La famiglia Gaetani
La domus caietana è una delle famiglie più antiche d’Europa, in quanto protende le sue origini storiche nel nono secolo. E’ dell’anno 839 la prima e sicura pergamena che la riguarda. Si riferisce ad Anatolio signore di Gaeta. I « Cayetani » dominarono Gaeta col titolo greco di ìpate, con cui si designava il console, fino al 1032, anno della loro catastrofe politica in quella città, ad opera dei principi di Capua. Essendo Gaeta, come tutta la costa in mano bizantina, è evidente che la sua classe dominante non poteva essere longobarda né italico-latina (dagli Anicii), ma soltanto greca. La casa dei duchi di Gaeta, e cioè dei Caetani o Gaetani deve avere tale origine per forza o cade tutta la sua genealogia prima del Mille.
Del resto ciò si vede dai nomi dei Gaetani di quel periodo e dalla loro parentela coi duchi greci di Napoli. Una volta privati del piccolo ma bel dominio, i Gaetani si divisero in vari rami, detti di Napoli, del Lazio e di Pisa. Il ramo di Pisa, iniziato da Guido, dette a quella repubblica valorosi uomini di mare e si trapiantò anche in Sicilia. Il ramo romano si strinse alla Santa Sede, e da esso uscì l’infermo e buon papa Gelasio II, sempre profugo a causa di antipapi, e che pontificò nel 1118-19. Questo è il ramo che sopravvisse (insieme a quello di Sicilia). Anch’esso si divise in due rami: quello proprio di Roma (aveva dimora all’isola Tiberina), e quello di Anagni. E’ in questa linea che nasce l’altro papa di famiglia, il famoso Bonifacio VIII (1294-1303), ben diverso dal pio Gelasio II venerato come « Beato ». I Gaetani di Anagni nel 1296 ottennero la contea di Caserta, e poi per il matrimonio di Rofredo con Giovannella dell’Aquila contessa di Fondi, nel 1327, ne ereditarono la contea e ne aggiunsero il cognome, divenendo « Gaetani dell’Aquila>>. Tralasciando i rami minori, troviamo che quello di Fondi, nel secolo XIV aveva un vasto dominio che comprendeva tutta la regione pontina fino al Garigliano. Ma costituendosi in forti organismi, sia il Regno di Napoli che lo Stato Pontificio, era impossibile per loro appartenere a due stati, servire due sovrani. Fu così che Giacomo nel 1432 divise i suoi possessi in due parti: al figlio lacobello dette le terre pontificie, con capoluogo Sermoneta e Cristoforo ebbe le terre napoletane, con capoluogo Fondi. Per il matrimonio di Giacomo con Sveva Sanseverino, vedova di Leonessa e signora a vita di Piedimonte, nel 1383 anche la nostra terra passò in loro dominio. Nel 1466 Re Ferdinando I di Napoli li creò «signori del sangue», facendo aggiungere il cognome della Casa Reale e così essi divennero « Gaetani-dell’Aquila-di Aragona >>. Quando perdettero Fondi (1503) passata ai Colonna, si ridussero a Piedimonte. La linea di Piedimonte fu fondata da Onorato Gaetani dell’Aquila, nel 1454. Il titolo aggiuntivo d’Aragona venne assunto nel 1529 in seguito al matrimonio di Onorato, viceré di Sicilia, con Lucrezia d’Aragona, figlia naturale di Re Ferdinando I di Napoli. Il ducato di Laurenzana, appartenente al Regno di Napoli, fu assunto invece da Alfonso Gaetani nel 1606 in seguito al suo matrimonio con Giulia di Ruggiero,Duchessa di Laurenzana. Piedimonte fu elevato a principato nel 1715. Nel 1606 comprarono Laurenzana in Basilicata — non si capisce proprio perché, una terra così lontana — e se ne intitolarono duchi: Ma poi la mutarono, meno il titolo colla signoria di Gioia che fu detta Laurenzana, e nel 1862 Sannitica. Già verso metà del ‘500 abitavano ormai a Piedimonte che, per loro impulso, crebbe, s’industrializzò, si fece un gran nome, e nel 1715 fu elevata a « principato », ereditario nella loro Casa. Si ingrandirono così durante tre secoli nella vallata del Medio Volturno. Ebbero in feudo la contea di Alife (1459-82) e, dal 1620, Gioia (1643) Piano-liscio e Compostella (1643), Dragoni (1620), Alvignano (1633), Alvignanello (1633), Majorano (1633), Raviscanina e S. Angelo (1620). Si fecero