Una nazione che non c’è…
Sino
a qualche anno fa credevo di essere italiano.
Sì, credevo, in quanto ho capito tardi di essere meridionale, del Sud.
Non che questi termini mi sfuggissero già dai tempi della scuola, ma li
intendevo solo come una locazione geografica da attribuire a un territorio
molto lungo, come quello italiano, per una identificazione meramente di comodo
al fine di migliore e più facile collocazione di eventi meteorologici e
territoriali, come per l’agricoltura, la quale è certamente diversa in funzione
del clima.
E non c’è dubbio che il clima varia parecchio nel percorrere lo stivale.
Poi mi sono reso conto che “meridionale” o “del Sud” non erano usati per quello
che credevo.
Ma se la Sicilia sta in Italia è la stessa cosa… O no?!?
Affatto!
E me ne rendo conto maggiormente quando di fronte a sciagure come quella delle
inondazioni, dei terremoti o dei crolli (vedi ponti…), la reazione di chi “fa
parte dell’Italia” è diversa dalla mia e da quella delle persone delle mie
zone.
Io ho sinceramente provato sconforto di fronte alla disperazione degli emiliani
che avevano perso case e capannoni, così come mi sono commosso per gli eventi
del centro-Italia (L’Aquila e dintorni) e di come ancora molti di loro siano
costretti a vivere nonostante il lungo tempo ormai intercorso.
E per la gente di Genova ho pianto…
Stranamente non mi lamento più di tanto se viene deciso di migliorare i servizi
di città del Nord (vorrei soltanto accadesse anche al Sud con la stessa
velocità e zelo… Atteso che tutte queste migliorie si facciano con soldi
pubblici, quindi anche miei…).
Se si spendono miliardi di euro per raddoppiare le autostrade o fare nuovi
tunnel tra le montagne non auspico che quelle montagne portino male a nessuno
ma, anzi, vedo queste opere come un motivo di sviluppo e di evoluzione, oltre
che di vanto per il settore dell’ingegneria civile.
Certo, magari mi piacerebbe che, anziché dar sempre priorità a chi le strade
buone ce li ha già e pensa di raddoppiarle, potessero essere fatte le strade e
le ferrovie ove al Sud non ce li hanno…
Non ho mai augurato male a nessuno, forse perché la mia cultura non è italiana
ma borbonica.
Sono nato nel Regno delle Due Sicilie anche se non c’era più ma il dna
dev’essere quello…
Quello per cui non auguro al mio vicino di fallire così che io possa
primeggiare anche sapendo fare poco o facendo poco…
Io sono tra quelli che augura al proprio vicino di ottenere grandi traguardi ma
che io possa ottenerne uno in più di lui.
La chiamo sana competizione.
Ora, vorrei capire che problemi hanno quelli del Nord quando augurano la morte
a quelli del Sud.
Le frasi inneggianti all’Etna “che possa seppellirli tutti” o che il recente terremoto
sia stato troppo lieve, tanto da non comportare decessi e se ne auspica uno
“migliore” per decimare qualche “fetoso” siciliano, non li ho certamente dette
io né la mia gente del Sud.
A differenza di questi “signori” io mi domando il perché delle cose e capisco
che, probabilmente, gli hanno raccontato un Sud peggiore di quello che è, con
persone peggiori di quello che sono.
E questo crea pregiudizio.
In fondo voglio giustificarli… E’ l’indole del Sud…
Non si giustifica però la totale mancanza di cultura e spirito critico.
Se non sai qualcosa non si parla a vanvera ma è buona norma documentarsi.
Non ci sarebbe questo Nord se non ci fosse stato un Sud iper-florido prima
dell’unità d’Italia, saccheggiato (ma il saccheggio continua ancora…) dalle
persone del Nord.
Quando gli austro-ungarici reputavano “zucche-vuote” le persone dell’oggi
evoluta Lombardia è perché facevano a loro ciò che il Nord ha fatto per oltre
un secolo e mezzo a noi del Sud.
Ma noi siamo sempre stati la patria della cultura, quella vera (non quella
degli slogan) e al pari delle persone colte non fomentiamo sentimenti di odio o
razzismo ma cerchiamo di capire le esigenze degli altri e i loro momenti di
necessità.
I barbari erano tali perché risolvevano tutto con violenze e razzie.
Il Sud ha insegnato al mondo che può esistere la democrazia e che la cultura è
l’unico modo per giungere alla verità.
Cosa intendo dire con tutto ciò? Che quelli del Nord sono a larga maggioranza
ignoranti e buzzurri, sebbene ammantati di una prosopopea che li rende convinti
di essere giusti e superiori?
Proprio questo!
Se ad un pazzo spieghi che lui è pazzo non può capirti!
Allora se sei un ignorante (non nel senso di chi ignora ma proprio nel senso di
“capra”) è difficile accorgersene, fin quando non tenti di evolverti e da
ignorante cominci a “crescere”.
Leggendo, studiando.
Solo con una media cultura (non ce ne vuole poi tanta…) capisci che non è vero
che tu del Nord sei superiore a noi del Sud (semmai sarebbe il contrario… la
storia ce lo insegna…) ma è solo che al Sud abbiamo subìto la violenza e la
colonizzazione del Nord che ci ha massacrato nel cuore, nell’animo, nel corpo,
nello spirito e nell’economia.
A quel punto, studiando, capiresti che il Sud non è fatto come te lo hanno
raccontato e le persone non sono come credi.
Così come da te, caro nordico, ci sono quelli che delinquono (e a leggere le
statistiche, quelle vere, ce ne sono di più da te che da me… la Lombardia è la
regione più corrotta d’Italia ma non se ne parla preferendo dare sempre troppo
spazio al malaffare del Sud e troppo poco a quello, maggiore, del Nord…),
esistono anche al Sud.
E’ solo questione di opportunità.
E noi del Sud non ne abbiamo più avute dall’unità in poi.
In un condominio in cui quello che sta al piano di sopra augura la morte a
quello del piano di sotto, preferisco cambiare condominio e non abbassarmi a
contraccambiare lo stesso sentimento.
Ma ci vuole cultura…
Io ce l’ho, così come molti del Sud (abbiamo la maggiore percentuale di
laureati in funzione della popolazione).
Ciò detto da domani a chi mi chiederà da dove vengo dirò di essere siciliano
non-italiano.
Non è che in Libia, quando fu colonizzata dall’Italia, chi rispondeva alla
stessa domanda diceva “sono italiano”… continuava a dire “sono libico”.
Bene, allora correggo. Sono duosiciliano (per quelli del Nord che leggono:
andatevi a cercare su Google questo termine perché sennò non lo capite…).
Mauro Guarnaccia
pubblicato su Terroni di Pino Aprile