STORIA DI FERDINANDO II RE DEL REGNO DELLE DUE SICILIE DAL 1830 AL 1850 (V)
Dovremmo smettere di definire certi storici “borbonici” e chiamarli semplicemente “preunitari” o “napolitani” nel nostro caso. Non si capisce per quale motivo il Colletta che non scrive certo un trattato di obiettività scientifica sia considerato uno storico e i napolitani che scrissero al tempo di Ferdinando II siano considerati dei lacchè di regime.
Gli esuli pagati profumatamente in quel di Torino dal conte di Cavour per scrivere le loro ricostruzioni storiche antiborboniche che cos’erano? I depositari della verità rivelata?
Buona lettura e soffermatevi sul profluvio veramente impressionante di innovazioni normative operate dal Re Ferdinando II.
CAPITOLO III.
AGRICOLTURA, E COMMERCIO.
Sommario
Il Re promuove grandemente l’agricoltura. Bidona al colono molte terre per lo innanzi perdute, o impedite. Favorisce assaissimo la utile istituzione dei Monti frumentarii, e pecuniarii. Fa introdurre strumenti agrarii nuovi, e caldeggia le Società Economiche, e la istruzione agricola. Incoraggia variamente la Pastorizia. Ottime disposizioni intorno alle Foreste, di cui si cennano le prime ruine. Provvedimenti per la Caccia e per la Pesca. Sila. Tavoliere di Puglia. Ferdinando II volge particolari cure sul Commercio. Immeglia o moltiplica i ponti e le strade. In mille modi procura il progresso delta Marina Mercantile. Navigazione a Vapore. Scuole Nautiche. Porti. Fari. Corpo Consolare. Trattati di Commercio con varie Potenze Straniere. Banchi. Borse dei Cambi. Fiere e Mercati. Società Commerciali. Uniformità di Pesi e Misure. Faggevol cenno del movimento commerciale del nostro Regno.
Se riguardasi la importanza somma dell’Agricoltura, non sorprenderanno le ripetute solenni e continue cure largitele dal secondo Ferdinando; e veramente in un paese come il nostro nel quale meravigliosa è la fertilità della terra, il clima ad ogni maniera di vegetazione benigno, l’agricoltura non potea essere trasandata. In altri tempi tanta generosità di natura, era dalla malizia umana insterilita o spenta; conciossiaché le pastoje del feudalismo dei legati fedecommessarii dei possedimenti comunali o chiesastici dei dritti del pascolo, e di altre servitù la coltura del suolo impedivano; e quando siffatti ostacoli andavano in dileguo difettavamo di metodi di strumenti d’incoraggiamenti di società agrarie, le quali al desiato fine avessero potuto spingerci. Ferdinando pertanto ha in tutti i modi caldeggiato questo precipuo fon
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Con egual fervore e solerzia il Re intese l’animo al ramo Forestale, come quello che è di suprema importanza vuoi per le industrie, e per l’agricoltura, vuoi pel commercio per la pastorizia manifatture, e simili. Quali fossero le tristi cagioni che spingessero gli abitatori del nostro Regno a posare loro stanza su i monti inaccessibili, e come e quando da ciò nascessero le prime ingiurie alla veneranda ed antica intancibilità dei boschi, non occorre qui dire, si perché notissimo per altre istorie, e si perché sarebbe materia non capevole in queste pagine; solo rimembrerò che il bisogno dapprima, e poscia la ignoranza e la malizia recarono immense iatture; imperciocché dissodate le terre montuose, diradate non pure ma spogliate le selve, le acque piovane prccipitaronsi a diluvio per le scoscese pendici seco trasportando la terra vegetale smossa dall’aratro o dalla zappa, ed inondando le sottoposte pianure che lasciavano inatte all’agricoltura ed alla pastorizia, e perigliose alla pubblica sanità per la pestifera mota.
Mollo leggi furono emanate per riparare a tanto disordine, e per immegliare la economia selvana, le quali sebbene cominciate da Ruggiero, primo Re Normanno, e dai suoi Successori più o meno continuate; pure nel felice regno dei Borboni si ebbero perfezione, ed il secondo Ferdinando dettò molte savie disposizioni in continuazione della celebratissima Legge Forestale del Suo Augusto Genitore (1).
