Alessandro Buglione di Monale
Loreto Giovannone riprende la sua rilettura critica di episodi e personaggi del periodo risorgimentale
Nel 2018 Loreto Giovannone riprende la sua rassegna di articoli dove rilegge in modo critico episodi e personaggi del periodo risorgimentale. Si occuperà in particolare della repressione del fenomeno un tempo definito come “brigantaggio meridionale” prendendo in considerazione Alessandro Buglione di Monale, Pietro Fumel, i generali Enrico Cialdini e Giuseppe Govone, autori di una «italianizzazione del sud fatta a fucilate e baionettate», come scrive lo stesso Giovannone.
Questo suo primo articolo è dedicato a Alessandro Buglione di Monale, che non è un militare come tutti gli altri ma un funzionario amministrativo, già direttore del carcere d’Alessandria, nominato Commissario straordinario per le province siciliane e incaricato delle funzioni di prefetto di Palermo dal 14 settembre 1862 all’11 gennaio 1863. Questo fatto conferisce un particolare interesse all’analisi di questo personaggio condotta in questo articolo (m.j.).
Alessandro Buglione di Monale
Saluzzo (Cuneo), 9 giugno 1815 – 5 gennaio 1882
Regno di Sardegna:
Funzionario amministrativo, primo direttore del carcere d’Alessandria. Magistrato. Direttore generale del Ministero della guerra, Intendente generale, Segretario generale del Ministero dell’interno, Direttore delle Poste (1856), Consigliere di Stato (18.12.1859).
Regno d’Italia:
Consigliere di Stato (1° gennaio 1860 – 31 dicembre 1866). Commissario straordinario per le province siciliane, incaricato delle funzioni di prefetto di Palermo (14 settembre 1862 – 11 gennaio 1863)
Deputato IX Legislatura Collegio Saluzzo Data elezione 22-10-1865 Gruppo Centro-sinistra. Ballottaggio il 29 ottobre 1865.
Deputato X Legislatura Collegio Saluzzo Data elezione 10-3-1867 Centro-sinistra.
Nomina a senatore del Regno (1 dicembre 1870).
Direttore del carcere di Alessandria. Correva l’anno 1846, a trentuno anni Alessandro di Monale, arrivò ad Alessandria come primo direttore del carcere: Il penitenziario di Alessandria veniva aperto nel mese di Novembre dell’anno 1846 sotto la direzione del Cav. Alessandro di Monale che era prima Intendente della Provincia di Thonon in Savoia, sventuratamente la località scelta per la costruzione di questo Stabilimento era assai infelice e nella fabbricazione (…), si commisero dei gravi errori a cui non si poté rimediare che in parte e dopo lungo spazio di tempo. Nell’ anno che precedette l’apertura dello stabilimento, una inondazione del Tanaro avea invaso tutti i sotterranei e le cantine ed avea resa più potente l’umidità della nuova costruzione… Malattie lente di indole scrufolosa, ribelli ad ogni cura si vedevano svilupparsi nei detenuti che giungevano sani al Penitenziario (p.10).
(D. G. Roggerio, chirurgo del penitenziario, Notizie sanitarie sul penitenziario di Alessandria, Alessandria, 1861).
Le disastrose ed insalubri condizioni di vita nel nuovissimo penitenziario di Alessandria, furono note prima dell’apertura, dal difetto di costruzione ad allagamento del Tanaro. La grave condizione sanitaria di uno stabilimento penale importante era tale che nell’anno 1855, su 500 detenuti vi furono 68 morti, nel 1856, salirono a 70 morti (D. G. Roggerio, Notizie sanitarie sul penitenziario di Alessandria, p. 22).
Pochi anni dopo l’Inghilterra vittoriana gridava allo scandalo delle condizioni incivili del carcere napoletano di S. Maria Apparente, l’unico visitato da Lord Henry Lennox, a pretesto, ufficiale, per l’invasione militare anglo-piemontese e l’annessione del meridione.
L’italianizzazione della Sicilia. Alessandro di Monale sbarca in Sicilia, nel settembre 1862, con in tasca le liste di epurazione del personale amministrativo dopo che «Il generale Brignone ha chiesto di essere esonerato dalle funzioni civili nell’isola di Sicilia. A prefetto di Palermo con poteri civili straordinari, su tutta l’isola verrà nominato, dicesi, il cav. di Monale, consigliere di stato. Esso fu segretario generale del ministero quando era ministro il conte Ponza di San Martino, ed accompagnò quest’uomo di stato all’epoca della sua luogotenenza in Napoli. Ci si dice che la cosiddetta epurazione del personale amministrativo in Sicilia intende farsi su larghissima scala. La lista delle destituzioni ci si dice assai numerosa. Le destituzioni verrebbero fatte gradatamente e di tempo in tempo da vari ministeri. Scrivono allo stesso foglio da Trapani 7 settembre: “Essendo qui approdato un grosso legno, Il Plebiscito, avente a bordo un battaglione di bersaglieri, e precisamente uno di quelli che attaccarono Garibaldi, dopo due giorni che i soldati restavano a bordo, ebbero ordine dagli ufficiali di scendere a terra; ma il popolo prese ad insultarli, a cui essi risposero col più dignitoso contegno. Al dopo pranzo, tumultuando il basso popolo e gridando: “fuori i traditori! che s’imbarchino”, si sarebbe
forse deplorato qualche grave disordine, se la guardia nazionale non fosse intervenuta a sedare il tumulto. I bersaglieri furono pure insultati e minacciati mentre salivano a bordo, ma il loro contegno e l’intervento della guardia nazionale salvarono il paese da tristi conseguenze. Per opera degli stessi agitatori, furono lacerati i proclami del generale Cialdini e sostituiti da altri colla firma di Garibaldi».
(Gazzetta del popolo: giornale politico triestino quotidiano, mercoledì 17 settembre 1862).
Loreto Giovannone
Fine prima puntata – continua
fonte
https://www.civico20news.it/sito/articolo.php?id=27558
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