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Una storia d’amore e di morte all’alba del Risorgimento

Posted by on Gen 4, 2023

Una storia d’amore e di morte all’alba del Risorgimento

   Partendo dal 1940, certi cineasti italiani che volevano servire la propaganda di guerra del regime fascista entrarono in resistenza passiva consacrandosi a films  in costume. Marti Camerini realizzò “Una romantica avventura”(1940), su un soggetto originale, e “ I promessi sposi” (1941), dal romanzo di Alessandro Manzoni, classico della letteratura popolare italiana. Renato Castellani debuttò con “Un colpo di pistola” (1942), da Puskin, e proseguì con “Zazà”, da un melodramma francese dell’Ottocento. Mario Soldati filmò successivamente due adattamenti da romanzi di Antinio Fogazzaro. “Piccolo mondo antico” (1941)  e “Malombra” (1942). Poi Alberto Lattuda deburrò con “Giacomo l’idealista” (1943), da un romanzo di Emilio De Marchi.

All’avvento deò neorealismo, questi registi furono considerati “calligrafi” perché avrevano. Si diceva, privilegiato le ricerche formali du soggetti desueti. Ciò non è così semplice, Per non parlare qui  che Mario Soldati, un intellettuale che si  voleva innanzitutto scrittore, divenuto per caso soggettista ed assistente-regista negli anni Trenta, che si è rivelato  un grande regista con i suoi due adattamenti del Fogazzaro : nel 1939 egli aveva girato tre pellicole, “Due milioni per un sorriso”, “Dora Nelson”  “Tutto per la donna”, che non sono stati per lui che lavori di routine. Gli si propose allora di portare sullo schermo “Piccolo mondo antico”, pubblicato nel 1895. Egli accettò  immediatamente. “Ho firmato il contratto senza aver letto il romanzo”, raccontò egli in un’intervista con Jean Gili, pubblicata da “La Revue du cinema” (n° 350, maggio 19809). Ero persuaso che, in ogni modo, un adattamento di Fogazzaro sarrebbe sempre meglio di un film di guerra o delle cose che avevo detto fin là. Sono rientrato in me, ho pranzato, poi ho preso il libro  e mi sono messo  a leggere. Ho passato la notte e, alle sette del mattino, piangevo, ero felice, ero commosso. Era un libro magnifico”.

   Si oserà temperare questo proposito di Mario Soldati con un’osservazione personale :le traduzioni all’estero delle già citate opere, pubblicate negli anni Venti, oggi introvabili, non suscitano un tale entusiasmo per il Fogazzaro, nato  nel 1842 a Vicenza, città del Veneto, che l’architetto Palladio aveva trasformata in scenario teatrale. “Piccolo  mondo antico”, che uscì in Francia sotto il titolo “Le mariage de minuit”, appare così come la cronaca nostalgica degli anni 1850, all’alba del Risorgimento e di una vita perduta. In realtà, il talento letterario di Soldatui ha trasceso il soggetto. Fare allusione al Risorgimento, che il regime aveva recuperato nel 1933 con “1860” (1934) di Alessandro Blasetti, cineasta ufficiale, non poteva dispiacere alla censura fascista. Distogliendo i luoghi comuni  nazionalistici di rigore, Soldati ne fece un fermento di rivolta in una storia di amore e di morte provocata dai pregiudizi sociali e di ingiustizia del potere dominante.

   Nel 1850 la vecchia marchesa Orsola Maironi (Ada Bondini, dal fisico allucinante, da batrace, dallo sguardo maligno) riunisce alcuni amici nel suo castello ai bordi le lago di Lugano per annunciare il finanziamento del nipote Franco (Massimo Serato nel suo primo gran ruolo) con una ragazza del suo rango, che ha scelto lei, Ma, nel corso del pranzo, dove è arrivato in ritardo, Franco, aquisito alla causa dell’unità italiana.recalcitra contro i propositi delle garanzie appiatttite dinanzi al potere austriaco. E poi, egli è innamorato di Luisa, un’orfana, di condizione modesta (Alida Valli, rivelazione del cinema italiano dal 1937, qui sublime). Franco sposa segretamente Luisa a mezzanotte, in una cappellina. Poi la conduce dalla nonna. Un’attitudine glaciale e due frasi sprezzanti: Luisa  trascina il marito fuori del castello. Comincia lo scontro tra le due donne, tra due classi sociali. Cacciato dalla nonna e senza risorse, Franco è raccolto, con Luisa, dallo zio di questa, Piero Ribera, un modesto funzionario che li aiuta a  vivere. Dalla sfortunata coppia nasce una figlia, Ombretta. Dal suo covo  la vecchia tira i fili di un intrigo che va a privare lo zio Pierro del suo salario, ad accentuare lo sconforto di Luisa e forzare Franco ad adarsene a lavorare a Torino come giornalista. Un granello di sabbia  si è insinuato nell’armonia coniugale : benché egli abbia appreso che la nonna avesse captato  l’eredità che   le veniva distruggendo il testamento fatto in suo favore, Franco ha ricusato di agire contro di lei. Sul bordo di questo lago, di cui, dall’inizio, le immagini girate in esterni hanno dato un’impressione di turbamento, di mistero e di maleficio, gli sposi si separano senza abbracciarsi.

   Fissando il clima storico (i comportamenti dell’alta società lombarda, l’entusiasmo torinese per Cavour e per l’unità italiana), Soldati ha filmato  sottilmente la disgregazione di una coppia, di cui  solo marito continua a mantenere un’illusione romanzesca, poiché ,anche  se prende posizione in favore del Risorgimento, Franco  appartiene a quel “piccolo mondo antico”, di cui Luisa insieme la nemica volontaria e la vittima.

Il film culmina in una sequenza di scene tragiche. Un giorno del 1855, la  marchesa attraversa il lago in barca per un pellegrinaggio alla chiesa dell’altra riva. Luisa parte, sotto la pioggia, per il cammino della montagna. Ella giunge prima della marchesa e blocca il passaggio della portantina, su cui la vecchia donna troneggia come un idolo senza gambe.

   Nella pioggia e nel vento, sotto il cielo nero, Luisa insulta la nemica, ma delle grida l’avvertono che la sua piccola figlia, lasciata senza  sorveglianza  è caduta nel lago.L’urlo di dolore di Alida Valli è l’apice di una interpretazione che fece  di questa stellina  di diciannove anni la un’attrice sublime, la splendida interprete che si sa. Il lago ha colto la sua preda. Ombretta  è morta, il mondo è morto, Luisa si giudica colpevole. Ritornato clandestinamente da Torino, Franco si accorge che ha perduto tutto.

   Gli sposi separati si rivedranno tuttavia nel 1859, all’Isola Bella, su un altro lago, il Maggiore, nel momento in cui va a scoppiare la guerra franco-piemontese contro l’Austria. La sequenza è superba e carica di intenzioni politiche. Però, quando Luisa, il viso nimbato dal merletto bianco della sua cuffia, guarda  partire la barca carica di soldati pensando alla libertà che sta infine a venire, non sa ancora che vi saranno tanti morti a Magenta e a Solferino..

“Le Mariage de minuit”, uscito in Francia nel 1948, era allora molto popolare oltralpe, ma non era più questione che di neorealismo.

Alfredo Saccoccio

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