Un Antico Stato in una Nuova Europa
Mentre lo Stato “italiano” è fermo al passato, noi Duosiciliani guardiamo al futuro
La politica ha molto fascino per la gente, tuttavia mai termine come ‘politica’ è stato ed è tanto vituperato. Nella parlata comune, infatti, tutto ciò che si riferisce alla politica è considerato come negativo ed è associato alla furbizia e ad attività legate alla protezione di interessi particolari. La politica, invece, semplicemente detta, è quella attività rivolta a indirizzare l’azione dello Stato verso la soddisfazione del bene comune di tutti i cittadini ed alle buone relazioni con gli altri Stati.
Tuttavia, e per vari motivi, la politica non sempre riflette questi necessari propositi. Nella Democrazia parlamentare, perché la molteplicità dei partiti e degli interessi contrastanti generano compromessi che non sempre realizzano le soluzioni migliori; nella dittatura, perché la visione unidirezionale della vita pubblica non consente la partecipazione dei cittadini; nella repubblica perché si privilegiano i grandi gruppi di potere oligarchico.
Come si può osservare attraverso questa semplice descrizione, non esiste un governo migliore in assoluto e le cose piú efficaci sono realizzate solo quando, in uno qualsiasi di questi governi, uomini di Stato intelligenti diventano capi di governo. Purtroppo di veri uomini di Stato intelligenti non ce ne sono stati (e non ce ne sono) che pochi, cosicché la politica, intesa come ricerca delle soluzioni migliori per le esigenze sociali ed economiche, non ha mai un punto d’equilibrio definitivo, diventando, per questo, l’argomento quotidiano e appassionante di quasi tutti i cittadini.
La politica, dunque, ha lo scopo costante di risolvere problemi attuali in una proiezione futura, per cui ogni retto Governo, ogni scrupoloso uomo politico, nel proporre provvedimenti, ha il dovere di considerarne la ricaduta nella società per gli anni successivi. In Italia, invece, se osserviamo ciò che è stato fatto dall’annessione del 1860, l’attività politica dei vari governi succedutisi ha avuto fino ad oggi una prospettiva solo di parte. Mai si è guardato al benessere del popolo nel suo complesso. Sempre si sono privilegiati gli interessi di alcuni gruppi, pur alternandosi i sistemi di governo: dalla monarchia alla dittatura e da questa alla repubblica. I cardini attorno a cui ha ruotato sempre in Italia qualsiasi governo sono stati: il risorgimento e la salvaguardia degli interessi economici di una parte di questo Stato (in genere i gruppi industriali e finanziari del Nord).
Tutto è cambiato per non cambiare mai nulla.
Ecco perché il comune sentire della nostra gente ritiene, anche d’istinto, che la politica sia, dunque, un’attività negativa. Ed ecco perché si è avuta anche la degradazione dei politici del Sud che sono costretti a fare gli ascari di una politica che non è normale, ma forzata a privilegiare interessi che non sono quelli del Sud, e spesso sono proprio contro. Il cosiddetto ‘risorgimento’, ormai lo sanno persino i sassi, è un falso storico e politico, i cui scopi sono perfino troppo evidenti: mistificare i veri motivi per cui è stata unificata l’Italia. Eppure (la cosa diventa persino ridicola) ancora adesso che facciamo parte dell’Europa, gli attuali governanti non fanno che insistere con crescente forza nel santificare quell’evento. Sembra inverosimile, ma essi davvero ritengono che tali celebrazioni tengano uniti gli italiani e ne risveglino … lo ‘spirito nazionale’, non consentendo, poi, di proposito la realizzazione di ben altre cose che, queste sí, sono il collante che tiene unito un popolo.
Questo Stato, attraverso quelli che ci rappresentano, rimane, dunque, tenacemente legato ad un passato ormai preistorico e non vuole calarsi nella realtà odierna. L’Europa è entrata in tutte le case, ma i governanti italiani vogliono fermare i nostri orologi nel tempo di Cavour, di Garibaldi, di Vittorio Emanuele. Per essi lo ‘spirito nazionale’ non è quello che va avanti in Europa, ma è quello che va indietro nell’800! Perché? Lo scopo è chiaro: quelle menzogne servono a coprire grandi nascosti interessi e dell‘Europa essi si servono solo per ampliare il loro potere.
Infatti se la politica, dicevamo, se la vera politica è quella che opera e si attiva nel presente per il benessere del popolo, perché questo Stato ha sempre impostato la propria azione in modo tale da creare un divario profondo fra il Sud e il resto d’Italia? Perché lo Stato si adopera addirittura perché questo divario aumenti, come si rileva annualmente dai dati ISTAT? Si deve, dunque, concludere che lo Stato italiano non agisce per gli interessi del Sud, anzi è contro il Sud. Basta solo riflettere sul fatto che ogni governo che si forma si affretta subito a dire che risolverà la “questione meridionale”, ma che non lo ha fatto mai nessuno, anzi le cose peggiorano sempre.
La “questione meridionale” è utile, infatti, per dare appalti o prebende agli amici degli amici. E allora o siamo fessi noi oppure ci prendono per i fondelli da 142 anni. E chi ci prende per i fondelli sono soprattutto quelli che esaltano il ‘risorgimento’. Chi celebra il ‘risorgimento’ vuole tenere l’Italia nell’oscurantismo. Chi venera come ‘eroi’ i criminali di guerra risorgimentali è complice di quei farabutti assassini. Chi fa del ‘risorgimento’ l’ideologia base dei suoi valori è, dunque, un nemico del Sud, perché il risorgimento è stato fatto contro il Sud.
Da tutto ciò sorge una considerazione e, da questa, una legittima conseguente proposta. Se, con l’entrata in Europa, noi popolo del Sud, delle Due Sicilie per intenderci, siamo diventati cittadini di un unico organismo statuale, non fa nessuna differenza se vi entriamo con un governo italiano o con uno nostro. Sempre cittadini europei restiamo. Un europeo, infatti, è partecipe delle stesse leggi sia a Bilbao che a Düsseldorf. E allora se non cambia nulla perché non ritorniamo a riavere il nostro Stato, quello che ci è stato tolto con la violenza? Con un governo nostro non potremmo che migliorare la nostra condizione sociale: peggio di come siamo stati ridotti e colonizzati da 142 anni di unità, non potremo mai stare.
Il ‘risorgimento’ lasciamo che se lo godano gli altri.
Antonio Pagano
fonte http://www.adsic.it/2002/03/11/un-antico-stato-in-una-nuova-europa/#more-47