L’ULTIMA REGINA DI NAPOLI: MARIA SOFIA DI BORBONE
L’ INFANZIA SPENSIERATA E L’ADOLESCENZA
Maria Sofia Wittelsbach regina delle due Sicilie nacque a Possenhofen, in Baviera Il 4 Ottobre 1841 da Massimiliano duca di Baviera, e dalla principessa Ludovica di Baviera figlia di Massimiliano I re di Baviera.
Quinta di otto figli, trascorse l’infanzia e l’adolescenza tra Possenhofen dove la famiglia possedeva un castello, sul lago di Starnberg e il palazzo di Monaco dove si trasferivano per l’inverno.
Sorella della famosa Elisabetta di Baviera “Sissi”, e più giovane di lei di circa quattro anni; avevano in comune una figura sinuosa, slanciata, profondi occhi blu, ed una folta capigliatura castana.
Maria Sofia, si distingueva per il portamento regale, e i modi gentili.
Con il padre Massimiliano aveva in comune il carattere e le passioni; amava fare lunghe passeggiate a cavallo da sola, tirava di scherma e con la carabina, praticava il nuoto, la ginnastica e la danza; e come il padre, aveva amore per gli animali, in particolare cavalli, cani e pappagalli.
Il padre, noto per la sua vita anticonformista e per le molte avventure sentimentali, amava molto Sofia, perché in lei, rivedeva sé stesso.
MARIA SOFIA SPOSA ALLA CORTE DEI BORBONE
Da Monaco, comunicarono alla madre Ludovica, che in un regno mediterraneo un giovane principe cercava moglie. Era Francesco di Borbone, erede al trono del Regno delle due Sicilie.
Le trattative per il matrimonio con Francesco di Borbone, furono condotte in segreto dalla duchessa Ludovica e dalla regina delle due Sicilie, Maria Teresa d’Asburgo Lorena, interessata a consolidare i legami con l’impero Asburgico.
Nel 1858 a diciassette anni, Sofia venne promessa in sposa a Francesco, erede al trono di Napoli.
Maria Sofia conobbe Francesco, solo attraverso una miniatura, e ne rimase favorevolmente colpita.
Il fidanzamento ufficiale avvenne il 22 Dicembre 1858, e il matrimonio fu celebrato per procura l’8 Gennaio 1859 nella cappella del palazzo reale a Monaco.
Il 13 Gennaio Maria Sofia lasciò Monaco col suo seguito, e si recò a Vienna; successivamente si imbarcò a Trieste dove era attesa dalle navi borboniche Tancredi e Fulminante per raggiungere il suo sposo a Bari. Arrivata il 1 Febbraio 1859 a Bari venne accolta dalla città in festa; le case e le strade tutte imbandierate, e tutta la città si era riversata sulle banchine, in una carrozza ad attenderla Francesco (che non somigliava propriamente al ritratto in miniatura, ma Maria Sofia non lasciò trapelare la delusione che confesserà in seguito) e il suocero re Ferdinando II; che durante il tragitto pugliese s’era ammalato gravemente.
Il 7 Marzo i reali salparono per Napoli, e nel frattempo, le condizioni di salute di re Ferdinando peggiorarono.
Giunti a Napoli, rimase sorpresa dalla magnificenza della Capitale e dallo splendore della Reggia di Caserta.
IL BREVE REGNO
Lontano dalla città bavarese, Sofia era entusiasta dal calore e dall’ affettuosa accoglienza ricevuta sia dai nuovi parenti, che dal popolo.
Era emozionata al pensiero che sarebbe diventata un giorno, regina di uno Stato mediterraneo, considerato il giardino d’Europa.
Francesco, dal canto suo, non si staccava dal capezzale del padre che era giunto a Palazzo su una lettiga; la sua malattia allungava sul futuro un’ombra funesta.
Angosciato per le gravi responsabilità che lo attendevano, non mostrava un atteggiamento ardente nei confronti della bellissima e giovanissima moglie.
Francesco aveva un carattere malinconico e introverso; la madre, Maria Cristina di Savoia era morta a soli 24 anni, a 15 giorni dal parto. Dalla madre ereditò una profonda fede, che lo portò a studiare diritto ecclesiastico e teologia.
Amava molto studiare teologia; sottraendo anche del tempo allo studio delle questioni di Stato.
La profonda religiosità, timidezza e soggezione, frenavano Francesco dal manifestare i suoi sentimenti alla moglie; che pure era rimasto affascinato e travolto, dalla bellezza ed esuberanza di Maria Sofia.
Sofia venne conquistata dall’affettuosa simpatia dei giovani cognati; e anche con il re Ferdinando si era stabilita subito un’intesa; restava diffidente e severa solo la regina Maria Teresa; ma questo, era tipico del suo carattere.
Nell’ultimo periodo della sua esistenza, re Ferdinando, tutti i giorni, riceveva nella sua stanza, i principi ereditari per istruirli sugli affari di Stato.
Si raccomandava, in particolar modo, a Maria Sofia, dicendole di non fidarsi assolutamente dei parenti di Torino, perché “infidi, falsi e cortesi”.
