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STORIA DI FERDINANDO II RE DEL REGNO DELLE DUE SICILIE DAL 1830 AL 1850 (VII)

Posted by on Mag 28, 2024

STORIA DI FERDINANDO II RE DEL REGNO DELLE DUE SICILIE DAL 1830 AL 1850 (VII)

Dovremmo smettere di definire certi storici “borbonici” e chiamarli semplicemente “preunitari” o “napolitani” nel nostro caso. Non si  capisce per quale motivo il Colletta che non scrive certo un trattato di obiettività scientifica sia considerato uno storico e i napolitani che scrissero al tempo di Ferdinando II siano considerati dei lacchè di regime.

Gli esuli pagati profumatamente in quel di Torino dal conte di Cavour per scrivere le loro ricostruzioni storiche antiborboniche che cos’erano? I depositari  della verità rivelata?

Buona lettura e soffermatevi sul profluvio veramente impressionante di innovazioni normative operate dal Re Ferdinando II.

CAPITOLO IV.

ESERCITO, E REAL MARINA.

Sommario

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Il Sovrano con tutta la scienza e l’accortezza di un esperto Guerriero si crea un Esercito. Cenno Storico della nostra Milizia. Disposizioni varie concernenti la Reclutazione, i Distintivi militari, i Comandanti le armi. Ordinanza per gli esercizii e l’evoluzioni. Medaglia di Onore. Riserva, Cavalleria, Artiglieria. Giunta Generale dei Contraiti Mititari. Ospedali, Castella ed altro. Armerie. Arsenali. Fonderie. Istruzione scientifica e morale. Ferdinando II promuove la Marina da Guerra con fervore. Importanza marittima del nostro Regno. Schizzo storico della Real Marina. Vapori da Guerra. Cantieri. Darsena. Porto Militare. Scuole nautiche. Piloti. Servizio Sanitario. Orfanotrofio della Real Marina. Ascrizione Marittima. Ramo Amministrativo. Corpo Telegrafico. Real Corpo dei Cannonieri e Marinari. Istruzione dei Marini. Fuggevol cenno di laudevoli imprese dell’Armata terrestre e navale.

Mi accosto a discorrere di un punto importantissimo della Storia di Ferdinando II, ossia della milizia, come quella che è stata da Lui portata a quel grado di perfezione e di splendore che forma il nostro compiacimento o l’ammirazione dello straniero. Non vi è stata parte dei militari ordinamenti in cui Egli non abbia addentrato il sua sguardo indagatore senza apportarvi modifiche,immegliamenti, aumenti, innovazioni. Le quali cose mentre erano il risultamento di naturale pendìo in che il Genio Militare traevalo, formavano ancora la sicurtà e la potenza dello Stato, ché senno ed ingegno prosperano i principati, virtù guerriera li conserva.

Esistevano milizie nel nostro regno fino dai romani tempi, le quali poscia via meglio organizzate ed istrutte, onorevolmente pugnarono contro i Goti, i Longobardi, i Saraceni, e i Greci,

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e inseguito sempreppiù migliorando sostennero solenni battaglie sotto al vessillo de’ Re Normanni, Svevì, Angioini, ed Aragonesi. Venne però la notte dei Viceré, ogni nostro civile decoro decadde, e decaddero ancor esse le milizie, sì che per ben due lunghi e durissimi secoli noi mancammo dell’onore e del decoro di un’armata, ma non però dell’onore e del decoro militare, che i nostri combattendo per estraneo Signore, in straniere contrade, e coi stranieri mescolati, per egregi fatti sostennero. Pertanto assai misero era lo stato delle nostre armi pria di Carlo, imperciocché sì come fu per noi altrove cennato, vari modi illegittimi davano le cerne, le quali tosto fuori il regno eran balestrate: milizie straniere stavano a guardia del paese: le arti della guerra per altrui non per noi conosciute; il nobil nome di milizia che i regni decorava era per noi nome inglorioso. Si maturavano però i tempi. La nostra storia militare muta e sopita per sì lunga e rea stagione fu ben ridestata dallo solenni e gloriose giornate di Bitonto e di Velletri. D’allora in poi le nostre milizie si sono andate immegliando gradatamente, e l’Augusta Prosapia dei Borboni non pretermise veruna cura per tanto obbietto, sì che gloriose pagini esistono per noi nella Storia per battaglie commesse dai napolitani, o soli o ad altri armati congiunti, nei campi d’Italia, di Spagna, di Germania, e persino in Russia. Pertanto non è a mettersi in forse, che il secondo Ferdinando abbia spinte veramente a perfezione le nostre armi, che per Lui acquistarono quello splendore e quel grado che oggimai tutti riconoscono ed ammirano. Prima cura del Re fu il reclutamento, che forma il rivajo dell’Esercito, pubblicando una completa e ben intesa legislazione nella quale i modi di coscrizione, la durata del servizio, le cagioni di esenzione e di esclusione, la distribuzione delle cerne, le operazioni dei Consigli di reclutazione o di leva, i cambi, i refrattari, i volontari ed altre simili cose sono equamente stabilite;

