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UNITA’ D’ITALIA: SUL “CORRIERE” CONTINUANO LE CRITICHE DI PAOLO MIELI

Posted by on Mar 3, 2021

UNITA’ D’ITALIA: SUL “CORRIERE” CONTINUANO LE CRITICHE DI PAOLO MIELI

IL PREGIUDIZIO NEGATIVO NEI CONFRONTI DEL MERIDIONE “Sto seguendo il dibattito sui Borbone e il Mezzogiorno attraverso le lettere pubblicate nella sua pagina sul Corriere e alcune sue risposte. Mi sembra assodato che il Regno delle Due Sicilie fosse migliore di come ci e’ stato descritto dopo il 1861, cioe’ dopo l’Unita’ d’Italia.

Ma non credo che si possa sostenere, come qualcuno ha scritto, che i piemontesi ebbero un “animus” nazzista o di discriminazione nei confronti delle popolazioni meridionali. Faccio queste affermazioni, pur ricordando quella lettera da Napoli (da Lei citata in un suo libro) di Luigi Carlo Farini a Cavour: ” Che barbarie! Altro che Italia! Questa e’ Africa: i beduini a riscontro di questi cafoni, sono fior di virtu’ civile .” Claudio Lanza – Torino PAOLO MIELI HA COSÌ RISPOSTO: “Caro Signor Lanza, anch’io non credo che si possa parlare di “animus razzista” dei piemontesi o piu’ in generale dei settentrionali nei confronti del Meridione a meta’ Ottocento. Pero’ ci sono le prove, queste si’, di un forte e radicato pregiudizio negativo. Paolo Macry, uno tra i migliori storici italiani della generazione dei cinquantenni, ha studiato il fenomeno e ha tratto la conclusione che “a ridosso del 1860 ha preso forma una immagine patologica del Sud”. Proprio cosi’: “un’immagine patologica”. E la prova non e’ solo in quella lettera di Farini, luogotenente di Vittorio Emanuele II a Napoli, che lei ha citato. In un’altra lettera, stavolta a Minghetti, lo stesso Farini scrivera’: “Napoli e’ tutto, la provincia non ha popoli ma mandrie”. Quanto al paragone con l’Africa, e’ destinato a tornare infinite volte. Scrive la Gazzetta di Torino nel ‘61 “Per la gran parte di noi l’Italia e’ un po’ come l’Africa per i geografi: ne conosciamo i confini ma poi se vogliamo spingere un po’ piu’ in la’ l’occhio e il pensiero, ci troviamo innanzi – come i geografi nell’Africa – le terre ignote”. Nino Bixio: “In questo Paese i nemici o gli avversari si uccidono, ma non basta uccidere il nemico, bisogna straziarlo, bruciarlo vivo a fuoco lento…e’ un Paese che bisognerebbe distruggere o almeno spopolare e mandarli in Africa a farsi civili”. Giuseppe Bandi ne: “I mille” scrisse che persino la lingua dei siciliani era “africanissima”. Quintino Sella dira’ che “tenuissimi sono i vincoli di affetto che legano l’Italia settentrionale alla meridionale.”. Diomede Pantaleoni diceva che “la civilta’ di queste province (del Sud, n.d.r.) e’ molto diversa ed inferiore a quella dell’Italia settentrionale”. Aurelio Saffi parlava dell’ex Regno di Napoli come di un “lascito della barbarie alla civilta’ del secolo XIX”. Costantino Nigra dira’ di aver trovato a Napoli “incapacita’, corruzione, inerzia”, e un “popolo instabile, ozioso e ignorante”. Per Giuseppe Massari Napoli e’ “chiasso e sudiciume”. Ancora all’inizio del Novecento, a conclusione dell’inchiesta parlamentare sui contadini del Mezzogiorno Eugenio Faina scrivera’: “L’inferiorita’ del contadino meridionale e’ un prodotto storico (…). Dato l’ambiente di ignoranza e di miseria in cui ha vissuto per secoli il lavoratore della terra, qual meraviglia se il suo temperamento si e’ volto al male, se l’acutezza della mente ha degenerato il frode, la forza in violenza, l’amore in libidine?”. Ed e’ evidente, caro signor Lanza, che i comportamenti dei nostri antenati che fecero l’Unita’ d’Italia corrisposero alle idee che avevano in testa.” (Corriere della Sera 1.2.2002)

http://www.iniziativameridionale.it/archivio.asp?IdSezione=11&IdArticolo=496

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