Federico Palmieri, “Pure ‘e pulece tenene ‘a tosse”
Giorni fa, mamma Rai – sempre rigorosamente attenta a non deragliare alle impostazioni culturali (sic!) di regime – ha trasmesso su uno dei suoi canali secondari, un’insulsa intervista (ovviamente, ben architettata in un pirandelliano giuoco delle parti: io faccio una domanda a te e tu dai una risposta a me e così siamo tutti felici e contenti) ad un certo Federico Palmieri, rappresentante, a detta della presentatrice, di “una nuova generazione di storici”.
In fin dei conti, le parole espresse dall’intervistato non fanno altro che ribadire i giudizi da lui stesso già espressi in un precedente articolo scritto a sei mani, Mezzogiorno e Risorgimento: Nella rete delle Due Sicilie Il neo-borbonismo alla prova di Internet.
Orbene, oltre a distinguersi per un neologismo, immagino, da lui stesso creato, “neoborb” (forse, troppa fatica a dire neoborbonico tutto d’un fiato?), il Nostro dottorino/dottorando fa soprattutto bella mostra di sé con una lunga sfilza di inglesismi, quali bombing e mailbombing, shitposting, soft, social network, followers, social network, fake martyr, merchandising, store, gadgets, step, appeal, gap, screening, ranking, link, spider, working in progress… I barbarismi che infarciscono il suo dire sono talmente tanti che verrebbe da chiedersi se sia più portato per le lingue straniere che per le scienze storiche… Ma non credo, perché quei termini d’oltremanica – oggi così di moda – lui li ripete solamente, come un pappagallino.
Comunque, a parte la fumosità delle parole, non ha per niente dimostrato le insinuazioni sui “supposti” fotomontaggi che documentano gli eccidi piemontesi, eccidi che – spudoratamente – definisce “presunte stragi”. Perché, allora, non ha mostrato, materialmente, la falsità di quelle diverse “declinazioni” della comunicazione iconografica, come definisce quelle immagini con l’aulico linguaggio,tipico degli accademici quando, non sapendo cosa dire, si nascondono dietro vani paroloni?
Nel suo “vaniloquio per eruditi”, ha anche la faccia tosta di parlare di divisione manichea, dimenticando che, da oltre un secolo e mezzo, è la storiografia ufficiale, a cui lui stesso appartiene che, segnando nella colonna dei “buoni” (piemontesi, garibaldini, mazziniani e savoiardi) e, in quella dei “cattivi” (Borbonici e Briganti) falsa la narrazione della storia nazionale.
E se questi sono “i rigori della metodologia storica”, se questa è la ricerca storica che, con lui, vanta l’oca giuliva di turno, a cultura universitaria stima proprio inguaiati!
Comunque, alla fine, dopo aver letto e riletto, ascoltato e riascoltato quanto da lui profferito, sono venuto alla conclusione che l’esimio cattedratico dovrebbe lasciar perdere la storia: non è materia per lui. Il suo impegno di analisi e di diligente elencazione dei vari siti o associazioni neoborb, come le definisce, ha più l’aspetto di un lavoro statistico-matematico che storico; per cui, secondo me, più che in una Facoltà umanistica, egli starebbe molto meglio in un ambito scientifico, magari in un dipartimento di Fisica dove, di sicuro, farebbe un gran bel figurone rendendo perfettamente – con le sue parole – il concetto di “vuoto”. Di vuoto assoluto.
Erminio de Biase
Non possiamo omettere di considerare che già sono molti gli “storici” che negano le stragi del nazismo, così come sono state sempre negate le stragi sovietiche e quelle titine!