Alta Terra di Lavoro

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IL CARD. FABRIZIO RUFFO SI RIAPPACIFICA CON LA SUA SAN LUCIDO

Posted by on Apr 28, 2020

IL CARD. FABRIZIO RUFFO SI RIAPPACIFICA CON LA SUA SAN LUCIDO

Il Card. Fabrizio Ruffo, come spesso accade con tutte le figure storiche monumentali, dal 1799 spacca in due l’opinione pubblica tra chi lo esalta definendolo il Card. Rosso e tra chi invece lo distrugge definendolo il Card. Nero che è la posizione della vulgata dominante.

Il 1799 è un tema che ancora oggi suscita passioni e divisioni che a distanza di 200 anni sembrano inopportune e fuori luogo con l’unico risultato di impedire di analizzare i fatti con la serenità d’animo che normalmente accade quando si parla di storia di due secoli fa, ma se non si fanno i conti con la storia in maniera onesta e leale questo non sorprende.

In questo scontro accesso e aspro non possiamo certamente escludere il diacono Card. Ruffo che non ha avuto paura di assumersi le proprie responsabilità quando  la storia decise di affidargli un ruolo di protagonista mettendolo a capo dell’esercito Reale e Cristiano, da lui stesso ideato e creato, che in poco tempo riuscì a riconquistare il Regno di Napoli invaso dai Giacobini Francesi.

Un esercito fiancheggiato ed aiutato da una parte dei baroni interessati solo a difendere i proprio beni (la famosa “robba”), cercando di incrementarli, e dalla borghesia notabile emergente che voleva arricchirsi accaparrandosi i beni e gli averi dell’”Antico regime” e prendere, altresì, il potere assoluto, come è ben evidenziato dal testo scritto dal Petromasi edito in copia anastatica dall’Ass. Id. Alta Terra di Lavoro e presentato a San Lucido.

L’esercito della Santa Fede nella parte iniziale della sua impresa, che si puo definire Epopea, era composto soprattutto dal popolo calabrese che, come successe due secoli prima per la battaglia di Lepanto, nel 1799 si schierò, combattè e mori per difendere i valori Cristiani e Realisti dando vita alla prima resistenza di popolo della storia contro un esercito invasore.

Un’impresa che se fosse accaduta in Francia, in Inghilterra, in Germania, Spagna o negli Stati Uniti si ricorderebbe con un monumento ad ogni angolo di strada ed elevata ad orgoglio nazionale ma in Italia questo non accade e, con sorpresa, anche la Calabria non si sottrae a questa logica assurda e le gesta dei Sanfedisti e del suo condottiero, viene vista come un’offesa e come una macchia da cui la Calabria deve liberarsi.

La cosa che stupisce è che all’estero, soprattutto in Francia, gli storici e gli ambienti intellettuali hanno un giudizio obiettivo e non ostile verso i lazzari e i sanfedisti che sono addirittura esaltati nelle memorie e nei diari dei Generali Giacobini invasori, mentre, all’opposto, denigrano i loro complici Giacobini Napolitani ritenendoli solo dei traditori, forse anche per questo motivo che ancora oggi il 1799 divide senza riuscire ad arrivare ad una pacificazione.

Napoli e il suo antico Regno fino a quando non andrà oltre il 1799 attraverso un’analisi storica seria ed obiettiva non riuscirà più a ritrovare la retta via e riprendersi il ruolo di protagonista che la storia gli ha sempre riservato e che per un assurdo comportamento autolesionista ha voluto abbandonare.

Nel 1799 accadde per la prima volta una spaccatura tra il popolo e una parte della classe dirigente che per secoli, pur vivendo tra continui conflitti, condividevano gli stessi valori, quelli cattolici e realisti, fin a comporre un blocco unico contro eventuali disturbatori esterni che volevano minare gli equilibri faticosamente raggiunti in secoli di storia.