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e riguardo ai cambi un’altra benefica, legge emanava nel 1843 con la quale si stabiliva il premio da darsi, le persone da prendersi, l’impiego della somma cc. Emise un regolamento pei nuovi distintivi militari de’ generali, uffiziali superiori, capitani ed uffiziali subalterni dell’armata, vietando a coloro che non sono militari di poter far uso di militari distintivi, ed ordinava che i segni degli uniformi civili dai militari diversificassero; dava utili disposizioni intorno ai delegati ed agli appoderati dei corpi di fanteria ed agli uffiziali destinati per aiutanti di campo.

Riorganizzava l’esercito. Modificava le tariffe dell’armata di terra per la indennità di rappresentanza e spese di ufficio. Pubblicava un regolamento pel distintivo degli ufficiali alla immediazione, e di quelli di Ordinanza presso di Lui. Facevasi a regolare le attribuzioni e i doveri de’ comandanti generali delle armi, dei comandanti di provincie, dei governatori, e comandanti di piazze, di divisioni, di brigate d’istruzione, e degl’ispettori e direttori generali dell’artiglieria e del genio; a stabilire con un’ ordinanza militare opportune cose intorno al governo, a! servizio, ed alla disciplina delle truppe; a instituire un nuovo battaglione di zappatori minatori, ad approvare le nuove tabelle pei generi di vestiario dei diversi corpi dell’Esercito, e per la durata dei medesimi; a stabilire i corpi e gl’indivìdui che dovean dipendere dalla ispezione delle truppe sedentanee; ad emettere delle disposizioni organiche relative ai diversi corpi dell’esercito. Ordinava e mandava a compimento la formazione in Napoli della Guardia d’Interna sicurezza; pubblicava una sensatissima Ordinanza per gli esercizi e per le evoluzioni della fanteria, statuiva un regolamento sull’anzianità di servizio dell’esercito e sulla istituzione della medaglia di onore per compensarne la lodevole durata; pubblicava un altro regolamento relativo all’interessante ramo della Riserva determinandone la formazione,

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la istruzione e la disciplina emanava un decreto intorno alla nomina degli uffiziali aggiunti allo Stato Maggiore dell’Esercito, disponendosi dio dagli stessi si prescegliessero gli Ajutanti di Campo; taluni corpi sopprimeva, altri modificava, moltissimi aumentava, tutti migliorava, e spingeva a perfezione.

Special cura prese il Re della Cavalleria, poiché di non lieve momento è nel militare servizio; e cominciò dallo immegliamento delle razze dei cavalli confidato ad una particolar commissione, inibendo la introduzione nel regno di cavalli e cavalle forastiere, favorendo le pregevoli razze di Persano e di ‘frisanti, acquistandone buoni per le fiere, migliorando le praterie nelle quali per più mesi si lasciano i poliedri per confirmarsi, e rendersi più saldi nutriti, ed opportuni ai vari servigi, facendo attendere jn particolari ed accomodati luoghi alla istruzione completa, immutando l’antica ordinanza usata per gli esercizi, ed in altri modi; sì che come frutto di tanta sollecitudine ammiriamo nei cavalli del nostro esercito sveltezze, brio, vivacità, gagliardia, ed andamenti franchi.

Inoltre si ordinava l’aumento del reggimento de’ lancieri; si modificava l’organico delle Reali Guardie del Corpo, s’instituivano gli squadroni delle Guardie di Onore, si approvava e disponeva la esecuzione di un’Ordinanza per gli esercizi e l’evoluzione delle truppe di Cavalleria; si stabiliva un novello organico della Gendarmeria a cavallo, altre cure a questo importante obbietto si largivano, per la qual cosa in poco di tempo vedevamo nel nostro paese una fiorente cavalleria.

