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Terracina : 50 scheletri umani,  un enigma che attende una spiegazione

Posted by on Set 1, 2022

Terracina : 50 scheletri umani,  un enigma che attende una spiegazione

Da  oltre un cinquantennio l’oblìo sulla scoperta  di cinquanta uomini  di alta statura, rinvenuti nello scavo di un terreno, dove doveva sorgere un fabbricato, non più edificato perché  soggetto a vincolo  archeologico. 

Nell’area delle rovine   romane ( cospicue  strutture murarie in “opus reticulatum” interrotto  da fasce di laterizio, databili  ai primi anni  dell’Impero), identificate nelle “Terme alla Marina”  o “Terme delle Arene”, alle spalle dell’attuale Piazza Mazzini, compresa tra il viale della Vittoria, Via Leopardi, Via S. Rocco e Via Due Pini, furono scoperti casualmente, nella primavera  del 1969, ben cinquanta sarcofagi  di terracotta,  con altrettanti scheletri  umani, tutti  molto alti (la statura era compresa  fra il m. 1,83 e il 2,13, il che fa escludere  che si trattasse di antichi romani, che non superavano,  di molto, il metro e mezzo).

   L’archeologo Luigi Cavallini, esaminati i resti, dichiarò che queste ossa umane, insolitamente  grandi, erano di età tra  i 35 e i 40 anni e che i denti  erano in eccellenti condizioni. I sarcofagi erano privi di iscrizioni e di ornamenti.  Nelle mappe del nostro sapere  vi sono vaste regioni ignote e, a volte, proprio a casa nostra. Una di queste è caduta  nella generale dimenticanza, apparendo remota, nonostante siano passati  solo cinquanta anni dalla scoperta,  perché l’interessante, intrigante  ritrovamento non è mai stato oggetto di pubblicazioni scientifiche,  dato che è pericoloso  occuparsi di fatti insoliti potendo i paleontologi incappare nel sospetto  e nel ridicolo.  Ci si chiede se questo mistero di inumazione  in massa, in un complesso termale, di “deplorevoli negligenze” , rimarrà impenetrabile, privo di determinatezza, visto che nulla è trapelato circa  la sistemazione  di questi resti di inusitate proporzioni, che, oltre a non essere  stati esaminati  scientificamente, non furono protetti dai furti.

   Il mito di uomini eccezionalmente alti, di giganti, è certamente dei più antichi dell’umanità.

   Ad essi vengono spesso attribuite  qualità sovrumane.  Rammentiamo che  già Omero, nel libro X dell’ “Odissea”, parla dei favolosi Lestrigoni, un popolo di giganti  antropofagi, ricordati nella leggenda di Odisseo.  Un’interpretazione dei terrifici  e gagliardi Lestrigoni , che scagliavano, dall’alto delle rupi,  enormi macigni contro le navi ancorate  nel curvo porto, infilzando gli uomini  a guisa di pesci e portandoseli via  per il loro orribile pasto, ne pone la sede nella cittadina laziale,. L’abate siciliano  Pietro Matranga, in “La città di Lamo stabilita in Terracina”, Roma, Camera Apostolica, 1853, identifica Lamo , cantata da Omero, con la vetusta Anxur, l’attuale Terracina ,  tacciato, per questo, di elucubrazioni  dal Bianchini, storico terracinese.

   Pensiamo che questi uomini così alti, d’era imprecisata, stipati in posizione seduta,  entro tombe romane a tetto, di solito in sacchi  di iuta, facessero parte  di uno speciale corpo militare e fossero morti, tutti, un una battaglia. Sappiamo che nella zona  i Goti, nel 536 ,  posero un accampamento. . Essi “si raccolsero , come scrive  ne “La guerra gotica”  lo storico greco Procopio di Cesarea, segretario del generale bizantino Belisario,  “ in un paese a 280 stadi da Roma, che i romani chiamano Regata : ivi ritennero ottimo partito  accamparsi, perché ci sono molte pianure che offrono pascolo ai cavalli. Di lì corre anche un fiume, che gli indigeni  chiamano in latino “Decennovium, perché descrive  un arco di 19 miglia, il che vuol dire  113 stadi  circa, sfociando  in mare presso la città di Terracina, vicinissima a quel monte Circeo  dove si dice  che Odisseo stette con Circe – tradizione non fededegna, a mio credere, perché Omero afferma  che il palazzo di Circe stava in un’isola. Posso  solo dire che codesto Circeo, sporgendo molto nel mare, somiglia a un’isola e, sia a chi vi  naviga accanto  sia a chi  percorre a piedi  quel litorale, sembra effettivamente un’isola; quando poi ci si arriva, ci si accorge di essersi sbagliati  alla prima impressione. Forse per questo Omero  chiamò isola il posto”.

    I Goti, raccoltisi a Regata, dove trovarono “ricchi pascoli verdeggianti per i loro cavalli”, elessero, in sostituzione del deposto Teodato, Vitige, uomo di oscuri natali,  loro re e degli italiani, che si era messo in evidenza  nella battaglia attorno a Sirmio, antica città  della provincia romana, nella Pannonia inferiore, quando Teodorico, il più importante dei capi barbari, re degli Ostrogoti, faceva la guerra ai Gepidi, popolazione di origine gotica, e stanziatasi , nel IV secolo, sulle rive del Tibisco, della regione danubiano-carpatica, e sconfitta da Teodorico nel 489.

   Verso il solstizio d’estate, secondo anno della guerra  gotica, i corazzieri del persiano  Artasire, del massàgeta Boca  e del Trace Cutila si scontrarono con i Goti, messi in fuga. Lo scontro fu duro, in cui caddero numerosi uomini valorosi, d’ambo le parti . In quell’ inizio del sostizio d’estate, ci fu la carestìa e la peste, che dovette  decimare i goti, ridotti a pochi da tanti che erano. Rammentiamo che la guerra gotica, intrapresa da Giustiniano per riconquistare l’Italia occupata dagli Ostrogoti (535), si concluse con la vittoria bizantina (553).

Alfredo Saccoccio

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