Sanzionato, che affin d’impedire il mutamento della natura dei boschi, fosse necessario un Sovrana permesso ove si volessero per via d’innesti regolari ingentilire, o render fruttiferi gli alberi selvaggi dei boschi appartenenti ai comuni ed ai pubblici stabilimenti; che nei reati forestali
(1) Comento sulla Legge Forestale de’ 21 agosto 1826 ecc. del Giudice Raffarle Pagano.
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che la pena indicata in rari articoli della Leggo Forestale del 1826 per guasto danno deterioramento qualunque ne’ boschi, sia aumentata di un grado io caso di attruppamento di persone, salva sempre l’ammenda, definendosi anche qual sia l’attruppamento. Arrecavansi utili cambiamenti all’organico per lo ramo di acque e foreste in Sicilia; aumentavasi del personale la Soprantendenza generale delle strade e foreste in Sicilia; fu destinato un Guardia generale forestale soprannumero in ciascuna delle isole di Ustica, Pantelleria, Lipari, e Favignana; emettevansi nuove disposizioni pel Corpo degl’Ingegneri di ponti e strade, dello acque e foreste, e della caccia.
La Sovrana vigilanza si estese benanche alla caccia ed alla pesca, punto essenziale in un regno come il nostro bagnato quasi tutto da mari, intersecato da fiumi, gremito di laghi e lagni, e frastagliato da’ monti. Determinata l’ampiezza e la costruzione delle reti, il tempo della pesca, il luogo, e le pene ai contravventori; vietato di pescare così in mare, come nei fiumi, e ne’ laghi o lagni col mezzo di sostanze velenose, e stabilite le pene opportune ai trasgressori, ai recidivi; emesse utili modifiche e disposizioni per la pesca in Sicilia; fatti opportuni provvedimenti per la conservazione della pesca nelle reali riserve, e pel procedimento e pene pel reati in tal materia.
Riguardo alla caccia fu pubblicata una savia leggo intorno ai reati alle pene, ed alla procedura in materia di reali riserve di caccia, e pesca.
Darò termine a questo Capo con le disposizioni relative alla Sila ed al Tavoliere di Puglia, obbietti di suprema importanza per l’agricoltura la pastorizia, e lo industrie. È la Sila un vastistimo gruppo di alte montagne della Calabria Cosentina e Catanzarese, ricoperte un tempo di foltissime selve, e fitti boschi, ed ora in parte dissodate, e messe a coltura e a pascoli.
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Allorché si stabilì in questo reame la Stirpe Normanna, la Sila formò appannaggio della Corona, e poiché in seguito si erano commesse dai particolari delle usurpazioni, Re Roberto nel 1333 emise un editto col quale si statuirono i limiti di quella, e la pertinenza alla corona: si diede luogo anche un’altra volta alle usurpazioni sotto nome di difese, sì che il nostro governo dovette venire a nuove perquisizioni e ricerche: commesso alla cassa di ammortizzazione l’incarico di citare per editto tutti i pretesi proprietarii, ad un Commissario Civile lo esame dei titoli rispettivi, e ad una Giunta la discussione dei gravami avverso le decisioni e le ordinanze del Commissario Civile per gli affari della Sila. Frattanto non si trasandò di emettere opportuni provvedimenti affin di portare una luce sulle controversie che possono sorgere per le occupazioni della Sila relativamente agli alberi che sono di proprietà del pubblico demanio.
Vastissima pianura di Capitanata, un tempo fondo di mare, poscia colmato da ghiare e terre spintevi della piena dei torrenti, e da ultimo coperta di alberi e di Città, forma il Tavoliere di Puglia. Regolarità di clima, abbondanza di acqua e di erbe lo rendono prezioso nel verno per le minute greggi. Interessantissimo ramo della economia pubblica è pel nostro regno; sì che in tutte l’età formò obbietto dei Legislatori e dei Dotti. Il nostro Re non pretermise di emettere quelle disposizioni, che meglio si affacessero alla cosa. Diede all’Intendente di Capitanata le stesse facoltà date al suo antecessore per la reintegra dei regi tratturi e dei riposi laterali; emanò un regolamento per la conservazione di essi; e in seguito alcune disposizioni intorno alla intangibilità delle erbe sui regi tratturi; affin d’impedire nei medesimi il pascolo abusivo, si stabilirono all’uopo dulie pene pel contravventori, e si
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I prodotti dei quali è sì ferace il nostro Regno rimarrebbero inutile documento di quanto possono generosità di natura, o solerzia di arte ove non si trasportassero da altri luoghi nei quali havvene deficienza e bisogno; epperò la missione sociale del Commercio è di somma importanza ed è fondamento della pubblica ricchezza, e quei Governi che intendon l’animo a promuoverlo garentirlo, e agevolarlo meritano le universali benedizioni. Ferdinando mirò particolarmente a questo proposito fino dai primi momenti del suo regnare, sia favorendo le industrie l’agricoltura le arti, sia moltiplicando i mezzi di comunicazione interni ed esterni, che il progresso additava, sia modificando o concludendo Trattati con le altre Potenze, sia disviluppando la marina militare, sia in altri modi che saranno in breve accennati.