Né minori cure si ebbero il treno,1′ artiglieria, i collegi, gli orfanotrofi!, il ramo sanitario, gli alloggi, le caserme, i tribunali militari, i castelli, i forti, le armi ed ogni altra branca dello esercito, sia per generali sia per particolari disposizioni. Infatti abolita la seconda scuola militare in Monreale ed incorporati gli alunni alla prima scuola militare di Napoli;

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emesso un regolamento che determina il calibro dell’artiglieria di terra, e la dimensione delle diverse bocche a fuoco, stabilita la dorata del servizio degli artiglieri littorali volontari per aver diritto alla pensione di ritiro; riuniti tutti i corpi facoltativi in una sola Direzione Generale, e dato al Direttore Generale l’incarico d’ispezionare i corpi appartenenti al Genio ed all’Artiglieria; abolita la mezzabrigata di Artiglieria a cavallo della Guardia Reale e della divisione del Treno di Casa Reale, ed organizzata una nuova compagnia di Artiglieria a cavallo; approvato l’aumento all’organico del battaglione del treno e delle sezioni del treno svizzero, ed aumentate anche le compagnie dei reggimenti di Artiglieria; emesse delle disposizioni intorno alla organizzazione del corpo degli Artiglieri Littorali; fatta una nuova pianta organica del Real Corpo del Genio terrestre; decretato un piano organico della intendenza generale dell’esercito, dell’officio di verifica degli aggiusti, della viceintendenza dell’esercito, della giunta generale dei contratti, e della direzione gen. degli Ospedali Militari; stabilita l’epoca della fondazione dei Consigli di Amministrazione delle nuove direzioni di Artiglieria e del Genio.

Né qui finivano le disposizioni e le cure del Re per lo Esercito, ma a molte altre cose d’importanza si estendevano. Creava Egli nel 1833 la Giunta Generale dei Contratti Militari, che per lo innanzi appellavasi Consiglio d’Intendenza; dava istruzioni per gli alloggi degli Uffiziali, e per le caserme della Gendarmeria; manteneva in vigore tutto ciò che antecedentemente erasi statuito intorno all’importevol punto degli alloggi e delle caserme; volgeva la mente agli Orfanotrofii militari variamente migliorandoli; dava utili provvedimenti intorno al servizio sanitario dei diversi rami dell’Armata, e nel 1833 pubblicava l’Ordinanza sulla Direzione Generale degli Ospedali Militari di terra; ristaurava le fortezze e i castelli, ampliavali di nuove opere, e li guarniva

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di uomini armi e provvigioni; decretava non si potesse costruire verun edifizio nella distanza di 500 tese dalle piazze di guerra e dai forti e castella; statuiva una classificazione delle piazze di armi e dei forti del regno; aboliva la giunta di anzianità, riunendone le attribuzioni all’Alta Corte Militare; ed emanava disposizioni intorno al destino degli Ufficiali a Giudici nei Consigli di guerra di guarnigione; stabiliva un regolamento per le varie operazioni scientifiche esecutive, e disciplinari, ed altri punti del Reale Officio topografico.

Né il Sovrano mancava di volgere l’occhio sulle varie armi di che i vari corpi dello Esercito abbisognano; poiché ammirevoli depositi se ne osservano nella vastissima sala di Castel Nuovo, ed anche in Gaeta e Capua, dove tutte le varie specie di armi sono con solerzia ed accuratezza mantenute terse e pulite, e preservate da ogni ingiuria che il tempo potesse apportarle. Cura somigliante si ha per le artiglierie di terra in apposito arsenale. Aumeutavasi il numero degli artefici militari destinati alle varie costruzioni degli strumenti guerreschi, le quali di ogni nuovo trovato si vantaggiavano, ed acquistavano ammirabile perfezione; e come compimento di quest’arte sorgeva nel 1841 nel nostro arsenale di terra una gran sala nella quale sono ordinatamente poste le sagome ed i modelli delle antiche e delle nuovo costruzioni delle artiglierie dei magisteri del 1789 infino a quelli del 1835.

