Numerose dinastie regnarono su Napoli, ma nessuna ne interpretò lo spirito come i Borbone, se non nell’espressione più bella, di sicuro in quella più vera: una famiglia con 127 anni di storia, dal 1734 al 1860, cinque Sovrani – un Carlo, due Ferdinando e due Francesco – di cui quattro nati nel Regno, abituati a parlare il più puro e accentuato in napoletano.
[…]. Ai 22 di maggio […] 1859, all’una e mezzo pomeridiane, consolato dai santi conforti della Religione, da lui ricevuti con quell’edificante pietà, che sempre aveva pratticata in vita, il Re Ferdinando moriva […], lasciando i suoi popoli nel pianto e il giovane suo successore in una delle più difficili situazioni, in che avesse mai a trovarsi un principe nel salire al trono.
Ferdinando II di Borbone di Napoli un gigante della storia napolitana, italiana e planetaria che la vulgata dominante più lo ignora e più la sua forza intrinseca cresce di dimensione che al di la dei confini italiani certificano e la studiano con attenzione. Fino all’ultimo giorno della sua breve vita ha sempre dimostrato di essere un Re Bomba ma non per il motivo che gli viene additato da i prezzolati storici italiani, ma per l’amore, “esplosivo” che aveva per il Regno e per il popolo napolitano dimostrato fin da quando giovanissimo, s’è insediato sul Trono del Regno delle Due Sicilie come abbiamo già visto nella chiacchierata avuta con Claudio Romano qualche settimana fa quando abbiamo parlato delle politiche economiche messe in piedi da Ferdinando II per risanare le casse vuote del Regno. Francesco Maurizio Di Giovinesuddito fedele della tradizione e dei Borbone di Napoli, dopo una ricerca durata anni, ha scritto un libro sul viaggio di Ferdinando II che fece nelle Puglie, pochi mesi prima della sua scomparsa, per ricevere la Principessa Maria Sofia che di li a poco sarebbe diventata l’ultima Regina del Regno di Napoli al fianco dell’ultimo Re, Francesco II di Borbone. Per la rubrica “Incontro con l’autore” venerdi 15 marzo alle ore 21 incontreremo Francesco Maurizio Di Giovine, che già altre volte c’è venuto a trovare, per approfondire la sua ultima fatica letteraria e per vederlo basta cliccare di seguito.
Si racconta che durante una visita del Re Ferdinando nella città matesina che mostrò di amare, un gruppo di donne lo fermarono e gettandosi in ginocchio al suo cospetto gridarono “Libertà!” e ancora “Grazia!” L’aneddotto del sindaco pro tempore Tosti. Leggete questo post bellissimo…
Nel gennaio del 1859 il Re Ferdinando II volle intraprendere un viaggio verso le Puglie per incontrare la principessa Maria Sofia von Wittelsbach che da Trieste doveva giungere via mare a Manfredonia per sposare il figlio del Re, Francesco di Borbone duca di Calabria. Nonostante le avversità atmosferiche, il suo passaggio nelle terre pugliesi fu caratterizzato dal più vivo omaggio delle popolazioni. Il Re si mostrò attento alle esigenze dei paesi che visitò e offrì loro il sostegno di cui necessitavano per lo sviluppo sociale ed economico. L’autore, attraverso una cronaca giornaliera, ripercorre il viaggio di Re Ferdinando portando alla luce episodi e testimonianze umane che la storiografia ufficiale ha artatamente occultato. Rivivono nelle pagine del diario atteggiamenti di fedeltà verso quel Re da parte di burocrati periferici del regno che pagarono con l’allontanamento dagli incarichi pubblici una devozione senza limiti. Costoro scrissero una pagina di onestà intellettuale dell’uomo del Sud, ma la “nuova” Italia distrusse il loro ricordo per costruire un diverso uomo meridionale, dipinto come opportunista e sempre pronto a legarsi al carro dei vincitori. Vengono ricordate, al contrario, le masse contadine e borghesi che riempirono le strade e le città attraversate dal corteo reale per osannare il Re. La malattia che colse Ferdinando II durante la permanenza nelle Puglie, e che lo porterà alla morte appena rientrato a Caserta, è registrata nella sofferenza del Sovrano e di quanti lo assistettero. Il periplo marittimo del regno che il Re, imbarcato sulla nave reale Il Fulminante, fece per rientrare moribondo a Caserta è racchiuso nelle ultime pagine di questo lavoro che vuole essere un omaggio verso la memoria del Grande Ferdinando II, autenticamente Padre dei suoi Popoli.
Francesco Maurizio Di Giovine, di antica e nobile famiglia di Lucera (Capitanata), è sposato, ha tre figlie e vive a Bologna. È laureato in Scienze Politiche. Storico per passione, ha pubblicato diversi saggi di storia militare e civile del regno delle Due Sicilie: 1799, Rivoluzione contro Napoli (1988); La difesa militare delle Due Sicilie nell’opera collettanea La difesa del regno (2001); La dinastia borbonica. La vita politica e amministrativa nel regno delle Due Sicilie: 1734-1861 (2011). Per i tipi di Controcorrente ha curato ed introdotto 1860-1861 l’Assedio di Gaeta di Teodoro Salzillo (2000); ha dato alle stampe L’età di Re Ferdinando (2006) e Pagine di storia militare del Regno delle due Sicilie (2018); ha scritto inoltre uno dei quattro saggi del volume pubblicato per completare, con sommario e indici, la traduzione della monumentale Napoli Spagnola di Francisco Elías de Tejada (2019).
È il presidente degli Incontri Tradizionalisti di Civitella del Tronto e fa parte degli “Amici della Nunziatella”. Tra le opere pubblicate ricordiamo anche il romanzo storico A Civitella del Tronto con i soldati del Re (2016) ed i saggi Gli zuavi pontifici e i loro nemici (2020) e Breve storia del Carlismo nella penisola italiana (2022).
La Lega federale Chi per primo lancia l’idea di una lega federale fra i vari stati che compongono la penisola italiana? Strano a dirsi, ma è il famigerato Ferdinando II di Borbone, re delle Due Sicilie.