Il re muore il 22 Maggio 1859 nel corso della seconda guerra di indipendenza, nello stesso giorno Francesco II 23enne, salì al trono.
Divenuta regina a soli 18 anni Maria Sofia si interessò subito alla conduzione del Regno.
Il 7 Luglio scoppia la rivolta dei “Titò,” mercenari svizzeri (sobillata e prezzolata dai Savoia) e ossatura dell’esercito borbonico che manifestava apertamente contro il nuovo sovrano.
Alla mezzanotte i rivoltosi si presentarono davanti alla Reggia di Capodimonte dove si trovava la famiglia reale, Maria Teresa si predispose alla fuga con i figli, Francesco si recò in cappella a pregare, e Maria Sofia si affacciò al balcone rischiando una fucilata.
Ascoltando le grida in tedesco, comprese i motivi della rivolta; chiamò a sé alcuni ufficiali e ordinò loro di parlare con gli insorti. Gli animi alla fine si placarono, e le trattative giunsero a buon fine.
Maria Sofia in seguito, convinse Francesco a sostituire i mercenari svizzeri con reggimenti bavaresi, che furono inviati da suo zio re Massimiliano.
A un anno e mezzo dalle nozze, Maria Sofia si trovò al centro della mondanità, mentre la sua immagine appariva nelle cronache accanto a quelle dell’Imperatrice d’Austria e di Francia.
In netto contrasto con l’altra regina Maria Teresa, austera, pia, e tradizionalista. Il conflitto divenne inevitabile. Maria Sofia non perse tempo e impose con fermezza il suo ruolo, neutralizzando la residua autorità della suocera insieme al suo entourage; definiti sardonicamente “potenza delle tenebre”.
Ma la “tranquillità” già volgeva al termine; nel frattempo il Piemonte con il “sistema” del plebiscito, aveva annesso l’intera Italia centrale.
L’11 Maggio 1860 giunse a Corte un telegramma del principe di Castelcicala, che annunciava al re lo sbarco dei garibaldini a Marsala; Maria Sofia incitò il re a montare a cavallo e fronteggiare il nemico: “ i Wittelsbach i troni li conquistano e li difendono montando a cavallo con la spada in pugno!”
Seguì un clima di generale disorientamento a Corte; solo Maria Sofia non si perse d’animo, e voleva seguire ogni possibile strategia che contrastasse i nemici.
Incitava il re a porsi a capo dell’esercito e passare all’azione, convinta che il popolo l’avrebbe sostenuto. Francesco, circondato da ministri e collaboratori ambigui, temporeggiava quelle decisioni che la terribile situazione richiedeva.
Dopo le dimissioni di Pianell, ministro di guerra, il re offrì l’incarico di Capo del Governo al generale Ischitella, ma questi dopo diversi tentativi, rimise l’incarico sostenendo che “ognuno si rifiutava di essere ministro in quel momento in cui si assisteva alla dissoluzione del Regno, e nessuno voleva compromettersi”.
A Sofia apparve chiaro che si trovava in un coacervo di interessi contrastanti e multiformi, e che la Corte anziché stringersi intorno al re e sostenerlo, in realtà non nutriva in lui nessuna fiducia e timore. La morte di Ferdinando II sembrava avesse sciolto tutti dal vincolo di fedeltà alla Corona, e tutti si sentivano liberi di defezionare. Il 6 Settembre 1860 Garibaldi era prossimo ad entrare a Napoli; il re maturò la decisione di trasferirsi a Gaeta richiamando l’esercito e il resto della flotta; progettando di concentrare le forze fra Gaeta e Capua e di costituire una linea di difesa tra le due fortezze e tra il Volturno e il Garigliano.
Quando la coppia reale lasciò il Palazzo, Maria Sofia si rifiutò di vedere i ministri per i saluti di commiato; abbracciò invece calorosamente i servitori dicendo “torneremo presto, non abbiate timore”
I MESI DELL’ASSEDIO A GAETA
In oltre cinque mesi di assedio a Gaeta Francesco II dimostrò davvero di che tempra fosse fatto; contro i piemontesi mostrò un coraggio e una fermezza ammirevoli, insieme a Maria Sofia incarnarono il simbolo della resistenza del Regno.
La coppia reale si prodigava tantissimo per non far mancare soccorso né incoraggiamento ai soldati ed alla popolazione; in particolar modo Sofia. Lo stesso re, in una lettera indirizzata a Napoleone, compiaciuto e ammirato così scriveva: “ Ho fatto ogni sforzo per persuadere S.M. la Regina a separarsi da me, ma sono stato vinto dalle sue tenere preghiere, dalle sue generose risoluzioni. Ella vuol dividere meco, sin alla mia fine, la mia fortuna
consacrandosi a dirigere negli ospedali la cura dei feriti e degli ammalati; da questa sera Gaeta conta una suora di carità in più”
Marcel Proust definì Maria Sofia : “regina soldato sui bastioni di Gaeta”
Nel frattempo, a Gaeta, diminuivano le speranze di un intervento militare da parte di qualche potenza europea (Austria, Spagna, Russia) per ristabilire il diritto. Viceversa, gli stessi interventi erano temuti dai piemontesi, che perciò, intensificarono gli attacchi, determinati ad espugnare la cittadella il prima possibile. la situazione precipitava, un’epidemia di tifo e il freddo terribile di quell’anno sommato alla scarsità di cibo, convinsero il re ad una onorevole capitolazione; 11 Febbraio venne convocato il Consiglio Supremo dello Stato da re Francesco, che firmò la resa.