Le armi di grosso calibro, ed altri attrezzi di ferro o di bronzo escono dalla Real Fonderia, la quale nel 1834 è stata ampliata della officina dei piccoli getti di ferro, non ché di altre sale nelle quali girano i novelli trapani dal 1838 in qua per la forza prepotente del vapore. Tacca sorgere il Re nel 1841 a pié delle due torri del castel nuovo una novella fonderia, al pari dell’antica pregevole, ed ordinava l’aumento degli artefici veterani alla pianta organica della prima e seconda direzione di artiglieria real fonderia e barena.

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Per ultimo a compiere le cose riguardanti la milizia terrestre dirò, che principale obbietto del nostro Re fu la istruzione scientifica e morale dello esercito, e segnatamente di quei giovani che formano il vivaio degli Ufficiali. Scuoio militari con ogni maniera di erudimentì, macchine, strumenti, biblioteche svariate e magnifiche, egregi Lettori, opportuni divisamenti po’ vari studi rendono all’armata quegli Ufficiali, ne’ quali non si saprebbe qual fosse maggiore o il valore o la scienza. Dall’altra parte assai bene intesi ed ordinati sono gli esercizi di religione, senza de’ quali un’armata rimarrebbe abbrutita; ed è grato veder le milizie capitanate da un religiosissimo Re esser le prime in tutti gli uffizi di pietà: sia in città, sia in campo, sia sul mare, sia viaggiando, sia in riposo, sia dovunque in opportuna ora rintuona la preghiera che il soldato in atto riverente indirizza al Dio degli Eserciti.

Le assidue e moltiplici care che il Re largiva alla milizia terrestre, estendevale per anco alla navale, né senza ragiono; imperciocché un Regno come il nostro il quale è quasi tutto bagnato da mare, possiede importanti isole, ha grandi e popolose città marittime, vanta porti grandiosi e magnifici, produce legname canape ed ogni altro materiale accomodato alle navali costruzioni, serba gran parte de’ suoi abitanti addetti al marittimo mestiere, e di molte altre simili cose si pregia, non poteva non destare l’attenzione del Monarca per favorire lo svolgimento di un’armata navale a tante circostanze opportuna, o proporzionata.

Gli antichi abitatori di queste regioni ebber vanto di solenni marini, e la storia parla onorevolmente delle squadre navali dei Tarantini, dei Cumani, e dei Locresi; o la romana repubblica frequentemente muoveva contro i suoi nemici le flotte napolitano e reggiane: i tempi sinistri che al romano imperio tenner dietro, mandarono a ruina ogni nostra buona istituzione, e perderono anche la militare marina.

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Stabilita la Monarchia, ogni città marittima dové costruire la sua nave da guerra sotto la direzione di un regio uffiziale; sì che Re Ruggiero pel gran numero delle navi creò anch’egli il Grondeammiraglio. D’allora prosperò mai sempre la nostra marina; cosicché molti gloriosi fatti di guerra commise. Combatteva l’armata navale dell’impero di oriente, e toglievate Corfù, Tebe, Atene e Corinto: conquistava Tripoli, Tunisi e Malta, traendo benanche a libertà Luigi IX Re di Francia già imprigionato dai Saraceni: nel 1153 metteva in fiamme l’armata sopradetta e recava in suo potere Negroponte: nel 1176 guidata dal conte Tancredi si facea Signora di Tessalonica e di Durazzo: gran fama acquistavasi ai tempi dello svevo Federico per togliere dalle mani saracene il reame di Gerusalemme: fugava sotto Federico Aragonese principe di Altamura la veneziana flotta nell’Adriatico, e dopo non molto tempo si opponeva alla invasione di Carlo Vili: con valore infinito pugnava nelle spedizioni di Filippo II contro l’Inghilterra, e dipoi contro il secondo Solimano ed il Portogallo: toglieva Durazzo ai Turchi, regnante il terzo Filippo: meritata fama procuravasi nella memoranda spedizione avverso al corsaro Biserta: e così via discorrendo di consimili fatti.

Pertanto la nostra marina militare era decaduta ai tempi della venuta di Carlo, e quel Gran Monarca immegliando tutte le parti del Reame, le volse amorevole cura; sì che la vedemmo man mano rinascer gloriosa dalle suo gloriose ruine, e nel 1789 possedevamo una flotto fioritissima nella quale noveravansi vascelli, fregate, corvette, brigantini, moltissime cannoniere, le quali m buona parte per invidia britannica in tempi calamitosi andarono in fiamme.