Per vero mille strade tragetti, e vie dividono il seno dell’una e l’altra Sicilia, si che dove prima il traffico o per burroni ruinosi, o per orride balze, o per altezza di monti, o sprofondamento di valli, o furia di torrenti, o ringorgamento di fiumi, o inaccessibilità di luoghi si arrestava, ora per vie dischiuse, per ponti costrutti, per inalveamenti ed arginazioni fatte e per altre maniere di mezzi è libero e spedito: due strade a ruotaje di ferro; molte strade ristorate; moltissime spinte a termine, innumerevoli nuovamente fatte: provveduto variamente alla manutenzione di tutt’i ponti e le strade, accresciuti gl’impiegati addetti a sopraintenderle; pubblicato un regolamento organico pel personale delle opere provinciali della direzione generale di ponti e strade; regolato opportunamente il dritto di passaggio in taluni ponti e strade; emesso un regolamento per la piantagione e conservazione degli alberi lungo gli orli dello strade provinciali o comunali, ed in mille altre guise provveduto a tale obbietto.
Né solo i modi di traffico terrestre, ma sì pure i marittimi furono grandemente favoriti e moltiplicati.
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Il nostro Governo, dopo le ruine estreme toccate alla marina mercantile pel sistema continentale, volse e largì le sue cure a questo ramo di traffico rilevantissimo per un regno come il nostro bagnato quasi tutto da mari: premi franchigie benefici ed altre maniere d’incuoramenti furono adoperati a tale intendimento, e se ne colsero frutti insperati; i quali proponimenti promossi dal 1.° Ferdinando, e da continuati, furono grandemente favoriti dal secondo Ferdinando. Rinunciava egli al dritto di esercitare il corso contro i legni tunisini e tripolini in tempo di guerra, affin di ottenere dal Bey di Tunisi e di Tripoli simile rinuncia a favore della nostra marina mercantile. Nel 1807 era stato accordato il premio del 20 per 100 ai bastimenti nazionali che per la prima volta avessero navigato fino nelle Indie Orientali con carico di generi e manifatture indigene, riportandone mercanzie di quella regione, ed il Re estendea siffatta agevolazione ad un secondo viaggio. Simile provvedimento dava pei soli viaggi nel Baltico. Emetteva opportune disposizioni intorno all’atto di riconoscimento di cui debbono provvedersi i padroni delle barche di 26 palmi o meno, ordinando, che si fosse rilasciato gratuitamente. Incuorava in ambo le parti del Reame con vari modi la costruzione dei bastimenti atti alla navigazione di lungo corso. Dava premi ai costruttori di bastimenti foderati di rame o di zinco. Ordinava che fosse inibita l’esportazione della stoppa inserviente al solo uso di calafataggio; che per uso della marineria e de’ conciabarche in Bari si distaccasse una parte della proprietà redditizia di quel comune nelle vicinanze del lazzaretto; che le piccole barche destinate alla pesca od al tragitto di passaggieri o di derrate fosse
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Non lieve impulso ebbesi la navigazione a vapore nel nostro Reame, dove costruivasi un legno a vapore quando la Francia ed altre nazioni di Europa ancora ne difettavano, eccetto la Inghilterra che adoperavano alcuno per valicare i fiumi. Lusinghevole è per noi ricordare, che la prima bandiera che sventolasse sui bastimenti a vapore pel Mediterraneo fu la napolitana. Era instituita in Napoli nel 1836 una delegazione reale di pacchetti a vapore; emettevansi disposizioni per la libera navigarono dei battelli a vapore; permettevasi il trabalzo delle merci elio pervengono sopra battelli a vapore nei porti di Napoli e di Palermo: concludevasi una convenzione fra il nostro Regno e la Francia intorno alla navigazione dei legni a vapore dei due Stati; concedevasi il premio della diminuzione di grana due sul dritto di tonnellaggio per viaggi da porto a porto del regno a quelli che si facessero a costruire nei cantieri del regno, o introducessero un battello a vapore per la marina mercantile; autorizzavasi Io stabilimento di una società per la navigazione a vapore nell’Atlantico: moltiplicavansi i legni a vapore, e le società; sì che oltremodo s’inanimava il commercio, i più lontani punti dalla Capitale ravvicinati con tal mezzo; viaggi che prima eseguir si doveano con dispendio di tempo di danajo, e in mezzo a fastidi gravissimi, ora si eseguono piacevolmente con economia, e brevità di ore; né si mancava di provvedere, sì come a suo luogo diremo, di bastimenti a vapore la marina militare.
