Alta Terra di Lavoro

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Giulietta è ‘na zoccola!

Posted by on Mag 9, 2019

Giulietta è ‘na zoccola!

Era la fine degli anni ’80 e il razzismo nostrano non era ancora, come oggi, orgogliosamente ostentato in campagna elettorale o in talk show televisivi.

Era però alla ricerca di una valvola di sfogo, di una cassa di risonanza che solo negli anni successivi si sarebbe addirittura concretizzata in un partito politico. In quel periodo, però, solo uno stadio gremito di gente, in occasione di una partita dello sport nazionale, poteva rappresentare al meglio la cornice ideale nella quale riversare tutte le proprie frustrazioni, tutta la propria ignoranza. Era il luogo adatto perché consentiva di poter pubblicamente manifestare la pochezza e la meschinità che spesso hanno contraddistinto la storia del genere umano, garantendo quella parvenza d’anonimato che si verifica quando ci si sente protetti dalla “massa”, quando si cede alla pericolosa convinzione che la folla possa attenuare la gravità della colpa individuale.

E’ in questo contesto che in quegli anni ’80, si è giocata la partita del girone di andata del campionato di Serie A: Hellas Verona-Napoli. Di questa partita non si ricorderanno né il risultato né, tantomeno, le prodezze del “Pibe de Oro” Diego Armando Maradona, fenomeno indelebile nella storia del Calcio. Si ricorderanno, invece, tutti gli slogan, le frasi ingiuriose e vigliacche che i cosiddetti “ultras” della squadra scaligera (il Verona, NdR) riservarono ai tifosi di quella partenopea (il Napoli, NdR), alla loro città e alla loro (che è anche la nostra) storia. Apparvero striscioni che riportavano frasi come: “VESUVIO LAVALI CON IL FUOCO”, oppure “ NAPOLETANI: STESSA FINE DEGLI EBREI” e ancora “ NAPOLI COLERA, LA VERGOGNA DELL’ITALIA INTERA”. Il tutto scandito dal suono dei tamburi che ritmavano un’affermazione indiscutibile che si alzava dalla Curva veronese: “NOI NON SIAMO NAPOLETANI!”.

L’episodio venne stigmatizzato da tutti i telegiornali dell’epoca e dagli organi di stampa, poiché allora non si era ancora assuefatti a certe miserabili manifestazioni di odio e di intolleranza oppure, semplicemente, perché si credevano definitivamente seppelliti dalla cenere della storia. Grande era la preoccupazione per la giornata di ritorno del campionato, nella quale la squadra del Napoli (e i napoletani) avrebbero dovuto “ospitare” il Verona ed una folta e rappresentativa delegazione degli stessi imbecilli che, solo pochi mesi prima, avevano dato prova del fatto che, in questo mondo, si possa sopravvivere anche in assenza di un minimo di dignità e vergogna. E’ sufficiente respirare. Ma fin dalle prime ore di quella giornata, si avvertiva qualcosa di profondamente diverso rispetto a quella di Verona.

La partita iniziò regolarmente in un clima paradossale. Nell’assoluto silenzio dello stadio S. Paolo, colmo di tifosi napoletani, echeggiavano ancora le provocazioni di quelli del Verona alle quali, però, si rispondeva con il silenzio. Fu solo dopo i primi minuti del secondo tempo, che avvenne il  miracolo. La curva napoletana srotolò uno striscione che la copriva con tutta la sua maestosità. Ciò che vi era scritto sopra non era una frase tipica da stadio. Era molto, molto di più. Un capolavoro d’intelligenza, un’iperbole d’ ironia, una concezione di vita in contrapposizione alla volgarità idiota. Era un richiamo esplicito al genio shakespeariano, alle nobili famiglie scaligere dei Montecchi e dei Capuleti e contemporaneamente, alla notorietà che i due giovani innamorati hanno lasciato in eredità alla città di Verona. “GIULIETTA E’ ‘NA ZOCCOLA”, recitava lo striscione. Non ricordo il risultato finale della partita ma, in ogni caso, quella volta vinse il Napoli.

fonte

http://www.lundici.it/2011/05/giulietta-e-na-zoccola/

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