Molti valentissimi Marini noi possiamo vantare, e fra gli altri Ruggiero di Lauria, celebratissimo nella guerra del Vespro, Giuseppe Martinez,

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nome di terrore pel corsari, e segnatamente quel Gravina figlio del Calabro suolo, che lacero per gravi ferite tuttavia imperterrito pugnava in mezzo alla furia della conflagrazione di Trafalgar, compiendovi gloriosa carriera.

Ne’ tempi più a noi vicini venne in incremento la real marina, segnatamente per le indefesse cure del II Ferdinando, il quale facea costruire vari navigli da guerra nei nostri cantieri, non esclusi quelli cui la forza sorprendente del vapore spinge securi contra gl’impeti dei venti e dei flutti; né preteriva di provvedersene dai cantieri d’Inghilterra e di Francia, sebbene, sia detto in grazia di patrio onore, i nostri Vapori presentano una costruzione più salda e meglio atta agli usi della guerra; ampliava ed immegliava la Darsena, i Cantieri, segnatamente quello di Castellamare, e tuttociò che all’armamento dei bastimenti è bisognevole; stabiliva una nuova pianta organica degli artefici dell’arsenale; facea sorgere un ampio porto militare, il quale mentre presenta accomodata stanza ai Bastimenti da guerra, ha dato anche la opportunità della costruzione di molte batterie oltremodo atte alla difesa della città; facea scegliere i più robusti alberi della Sila, e serbarli per le navali costruzioni; similmente di grandiosi acquisti di ogni maniera di materiali bisognevoli ai bastimenti empieva l’arsenale.

Inoltre stabilita una floridissima marina a vapore pensava il Governo di far sorgere una scuola che desse macchinisti atti alle varie bisogne di quella, senza andarne mendicando presso lo straniero, e già instruiti nella teoria, e fatti nella pratica nel grandioso opificio di Petrarsa, van dirigendo quasi tutti i nostri Vapori, e lodevolmente sopraintendono e diriggono stabilimenti; emise un regolamento pei novelli distintivi degli uffiziali dell’armata di mare.

Fu inoltre instituiti una scuola nautica in Trapani, e fornita di opportuno regolamento; modificato il sistema amministrativo o disciplinare

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delle scuole nautiche di Meta e di Caretta; date delle disposizioni pel concorso degli alunni delle scuole nautiche di Siracusa, e Giarre riposto nelle piazze di terzi piloti; organizzato aumentato e modificato il Reggimento Real Marina; stabilito un regolamento pel conferimento dei gradi militari ai primi piloti ed ai primi nostromi; riformata la pianta organica dei piloti, pilotini, e degli alunni a piazza franca; statuite delle norme generali per la nomina e promozione dei piloti, e pel loro passaggio nelle classe sedentaneo, e nuovamente nel 1844 data un’altra organizzazione della classe dei piloti, vantaggiandola assaissimo; recava modifiche alla classe sanitaria, abolendo il Consiglio sanitario della Real Marina, determinando, che fosse rimpiazzato dal Consiglio sanitario centrale dell’Esercito, e nel 1843 dava una nuova pianta organica del personale sanitario. Curava di provvedere di un Orfanotrofio la Real Marina, del quale veramente si sentiva bisogno, e di vantaggiarlo man mano nel suo patrimonio.

Decretava la organizzazione del ramo amministrativo. Statuiva una norma conveniente per valutare gli anni di servizio dei vari individui della Real Marina, e dal beneficio dell’aumento di sei mesi per ogni anno d’imbarco voleva esclusi coloro che se ne fossero resi indegni per fatti colpevoli; emetteva molte disposizioni ed un regolamento sull’Ascrizione marittima, creando una commessione marittima per ogni comune, od a ragione restringendo in augusti limiti le esenzioni, poiché coloro che vanno fra le squadre marittime non lasciano la vanga, la zappa o il succhiello, o l’aratro per stringere il moschetto, ma si tramutano dalle navi da traffico, o dai legni da pesca, in quelli più gloriosi da guerra. Divantaggio disponeva che si abolisse il Comando Generale