Il 14 Febbraio i reali Francesco II e Maria Sofia di Borbone ormai rassegnati a quella terribile sorte, si imbarcarono sulla motonave Mouette che li avrebbe condotti in esilio nello Stato Pontificio.
Re Francesco in esilio a Roma, istituì un governo che godeva del riconoscimento diplomatico da parte degli Stati europei.
Per fermare Maria Sofia vera ispiratrice della resistenza, i piemontesi architettarono ad arte un piano di diffamazione che suscitò scandalo in tutte le Corti europee.
Nel Febbraio 1862 apparirono delle foto che ritraevano la Regina in pose sconce e disdicevoli. Le indagini vennero condotte dalla Polizia Pontificia, e portarono all’arresto di Antonio Diotallevi e di sua moglie Costanza Vaccari autori della malefatta; ma i mandanti si rivelarono i piemontesi.
I coniugi fermati avevano abilmente creato un fotomontaggio: la testa della regina, sul corpo di una giovane prostituta immortalata in pose lascive.
A dieci anni dal matrimonio il 24 Dicembre 1869 Maria Sofia diede alla luce una bambina Maria Pia Principessa del Regno delle due Sicilie che sopravvisse solo tre mesi; morì infatti, il 28 Marzo 1870.
Con la caduta di Roma e dello Stato Pontificio il 20 Settembre 1870, il re e la regina si trasferirono in Baviera.
Maria Sofia alcune settimane dopo, si stabilì a Vienna presso la sorella Elisabetta.
Francesco partì appena dopo, raggiungendo Starnberg, in un castello sul lago; assumendo, da quel momento in poi, il nome di Conte di Castro. La regina trascorse molti anni a Monaco; per poi trasferirsi stabilmente a Parigi.
La coppia reale visse quasi sempre separata.
Nell’autunno 1894, mentre Sofia si trovava a Parigi, Francesco che soggiornava ad Arco località termale nel Trentino, vide improvvisamente, le sue condizioni di salute aggravarsi; e nonostante le cure prestate, il 31 Dicembre 1894 morì.
Maria Sofia giunse in tempo per i funerali che si svolsero con tutti gli onori tributati all’ex sovrano del Regno delle due Sicilie; i colpi di cannone a salve, riportarono Sofia ai giorni di Gaeta, che nonostante tutto, considerava i più belli della sua vita.
Pur oppressa dal dolore, Sofia manteneva sempre vivo l’interesse alle vicende italiane.
Maria Sofia sperava ancora di riconquistare il suo Regno, arrivando ad avere contatti col mondo anarchico e insurrezionale; il già citato Proust la soprannominò: “ Regina degli anarchici”.
Durante la Prima Guerra Mondiale, si schierò con l’Impero Tedesco e l’Austria-Ungheria nella guerra contro il Regno d’Italia.
Nonostante questo, era solita visitare i campi di prigionia in cerca di soldati italiani; ancor più se napoletani o meridionali, portando loro, sigari, dolci, medicine e biscotti.
I soldati non si spiegavano perché quella signora ormai anziana, dal curioso accento tedesco-napoletano, si prodigasse tanto per loro, chiedendo sempre delle popolazioni del Sud.
Erano trascorsi 56 anni, ma l’amore per i suoi napoletani, non si affievoliva; anzi, ardeva come il primo giorno la sua passione per la terra napoletana.
Negli anni che seguirono Maria Sofia fu spettatrice di avvenimenti che cambieranno il corso della Storia, come il crollo dell’Impero Austro-Ungarico, il sorgere del Fascismo che la incuriosiva molto, e le manovre di Hitler che lo porteranno alla guida della Germania.
A ottant’anni si concedeva ancora la consueta passeggiata a cavallo.
Nella primavera del 1922 ricevette la visita della nipote diciottenne, la principessa Maria Josè, Maria Sofia le fece giurare che non avrebbe mai sposato uno di quei barbari dei Savoia.
La morte avvenne a Monaco il 18 Gennaio 1925 cogliendola prima della celebrazione del matrimonio, e risparmiandole almeno questo dolore.
Nel Maggio 1984 le spoglie degli ultimi sovrani del Regno delle due Sicilie furono riunite insieme a quelle della figlioletta nella cripta della Basilica di Santa Chiara a Napoli.
Onore alla nostra REGNINA che ha amato il suo popolo fino all’ultimo respiro e nn ha mai tradito
Grazie e complimenti per la sintetica e completa storia di Maria Sofia!