Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

“LE INSORGENZE NEL REGNO DI NAPOLI IN TERRA DI LAVORO E IN MOLISE NEL 1799” A MONTERODUNI

Posted by on Gen 23, 2019

“LE INSORGENZE NEL REGNO DI NAPOLI IN TERRA DI LAVORO E IN MOLISE NEL 1799” A MONTERODUNI

L’ Ass. Id. Alta Terra di Lavoro sabato 26 gennaio alle ore 17;00 in collaborazione con l’Azienda Dolceamaro Srl di Claudio e Silvano Papa presso Il Castello Pignatelli della Leonessa a Monteroduni (IS) organizza un importante convegno “LE INSORGENZE NEL REGNO DI NAPOLI IN TERRA DI LAVORO E IN MOLISE NEL 1799”

    Interverranno il Sindaco di Monteroduni Dr. Custode Russo, Silvano Papa Amm. Azienda Dolceamaro Srl  , Claudio Saltarelli Pres. Ass. Id. Alta Terra di Lavoro, Fernando Riccardi storico saggista e membro della Società Napoletana di Storia Patria e della Società di Storia Patria di Terra di Lavoro.

     Nel convegno verrà presentato un importante testo che l’ Ass. Id. Alta di Lavoro ha di recente ristampato, in copia anastatica, l’opera scritta da Domenico Petromasi risalente al 1801, “Storia della spedizione del Cardinale Ruffo

     E’ la prima volta che nel nostro paese si compie un’impresa del genere: c’era già stata, infatti, in passato, qualche altra edizione della stessa opera, ma mai una ristampa anastatica, riproducente il testo nella sua versione originale.

     Tale libro, che contiene un corposo ed assai circostanziato saggio introduttivo a firma del suddetto storico Fernando Riccardi, ricostruisce, passo dopo passo e in maniera dettagliata, la straordinaria impresa che nel 1799 portò il cardinale calabrese Fabrizio Ruffo a riconquistare il Regno di Napoli, invaso dai giacobini, con la sua “armata reale e cristiana”, composta esclusivamente o quasi di volontari raccolti strada facendo sotto l’emblema della Santa Croce.

     La preziosa cronaca di Petromasi, invece, restituisce la giusta proporzione a quegli accadimenti, che molto interessarono anche il territorio del Molise e della Terra di Lavoro senza mai sconfinare nella partigianeria oppure distorcere gli eventi.

     Considerata l’importanza dell’opera, che costituisce un “unicum” a livello nazionale, considerato che “Michele Arcangelo Pezza alias Fra’ Diavolo” è stato uno dei principali protagonisti di quel tumultuoso semestre anche in provincia di Isernia e considerato che il Molise anche in questa vicenda ha scritto una importante pagina di storia universale è importante che i Molisani si accostino ad una vicenda storica, quella del 1799, che ancora oggi resta assai poco conosciuta.

Cassino, 23 gennaio 2019

Claudio Saltarelli

Associazione Identitaria “Alta Terra di Lavoro”ܐ

Read More

Le tariffe nella pandetta di Monteroduni

Posted by on Gen 5, 2019

Le tariffe nella pandetta di Monteroduni

Dal 1890 all’ingresso del Castello, subito dopo il portale sormontato dallo stemma settecentesco dei Pignatelli di Monteroduni, si trova murata la grande tavola lapidea con la pandetta del 1752.

Contiene l’elenco dei pedaggi che si dovevano pagare per passare la Lorda, al confine con la terra di Macchia (d’Isernia).

Di questa pandetta si sono occupati in maniera puntuale mons. Antonio Mattei e Giuseppe Di Giacomo nelle loro monografie storiche su Monteroduni evidenziando quanti problemi e quante cause quella imposizione fiscale abbia provocato nel tempo.

Soprattutto fu motivo di liti con i feudatari di Macchia d’Isernia su chi dovesse incamerare i diritti di passo e chi dovesse provvedere alla manutenzione del ponte. Una lite che cominciò dall’epoca di Annibale Moles, il cui nome appare in coda al documento epigrafico. Questi, che intervenne nel giudizio per la riscossione dei diritti di passo sulla Lorda,  fu personaggio di grande notorietà nel periodo vicereale, non solo per il suo prestigioso incarico di Presidente della Regia Camera della Summaria, ma anche per la sua ricognizione cui seguì la spietata confisca dei beni della comunità valdese in Calabria nel 1562.

