lo stesso menù e vedere che, verso un tavolo c’ è un susseguirsi di portate, mentre sul nostro sono stati portati solo del pane e un poco d’acqua. Alla fine viene il cameriere e porta lo stesso conto ad entrambi i tavoli!

     Se l’unità  su cui tanto si insiste viene presentata come il collante che dovrebbe tenere uniti tutti  i “fratelli” come in una famiglia, allora bisognerebbe desistere da certi comportamenti e si dovrebbe sgombrare la mente da ideologie e pregiudizi, perché in ogni famiglia che si rispetti si condivide tutto: gioie e dolori.

     Non si abbia più timore, quindi, di aprire gli scrigni dove sono tenuti celati i residui documenti su cui sono registrate le azioni che hanno interessato la nostra penisola dal 1860 in poi. Qualunque sorpresa riveleranno, essi apparterranno ad entrambe le parti interessate. Sono la storia di tutti: dei buoni e dei cattivi; dei vincitori e dei vinti.

    Contro le genti del Meridione le truppe piemontesi sperimentarono tutte le peggiori atrocità che mente umana potesse concepire: omicidi, femminicidi, infanticidi, profanazione e saccheggio di luoghi sacri, stupri, incendi, deportazioni, torture. Non solo i generali, ma anche un soldato semplice, purché indossasse la divisa piemontese, poteva dare sfogo ai suoi istinti più bestiali. Per condannare queste atrocità non si è riunito alcun tribunale perché la guerra non dichiarata si è conclusa con la vittoria dell’invasore, e ognuno – come capitò tempo dopo a Norimberga – ha cercato di scrollarsi di dosso ogni colpa scaricandola sul dovere di obbedire ad ordini superiori.

     Del male commesso dai loro lontani ascendenti sarebbe ingiusto incolpare oggi i pronipoti. Se una colpa può muoversi, essa potrebbe ravvisarsi nell’insistere su posizioni ormai ampiamente smentite dalla massa di documenti scovati da storici non accademici, che hanno gettato una luce diversa sulla nostra storia, ma che non erano stati presi in alcuna considerazione dagli storici professionisti, che – raggiunto l’obiettivo del “posto fisso”, “per sé e per i suoi” – non avevano alcun interesse a divulgarli. Il motivo della mancata consultazione trova la sua spiegazione nel fatto che, per come sono andate le cose da centosessantuno anni a questa parte (dato che la custodia e la gestione dei documenti era affidata a persone di riconosciuta affidabilità) queste ultime si sentivano tanto sicure da non preoccuparsi nemmeno di dare una sbirciatina ai documenti custoditi, altrimenti non v’è dubbio che avrebbero eliminato per lo meno quelli più compromettenti, evitando così ai curiosi improvvisatisi storici di trovarli e poterne denunciare, quindi, il modo scorretto di gestirli. Mentre, obiettivamente, possiamo anche scusare i pronipoti per il male fatto dai loro avi, non possiamo più tollerare che, in applicazione di principi come quelli di cui alla teoria economica del professor Tabellini, da parte del Settentrione si continui a sottrarre risorse al Sud facendo, però, furbescamente passare come approfittatore il Meridione. Sappiamo bene tutti, ormai,(e i documenti che si è riusciti a consultare non consentono il minimo dubbio) da chi e per quali ragioni furono messe in circolazione tante falsità, e perché, ancora oggi, vengono avanzate certe teorie.

     E’ molto probabile – per dirla con Aprile – che mentre le genti del Sud sono state “educate alla minorità” da una storia mistificata, quelle del Settentrione lo siano state alla “superiorità”. Sicuramente, come noi meridionali eravamo stati convinti della nostra” inferiorità”, anche i settentrionali lo saranno stati  della loro “superiorità” per gli stessi motivi. Però, nonostante la nostra “educazione alla minorità”, noi non ci sentiamo di  rivolgere preghiere al Po, all’Adige, all’Adda  e fiumi confratelli per cancellare con una inondazione la parte settentrionale dell’Italia con tutti i suoi abitanti, come quasi quotidianamente, purtroppo, tocca sentire a noi di invocazioni al Vesuvio e all’Etna da parte di chi è “educato alla superiorità”.  

       Non è salutare insistere sui consunti e superati stereotipi della retorica risorgimentale, che non ha fatto altro che alimentare disunione e discordia, decretando così il fallimento del Risorgimento, se davvero esso era partito con l’ intenzione di unificare le varie realtà politiche presenti sulla penisola. Questo poteva non essere addebitato né come errore né come colpa fino a che i “panni sporchi” erano rimasti ermeticamente chiusi nei bauli. Quando, però, i coperchi sono stati alzati e il tanfo ha cominciato a diffondersi per l’aria, solo chi è in cattiva fede può sostenere di non avvertirlo.

     Per quanto ci riguarda, se si escludono frange estremiste che si trovano in ogni sodalizio, in ogni gruppo, in ogni partito,  non chiederemo e non chiediamo né secessione, né creazione di una macroregione meridionale né il ritorno ad un regime monarchico; chiederemo e chiediamo a chi ne ha la autorità che la Costituzione – come quella che dovrebbe essere la comune patria – sia una, per chi nasce al nord e per chi nasce al sud dell’Italia, con uguali doveri, ma anche con uguali diritti.

     Poi, se a qualcuno la proposta farà storcere il naso, pazienza!

Castrese Lucio Schiano

 (1 – 2 )Ufficio Stampa Neoborbonici.it e  Ottopagine.it Benevento in una riflessione dell’avvocato Gino De Pietro                                                                                                                                     (3) Fonte Ass. Ident. Alta Terra di Lavoro, 22 gennaio 2021 “Guido Tabellini già rettore della Bocconi: per far correre Milano, bisogna rallentare Napoli”                                                                                                                                                     (4)  ” I panni sporchi dei Mille”  è il titolo di un libro della ricercatrice Angela Pellicciari

1 Comment

  1. L’Italia è lunga come sappiamo e si sviluppa dalle Alpi alla Sicilia, per cui la semplificazione in uso di settentrionali e meridionali è inevitabile e, possiamo anche dire, semplicistica e grossolana… Sono le vicende storiche che l’hanno forzatamente unificata a mortificare per sempre gli uni e gli altri per come si è realizzata e i popoli del sud prioritariamente, per il malvagio disegno di una destabilizzazione totale con la depredazione o l’annientamento di tutte le attività produttive che al tempo eccellevano: cantieristica navale, zolfo, treni (Pietrarsa), sete, carta, agricoltura, turismo d’élite per le attrattive del clima, dell’archeologia, e sviluppo di ogni branchia della cultura, scienze mediche e naturali comprese. Una volta poi avviato il diabolico disegno massonico di spodestare il Papa di Roma (il fine ultimo era quello!) ebbe inizio il nuovo corso della storia per tutta l’Italia, con la nuova scia di guerre di cui tutti abbiamo memoria per un malvagio disegno di omogeneizzazione che finì per destabilizzare con violenza e depredazioni il più florido storico regno del sud… Il danno creato non vedo come possa essere recuperato se non con l’incentivazione di tutte le potenzialità di sviluppo in gara fra regioni. Oggi occorre riprendere i fili del passato per ritornare ad essere tutti nuovamente orgogliosi di se stessi e della propria specifica storia, da conoscere e rivalutare per ripensare e costruire un futuro di cui poter nuovamente andare orgogliosi… sì, per quello che fummo e che potremmo ancora essere, senza più umiliarci professando al ritmo della marcetta nazionale che siamo schiavi di Roma! Quando mai fummo schiavi!!! caterina ossi

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