Né aisoli mezzi di comunicazione limitavansi le mire del Re, ma a bea altre cose si estendevano per sospingere al suo progresso il commercio.
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Facevasi a instituire in Trapani una scuola nautica per lo ammaestramento dei giovani di quella marina mercantile; a immegliare le altre scuole nautiche già esistenti; a stabilire una scala franca nel porto di Brindisi; a favorire la instituzione delle Società Commerciali; ad ampliare e migliorare i porti, e per dar luogo ai bastimenti mercantili ritraeva i legni da guerra dal porto commerciale di Napoli, ed in un altro nuovamente sorto li facea ricoverare. Elevava a seconda classe il porto di Catania, grandemente curava il ristauramento del celebratissimo porto di Brindisi; facea costruire un porto ed un lazzaretto in Sicilia; provvedere di fanali migliori i punti di approdo diveduta e scoverte; innalzare la torre del molo ed illuminarla con un faro lentecolare ad ecclisse, un altro faro sulla punta della Campanella rimpetto a Capri, il quale splende fino alla distanza di dieci miglia, ed altri a Procida, a Castellamare, alla punta di S. Gennaro, a Nisida; costruire macchine a vapore per lo espurgo dei porti, designare nuovi porti, rifare gli antichi.
Inoltre immegliava, e riordinava il Corpo Consolare. Stabilito un regio consolato in Pietroburgo, un’ altro in Prussia, un viceconsolato in Sfax nella reggenza di Tunisi, un consolato generale nelle coste francesi bagnate dall’Oceano residente in Bordeaux, ed un altro nel Belgio stanziante in Anversa; aboliti i consolati di Malaga e Cartagena i quali furono aggregati a quelli di Cadice, e di Barcellona, elevati a consolati generali; emessa una nuova organizzazione del corpo consolare; stabilita una norma per gli avanzamenti dei consoli e viceconsoli, ed un alunnato consolare; ristabilito il consolato generale in Satirne; riordinato il servigio consolare nei porti dello impero Ottomano. Aumentati gli averi di parecchi consolati; innalzali di classe alcuni altri, fatte molte altre utili innovazioni.
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Conferirono anche assaissimo al progresso del commercio e della navigazione i vari Trattati conciasi con varie Potenze, come quelli che segnando l’ultimo termino dei privilegi e delle esenzioni che si accordavano a talune bandiere estere nei nostri porti, sollevavano la nostra marina mercantile al livello di tutte le altre. Fermava il Ile Trattati di Commercio nel 1834 cui Bassa-Bey di Tunisi, nel 1837 col Sultano di Marrocco, nel 1815 con la Francia l’Inghilterra, e la Russia, nell’anno appresso con l’America la Sardegna la Danimarca e l’Austria, e nel 1847 con la Prussia.
Si volse anche la mente ad altre cose essenziali. La istituzione dei banchi, che tanto favorisce il commercio, poiché trasferisce i valori con estrema faciltà e sicurezza, estendersi di là dal Faro; sì che, come fu altrove cennato, due Casse di Corte sorgevano in Sicilia luna in Palermo, e l’altra in Messina.
Fu migliorata la Borsa dei Cambi di Napoli, determinando a 15 il numero degli Agenti di cambio, a 20 quello dei Sensali, e a 12 l’altro dei Deputati di borsa, fissando i dritti i doveri o le loro funzioni, fermando le regole opportune per istabilire il corso dei cambi, fondi pubblici, derrate, ecc. prescrivendo le operazioni di vigilanza della Camera Consultiva di Commercio, ponendo mente alle cauzioni, ai libri degli agenti intermedi, e comminando le pene per le contravvenzioni. Fu stabilito, che gli agenti intermedi fossero tenuti della realtà dei contratti, sotto pena di sospensione, ed anche di destituzione.