La questione è durata due secoli e si risolse solo con la fine del feudalesimo anche se un bonario accordo tra le parti (i Pignatelli per Monteroduni e i Rotondi per Macchia) fu raggiunto per stanchezza con una rinuncia alla lite da parte di donna Anna Grazia Rotondi nel convento di S. Antonio a Port’Alba in Napoli dove si era ritirata come monaca, nel 1757.

Una rinuncia che provocò altre liti che si protrassero fino alla fine del secolo.

Certo è che quando la pandetta di Monteroduni sancì la fine della lite tra i Rotondi e i Pignatelli ormai la storia stava per spazzare ogni pretesa dei feudatari sui transiti da un paese all’altro e di li a qualche anno la lastra lapidea sarebbe rimasta solo una testimonianza storica.

Una testimonianza che comunque fa riflettere sul modo di valutare gli oggetti che erano gravati di pedaggio. Ma, a parte il valore che veniva dato alle cose trasportate, è certamente singolare apprendere che a Monteroduni gli ebrei e le meretrici dovevano pafgare a prescindere da cosa portassero dietro.

Il solo fatto che essi si muovessero da un paese all’altro costituiva certezza che andassero ad esercitare un’attività per la quale il feudatario pretendeva il pagamento di un pedaggio. A Monteroduni  se per PER OGNI EBREO si dovevano pagare GRANA CINQUE,  PER OGNI MERETRICE si doveva pagare il doppio, cioè GRANA DIECI.

Insomma un ebreo veniva valutato come una SALMA GROSSA DI GRAN VALORE COME VELLUTO O SETA per la quale si pagavano GRANA CINQUE. E la salma era la metà del carico che un asino o un cavallo poteva portare.

La sola facilitazione che veniva concessa era quella che al ritorno non si dovesse pagare una seconda volta:
E SE COLLE STESSE MERCI, COSE E ROBE, ED ANIMALI, PER LE QUALI UNA VOLTA SI E’ PAGATO IL JUSSO TORNERANNO A PASSARE NON SIANO TENUTI A PAGARE.

Questo è il testo della pandetta della Lorda:
FERDINANDO IV PER LA GRAZIA DI DIO RE DELLE DUE SICILIE E GERU¬SALEMME INFANTE DI SPAGNA DUCA DI PARMA PIACENZA E CASTRO &
C. GRAN PRINCIPE EREDITARIO DELLA TOSCANA. PANDETTA DELLI DIRITTI DEL PASSO DELLA LORDA INSERITA NELLA RELAZIONE FATTA A
27 SETTEMBRE 1762 DAL SIG. RAZIONALE D. GIOVANNI BRUNO DA AFFIGGERSI IN MARMO IN IDIOMA ITALIANO.
PER OGNI SALMA GROSSA DI GRAN VALORE COME VELLUTO O SETA
GRANA CINQUE = PER OGNI SALMA DI PANNI DI COLORE GRANA TRE. = PER
OGNI SALMA DI DROBRETTI E DI ALTRE OPERE O PANNI BIANCHI GRANA
TRE = PER OGNI LIBRA DI ZAFFRANO SE SI TRASPORTA COLLE BISACCE
NULLA SI ESIGGA, MA SE SI TRASPORTA CON SALMA UN TARI’ E SE
SARA’ MAGGIOR NUMERO DELLA SALMA SI PAGA PER RATA = PER OGNI
SALMA DI RAMA, OLIO, LANA, CACIO, CERA, MIELE, AROMI, FERRO,
ACCIARO, PIOMBO, STAGNO, PECE, PELLI DI ANIMALI, CONFETTI, ZUC
CARO, SALSUMI GRANA TRE = PER OGNI SALMA DI VETRI, VINO, CORDE O
FUNI, SPAGHI GRANA DUE = PER OGNI SALMA DI VASI DI CRETA GRANA
UNO = PER OGNI SALMA DI SALE NON SI PAGA = PER OGNI SALMA DI
NOCELLE, NOCI COLLE SCORZE E DI CASTAGNE GRANA UNO = PER OGNI
BOVE DOMATO GRANA TRE =
PER OGNI CAVALLO, GIUMENTA, MULO O MULA CHE SI TRASPORTA IN
CAPEZZA PER VENDERE GRANA TRE = PER OGNI CENTINAIO DI ANIMALI
BACCINI DUE TARI’ E GRANA DIECI = PER OGNI CENTINAIO DI PECORE,
CASTRATI, BESTIAMI CAPRE ED ALTRI ANIMALI MINUTI GRANA VENTI
CINQUE = PER OGNI SALMA DI SELLE, BARDE, COVERTE DI CAVALLI,
GUARNIMENTI, CEGNE, CARNE SALATA, PESCI E SCARPE GRANA UNO =
PER OGNI EBREO GRANA CINQUE = PER OGNI MOLA DI MOLINO GRANA
DUE = PER OGNI MERETRICE GRANA DIECI = PER OGNI SALMA DI OLIVE
GRANO UNO = PER OGNI MARTELLO E COCCHIARA DI FABBRICATORE
NULLA SI PAGA = PER OGNI ACCETTA, FAUCE E SEGA NULLA = PER OGNI
SALMA DI METALLO LAVORATO O NO, STAGNO FINO GRANA TRE = PER
OGNI SALMA DI TAVOLE RUSTICHE GRANO UNO = PER OGNI SFRATTATURA
DI COSE DI CASA NULLA = PER OGNI SALMA DI ALTRE COSE OLTRE LE
SUDDETTE GRANO UNO = E SE SARANNO DI NUMERO MAGGIORE O MINO¬
RE PER RATA ALLA DETTA RAGIONE = E SE COLLE STESSE MERCI, COSE E
ROBE, ED ANIMALI, PER LE QUALI UNA VOLTA SI E’ PAGATO IL JUSSO
TORNERANNO A PASSARE NON SIANO TENUTI A PAGARE = PARIMENTI E’
STATO PROVEDUTO CHE IL JUSSO DEL SUDDETTO PASSAGGIO NON SI
ESIGGA PER LE BISACCE NE PER COSE CHE SI PORTANO PER USO PRO¬PRIO O DI QUALCHE FAMIGLIA O PER ALTRE COSE PER LE QUALI PER
LEGGE, COSTUME, O PRIVILEGIO IL DETTO JUSSO IN DETTO PASSO NON
SIA STATO SOLITO ESIGERSI NE DEBBA SOTTO PENA STABILITA DALLA
LEGGE CONTRO GLI ESATTORI DI NUOVE GABELLE O IMPONENTI HOC
SUUM = PER OGNI SALMA DI FRUTTI E DI VERDUMI GRANA MEZZO.
DATO DALLA REGIA CAMERA 18 LUGLIO 1570.
ANNIBAL MOLES JOSEPH CECERO”

