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Siete voi Erasmo da Rotterdam o Machiavelli ?

Posted by on Lug 2, 2018

Siete voi Erasmo da Rotterdam o Machiavelli ?

   Si dovrebbe offrire  l’opera “L’educazione del principe cristiano” di Erasmo da Rotterdam a Pierre Moscovici. E a tutti quelli che, come il commissario europeo, negano con veemenza le radici cristiane dell’Europa.

 

 

Tutti quelli che, come lui, gridano al razzismo o all’islamofobia, mentre un impudente osa parafrasare il generale de Gaulle  rammentando le origini greco-romane e giudeo-cristiane dei popoli francesi ed europei. Questo libro si intitola anche “O l’arte di governare”, uno dei classici della filosofia politica del Rinascimento, che, nonostante i secoli passati, non ha preso una ruga. All’epoca, caro Pierre Moscovici, eminenza socialista, le due espressioni sono sinonimi.

   La prosa è cesellata, elegante e concisa.  Non c’è  pagina che non sia infarcita di riferimenti ai filosofi greci, agli imperatori romani e ai profeti ebrei, dati alternativamente da modelli o da contrasti ai nostri princìpi cristiani. L’olandese Erasmo da Rotterdam, al secolo Geert Geertsz, fu uno di quei grandi umanisti del Rinascimento, sulle spalle del quale noi altri, poveri nani moderni, continuiamo a pavoneggiarci, anche Pierre Moscovici. “L’educazione del principe cristiano” è uno dei suoi libri più celebri, che fu un enorme “bestseller” nella sua epoca, tradotto in tutta Europa. La sua ispirazione ci mostra che il Rinascimento non fu quell’impresa di decristianizzazione che i nostri contemporanei futili vogliono vedervi. Erasmo era un grande letterato, che scriveva in latino e che leggeva il greco antico, ma  che non  continuava meno l’opera della Chiesa, che, sin dal Medioevo, aveva elaborato un ritratto del principe ideale, preoccupato del bene comune, la famosa “Res publica”, sforzandosi di disciplinare gli istinti bellicosi dei principi e di limitare i danni delle guerre sulle popolazioni. Il suo vero oppositore non è dunque la Chiesa, anche se l’opera di Erasmo sarà messa all’indice nel furore della Controriforma dal concilio di Trento, nel 1559, ma Machiavelli.

   I due uomini sono nati nello stesso anno, nel 1469. Le loro fonti antiche sono le stesse, ma essi non 

ne fanno lo stesso uso. I due partono dalla stessa parola in latino, “virtus”, ma non ne hanno la stessa lettura. Per Erasmo, “virtus” dà virtù, nel senso in cui l’intendiamo oggi (temperanza, misura, giustizia, pace). Con Machiavelli, si si ritorna all’etimologia di “virtus” : “vir” in latino significa uomo ; e la “virtù” diviene per il toscano quella ricerca indispensabile dell’energia virile indebolita dalle “virtù” femminili.

   Erasmo proviene da Venere e Machiavelli da Marte. Erasmo chiama tiranno quello che Machiavelli chiama grande principe. Erasmo foggia un re-filosofo alla Platone ; Machiavelli, un politico scaltro ed impietoso. Questi raccomanda al suo principe di essere insieme “leone e volpe” quando quell’altro rigetta questi paragoni animaleschi citando Diogene, a cui si chiede qual è l’animale più nocivo : “Se  parli delle bestie selvagge, è il tiranno ; se parli degli animali  domestici, è l’adulatore.”

   E’ vero che i due uomini non consigliano lo stesso personaggio. Erasmo scrive ad un giovanotto di sedici anni, che si appresta ad ereditare un Impero già edificato : Carlo Quinto ; Machiavelli mormora all’orecchio di un principe italiano, che sogna di unificare l’Italia dietro di lui : Lorenzo dei Medici. “Le parole dominazione, impero, regno, maestà, potenza, sono pagane e non cristiane ; il potere cristiano non è nient’altro che l’amministrazione dello Stato, la beneficenza e la protezione.” Erasmo è l’antiMachiavelli. I monarchi del Rinascimento furono fin da allora dichiarati di essere Machiavelli o Erasmo, come, più tardi, si sarebbe Voltaire o Rousseau, de Gaulle o Pétain, Sartre o Camus, Rolling Stones o Beatles. Però, bando agli scherzi, Machiavelli resterà  la splendida e riverita guida dei nostri grandi politici e dei nostri grandi conquistatori ; Erasmo è il padre spirituale spesso misconosciuto delle nostre monarchie amministrative e dei nostri Stati-provvidenza. Machiavelli separa la morale privata dalla morale pubblica ; Erasmo cerca  di riconciliarle. La grande linea politica francese, da Richelieu a de Gaulle, passando per Bonaparte, è figlia di Machiavelli. Però i pacifisti alla maniera di Jaurès o di Briand, o i democratici cristiani, padri dell’Unione europea del dopoguerra, o anche i partigiani del diritto di ingerenza in nome dei diritti dell’uomo, sono, senza saperlo, gli eredi di Erasmo. La pace è il bene supremo di Erasmo, la guerra è per Machiavelli la continuazione della politica con altri mezzi.

   Però i due uomimi sono tanto complementari quando sono opposti. Machiavelli serve a conquistare il potere, Erasmo a conservarlo. Machiavelli vince le elezioni, Erasmo gestisce il Paese. Certi suoi precetti dovrebbero  ispirare i nostri governanti attuali : “Il migliore mezzo per un principe di aumentare le sue risorse è  di limitare le sue spese… Non è la quantità delle leggi che fa la salute dello Stato.” Per i difensori impenitenti  dell’assistentato . “Il principe deve vigilare tutto particolarmente a      conservare il meno possibile questi oziosi nel seno del suo popolo : o lo spingerà a lavorare, o li espellerà dal paese.” Per gli  ossessionati dell’uguaglianza, che confina con l’ugualitarismo : “Non cè uguaglianza quando tutti hanno le stesse prerogative, gli stessi diritti e gli stessi onori. E’ anche là talvolta la peggiore ineguaglianza.” Per  tutti i maniaci del prodotto nazionale grezzo : “ Ci sono tre  sorte di beni : i beni dell’anima, i beni del corpo e i beni esteriori ; occorrerà vigilare a  non misurare la fortuna della città essenzialmente con i beni esteriori.”  E l’avvertimento più attuale per i politici, che valgono cento sondaggi, venuto direttamente da Aristotele : “Due parole rovesciano i poteri : l’odio e il disprezzo.”

   Infine,  un ultimo, piccolo, per la strada : “Non bisogna legarsi strettamente a popoli che una religione differente ci rende estranei… Questi popoli non li dobbiamo né farli venire verso di noi né tentare di avvicinarli. “ Un ultimo regalo per voi, caro Pierre…

 

 Alfredo Saccoccio

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