Furono emessi alcuni regolamenti volti a scansare le fraudi nella compravendita dei cereali nei caricatoi di Barletta e Manfredonia, e per tale intendimento prescritti quattro formolari. Parimente si badò a far rifiorire il commercio
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Inoltre furono destinati due Agenti di cambio e Sensali di commercio in Barletta e in Bari per le contrattazioni commerciali, aumentati a cinque quelli di Foggia, destinatone uno in Torre Annunziata.
Grandemente avvantaggiavasi il commercio per Io mezzo delle fiere e dei mercati dei quali taluni furono ripristinati, altri trasferiti di tempo o di sito, molti prolungati, moltissimi nuovamente instituiti: oltre a mezzo migliajo monta il numero delle migliorie fatte dal 1831 al 1847.
Indizio e mezzo del commerciale progresso furono le innumerevoli Commerciali Società, le quali eran grandemente favorite dal Governo, ed assaissimo avrebbero influito sulla nazionale prosperità se amministrazione più prudente e senno maturo le avessero governate, ne fossero state vittime della incontentabile avidità! Nondimeno la fiducia che inspirava il Governo, e le moltiplici vie d’impiego avevan fatto affluire nel nostro regno vistosissimi capitali stranieri. Era per le industrie il paese nostro come vergine campo, che bene si presta ad ogni maniera di coltura, e tosto produce frutti insperati. Delle tante società che apparvero, multissime tuttavia esistono ai vantaggi del commercio.
Chiuderò le cose fatte in bene del Commercio, col memorabile ed utile mutamento arrecato al sistema dei pesi e misure. I nostri sistemi di pesi e misure vari difformi non pure fra provincia, ma fra paesi conterminali portavan la impronta dei tempi d’ ignoranza e di barbarie in che nacquero; nei quali poco o nullo il commercio, strana la politica, contorta l’amministrazione pubblica, erano abbietti anch’essi i pesi e le misure: arrogi che essendo il nostro reame nei tempi antichi diviso in tanti piccoli stati e comarche, che la virtù del Normanno Ruggiero riunì, ciascuno di essi aveva i suoi pesi e misure,
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e quindi vedevamo nei tempi nostri un’incomposta accozzaglia di pesi e misure, la quale quando tornasse nociva, o per lo meno ritardasse il commercio, lo rendesse campo di scaltrimenti e fraudi, di leggieri si può intendere. Adunque il bene del commercio interno ed esterno, ed il progresso del nostro governo spinsero il Re a decretare addi 6 aprile 1840 la uniformità dei pesi o delle misure, e un anno dopo a stabilire una Commissione centrale composta da un matematico e tre ispettori verificatori, e varie commissioni provinciali, alle quali fu dato d’invigilare la esatta esecuzione della provvida legge.
Per le quali tutte cose non è a meravigliare se il Commercio nel nostro Reame è veramente in uno stato fiorente sia che si riguardi nello interno sia nell’estero; di tal che un gran movimento commerciale è nel nostro regno, e la nostra bandiera sventola sulle antenne commerciali nei porti principali di Europa di Africa di ambo le Americhe, e persino nelle Indie Orientali.
Gli olii di Gallipoli sono continuamente trasportati nella Olanda e nel Belgio, e quelli di Calabria e di Puglia ancora in Roma Livorno Genova Marsiglia Venezia e Trieste. Dai granai pugliesi si estraggono grani per la Spagna il Portogallo Roma Livorno, e Genova. Vanno i nostri vini nel Belgio in Inghilterra in Olanda, e perfino negli Stati Uniti di America. Le nostre acquavite tenute in singolar conto nei mercati forastieri, sono ricercate e spedite, oltre ad altre piazze, in Francia ed in America. Dai setifici nostri partono pregiatissime sete per la Svizzera la Francia l’Inghilterra ecc. la Germania e l’America ed altre nazioni traggono ottima lana dai Mercati pugliesi. Molte altre materie siano di produzione naturale che manifatturiera, come a dire gli agrumi, il cremor di tar
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Bene e sapientemente Ferdinando dava premi incuorameati onori divise militari a coloro che portarono le nostre prue in lontane regioni; epperò noi possiamo vantarci di nocchieri sperti ed arditi, ottimi strumenti del commercio, e degni nepoti dell’Amalfitano che preparava all’intrepido Colombo la scoverta di un nuovo mondo, e che insegnava ad altrui il securo modo di addentrarsi nella immensità degli Oceani, struggendo il prestigio delle colonne d’Ercole.
continua……
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