Ci fu un vero e proprio scontro di civiltà tra quella dei valori e dei principi italici e cattolici e quella delle ideologie, nate dall’illuminismo, che consideravano valori il tradimento e la violenza gratuita se ad esse erano asservite. Nasce il genocidio di stato, come è accaduto in Vandea, e in nome del libero pensiero e della libertà si sterminanano le popolazioni europee che non volevano servire la tirannia del pensiero unico, si tentò di fare la stessa cosa nel Regno di Napoli ma si registrò una reazione popolare che sorprese lo stesso esercito Francese.

Sappiamo benissimo che la guerra più feroce e più crudele è quella tra fratelli quindi senza fare falsi moralismi non c’è da meravigliarsi se le masse sanfediste furono protagoniste, altresì, di episodi di violenza e di saccheggio perchè è stata la normale risposta a quelle eseguite dall’esercito invasore aiutato dai loro conterranei che gli girarono le spalle macchiandosi di un reato superiore all’ alto tradimento, in quale paese e nazioni abbiamo visto premiare i rei di stato? Chi volesse sapere di più sul reale comportamento degli Inglesi e sulla storia dei galeotti lo invito a leggersi l’esaustiva cronaca di Petromasi con il saggio introduttivo di Fernando Riccardi.

Una cosa si può affermare, il Card. Ruffo è stato impeccabile nel suo comportamento infatti stante la guerra in corso non fu tenero con chi tra le sue fila si macchio di inutili eccessi e seguendo il suo alto e sacro magistero perdonò tutti quelli che ne fecero richiesta perché il suo primo intento era quello di pacificare. Se non ci fosse stato lui a guidare l’esercito della Santa Fede si sarebbe assistito a vere e proprie carneficine da ambo le parti, fiumi di sangue sarebbero scorsi in quei tragici mesi soprattutto dopo che i francesi lasciarono il Regno.

Il Card. Fabrizio Ruffo nonostante fu riempito di onoreficenze nella sua lunga vita, finanche dal suo nemico Napoleone che lo insignì della legion d’onore, in Italia, a Napoli e purtroppo in Calabria in molti, in troppi direi, lo considerano un carnefice e un assassino amandolo poco.

Anche a San Lucido, in provincia di Cosenza, dove è nato il Card. Ruffo e dove abbiamo presentato il suddetto e ormai noto testo del Petromasi, il “Card. Rosso” non gode di buona reputazione e siamo stati accolti da un clima ostile e riluttante fino ad invitare la popolazione a disertare il convegno che s’è tenuto all’aperto nel bellissimo centro storico.

Ma siccome eravamo in Calabria terra di filosofi e di buon senso dove non esiste il libero pensiero ma il libero arbitrio e c’era Fernando Riccardi, autore del saggio introduttivo, che ha fatto conoscere alla comunità le grandi virtu non solo di condottiero ma di diplomatico, di innovatore, di riformatore, di raffinato politico e di valente amministratore del Card. Fabrizio Ruffo dimostrate sia alla corte del Papa che alla corte di Ferdinando IV, le nere premesse si son trasformate in bianche conseguenze e tutti i presenti son tornati a casa con lo stato d’animo più disteso e con la consapevolezza che il loro illustre conterraneo non avrà ,almeno per ora, un monumento ufficiale a San Lucido ma appare più rosso che nero.

La serata, che si potrebbe definire storica, s’è realizzata grazie all’idea di Pasquale Raffaele De Masi presidente di MoMò Associazione culturale di promozione sociale e all’impegno organizzativo della Tavernetta Letteraria di San Lucido nella persona di Enrico Sarli che a nome dell’Ass. Id. Alta Terra di Lavoro ringrazio di cuore.

Di seguito i video girati da Cinzia Zomparelli

Claudio Saltarelli

1 Comment

  1. Grazie, grazie di cuore per questo storico ricordo, con la speranza che abbiamo contribuito a far raggiungere, ad ogni libero cittadino snalucidano il pensiero storico di un antico concittadino ancora da noi tanto discusso.
    Tavernetta Letterario

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