sfuggire nel ‘600 le terre di Prata, ma occuparono Capriati, Ciorlano, Fontegreca (1651), S. Maria dell’Oliveto e perfino Venafro (1797). Ma vediamo come si sviluppò tale dinastia. Secondo il Ciarlante Lib. 4, Cap. 27 Giovanni della Leonessa, Maresciallo del Regno in tempo di Carlo II, era Padrone di Piedimonte nel 1292, ma l’Altimari nelle Memorie Istoriche delle Famiglie lo porta Padrone di Piedimonte anche 14 anni prima, cioè nel 1278. A Giovanni successe Carlo della Leonessa suo primogenito, Gran Siniscalco del Regno, Generale dei Presidi e Provveditore delle Fortezze del Regno, e nel 1304 fu ancora Signore di Airola. Egli nel 1322 lasciò la Signoria d’Airola ad Errico suo primogenito, ed il dominio di Piedimonte a Giovanni suo secondogenito; ma poiché questi non ebbe figli, nel 1331, Roberto figlio di Errico fu Signore così di Piedimonte, come d’Airola. A Roberto successe Errico II della Leonessa, che fu primo Signor di S. Martino, da cui per dritta linea discendono gli odierni Principi di Sopino, i Duchi di S. Martino, ed i Duchi di Ceppaloni e Mirabella. Così si ricava dai Regj Archivi, e l’attesta sempre il Ciarlante lib. 4. cap. 27, e Francesco de Pietri nella Famìglia della Leonessa. Errico II della Leonessa ebbe per moglie Sveva Sanseverino. Ella rimasta vedova passò alle seconde nozze nell’anno 1384 con Giacomo Caetano (Gaetani). Per le sue ragioni dotali le fu assegnata la Terra di Piedimonte. La portò per dote al suddetto Giacomo suo secondo marito. A Giacomo successe Giacomello suo primogenito, Conte di Fondi e Signore di Sermoneta. Anzi per aver preso in moglie Rogasia, o Rosàta d’Evoli, vedova del Grande Ammiraglio Tomasso di Marzano, fu anche Signore di Macchia e di Monteroduno: De Pietri nella Famiglia Caetana. A Giacomello successe nel dominio di Piedimonte Cristofaro, sesto Conte di Fondi, Gran Maresciallo, dappoi Luogotenente e Gran Protonotario del Regno. Egli nel 1402 fu Capitano Generale di Ladislao e Governatore delle Provincie di Terra di Lavoro e Contado di Molise. Indi nell’anno 1419 fu Governatore della Provincia d’Appruzzo per la Regina Giovanna II. Onorato II Caetano, settimo Conte di Fondi, di Traetto e Morcone fu terzo Signore di Piedimonte. Fu ancora Luogotenente e Gran Protonotario del Regno. Alfonso I, Re di Napoli, lo destinò suo Ambasciatore alla Coronazione di Papa Niccolò V. L’istituì Cavaliere dell’Ordine della Stola d’Oro, e nell’anno 1447 adottò lui e i suoi successori in perpetuo nel Real Sangue d’Aragona . Gli successe Baldassarro Caetano d’Aragona, ottavo Conte di Fondi, Traetto e Morcone, e fu il quarto Signore di Piedimonte; ma la morte lo rapì nell’età giovanile senza permettere che lasciasse figliuoli. Dovette succedergli Pier Bernardino Caetano d’Aragona, nono Conte di Fondi, Traetto e Morcone. Fu il quinto Signore di Piedimonte, e fu ancora Protonotario del Regno. Onorato III Caetano d’Aragona, decimo Conte di Fondi e Morcone fu il sesto Signore di Piedimonte. Ebbe in moglie Lucrezia d’Aragona, figliuola d’Alfonso, Re di Napoli. Servì Carlo V Imperatore nella guerra di Lombardia contro Francesco I con mille cavalli a sue spese. Ottenne il titolo di Duca sopra Traetto e fu ancora Principe d’Altamura. Federico I Caetano d’Aragona suo primogenito fu Conte di Morcone e settimo Signore di Piedimonte. Morì assai giovane senza aver procreato figliuoli. Gli successe Luigi Caetano d’Aragona suo fratello e secondogenito di Onorato III. Egli fu secondo Duca di Traetto, Principe d’Altamura ed ottavo Signore di Piedimonte. Quindi successe Scipione Caetano d’ Aragona, terzo Duca di Traetto, Principe d’Altamura , e fu il nono Signore di Piedimonte, che lasciò due figli, Luigi II ed Alfonso. Successe Luigi II Caetano d’Aragona, e fu quarto Duca di Traetto, Principe d’Altamura e di Montepiloso, e fu il decimo Signore di Piedimonte. Lasciò un solo figlio chiamato Scipione II, che fu quinto Duca di Traetto ed undecimo Signore di