Una traversata atlantica da Torre del Greco a New York
Dapprima si trattò solo di un dolore al piede sinistro che col passare dei giorni aumentò al punto di rendergli difficile il camminare. Giunto a Genova, agli inizi del gennaio 1918, fu costretto a sbarcare e ad un consulto medico gli fu riscontrato un congelamento di secondo grado al piede sinistro.
La prognosi fu di un mese di degenza con impedimento al servizio attivo. Tornato a Portici, Teresio Fava non sembrò migliorare, anzi la patologia registrò un aggravamento dovuto a diffusa cancrena. Nel marzo del 1918 gli fu amputata la gamba sinistra e nel febbraio dell’anno successivo la stessa operazione si rese necessaria anche per il piede destro. Il Fava attribuiva il danno fisico subìto alle rigidissime temperature a cui era stato esposto durante la permanenza nel porto di Filadelfia e per questo chiese alle Ferrovie di indennizzarlo con un risarcimento. Ma quel che a lui sembrava inconfutabile non lo era per l’Amministrazione ferroviaria, che si oppose alla richiesta in quanto la sua infermità non era da ascrivere né a fattori di servizio né a condizioni di lavoro e al povero Teresio sembrò che al danno si unisse la beffa. Allora decise di chiamare in giudizio le Ferrovie per obbligarle al pagamento delle 31.000 lire da lui richieste a titolo di indennizzo per la sua assoluta e permanente condizione di inabilità (Rassegna della Previdenza sociale, assicurazioni e legislazione sociale, infortuni e igiene del lavoro, N. 2, febbraio 1920). L’uomo era stato menomato nel fisico, ma il carattere rimaneva indomito e determinato.
Lina De Luca
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