“Tore’ e Criscienzo” porta la camorra nei Palazzi del potere
Scrutando nella secolare storia della camorra non si fa fatica a trovare i nomi di innumerevoli uomini che in qualche modo hanno contribuito ad aumentarne la popolarità e la potenza nel mondo legandola indissolubilmente a Napoli. Da sempre il capoluogo campano è stato, a seconda del periodo storico, sia amante discreto che vittima sacrificale della camorra.
Volendo tornare indietro nel tempo, allievando le sofferenze di oggi, possiamo citare il nome di un uomo, Salvatore De Crescenzo(detto Tore’e Criscienzo),che in quel periodo pretendeva rispetto. Nacque nel 1816,fu con i genitori in un circo equestre a Porta Capuana,a soli 14 anni Tore entrò nei ruoli minori della “Bella Società”. Nel 1849 pose la sua candidatura a capintesta(apice della gerarchia della “Società”)ma per la sua giovane età, l’elezione fù un pò avversata. Ma egli gridò ho 33 anni l’età di cristo. E se a 33 anni Cristo salì al cielo, Tore può diventare capintesta. Un uomo elegante indossava pantaloni larghi alla base e giubbetti,che verranno indossati da tutti i camorristi. Nel giugno dello stesso anno tore si trovava a dirigere le fila della” Bella società Riformata ”dal carcere di Santa Maria Apparente, riuscendoci egregiamente.
Nonostante Tore fosse senza istruzione era dotato però del famigerato istinto della strada, avvertiva subito il cambiamento politico, come la piena del risorgimento, che avrebbe spazzato via i Borbone. Fù proprio questa la ragione per cui Tore non si lasciò sfuggire l’occasione di offrire il suo aiuto a Luigi Settembrini, cospiratore liberale, mettendolo in contatto scritto con la moglie che da mesi aveva perso tracce. Fù l’inizio di una collaborazione anti-borbonica tra la camorra e l’animo risorgimentale italiano. Il successo dei garibaldeschi in Sicilia e le pressioni di Francia ed Inghilterra, indussero il Re delle Due Sicilie, Francesco II, a ripristinare la costituzione del 1848,e,in contemporanea a promulgare un’amnistia che portava in libertà una moltitudine enorme di camorristi. Due giorni dopo, Francesco II nominò Ministro di polizia l’avv. Liborio Romano(un liberale),che la sera stessa in cui ebbe l’incarico, chiamò in segreto Tore, che aveva goduto dell’amnistia, chiedendogli di convocare tutti i capi-quartiere della città, per preparare un piano d’azione per il prossimo arrivo dei mille.
In questo modo la camorra, riunita in assemblea, deliberò che il grado più alto, cioè di “Questore”, spettava a “Tore’ e Crescienzo“.All’arrivo del Garibaldi l’ordine pubblico fu esercitato a Napoli dai camorristi, che si distinguevano con una coccarda tricolore sul cappello. Furono giorni di tumulti e assalti ai commissariati napoletani ,le giovani guardie incominciarono a distruggere gli archivi prendendo possesso dei locali ,e chi si rifiutava di pagare veniva considerato nemico della patria e riceveva bastonate. Quando Garibaldi entrò in Napoli furono le guardie camorristiche a badare all’ordine pubblico, infatti in testa al corteo che seguiva la carrozza del dittatore c’era proprio il questore capintesta “Tore ’e Criscenzio”.Garibaldi allora nominò un governo provvisorio con a capo Liborio Romano, ma nonostante ciò i camorristi continuarono a fare i tutori dell’ordine.
Tore costituì una squadra per le tangenti sul contrabbando del mare,ogni volta che arrivavano casse di merci al porto la “Polizia” se ne appropriava dicendo che era robba di Zi’ Peppe. Dopo un anno di dominio Tore dovette arrendersi, perchè il nuovo Questore di Napoli, il liberale Carlo Aveta, per estromettere la camorra, pensò di farsi aiutare da un camorrista, l’ex ”commissario” Jossa. Costui fu nominato delegato di P.S. e dopo aver sfidato al campo di marte, in un duello col coltello, De Crescenzo, lo portò in galera. Tore fù liberato nel 1870,in segno di rispetto, i capintesta che lo succedettero, si recavano ogni settimana a casa sua, baciandogli la mano e portandogli una parte delle loro tangenti. L’estromissione della camorra dalle istituzioni del regno italiano non la esclude affatto da altre leve di potere, infatti poichè erano in grado di manovrare le masse elettorali, gli aspiranti parlamentari iniziarono a ricorrere al loro appoggio. Possiamo concludere dicendo che se l’annessione del regno delle due Sicilie alla corona di Savoia è stato un lampante esempio dello spirito risorgimentale italiano, allora non c’è da meravigliarsi.
Errico Crisomolo