Dolce e Gabbana a Napoli
ieri sono andato nella capitale a fare dei servizi e sono andato a trovare aldo vucai, nostro associato d’onore e vero napoletano e napolitano, che mi ha parlato con toni entusiasti della giornata di dole e gabbana a napoli e di come il mondo ne ha parlato mentre nel resto d’italia no. tornando a casa il nostro vice presidente Fiorentino mi manda un articolo, che di seguito potete leggere, che parla della stessa cosa. Che meravigliosa associazione che abbiamo e che ho l’onore e il piacere di presiedere, ognuno a un cordone ombelicare che ci collega tra noi, tranne qualche eccezione, e che ci rende sempre più felici per quello che facciamo.
Dolce e Gabbana a Napoli
Dolce e Gabbana scelgono Napoli per celebrare i loro 30 anni di attività nel mondo dell’alta moda e danno luogo ad una kermesse di rilievo mondiale realizzata a Napoli.
Tutti ne parlano, tranne i media nazionali.
Perché, perché questa … “disattenzione”, questo disinteresse dei mezzi di informazione italici sull’evento?
Nel resto del mondo, la cosa fa notizia; da noi no! Perché?
Perché nulla deve discostarsi dalla cornice, dal ruolo che altri, 150 e più anni fa, hanno scelto che noi, dell’ex Regno delle Due Sicilie, ricoprissimo nella vita del Paese (con la minuscola andrebbe meglio) cosiddetto unificato.
L’evento mondano di questi giorni, come ogni altra notizia di segno positivo proveniente dai nostri Territori, non si inquadra nell’ordine delle cose precedentemente stabilito e costruito quindi, deve essere censurata, nascosta, al massimo appena appena passata, magari in un servizietto di qualche secondo o in un trafiletto a fondo pagina.
Ma perché?
Bombrini docet … La colonia non deve fare concorrenza alla madre (matrigna) patria ( mai scelta come tale…); la colonia (interna, sì che nessuno possa ergersi a critico e censore dello stato coloniale) deve fornire braccia, uomini (carne) da mandare al fronte (macello), giovani (disperati di famiglie altrettanto disperate) da impiegare nelle varie Forze dello Stato, terre ( e acque) dove, al pari di quelle dell’Africa, sotterrare rifiuti, “merce” di scambio nelle trattative internazionali dove il forte (l’antico colonizzatore) rafforza le sue posizioni barattandole con la cessione di elementi della parte debole (leggasi colonia) dello Stato … “unitario”.
E allora, se qualche sprovveduto (si fa per dire) dovesse sottrarsi a questo schema consolidato, a questo “programma” alla base della nascita dello stato unitario e che ne ha informato la vita, la politica e la stessa cultura fino ad oggi beh, che questo sprovveduto paghi: non avrai i passaggi mediatici che avresti avuto se la tua kermesse l’avresti organizzata a Milano, Firenze o, al massimo, Roma.
A tutto ciò non possono essere estranei piccoli (!?) conti di bottega: una kermesse di livello mondiale, sposta ospiti illustri, VIP e semplici turisti (ma tutti spendono …) nell’immediatezza dell’evento ma anche in futuro, in quanto contribuisce alla creazione di una immagine positiva del luogo in cui è stata realizzata, immagine che su di esso a lungo si riverbererà … Tutto questo significa flusso di denaro e, d’altra parte, la stessa kermesse ha, per gli organizzatori, un costo in gran parte “speso” nel luogo di realizzazione dell’evento.
Ecco: tutto questo non s’ha da fare, non deve avvenire. Va contro il programma e gli interessi (tutt’oggi attivi) che lo generarono, quel Programma (moralmente la minuscola sarebbe d’obbligo) detto “Unitario”.
E allora? Paghi l’incauto, e che questo serva da lezione a tutti.
Che dire?
… Adda fernì a nuttata!
Fiorentino Bevilacqua
ps: di pompei dove fanno venire due britannici a suonare che dovrebbero pulire le scarpe a de simone, il primo che mi è venuto in mente, ne parlano anche nelle trasmissioni dei bambini
claudio saltarelli