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PERCHÉ SI DICE…

Posted by on Mag 25, 2024

PERCHÉ SI DICE…

A prima vista potrebbe forse sembrare un modo di dire popolare, perfino un po’ troppo informale, e invece l’espressione “Tizio, Caio e Sempronio” ha origini antiche. Utilizzata in lingua italiana per indicare tre persone generiche a cui riferirsi durante un discorso, la locuzione risalirebbe infatti al Medioevo, e più precisamente al XI-XII secolo d.C., epoca in cui a Bologna visse un giurista ritenuto fra i padri del Diritto moderno e fondatore dell’Università di Bologna, di nome Irnerio.

Egli fu uno studioso che scrisse diversi volumi di analisi e commento dei testi giuridici dell’antichità, con l’abitudine di spiegare i concetti espressi dalla legge attraverso degli esempi, nei quali menzionava spesso proprio Titius, Gaius e Sempronius. In altre parole, dovendosi adeguare a un periodo in cui si imponeva ancora la lingua latina, Irnerio scelse tre nomi particolarmente comuni a quel tempo, a cui fra l’altro affiancò d’abitudine anche quelli di Filano, Calpurnio e Melvio. Il sintagma si è tramandato fino ai nostri giorni ed è ormai entrato nel linguaggio comune, tant’è che a volte i tre nomi vengono scritti in minuscolo per antonomasia e che dire “tizio” equivale ormai a dire “un tale”, “un uomo qualsiasi”, proprio come accade all’estero con altre espressioni tipiche. Per gli inglesi, per esempio, il corrispettivo è “Tom, Dick and Harry”, mentre in Francia diventa “Pierre, Paul ou Jacques” e in Spagna si trasforma nel quartetto “Fulano, Zutano, Mengano y Perengano”. Per non parlare del tedesco, che ha optato per “Hinz und Kunz”.

Sotto, un affresco di Luigi Serra raffigurante Irnerio che glossa le antiche leggi (1886), che decorava la Sala degli Anziani del palazzo d’Accursio a Bologna. Nel 1964 fu staccato e posto su telaio.

Christiane Emiliana Agricola

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