I Borboni nel Regno delle Due Sicilie …Di Michele de Sangro
“…Ai miei lettori,
Implacabile odio settario non si stanca con ogni specie di calunnie di denigrare la memoria della Real Famiglia dei Borboni, e specialmente quella di Re Ferdinando II.
Né 25 anni di tomba, né sventura immeritata e tanto nobilmente sostenuta da’ suoi figli, né avergli rapito ogni fortuna, né l’essersi assisi trionfanti sulle rovina della patria e dei suoi Re, niente può calmare o diminuire quell’odio.
Se però tanto fiele e tanto veleno si ammassa negli animi di taluni sciagurati, sono tali la devozione l’affetto la gratitudine, verso quella Reale Famiglia, che per nessun sacrificio di intere fortune, di luminose carriere, di splendide prospettive, per nessun volgere di tempo, od infierire di persecuzioni, non mai si videro affievolire.
Ultimo per merito, mi faccio gloria di essere fra i più devoti a quell’illustre sventura, penso rispondere a tante infame pubblicazioni contro le anguste vittime di esse.
Potrei paragonare i 25 anni di “libertà” unitaria coi precedenti; a persona potrei opporre persona, a sbagli commessi delitti consumati, ma non lo faccio.
E’ già troppo disgraziatamente l’odio che si ammansa nelle nostre Provincie; non voglio io fomentarlo; che anzi, obliando ogni passato, in cui tutti fummo colpevoli, sarei fiero di unirmi a chiunque desidera il bene, la prosperità, l’indipendenza nostra.
Hanno cercato calunniare la vita, il Regno, la memoria di quella dinastia; dovremmo noi inchinarci, e non rispondere a tali attacchi?
Non è col silenzio che si possono combattere avversari i quali conoscono gli effetti perniciosi della calunnia. Noi li confuteremo, dimostrando quanto BENE abbiano le provincie nostre ricevuto da quella dominazione.
Il poco nostro ingegno sarà compensato dalla volontà di smascherare l’odio implacabile dei nemici, e far rifulgere la grande bontà d’animo di quei Re, che non è mai venuta meno nel travagliato loro dominio.
Non siamo tra quelli prudenti che perché si sentono deboli lasciano prevalere i nemici; non siamo di quelli che per paura di essere chiamati nemici del loro secolo tacciono quando dovrebbero parlare, dissimulano quando dovrebbero agire, tollerano quando dovrebbero invece riprendere e punire.
Non ci lasciamo né intimidire dalla resistenza, né sedurre dalle mezze concessioni, né abbattere dai rovesci. Sappiamo che le più dure prove ci vengono più facilmente non dai nostri avversari naturali, bensì da falsi amici; ma lasciamo ad essi quali che sieno la vergogna, e terremo per nostra gloria e ricompensa l’appoggio degli uomini di cuore e di fede.
Sono scorsi 25 anni dalla caduta del Regno napoletano. Quanto più mi avanzo nella vita, mi è venuta tanta più cara la fede. Né grandi dolori ho provato quanto essa valga, e nelle pubbliche sventure ho rimpianto quanti fede non hanno.
Ho sempre ammirato quanto la Provvidenza ha fatto per allontanarmi dalla disperazione ed attaccarmi invece ad un travaglio continuo dello spirito che, facendomi sopportare ogni dolore, ho dato all’animo mio tranquillità e pace benedetta.
In questi tempi, più che in altri, il coraggio dell’obbedienza, della fermezza contro le avversità e contro le ingiustizie, che certamente è il più raro ed il più difficile di tutti, non deve mancarci.
Dobbiamo sopportare con pazienza ciò che in altre circostanze non avremmo nemmeno tollerato. Anche quando riceviamo dei grandi torti, non ci è lecito lagnarci, né pubblicarli.
E’ il merito maggiore della nostra coscienza che avrà a nostra coscienza, per la quale principalmente lottiamo e soffriamo….”
Firenze, lì 12 giugno 1884
Michele de Sangro
Duca di Casacalenda