fonte http://www.francovalente.it/2009/11/28/per-passare-la-lorda-gli-ebrei-e-le-meretrici-pagavano-anche-se-non-portavano-nulla/

Read More

PIERO RICCI CON LA SUA PICCOLA ORCHESTRA ECLETNICA SBARCA NELLA CAPITALE, NAPOLI

Posted by on Feb 5, 2024

PIERO RICCI CON LA SUA PICCOLA ORCHESTRA ECLETNICA SBARCA NELLA CAPITALE, NAPOLI

La visione “visionaria” di Piero Ricci di creare un’orchestra con al centro la zampogna e il resto gli gira attorno, doveva prima o poi arrivare a Napoli, una volta Capitale politica ed oggi solo musicale, che ha sempre avuto un rapporto molto stretto ed intimo con lo strumento di nostro Signore che in passato ha portato Paisiello a scrivere una sinfonia per Zampogna per volontà S.A.R. Ferdinando IV di Borbone, ancora oggi quando gli zampognari durante le feste di Natale suonano per la città si vedono napoletani che si fanno il segno della croce nell’ascoltarli. Questo importante evento è accaduto il 28 dicembre 2023 presso LA CHIESA DELLA ASCENSIONE A CHIAIA ospiti di Don Giuseppe Carmelo organizzato dal Centro Culturale Popolare nello storico quartiere napoletano a pochi passi dalla casa dove è nato Peppino De Filippo

Quartiere di Chiaia a Napoli è un quartiere di “transizione” nato nella Napoli Ispanica, sviluppato dai Borbone per diventare il quartier generale della neo borghesia napoletana post unitaria quando la città è divenuta capoluogo di provincia da Capitale di antico Regno. Una città che non è diventata provinciale perchè secoli di aristocraticità non si cancellano in pochi anni ma ha contribuito a far nascere gli italiani nati a napoli che ha visto la sua culla proprio al quartiere di Chiaia per poi trasferirsi al Vomero. Quartiere che ancora oggi si mescola con il borgo dei pescatori che non gli ha fatto smarrire del tutto il senso di aristocraticità dove s’è esibita l’arte della “belle epoque” di fine ottocento che ha scritto pagine importanti della cultura planetaria, anche in questo caso Napoli è capitale della cultura. Palcoscenico dove residievano i nuovi ricchi che si atteggiavano a nobili, partoriti dal neo nato Regno d’Italia in salsa Savoia, che per la loro goffaggine a Napoli chiamano “le meze cazette” i nostri cafoni arricchiti per intenderci, derisi e ben rappresentati dal Teatro di Scarpetta che li aveva la residenza e che pensava di sostiure Pulcinella con “Felice Sosciammocca” fallendo clamorosamente, ma a cui bisogna riconoscergli di avere inventato un nuovo teatro divenendo il ponte tra la commedia dell’arte e quello del figlio Eduardo che ha creato una forma teatrale unica ed irripetibile che ancora oggi nessuno riesce a scavalcare nella letteratura come nella recitazione.

