UNA VERGOGNA MONDIALE
I beni culturali sono il nostro petrolio, ma a partire dalla cosiddetta unità d’Italia ci hanno bruciato i pozzi.
Napoli, fino all’invasione del 1860, era una
delle grandi capitali culturali d’Europa, con un patrimonio storico e artistico
senza eguali nel continente, per l’ampiezza dell’arco temporale abbracciato e
rappresentato senza soluzione di continuità.
Perciò contro di essa fu adottata la strategia della distruzione: cancellare
per svuotare la forte identità del suo popolo e per fare emergere
turisticamente aree meno provvedute del nuovo malaugurato paese.
Le chiese, in particolare, costituivano un caratteristico tesoro di grande valore e Napoli fu soprannominata “la città delle cinquecento cupole”, dal numero approssimativo di esse. Oggi ne sopravvivono circa 450, ma 200 circa sono in stato di degrado o di profonda fatiscenza, spesso chiuse da tempo o addirittura murate.
Ne ho scelte dieci (appena 10 su 200) per mostrare fino a che punto lo Stato italiano abbia abbandonato Napoli al suo destino: qualsiasi paese civile e veramente unito, avrebbe tutelato questa perla preziosa. L’Italia no, aveva bisogno di annientarla insieme al resto delle Due Sicilie, per sopravvivere nella sua mediocrità nordcentrica.
Ecco
10 chiese negate, ripetiamolo: 10 su 200 nelle medesime condizioni.
Una vergogna mondiale, come ha lasciato intendere l’UNESCO nei suoi interventi
su Napoli.
Per ciascuna chiesa che ho fotografato, ho scritto tra parentesi il secolo di fondazione.
1) San Nicola dei Caserti (1200)
2) San Pietro in Vinculis (1400)
3) Santa Maria delle Grazie a Caponapoli (1400)
4) Presentazione di Maria al Tempio della Scorziata (1500)
5) San Gennaro a Sedil Capuano (1500)
6) Santissima Trinità alla Cesarea (1600)
7) San Giuseppe delle Scalze (1600)
8) Gesù Bambino all’Olivella (1600)
9) Santa Maria e Sant’Andrea dei Gattoli (1600)
10) San Pantaleone (1600)
Antonio Lombardi da SudExit
segnalato da
Lucio Castrese Schiano