Piedimonte; ma poiché morì senza figli nel fiore degli anni, gli successe lo zio. Questi fu Alfonso Caetano d’Aragona, secondogenito di Scipione. Fu dodicesimo Signore di Piedimonte, e fu ancora il primo Duca di Laurenzano, per aver preso per moglie D. Giulia di Ruggiero, erede di quello Stato. Altimari lib. I, num. 17. Francesco Caetano d’Aragona fu secondo Duca di Laurenzano e tredicesimo Signore di Piedimonte e della Contea d’Alife. Gli successe Alfonso II Conte d’Alife, Barone di Capriati, terzo Duca di Laurenzano, e quattordicesimo Signore di Piedimonte. Dopo segnalati servigi fatti in guerra al Re Filippo IV, essendo Maestro di Campo, morì in Ispagna nella battaglia di Cameràs. Francesco II Caetano d’Aragona, quarto Duca di Laurenzano, e quindicesimo Signore di Piedimonte fu Capitano d’Uomini d’arme, e Gentiluomo della Camera di Sua Maestà; ma poichè passò a migliore vita prima di pigliare moglie, gli successe suo fratello. Questi fu Antonio Caetano d’Aragona, quinto Duca di Laurenzano, sedicesimo Signore di Piedimonte, Conte d’Alife, Barone d’Alvignano e Capriati. Fu ancora Capitano d’Uomini d’Arme nel Regno. Ebbe in moglie D. Cecilia Acquaviva d’Aragona dei Duchi d’Atri. Da essa ricevette, oltre alle femmine, cinque figli maschi: Niccolò, Francesco, Luigi, Domenico e Tomasso; tutti per il loro valore mostrato nelle guerre ebbero segnalati impieghi. Come primogenito gli successe Niccolò, sesto Duca di Laurenzano, diciassettesimo Signore di Piedimonte, Conte d’Alife e Barone d’Alvignano e Capriati; dotto nelle lettere e mecenate dei letterati. E’ di questo periodo la frequentazione a Piedimonte del giovane Raimondo di Sangro essendo questi figlio terzogenito, unico sopravvissuto, di D. Cecilia Gaetani figlia di Niccolò e D. Aurora Sanseverino. Il giovane Raimondo era solito venire a visitare i nonni materni e ad intrattenersi per periodi più o meno lunghi a Piedimonte. Benché Niccolò con D. Aurora Sanseverino dei Principi di Bisigniano avesse procreato più figli, che additavano grandi speranze, ebbe la disgrazia che tutti lo precedessero nella morte. La Famiglia risorse vigorosa con i figli di Francesco III, suo fratello, che dopo aver mostrato il suo valore in tante guerre visse a servizi di Leopoldo contro i Turchi e seppe con D. Giovanna Sanseverino, sua moglie, propagare una famiglia numerosa. In questo modo continuò il dominio di Piedimonte alle dipendenze di questi Signori, e l’accoppiarono con tante altre Signorie importanti per nobiltà di sangue, per splendore dei fatti, per ampiezza di dominio. Come si vede, un vasto dominio che li rendeva semplicemente potenti. Nel 1806 e 1808 cessava però il loro potere giurisdizionale durato quasi cinque secoli, e l’estesa proprietà boschiva veniva molto ridotta. Mantenevano comunque un ricchissimo patrimonio privato, valutato nel 1843 in Ducati 574.352,54 solo per le terre; da aggiungere quadri, argenterie, mobili e animali per Ducati 226.761,46. I Gaetani appartengono al patriziato napolitano nei Seggi di Capuana e Nido. S’imparentarono, oltre che con Casa Aragona, anche coi principi Farnese, Gonzaga e Brunswik, e con tutto il patriziato napoletano. La famiglia ha avuto molti prelati, specie nel ramo romano; in quello nostro, Fondi-Piedimonte, piuttosto militari e funzionari. Oggi anche il ramo Sermoneta è estinto e rimangono solo quelli di Piedimonte e di Oriseo in Sicilia.
Il motto di famiglia è: Non confunditur. Solo nel ramo napolitano tutti i maschi possono usare il titolo di conte. La gens fu ricevuta nell’Ordine gerosolimitano di Malta fin dal 1416, e in alcuni suoi individui di gran merito è stata decorata di Ordini equestri supremi, quali il Toson d’oro di Austria e Spagna, il S. Gennaro delle Due Sicilie, la SS. Annunziata d’Italia, e il Cristo pontificio. Il 25 novembre 1725 ottenevano anche il Grandato di Spagna, ma per ricognizione austriaca, cosa che non fu riconosciuta in seguito dalla Corte spagnola.
