Voltaire e il cortocircuito dell’illuminismo oscurantista
Il Voltaire che non ti aspetti: razzista e antisemita, di Giorgio Enrico Cavallo
Premesso che non è saggio guardare alla storia con i paradigmi del presente, è comunque interessante osservare che Voltaire, il grande apostolo dei tempi moderni, non fu esattamente quel sant’uomo che si può immaginare. Di più. Nella nostra epoca, il “peccato mortale” condannato da tutti è il razzismo. Ebbene, il padre del pensiero moderno non soltanto era “razzista”, ma era anche un azionista delle navi negriere attraverso la Compagnia delle Indie (1).Nel Trattato di metafisica, Voltaire aveva scritto che i negri sono inferiori perché a metà strada tra gli europei e le scimmie (2). Nel Saggio sui costumi e sullo spirito delle nazioni si legge: «È solo permesso a un cieco di dubitare che i bianchi, negri, albini, ottentotti, lapponi, cinesi, americani, sono razze completamente diverse» (3).E ancora, accostando gli africani a delle bestie: «La stessa provvidenza che ha prodotto l’elefante, rinoceronte e negri, ha creato un altro mondo alci, condor […]» (4). E ancora: «I bianchi, i negri, i rossi, i lapponi, i samoidi e gli albini non provengono certamente dallo stesso terreno» (5).Ce l’aveva anche con gli ebrei. Nel suo Dizionario filosofico (1764) li accusò in modo del tutto gratuito di antropofagia. Si legge alla voce “Antropofagi”: «E invero, perché mai gli ebrei non sarebbero stati antropofagi? Sarebbe stata la sola cosa che mancasse al popolo di Dio per essere il più abominevole popolo del mondo» (6). E ancora: «Il popolo ebreo era, lo confesso, assai barbaro. Scannava senza pietà tutti gli abitanti d’uno sventurato paese sul quale esso non aveva maggiori diritti di quanti ne abbia oggi su Parigi e su Londra» (7).Voltaire prendeva di mira gli ebrei principalmente perché erano gli “antenati” dei cattolici, verso i quali il “pontefice” dei philosophes nutriva un odio cieco. E la schifiltosa superiorità intellettuale che dimostrava verso i cattolici si palesa anche verso i neri, gli ebrei e le altre razze. «Voltaire pensava che la storia umana si fosse sviluppata all’interno della gerarchia costituita dalle diverse specie umane; oggi diremmo, dalle razze. Anche se le parole “razzismo” e “razzista” allora non esistevano, chiedersi (come si è fatto tante volte) se Voltaire fosse o no razzista sembra assolutamente legittimo» (8).Come si spiega questo pensiero di Voltaire, dal momento che egli si professava nemico dell’oscurantismo e della barbarie? Come detto all’inizio, non è saggio giudicare la storia con il senno di poi: il nostro giudizio morale è profondamente diverso da quello del Settecento (o, semplicemente, a quello della scorsa generazione…). All’epoca di Voltaire, tutti erano razzisti. Razzisti convinti. E, va da sé, anche antisemiti. Ma il razzismo e l’antisemitismo non costituivano un “reato di opinione” come oggi. Nessuno avrebbe gridato allo scandalo se si fosse pubblicamente affermato che i neri erano inferiori ai bianchi. Però, la mentalità odierna è figlia di quella illuminista; e Voltaire fu, se non il padre, almeno uno dei padri dell’Illuminismo. Ecco da dove proviene la sorpresa che indubbiamente abbiamo di fronte a queste affermazioni dell’Arouet: esse sembrano stridere con i princìpi che hanno forgiato la nostra mentalità.Note1 C. Ginzburg, Il filo e le tracce: vero falso finto, Feltrinelli, Milano, 2006.2 M. Ghiretti, Storia dell’antigiudaismo e dell’antisemitismo, Mondadori, Milano, 2002, p. 164.3 Voltaire, Oeuvres complete, Parigi, 1820, vol XIII, p. 7.4 Ivi, p. 39.5 Ivi, p. 286.6 Voltaire, Scritti filosofici, Laterza, 1962, p.40.7 Ivi, p. 508.8 C. Ginzburg, op. cit.
fonte http://www.centrostudifederici.org/voltaire-cortocircuito-dellilluminismo-oscurantista/