Smascherata la truffa sulla Sindone. Non è medievale
Nel silenzio quasi generale dei mass media una delle più importanti truffe perpetrate ai danni della fede dei cattolici è stata clamorosamente smentita. Parliamo della Sindone, e dell’esame al Carbonio 14, compiuto negli anni ’80, in cui la Diocesi di Torino, e la Chiesa, con la complicità dei vertici della Pontificia Accademia delle Scienze si sono fatti simpaticamente abbindolare da un gruppo di professionisti dalle dubbie – anzi, in molti casi, indubbie – appartenenze ideologiche.
Chi è non più giovane si ricorda la conferenza stampa organizzata a Londra, in cui risultati del controverso test del radiocarbonio del 1988 gridavano al mondo che la data nascita della Sindone doveva collocarsi fra tra il 1260 e il 1390. Naturalmente quella che è – probabilmente – la più importante ed eccezionale reliquia del cristianesimo, e per questo odiata da massoni, anticlericali e protestanti, è stata sommersa di epiteti come un qualcosa di “non autentico”, un “falso” o “bufala medievale”.
Una triste vicenda, anche se subito sono apparsi i buchi, anzi le falle di quella ricostruzione pseudo-scientifica. Accolta però con sollievo anche da non pochi cattolici. Già, perché se la Sindone è vera, ha accolto il corpo di un uomo torturato, e poi scomparso in maniera inspiegabile…vale la pena ricordare, fra i tanti elementi, che nessuno ancora è stato in grado di dirci come si sia formata quell’immagine.
Esperti di statistica – li avevamo coinvolti quando abbiamo scritto un libro sulla Sindone – hanno dimostrato le incongruenze dell’esame al Carbonio 14. Ma mancavano i dati grezzi dei vari laboratori, indispensabili a valutare l’affidabilità dei test. Dati e documenti grezzi del test originale che erano “non disponibili” (molti scienziati e ricercatori direbbero deliberatamente “nascosti”) e finalmente sono stati ottenuti nel 2017 da Tristan Casabianca, un ricercatore francese. A marzo, dopo due anni di test e analisi, Casabianca e il suo team di scienziati hanno pubblicato i loro risultati sulla rivista accademica Archaeometry. Ed ecco il punto centrale della sua intervista, concessa a L’Homme Nouveau:
“Nel 1989, i risultati della datazione della Sindone furono pubblicati sulla prestigiosa rivista Nature: tra il 1260 e il 1390 con una certezza del 95%. Ma per trent’anni, i ricercatori hanno chiesto ai laboratori i dati grezzi. Questi hanno sempre rifiutato di fornirli. Nel 2017, ho presentato una richiesta legale al British Museum, che ha supervisionato i laboratori. Pertanto, ho avuto accesso a centinaia di pagine non pubblicate, che includono questi dati non elaborati. Con il mio team, abbiamo condotto le loro analisi. La nostra analisi statistica mostra che la datazione al carbonio 14 del 1988 era inaffidabile: i campioni testati erano ovviamente eterogenei, [mostrando molte date diverse], e non vi è alcuna garanzia che tutti questi campioni, presi da un’estremità del tessuto, siano rappresentativi di tutto il tessuto. È quindi impossibile concludere che la Sindone risalga al Medioevo”.
E allora è forse necessario esaminare tutta la mole di elementi scientifici – quelli sì, davvero – raccolti nel corso degli anni, e che portano a pensare quello che il sensus fidei della gente ha sempre saputo, nel corso dei secoli. E che cioè è molto, molto probabile che la Sindone, questo Quinto Vangelo, come la definiva un caro collega, rappresenti una reliquia così scandalosa da accecare chi non vuole credere.