UN’ALTRA OCCASIONE PERDUTA. L’ENNESIMA VITTORIA DELLA “STORIA CHE NON INSEGNA”
Domenica 29 maggio 2022, alla presenza delle autorità locali, è stata inaugurata a San Leucio una statua di Ferdinando IV.
L’avvenimento avrebbe dovuto costituire, non per la sola comunità di San Leucio o per la città di Caserta, occasione di orgoglio e di soddisfazione per tutti i campani, a dimostrazione che il costante lavoro di identitari, insorgenti e revisionisti comincia a creare delle crepe sempre più larghe nel muro dell’immobilismo liberal-giacobino, che caratterizza da oltre due secoli l’ orientamento ideologico ed il comportamento di tutte le istituzioni che si sono arrogato il diritto di ritenersi gli unici custodi della memoria storica della raffazzonata nazione Italia e di stabilire, a loro insindacabile giudizio, quali sono gli avvenimenti e i personaggi da celebrare e quali no. Così, già alcuni anni fa, contro la proposta di spostare dalla Camera di Commercio di Napoli il busto di Cialdini (il “macellaio”), che tanto dolore e tante atrocità commise nei confronti della nostra patria e dei nostri avi, ci fu subito una levata di scudi da parte dei “custodi della memoria”, che sostennero l’ impossibilità di un tale spostamento, poiché esso avrebbe sconvolto quello che era diventato ormai il senso comune della storia del risorgimento italiano.
La statua del re Ferdinando è stata definita “inopportuna” dalla direttrice del Nuovo Monitore Napoletano, Antonella Orefice. La presidente dell’Istituto per la storia del risorgimento italiano, Anna Poerio Riverso è andata più dura, sostenendo che “le statue si debbono erigere in onore di persone che siano di fulgido esempio, non di tiranni come Ferdinando IV di Borbone e i suoi successori, altrimenti si fa oltraggio a tutte le vittime innocenti della loro feroce persecuzione”. Considerando il ruolo occupato nella società da chi ha pronunciato un tale giudizio, esso in se stesso costituisce un’aggravante. In primis, anche se la storiografia ufficiale ha “marchiato” Ferdinando IV come tiranno, riteniamo che si potevano risparmiare “i suoi successori”, dato che non so con quali criteri di giudizio si potrebbe definire “tiranno” un Francesco II, compreso tra i successori di Ferdinando IV. In secondo luogo – e qui il giacobinismo rifulge in tutta la sua luce – le vittime fatte dal Borbone sarebbero tutte innocenti, mentre quelle fatte dai giacobini ( e stiamo parlando di 28.300 vittime dei giacobini contro le 102 su 8000 processati del “tiranno” Ferdinando IV) sarebbero tutte colpevoli e Ferdinando , non costituendo “un fulgido esempio”, sarebbe quindi indegno di un monumento che ne onorasse la memoria. Ovviamente il monumento che occupa una delle più eleganti piazze di Napoli – Piazza dei Martiri – dedicato a persone che tradirono la loro patria facendone varcare i confini da un esercito straniero che si abbandonò ad ogni sorta di massacri, ruberie e profanazioni è dedicato a persone che costituiscono un “fulgido esempio”. Si spiega quindi perché l’Italia versa nelle attuali condizioni di degrado morale se gli esempi che debbono costituire lezione di vita sono questi.
Tutto ciò, però, ci addolora relativamente, perché conosciamo i motivi di questo distorto modo di analizzare e trasmettere la storia. Quello che ci addolora di più – e questa è l’ennesima vittoria della “storia che non insegna” – è la considerazione che la statua ha avuto proprio dalle persone che ignorano l’importanza raggiunta dalla loro terra proprio grazie all’opera di Ferdinando IV. “Orribile, era meglio mettere delle aiuole fiorite”. Ma il giudizio più livoroso è stato espresso proprio da chi dovrebbe educare le nuove generazioni per far loro riacquistare la memoria e l’orgoglio delle proprie radici: “Un giorno si racconterà che nel 2022 a Caserta si rendeva omaggio a rappresentanti di dinastie assolute che pensavano di aver avuta la loro investitura da Dio … Nel cuore dell’ occidente democratico. Da insegnante non so se piangere o ridere. Dovrò trovare il coraggio di spiegare ai ragazzi queste follie”.
Il re Ferdinando, che tanto si adoperò per il “modello” San Leucio, indipendentemente da considerazioni di ordine ideologico e quindi non obiettive, ha tutti i titoli di vedere una sua statua nel posto che, oltre ad essergli particolarmente caro, era a tutti gli effetti “casa sua”. Invece la superbia intellettuale dei “custodi della memoria” fa sì che si ripeta, inalterato, il copione del 1799, del 1848 e del 1860
… E intanto, passo dopo passo, il Sud si impoverisce sempre di più in beni, in servizi, in cultura e in identità.
Castrese Lucio Schiano – 31.05.2022