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Riorganizzava il corpo telegrafico, aumentandone il numero dei posti, e quindi delle persone, e formando nuove linee telegrafiche. Decretava la organizzazione del novello Real Corpo dei cannonieri e marinari, dando all’uopo delle opportune istruzioni, aggiungendo in seguito anche quella dei marinari di nuova leva fissa; si che diffinitivamente nel 1842 veniva stabilito tal corpo, tanto vantaggioso per lo spedito e regolare servizio della Real Marina, ed al quale andrà sempre onoratamente congiunto il nome del Generale D. Federico de Roberti, grandemente benemerito della nostra Marina. Organizzava il corpo del Genio idraulico militare. Per tacere di altre cose, particolar cura Tolse alla istruzione dei Marini, sì che faceasi a disciogliere l’Accademia di Marina creata nel 1822, formava poscia il Collegio degli Aspiranti Guardiemarine, e la Scuola di Alunni Marinari, de’ quali il primo dipoi fu congiunto al Collegio Militare, determinandosi un regolamento per le discipline da osservarsi nella scelta degli Alunni da addirsi alla carriera di mare, e per ultimo con provvido consiglio nel 1844 riordinava con migliore scopo il Collegio di Marina, ed approvava un regolamento per la Scuola dei Pilotini e dei Grumetti. Nei quali istituti non v’ ha nulla a desiderare per lo ammaestramento della gioventù che alla nobil carriera della marina militare si addice vuoi per la parte scientifica e mo

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e fra essi è ricordevole quello che in 19 mesi compiva la Fregata Urania navigando il mediterraneo, lo sterminato atlantico ed il mare del nord, solcando la schelda, l’Hudson, il Rio della Plata, e toccando i principali punti del Globo, fra i quali fiami lecito di cennare la spaziosa e pittoresca Rio-Janerio, città per doppio ligame a noi gradita, la infelice Montevideo gemente fra i ceppi argentini, dolce ricordo pel Cristianesimo, perché fu per un dire, l’uscio delle missioni dell’Uraguai e Paraguai, che tanto accrebber l’Ovile del Signore; Navarino nel di cui amplissimo porto la flotta anglo-gallo-russa in mezzo ad orrenda catastrofe gittava i semi di rigenerazione per la celebratissima città di Teseo; e lo scoglio romito di Longwoud, ove tacito e gigante ancor si aggira il Genio di Marengo e di Ostarliza.

Tutte le accennate cure del Sovrano per la milizia terrestre e navale non andavan perdute; poiché sovente sì l’una che l’altra han preservato il Regno da certa ruina, ed al decoro nostro han provveduto.1 vari tumulti che qui e colà in epoche diverse conturbarono ambo le Sicilie, e che furono i rivi, che un gran torrente produssero, rimasero sedati la mercé dell’Esercito. Scioglieva nel 1833 dal porto una nostra squadra, la quale congiunta in alto mare con bastimenti Sardi, si portò in Tunisi ed obbligò il Bey di quella Reggenza a talune satisfazioni, e fu concluso anche un Trattato di Commercio, ed una Convenzione intorno alla procedura da seguirsi in caso di reità de’ rispettivi sudditi nel rispettivo regno commesse. Un’altra squadra fu dal nostro Re spedita nel 1834 allo stretto di Gibilterra affin di proteggere la marina mercantile, poiché il Governo di Marocco aveva escluso dai suoi porti la nostra bandiera, e fatto altre ostilità; ed una

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e ratificato al 1.° Febbraio del 1784. Ma quanta gloria si avessero procacciata l’armata navale, e la terrestre nelle ultime conflagrazioni non è chi no ‘1 conosca, poiché sì come a suo luogo diremo, spense i tumulti di Penne e di Sicilia scoppiati dorante la colerica catastrofe, prostrò le insurrezioni di Cosenza dì Reggio, e di Gerace, abbatté i movimenti sediziosi del 15 Maggio 1848 in Napoli; trionfò del rivolgimento Calabrese di quell’anno, contenne, scompartito nei comandi territoriali, le minacce delle altre provincie; vinse le memorabili giornate di Messina, di Catania, di Palermo, per le quali Sicilia tutta ritornava all’antica obbedienza; concorse con altre Potenze a rimettere nel suo seggio il Sommo Pio, combattendo la celebrata battaglia di Velletri.

continua…….

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