VITTORIO EMANUELE II, IL RE BOMBA POSTUNITARIO – LA RIVOLTA DEL SETTE E MEZZO, PALERMO 16-22 SETTEMBRE 1866. QUANDO SI PREDICA BENE E SI RAZZOLA MALE
Questi alieni liberatori piemontesi, trentini, lombardi ungheresi e chi più ne ha più ne metta alla faccia dell’italianità tanto sbandierata.
Questi portatori di democrazia, progresso e civiltà nel sud “cavernicolo e arretrato” abitato dagli zulù, ma che non esitarono a reprimere a cannonate il popolo in rivolta.
Strano per una monarchia perfetta e democratica come quella sabauda e una gruppo di potere massonico, che da anni criticavano i borbone per aver soffocato nel sangue (a detta loro) la rivoluzione del 1848 , ma che poi non esitarono ad usare gli stessi metodi, ovvero le artiglierie da terra e mare per spegnere nel sangue la rivolta di Palermo nel 1866, contro coloro i quali qualche anno prima erano comunque considerati con grande “patriottismo“” i “fratelli siciliani””. Dove sta la differenza? Chi erano e cosa chiedevano i cittadini rivoltosi, molti dei quali ex garibaldini ed ex borbonici, se non diritti e pane, a fronte della povertà e delle promesse non mantenute ??
Eppure l’unica risposta fu il ferro e la polvere delle granate, a cura di uno stato ed un governo che alla prima occasione dimostrarono bene il perché fossero giunti in Sicilia nel 1860 con accordi e inciuci vari, per mezzo di un utile idiota che si pentì in ritardo di ciò che fece. Ovvero allo scopo di occupare il territorio e il potere; null’altro.
Questa è una delle tante vergogne italiane tenute debitamente sottaciute e nascoste dalla arrogante e ignorante storiografia, asservita al potere.
Armando Donato
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