Quanto alle monete collo scudo Gaetani, esse non sono un diritto di famiglia, quanto piuttosto una facoltà di certe alte cariche, cui assursero alcuni fra essi. Erano conservate al museo di Piedimonte. I Gaetani d’Aragona esercitarono un importante ruolo di mecenati delle arti e dello spettacolo; verso la fine del Seicento, per iniziativa di Aurora Sanseverino e del consorte Niccolò Gaetani, edificarono un Teatro nel palazzo baronale di Piedimonte Matese e si circondarono di artisti come Tempesti e Rapaccioli, del musicista Di Domenico e di poeti quali Nicola Giuvo, autore di alcuni libretti per melodrammi, come La Cassandra indovina dramma musicale rappresentato nel teatro di Piedimonte in occasione degli sponsali contratti tra l’Eccell.mo D. Pasquale Gaetani d’Aragona, Conte d’Alife, e Maria Maddalena di Croy dei duchi di Aurè. Bernardo de Dominici, che serviva la casa in qualità di pittore propose ai Gaetani, quale restauratore dei quadri in loro possesso, Nicola di Liguoro che fu discepolo di Giacomo di Castro fin da fanciullo. “Tanto fu la sua fama in questo mestiere, che fu proposto appunto dal de Dominici, alla magnanima D. Aurora Sanseverino Duchessa dì Laurenzano, per accomodare i suoi quadri di gran valore, e quei venuti da Roma , dopo la morte di Monsignor Gaetani zio del Duca D. Niccolo Gaetani d’Aragona. Nicola adunque dopo avere accomodati assai bene i quadri, fu splendidamente regalato da quei generosi signori”. Il tipografo napoletano Michele Luigi Muzio, in una lettera diretta al poeta Silvio Stampiglia, annovera nella casa Gaetani, in Piedimonte, opere del Perugino, di Giorgio Vasari, Salvator Rosa, Luca Giordano, del Guercino, di Guido Reni, Tiziano, Caravaggio, Annibale Carracci, Paolo Veronese, Mattia Preti, Antoine van Dick e Peter Paul Rubens.
Come lo stesso de Dominici chiamò presso D. Aurora Sanseverino lo scultore Domenico Catuogno, discepolo di Lorenzo Vaccaro, per abbellire con fregi e stucchi le sale del palazzo ducale. Tra le altre cose il Catuogno fece un lavorato camino nella stanza della duchessa D. Aurora su disegno dello stesso de Dominici. Fece un altro camino nell’appartamento che fu destinato ai predetti sposi D. Pasquale Gaetani e D. Maddalena di Croy dei duchi d’Aurè nella Fiandra.
Segretario di D. Aurora fu il letterato salernitano Simone Barra[1] poi sostituito, a causa della sua vecchiaia, da Giovanni Antonio Riozzi da Atina, discepolo del Solimena. Quest’ultimo fu autore dei ritratti del duca di Laurenzano D. Niccolo Gaetani d’Aragona e di sua moglie D. Aurora Sanseverino duchessa di Laurenzano raffigurata in una Debora profetessa che, per vari accidenti, non furono finiti.
Nell’agosto 1741, all’età di 79 anni, anche Nicola Gaetani morì e, come scrisse Bernardo de Dominici, «con la morte del duca rimase sepolta la gloria di quella casa, giacché poteva dirsi estinta dacché mancò la sua magnanima sposa». L’Archivio Gaetani d’Aragona, conservato nel palazzo baronale di Piedimonte Matese, fu depositato nell’Archivio di Stato di Napoli negli anni ’90. Il complesso documentario si articola in due nuclei di scritture appartenenti, il primo, alla famiglia Gaetani ed il secondo ai Porcinari. Il primo nucleo, costituito da 186 pergamene (secc. XII – XIX) e da 309 buste (secc. XV- XIX) comprende prevalentemente scritture di natura feudale e patrimoniale relative all’amministrazione dei beni posseduti nei feudi di Piedimonte, Alife, Capriati, Alvignano e Gioia. Il secondo nucleo è costituito da circa 400 incartamenti relativi per lo più a personaggi della famiglia Porcinari. Tra la documentazione interessante per la storia del teatro e dello spettacolo si segnalano nel nucleo Gaetani: ricevute di pagamenti a favore dell’architetto scenografo Pietro Venier, descrizione del teatro presente nel palazzo baronale di Piedimonte e conti per il palco al Teatro di San Carlo. Nel nucleo Porcinari: contratti d’affitto e di consegna del Teatro in Piedimonte Matese e spartiti musicali. Infatti il 1° aprile 1868 il principe Onorato Gaetani dà in affitto, per quattro anni, il Teatro annesso al suo palazzo baronale di Piedimonte d’Alife a Francesco Pallotta, Andrea Palmieri, Giuseppe del Vecchio, Antonio Colella e Francesco Caso.
fonte
blog.pm2010