Spesso ho seguito i ragazzi di Piero nei loro vari concerti ma questa volta si percepiva e si respirava un’aria diversa con gli artisti che avevano intuito di stare a suonare in un luogo particolare davanti ad un pubblico che in tutto i suoi componenti è stato attento dalla prima all’ultima nota immerso nel “silenzio cantatore” che se non hai le spalle larghe ti fa tremare le gambe facendoti fare brutta figura cosa che non è accaduto per la bravura e la concentrazione degli artisti molisani ponendosi sullo stesso piano dei presenti. Non poteva mancare aimè, la solita giustificazione da parte di chi ha accolto, sempre con la consueta dolcezza e gioia, di non conoscere bene il Molise cosa a cui non avremmo assistito nel centro storico cuore pulsante dell’aristocraticità napoletana, eppure il Molise si trova al centro del mediterraneo crocevia dei popoli italici (in primis i Sanniti) e pre italiaci, dove ci sono testimonianze della civiltà umana uniche e dove nasce, come in tutto il Regno, prima il mito e poi la storia, se andate al museo paelolitico di Isernia e capirete perchè. A Pietrabbondante si rimane incantati dal sito archeologico Sannita con il teatro dove ci sono sedute ergonomiche che non so se si trovano in altri luoghi e se vi spostate al sito archeologico di Sepino vi sembra di salire sulla macchina del tempo che vi porta indietro di 2000 anni. Il Molise terra di grandissima spirtitualità e aristocraticità cattolica, ad Agnone costruiscono da secoli campane che vanno in giro per il mondo, che trovi in ogni angolo della regione che ha dato i natali a Celestino V, ma anche ad illustri pensatori come Vincenzo Cuoco, come a grandi politici come Nicola Santangelo e a Vincenzo Tiberio che si può considerare il padre della pennicillina. Il Tratturo è una delle opere pubbliche più importanti della storia costruito per volontà degli Aragonesi quando sedevano sul trono di Napoli e disseminati per tutto il territorio troviamo Castelli di qualsiasi epoca come quello di Monteroduni che per secoli è stato dimora dei Principi Pignatelli. Il Laborino Filippo Cirelli ha scritto, incompiuta per prematura scomparsa, una importante opera sul Molise che ci fa capire l’importanza e la grandezza della Regione e di cui, purtroppo, ne sono poco consapevoli proprio i molisani che inquinati dal provincialismo sono i primi loro a giustificarsi della loro provenienza ignorando che quando vanno in giro per il mondo lo fanno sulle spalle di un gigante. Sono ampiamenti perdonati perchè è caduta sulle loro teste una “damnatio memoria” terribile e costruita scientificamente, come per tutte le regioni dell’ex Regno, e la maledizione biblica di Cesare Abba ” meritereste che su di voi non venisse più né pioggia né rugiada, fin che durerà la memoria dei nostri, ingannati e messi in caccia e uccisi pei vostri campi e pei vostri boschi!… “con l’intento di cancellare la Storia del Molise inserita nel Regno di Napoli, per comprendere bene la lombrosiana operazione basta rileggersi Milan Kundera. Se il disegno è quasi fallito lo dobbiamo anche Piero Ricci prezioso e aristocratico artista, ‘O Zampugnaro d’O RRE, come il virtuoso Tartufo Bianco molisano che tutti vogliono per le sue carattestiche uniche e poco valorizzato dalla classe dirigente colonizzata dall’Unità, che con la sua musica fa conoscere l’essenza, l’entità della sua gente e della sua terra come è accaduto a Napoli in quella magica sera del 28 dicembre dove tutti i presenti alla fine hanno compreso cosa è il Molise grazie alla Piccola Orchestra Ecletnica, di seguito il video integrale

Claudio Saltarelli

Read More